SPAGHETTOPOLI: IN DUE ANNI IL VALORE DEL FRUMENTO SI E’ DIMEZZATO, IL PREZZO DELLA PASTA E’ SEMPRE LO STESSO
LA MULTA DELL’ANTITRUST DI 27 MILIONI DI EURO AL CARTELLO DEI MARCHI DELLA GRANDE INDUSTRIA CHE SI ERANO ACCORDATI PER TENERE ALTI I PREZZI NON E’ SERVITO A NULLA… IN DUE ANNI IL PREZZO DEL FRUMENTO E’ PASSATO DA 422 EURO A 162 A TONNELLATA, MA IL PREZZO DELLA PASTA NON E’ SCESO
Secondo i dati Istat, a dicembre si sarebbe registrato un calo dei prezzi al consumo della pasta del 5% su base annua: ciò ha permesso ai produttori di polemizzare contro chi alimenterebbe una campagna diffamatoria ai danni delle aziende del settore.
Pochi mesi fa l’Antitrust aveva infatti accertato l’esistenza di un cartello tra 27 industrie pastaie che avevano alzato contemporaneamente il prezzo dei loro prodotti.
Il tutto provato dai verbali delle riunioni che si svolgevano presso l’Unipi, la Confindustria del settore, con tanto di dichiarazioni riportate dei convenuti.
Ci si sarebbe aspettati quindi una immediata riduzione dei prezzi: basta girare tra gli scaffali dei principali punti vendita dei supermercati italiani per constatare che i prezzi sono invece aumentati anche del 15%.
Come può allora l’Istat parlare di un calo del 5%?
Perchè considera nel paniere dei ribassi tutte le etichette, non solo le grandi aziende, ma anche le cosiddette “private label” e la pasta low cost: in questo caso il prezzo è molto più basso e compensa gli aumenti delle aziende maggiori.
Cartello che è stato infatti multato dall’Antitrust per 27 milioni di euro. Secondo l’indagine condotta da Iri Infoscan, una società specializzata di ricerche, il prezzo della pasta per le grandi case non è mai diminuito: quello che si pagava a maggio 2008 si pagava anche a ottobre 2009, ovvero 1,45 euro al chilo.
Ma occorre tener presente che nel maggio del 2008 ci si trovò di fronte al boom della materia prima utilizzata, il grano.
Allora il frumento si pagava abbastanza caro: 422,22 euro a tonnellata. Peccato che lo scorso ottobre le quotaziani fossero precipitate a 162,11 euro a tonnellata.
Viene naturale chiedersi per quale ragione gli spaghetti si sono continuati a pagare 1.45 euro al chilo.
Il che ha fatto scrivere nella relazione del Garante della concorrenza che “il Consiglio di Stato ha precisato che il mantenimento di livelli di prezzo anticoncorrenziali non è un effetto della pratica, ma costitusce l’oggetto stesso dell’infrazione concorrenziale”.
La morale che si evince è che se 27 aziende leader del settore si mettono d’accordo per alzare i prezzi, guadagnano tanti di quei quattrini che se ne fregano anche di una multa complessiva di 27 milioni di euro.
E lo Stato assiste inerte alla vergogna di uno stravolgimento del mercato e di una manovra speculativa a danno dei propri amministrati.
Su un bene poi di prima necessità per tante famiglie italiane.
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