SOVRANISTI CONTRO L’ITALIA: SONO I COMPAGNI DI MERENDA DI SALVINI E MELONI CHE SI OPPONGONO AL SUPERAMENTO DEL REGOLAMENTO DI DUBLINO
LA UE VORREBBE ELIMINARE LA PRASSI CHE LA RICHIESTA DI ASILO DEBBA ESSERE PRESENTATA NEL PAESE DI PRIMO APPRODO, I PAESI SOVRANISTI DELL’EST NON VOGLIONO
A pochi giorni dalla presentazione ufficiale mercoledì prossimo, il nuovo piano della Commissione europea sull’immigrazione ancora non c’è.
Le bozze, apprende Huffpost, sono affondate nello scontro che stavolta vede contrapposti i paesi del blocco di Visegrad con l’Austria, da un lato, i paesi del sud Europa, tra cui Italia, Grecia, Spagna e anche Francia, dall’altro. Angela Merkel tenta la mediazione. Ma l’impresa si presenta molto di più difficile di quella incredibilmente riuscita sul recovery fund.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è sbilanciata nel suo discorso sullo Stato dell’Unione al Parlamento europeo. Ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, parlando di “superamento del regolamento di Dublino”, che impone agli Stati di primo approdo di gestire le procedure di asilo.
Ma a Palazzo Berlaymont non hanno ancora messo nero su bianco il nuovo piano che in teoria vorrebbe: introdurre meccanismi più puntuali distinguere tra migranti economici e migranti in fuga dalle guerre, i primi da rimpatriare, gli altri da accogliere; rafforzare le frontiere esterne dell’Ue; allargare gli accordi con i paesi terzi sui rimpatri, per esempio permettendo agli Stati membri di stringere patti commerciali con l’Africa solo se questi comprendono intese anche sui rimpatri, altrimenti l’Ue non li riconoscerebbe.
Ma al momento il piano non accoglie le richieste più importanti dell’Italia e dei paesi del sud. Vale a dire il superamento del principio della responsabilità unica dei paesi di primo ingresso, il riconoscimento della specialità delle frontiere marittime con una maggiore solidarietà europea sulle aree di ricerca e soccorso (Sar, ‘Search and rescue areas’), una maggiore efficienza sui rimpatri.
Soprattuto il governo italiano pensava di aver stabilito un principio indiscutibile a Malta, dove un anno fa è stato firmato un accordo con Francia, Germania, l’esecutivo de La Valletta, sotto la presidenza finlandese dell’Ue.
Vale a dire il principio secondo cui, in attesa del completamento dei rimpatri, i migranti interessati vengono trasferiti nei paesi europei che abbiano dato la disponibilità a occuparsi del loro rientro nei paesi d’origine.
E invece il nuovo piano di von der Leyen fa fatica ad allargare questo principio agli altri Stati europei. Tanto che per ora questa clausola non è confermata nelle bozze.
In particolare, sono i paesi di Visegrad — Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria — ad alzare le barricate, insieme all’Austria. Sono loro la prima linea della resistenza al piano della Commissione europea, come successe cinque anni fa quando naufragò il piano Juncker sull’immigrazione.
Ma in realtà , siccome la materia pone problemi dal punto di vista elettorale a tutti i leader europei, come 5 anni fa la prima linea dei ‘no’ nasconde ritrosie ben più estese tra i 27 paesi Ue.
E’ anche per questo che il lavoro di mediazione di Angela Merkel appare più complicato. Primo, la stessa approvazione del recovery fund con l’assegnazione della fetta più larga di risorse all’Italia, paese particolarmente colpito dalla pandemia questa primavera, indebolisce le richieste italiane sull’immigrazione.
Si tratta di materie differenti ma nei paesi contrari è molto forte l’argomento: ‘non si può dare tutto ai paesi del sud, abbiamo già dato col recovery fund’. E poi da mercoledì, dopo la presentazione ufficiale da parte della Commissione europea, inizierà una lunga e complicata trattativa tra gli Stati, destinata ad andare oltre la presidenza tedesca che termina a fine anno. Il semestre gennaio-luglio 2021 tocca al Portogallo, paese più piccolo e più debole nell’Ue: difficile che un accordo su una materia così difficile sbocci sotto la presidenza di Lisbona.
Ma mai dire mai. Del resto, Merkel adesso non ha problemi di politica interna che le impediscano di intestarsi una vera mediazione europea sul dossier immigrazione. La cancelliera è all’apice della popolarità , per come ha gestito la pandemia e anche per il fatto che ormai gran parte dei milioni di profughi siriani ai quali decise di aprire le porte della Germania cinque anni fa, si è integrata.
Sul lungo periodo, Merkel ha avuto ragione sui critici dell’ultradestra. E anche sui suoi alleati di governo cristiano-sociali (Csu), fattore non trascurabile.
Il ministro dell’Interno tedesco, il bavarese Horst Seehofer, è uno dei protagonisti della recente inversione a ‘u’ del suo partito, la Csu: da partito che cercava di inseguire l’estrema destra Afd sul terreno anti-immigrati a partito che parla più di economia sostenibile e diritti delle donne.
Insomma, l’autostrada tedesca c’è. Quella europea ancora no. Dal fronte italiano, l’idea del governo è di avviare la trattativa a partire da mercoledì, senza far saltare il tavolo, con la consapevolezza che sarà dura.
(da “Huffingtonpost”)
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