SILVIO SOGNA LA CORRENTE AZZURRA DEL PARTITO DELLA NAZIONE
ACCORDO CON ALFANO E COME CANDIDATO DI BANDIERA VIENE RICHIAMATO ALLE ARMI MARTINO
C’è un motivo se, all’uscita dall’incontro con Silvio Berlusconi a palazzo Madama, Angelino Alfano dice che “ha certamente un significato la posizione comune sul capo dello Stato” e ha un “significato quanto fatto da Forza Italia sulle riforme”.
E c’è un motivo se Paolo Romani, col volto radioso, definisce “prematuro” l’ingresso di Forza Italia nella maggioranza di governo.
Prematuro, ma non fantasioso.
È il “partito della Nazione” la suggestione che nasce nel terremoto del Senato: Forza Italia stabilmente in maggioranza, una collaborazione sempre più stretta con Renzi in sostituzione della sinistra, e su queste basi, chissà , la fantasia non ha freni.
Il primo ad averli tolti è stato proprio il Cavaliere che va ripetendo che con “Matteo” si farà “qualcosa di buono assieme”.
È questa suggestione di “partito della Nazione” che carica l’elezione di un nuovo capo dello Stato di un nuovo significato in più: la consacrazione di quello che, nel Palazzo, viene chiamato lo “schema 22 febbraio” con Forza Italia che sostituisce, in maggioranza, un pezzo di sinistra. Berlusconi, a questo punto, si aspetta un capo dello Stato espressione della maggioranza del 22 febbraio, senza sinistra.
Il Nazareno è anche numero. E l’obiettivo è in due numeri che Silvio Berlusconi ha ben presenti. 50, come i voti di determinanti di Forza Italia sull’Italicum.
Sedici, come la somma di Forza Italia e Ncd in caso di voto, che significa arrivare terzi o quarti.
Un azzurro di rango, appena uscito da una riunione con Verdini, dice all’HuffPost: “Renzi non vuole essere ostaggio dei suoi e ha capito che la collaborazione organica con Berlusconi funziona. E a Berlusconi non importa del consenso elettorale, per questo ha accettato questa legge, ma di un’alleanza sempre più stretta con Renzi. Forza Italia è la corrente di destra del Nazareno che sostituisce i comunisti. Ingresso al governo? No, non subito. Ma è chiaro che ciò che funziona non va rotto”.
In cambio, come ormai assicura Verdini parlando con i parlamentari, ci sono garanzie sull’agibilità politica.
Ecco il Quirinale è tutto questo. È il punto finale del primo anno di Nazareno (appoggio sulle riforme in cambio di garanzie su interessi Berlusconi) e la garanzia sul secondo anno (appoggio a tutto campo in cambio di garanzie e ingresso in maggioranza).
Impossibile, dopo quello che è successo oggi, suonare lo spartito dell’opposizione. All’uscita dal vertice di palazzo Madama, una vecchia volpe come Lorenzo Cesa per la prima volta nomina la parola governo: “Tutto è in rapida trasformazione con possibili scomposizione a sinistra e ricomposizione al centro. C’è una fortissima pressione a livello europeo affinchè i vari partiti di centrodestra si rimettono insieme e governino questo passaggio anche economico”.
Ed è in quest’ottica che il Cavaliere ha bisogno di un partito compatto, di fedelissimi, che eseguano senza tanti dibattiti.
Una nuova scissione è nel conto. Per questo nel corso della riunione dei gruppi alla Camera recapita un avviso si sfratto a a Fitto e alle sue truppe: “Vi chiedo di cambiare linea o di cercare un’altra via”.
Anzi, racconta chi ha parlato con lui che “il presidente è particolarmente infastidito dal fatto che Raffaele non se ne va”. Tanto da aver rivalutato il comportamento di Alfano di un anno fa: “Almeno Angelino ebbe le palle, questo invece…”.
E c’è tutto il senso della condivisione del nome con Renzi nell’indicazione, fatta nel corso della riunione dei gruppi, del nome di Antonio Martino come candidato di bandiera alle prime tre votazioni.
La verità è che Martino potrebbe esserlo ma anche no.
Prosegue la stessa fonte di rango: “Silvio si è gasato dopo ieri, e indicando Martino ha fatto il primo errore. Ma lui è così, non si tiene. Con Alfano si era convenuto niente nomi, e invece… Invece l’ha detto. Ma sono chiacchiere.
Lo schema concordato con Alfano, e su cui c’è un pacchetto di 250 grandi elettori è che per ora si dice che al Colle serve un moderato in attesa di un nome condiviso con Renzi, da scegliere in una rosa”.
Però l’ebbrezza del successo ha già prodotto i primi effetti.
Parlando con i suoi in libertà Berlusconi ha fatto capire che non si aspetta la grazia perchè è difficile che un nuovo presidente come primo atto possa dare, però sulla salva-Silvio si aspetta qualcosa.
E si aspetta che il nuovo capo dello Stato, a differenza del precedente, si spenda all’estero negli ambienti che contano per ottenere la riabilitazione, che passa anche per la corte di Strasburgo. Attorno si sono già scatenate le ambizioni dei suoi.
Perchè, dice sempre la fonte che ha parlato con Verdini, “se per Silvio entrate in maggioranza significano gli affari suoi, gli altri già si vedono ministri”
(da “Huffingtonpost”)
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