SOVRANISTI IN ORDINE SPARSO IN EUROPA SUL RECOVERY
LEGA SI’, LE PEN NI, AFD NO… SOLO I VERDI SI DISTINGUONO PER COMPATTEZZA
Sul dispositivo per la ‘Recovery and resilience facility’ i sovranisti al Parlamento europeo votano in ordine sparso: Lega compatta per il sì, dopo la svolta a favore del governo Draghi; i francesi del Rassemblement National si astengono, i tedeschi dell’Afd votano no, esattamente come avevano fatto in Commissione a metà gennaio. Quello della Lega era un voto favorevole di fatto annunciato dal tentativo di torsione europeista messo in atto da Matteo Salvini.
La sorpresa è che in aula tra i gruppi da sempre europeisti solo i Verdi sono compatti per il sì, all’unanimità . Anche i quattro ex pentastellati che hanno aderito ai Verdi votano sì.
Poca roba: ma è da registrare che anche i Socialisti&Democratici e il Ppe perdono qualche pezzo. Tra i primi, decidono di smarcarsi i francesi Raphael Glucksmann e Aurore Lalucq, del partito di centro-sinistra ecologista ‘Place publique’, fondato nel 2018.
Invece tra i Popolari vota no lo spagnolo Gabriel Mato, si astiene il francese Franà§ois-Xavier Bellamy. Anche nel gruppo ‘macroniano’ di Renew Europe c’è un no (il tedesco Engin Eroglu) e un’astensione (il danese Sà¸ren Gade).
Si spacca anche l’Ecr, i Conservatori e riformisti di cui fanno parte gli eletti di Fratelli d’Italia, che si astengono con la maggioranza del gruppo, mentre olandesi e svedesi votano no.
La Sinistra si divide prevalentemente tra voti favorevoli (greci, spagnoli, tedeschi) e astensioni (francesi, portoghesi, ma anche il belga Botenga e altri), due i contrari (Svezia, Olanda).
Anche sul recovery fund, come spesso accade nel Parlamento europeo, prevalgono i punti di vista nazionali: nei gruppi non maggioritari, i nordici si smarcano.
Ma la novità della Lega, favorevole in maniera compatta ad un provvedimento che pure continua a criticare (ancora legato all’austerity), risalta.
Il regolamento della ‘recovery and resilience facility’ passa con 582 voti favorevoli, 40 contrari, 69 astensioni. Compatti e a favore votano anche i 10 pentastellati ancora senza famiglia politica. Ed è scontro con gli ex alleati di governo leghisti e con il gruppo dei sovranisti.
“La Lega guida un gruppo al Parlamento europeo che li ha di fatto sfiduciati – attacca Mario Furore, europarlamentare del Movimento 5 Stelle – I sovranisti che volevano distruggere l’Europa sul regolamento del Recovery Fund si sono spaccati in tre: con la sua giravolta la Lega ha votato a favore sconfessando il voto in Commissione di appena 1 mese fa, l’estrema destra della Le Pen si è astenuta, mentre i tedeschi dell’Afd hanno votato contro. I sovranisti sono come una indigesta maionese impazzita. Questo voto dimostra che il loro disegno politico è morto, sepolto sotto i risultati concreti che abbiamo contributo a raggiungere in Europa”.
In realtà nel gruppo sovranista per ora non sembra aprirsi alcun processo politico alla Lega, che pure detiene la presidenza del gruppo (Marco Zanni), avendo la delegazione più grande (29 eurodeputati). Ognuno tra le rappresentanze nazionali segue i propri interessi di parte, non è la prima volta che accade: i sovranisti sono per costituzione divisi da interessi nazionali. Ma è chiaro che si tratta di una tregua non destinata a durare o destinata a durare fin tanto che il Carroccio non riesce a far maturare le trattative per entrare nel Ppe, ancora molto acerbe.
Intanto l’approvazione del regolamento sulla ‘Recovery and resilience facility’, il cuore del recovery fund che da solo contiene 672,5 miliardi di euro, è un fischio di partenza per la presentazione dei piani nazionali di ripresa.
Gli Stati europei potranno farlo a partire dal 18 febbraio (quando il regolamento entra in vigore), fino al 30 aprile. Nei due mesi seguenti, la Commissione Europea esaminerà i piani, dando la priorità ai migliori.
Ma i finanziamenti non potranno arrivare prima che tutti i 27 Stati membri dell’Ue non abbiano ratificato, nei loro Parlamenti nazionali, la parte che riguarda l’introduzione di nuove risorse proprie, vale a dire nuove entrate per il bilancio europeo (digital tax, carbon tax…) che faranno da garanzia al debito comune che la Commissione accumulerà per mettere insieme le risorse tramite i bond comunitari. Finora, solo 4 Stati membri hanno ratificato, tra cui l’Italia.
La pressione di Bruxelles sulle capitali affinchè ratifichino al più presto si sta facendo sempre più pesante negli ultimi giorni, ma non sembra sortire effetti: secondo il calendario comunicato dai paesi membri alla presidenza del Consiglio europeo, il processo di ratifica non sarà completato prima di giugno. Ma, sottolineano fonti della Commissione Ue, Bruxelles non erogherà un euro prima che tutti gli Stati europei abbiano approvato il piano.
L’approvazione del regolamento è una “decisione storica” per la ripresa, dice il presidente dell’Europarlamento David Sassoli. “Ora la parola passa agli Stati membri per far partire il Next Generation UE. Ci attendiamo che i parlamenti nazionali accelerino la ratifica dell’aumento delle risorse proprie dell’Unione, essenziale per emettere bond e finanziare la ripresa. Non c’è tempo da perdere e ogni ritardo sarebbe un danno enorme a cittadini e imprese”.
Anche il Commissario europeo all’economia Paolo Gentiloni parla di “passo storico”, una “opportunità unica da cogliere per cambiare le nostre economie per il bene di tutti i cittadini europei”. Ursula von der Leyen, sotto assedio oggi in aula per il ‘fiasco’ della campagna vaccinale anti-covid, prende una boccata d’ossigeno: “Sconfiggere il virus grazie ai vaccini è essenziale. Ma dobbiamo anche aiutare i cittadini, le imprese e le comunità a uscire dalla crisi economica. Il Recovery and Resilience Facility porterà 672,5 miliardi di euro proprio per questo e servirà a investire per rendere l’Europa più verde, più digitale, più resiliente, a vantaggio di tutti a lungo termine. Accolgo con favore il voto positivo del Parlamento europeo quale passo importante verso l’attivazione del meccanismo Rrf”.
(da “Huffingtonpost”)
Leave a Reply