SORRISI DI FACCIATA E TENSIONE: TRA MELONI E MACRON E’ PACE FORZATA
NESSUN PUNTO STAMPA PER EVITARE POLEMICHE
É il bilaterale della riparazione, quello che va in scena a palazzo Chigi. Giorgia Meloni da una parte, Emmanuel Macron dall’altra. Niente consueto bacio sulla guancia al momento dell’incontro, sorrisi esclusivamente riservati alla foto di rito poi si spengono mentre i due entrano fianco a fianco tra due ali di picchetto d’onore. Eppure c’è la consapevolezza che il rapporto vada ricucito, in vista degli scenari futuri in cui Italia e Francia devono ritrovare uno spiraglio di dialogo, mettendo da parte le tensioni tra leader.
Sul tavolo ci sono temi delicati: competitività, difesa, rafforzamento dei legami transatlantici e contrasto all’immigrazione irregolare, ma inevitabilmente ci sarà un confronto anche su Ucraina, Medio Oriente e situazione in Libia, che rimane un focolaio di instabilità nel cuore del Mediterraneo. Convitato di pietra sarà il presidente americano Donald Trump, che Meloni considera amico e di cui si ritiene ancora interlocutrice privilegiata, nonostante la concorrenza proprio di Macron.
Certo non è un mistero che la premier italiana e il presidente francese hanno posizioni molto distanti, soprattutto per quanto riguarda le due guerre in corso.
In Ucraina, Macron si è messo a capo del gruppo dei Volenterosi ed è stato il primo a sondare apertamente l’ipotesi di un invio di truppe, mentre Meloni ha detto no a qualsiasi intervento sul campo e, pur
non tirandosi fuori dal gruppo dei Volenterosi, si è prudentemente tenuta in disparte da tutte le fotografie di rito, anche a costo di lasciarsi sostituire dal presidente polacco. Con l’effetto, però, di farsi sostituire dal premier francese nella prima linea degli stati europei a sostegno dell’Ucraina.
Anche su Israele, la Francia ha usato parole durissime contro Benjamin Netanyahu, definendo «inaccettabile» e una «vergogna» quanto sta accadendo a Gaza e che il suo impegno è di «fare tutto il possibile per fermarlo», definendo «un dovere morale» riconoscere lo stato della Palestina. Toni lontanissimi da quelli italiani, dove Meloni si è limitata a ripetere la necessità di due popoli e due stati, ma mai mettendo in discussione i rapporti con lo stato israeliano.
Il dualismo tra i due leader europei è palpabile in tutti i consessi in cui si sono ritrovati insieme, sintomo della loro distanza politica e di una diversa visione del mondo, a partire dalle scelte geopolitiche e di posizionamento europeo. Tuttavia, per dirla con i consueti toni coloriti del capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri. «Macron è un personaggio spigoloso», ma «l’Italia con la Francia ha un rapporto necessario» e «adesso c’è una dialettica in corso».
Anche per questo la decisione congiunta è stata quella di non rilasciare dichiarazioni congiunte alla stampa al termine del faccia a faccia. Meglio evitare rischi di ulteriori frizioni in favore di telecamera e sottolineare solo l’aspetto costruttivo del bilaterale: l’obiettivo di costruire «un’Europa più sovrana, più forte e più prospera» e gettare le basi per «un ulteriore rafforzamento delle relazioni», anche alla luce di una collaborazione economica di livello strategico, è quel che trapela da fonti italiane.
La parola chiave, infatti, in mezzo a grandi conflitti mondiali è Unione europea. Ad essere in corso di avvio è anche il negoziato sul prossimo Quadro Finanziario Pluriennale, con la questione centrale
di come reperire le risorse necessarie a finanziare le nuove priorità strategiche dell’Ue. Un mix di investimenti privati e risorse europee, è quel che viene ipotizzato, su cui Italia e Francia cercano punti di convergenza. Tuttavia rimangono sullo sfondo le questioni economiche collaterali: l’Italia da tempo chiede la revisione del patto di stabilità ed è all’ordine del giorno anche l’aumento delle spese militari, in vista del summit Nato di fine giugno. Una questione questa, su cui le posizioni di Italia e Francia sembrano convergere: di apertura in linea di principio, ma con timore dell’impatto sui rispettivi bilanci pubblici.
Proprio questo potrebbe essere un buon punto di partenza. Alla vigilia del viaggio, dall’Eliseo – che ha preso l’iniziativa di chiedere questo bilaterale – trapelava infatti l’intenzione di trovare con l’Italia, considerata «un partner importante» con «un ruolo cruciale nelle decisioni europee», un modo per «andare avanti insieme sulle questioni essenziali». Poche linee guida ma solide, mettendo fine allo stillicidio di piccoli sgarbi reciproci.
In questo senso, Meloni dovrà politicamente fare la sua parte, per esempio chiedendo moderazione al suo vicepremier Matteo Salvini, che ormai fa tandem stabile con Marine Le Pen e non perde mai occasione di lanciare stilettate nei confronti del governo francese.Solo il tempo e le prossime sfide internazionali mostreranno se questo ennesimo tentativo di reset dei rapporti italo-francesi funzionerà. Intanto, Meloni continua a lavorare su più tavoli: ieri, più in sordina, si è svolto anche un incontro con il primo ministro della Repubblica Slovacca Robert Fico, da cui la premier ha incassato il «sostegno nel quadro della causa presso la Corte di Giustizia dell’Ue sul concetto di paese sicuro» e il plauso rispetto all’operazione Albania.
(da editorialedomani.it)
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