SONO TRE I PUNTI IRRINUNCIABILI DI ZINGARETTI PER UN GOVERNO CON IL M5S: ABOLIZIONE DEI DECRETI SICUREZZA, PREACCORDO SULLA MANOVRA E STOP AL TAGLIO DEI PARLAMENTARI
IL M5S NON PUO’ PENSARE DI GOVERNARE COME PRIMA, IL PD FA BENE A ESSERE COERENTE, NON HA NULLA DA PERDERE DA ELEZIONI ANTICIPATE… IL M5S PAGA L’ERRORE DI FONDO: DOPO LE EUROPEE DI MAIO E SOCI ANDAVANO SOSTUTUITI DA UNA NUOVA CLASSE DIRIGENTE GRILLINA, QUESTI SONO IN SINTONIA CON LA LEGA E DISTRUGGERANNO IL PARTITO
I 5 punti della direzione di ieri. Eppoi i “veri” 3 punti presentati oggi a Sergio Mattarella dalla delegazione del Partito democratico.
Sono secchi e raffigurano la discontinuità netta col passato governo voluta da segretario dem Nicola Zingaretti. Ora vanno fatti digerire al Movimento 5 stelle.
Punto numero uno: il passaggio sull’accettazione della democrazia rappresentativa non è un titolo per un convegno, ma significa che il Pd non è disposto a sostenere il disegno di legge costituzionale sulla riforma del numero dei parlamentari; se nasce un Governo, si resetta e si ricomincia dall’inizio, legando semmai la riduzione a un disegno più ampio di riforma costituzionale che affronti il nodo del bicameralismo. E, anche, a una nuova legge elettorale. Reset, dunque. Che vale ancor di più per il referendum propositivo di iniziativa popolare che, per come è stato concepito, è l’incarnazione della democrazia plebiscitaria che seppellisce quella parlamentare, come del resto Casaleggio ha più volte affermato. Per avviare il dialogo questi due disegni di legge, ha spiegato Zingaretti, vanno ritirati.
Punto numero due: la “svolta” sulle politiche migratorie, significa tabula rasa dei Decreti Sicurezza, sfornati senza tanti distinguo nell’era gialloverde, perchè cozzano con quei principi di accoglienza e tutela dei diritti umani che, per il Pd, “non sono negoziabili”.
Punto numero tre: la manovra. Il segretario del Pd, sostanzialmente ha detto questo: non è concepibile che prima si fa il Governo, poi si vede la manovra, per due forze che, proprio sul terreno della politica economica, hanno avuto finora visioni alternative. Non è un dettaglio che, più volte in questi giorni, Zingaretti ha parlato di disastro. Alla Vetrata ha spiegato che l’impostazione della manovra si definisce contestualmente alla formazione del Governo.
Questa lista è la discriminante per dare vita a un governo Pd-M5s e viene prima di tutto il resto. Come si vede l’asticella della trattativa si alza ulteriormente, perchè sembra proprio che la formula della discontuinità in questo modo diventi la richiesta di un’abiura.
Zingaretti resta intenzionato a trattare ma sulla base di un nuovo corso politico. Su queste basi si può dire che oggi il borsino della crisi cominci a pendere verso il voto anticipato. Ma dipende da Di Maio e da Casaleggio, che nei giorni scorsi ha avuto un colloquio con Zingaretti. Dalla loro risposta. Non solo alle condizioni del Pd ma alla domanda principale del negoziato: chi fa il premier. Il Movimento pensa che tocchi a loro indicarlo. Il Pd pensa che debba essere frutto di un accordo.
Le tre condizioni poste da Zingaretti hanno provocato “sconcerto” fra i renziani. “Ci aspettiamo che vengano smentite” dice un big dell’area ricordando che è stata data “piena fiducia e pieno sostegno al segretario” e che “in Direzione non abbiamo nè discusso nè votato quei 3 punti”. A quanto viene riferito, durante il colloquio al Colle, il più stringente sulla “non negoziabilità ” dei 3 punti sarebbe stato in particolare l’ex-premier, Paolo Gentiloni.
La risposta non tarda ad arrivare: “Le tre condizioni poste da Zingaretti sono le traduzione dei 5 punti compresi nell’Ordine del giorno votato all’unanimità , per acclamazione, dalla Direzione del Pd”, affermano fonti Pd
(da agenzie)
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