SPESE PAZZE LIGURIA, IL “BESTIARIO DEL CONSIGLIERE”
TRA COIFFEUR, GRATTA E VINCI E SPESE DAL FRUTTIVENDOLO A CARICO DEI CONTRIBUENTI
Comunque vada la vicenda penale, i “sacchetti della spesa” dei consiglieri è uno strumento utile in mano ai cittadini per meglio conoscere i loro rappresentanti nelle istituzioni.
Raccontano manie e passioni, e spiegano meglio delle biografie ufficiali come si relazionano i consiglieri con i soldi pubblici, ma anche con il sentimento della vergogna.
Molti di loro, ad esempio, hanno utilizzato i finanziamenti per acquistare Gratta e Vinci o biglietti della Lotteria: Luigi Morgillo e Franco Rocca del Pdl, Marco Limoncini dell’Udc e Matteo Rossi di Sel.
A parte l’umana curiosità di sapere se, in caso di vittoria, abbiano o avrebbero spartito le vincite con i cittadini liguri, dato che quei soldi erano nostri, la frequenza delle giocate non consente nessuna scusa ai capigruppo controllori del tipo “sono documenti sfuggiti”.
Chissà poi se Matteo Rossi la sua vincita l’avrebbe data almeno in parte in beneficenza. Di sicuro, ha chiesto il rimborso di 90 euro donati, a ridosso del natale 2010 (siam tutti più buoni), con un bollettino postale «all’associazione solidarietà sostegno popolo Sahrawi».
Come direbbe Enrique Balbontin, solidali con i soldi degli altri.
In ogni caso, sempre meglio ripagare la beneficenza dei vizi.
Ad esempio, il solito Morgillo, con i soldi dei liguri ci si comprava le sigarette imitato dal compagno di partito Gino Garibaldi.
Quest’ultimo ha inserito anche i 18 euro spesi dall’«acconciatore Nico e Pina» di Chiavari, che vantano pettinature per le partecipanti a Miss Italia e Miss Muretto. Anche il look conta per chi, in campagna elettorale, si presentava come: «Profondamente onesto, generoso e gentile».
Quale sia la valenza istituzionale della sforbiciata resta un mistero.
Ma d’altra parte la stessa domanda si può porre per lo scontrino da 2 euro e 17 centesimi presentato da un anonimo consigliere del Pdl ma rendicontato senza incertezze dall’attuale capogruppo di Fratelli d’Italia, Matteo Rosso.
L’elenco della procura rivela altre caratteristiche dei consiglieri. Conosciamoli meglio.
Giacomo Conti della Federazione della Sinistra, chiede rimborsi per spese su Itunes e hardware Apple.
Ezio Armando Capurro, di Noi per Burlando, ama i profumi che si fa rimborsare oltre ad acquisti in negozi di antiquariato.
Raffaella Della Bianca, ex Pdl, ottiene il rimborso dei 6 euro spesi sul traghetto veloce la Suprema il 5 agosto del 2011, e un mese dopo dei 17 euro della pasticceria Filigheddu (celebre per la sua crostata fragolosa) di Santa Teresa di Gallura. Ferie o impegni istituzionali, si chiede la finanza?
Quanto a Franco Rocca, ex Pdl, potrete forse nutrire dei dubbi sulle sue qualità politiche ma non sulla raffinatezza dei suoi gusti musicali: infatti, cari liguri, il 18 gennaio del 2012 gli avete regalato 19,90 euro per un cd con i greatest hit di Adriano Celentano. Rocca poi dovrà spiegare anche quei 262 euro di park spesi in pochi mesi a Zoagli, il paesino in cui abita.
Tra gli altri misteri, le finalità istituzionali degli acquisti effettuati all’Ikea da Alessandro Benzi della Federazione della Sinitra e da Alessio Saso del Pdl, che ha per altro già rimborsato alla Regione parte di spese contestate come quella per le Terme di Valdieri.
Anche altri hanno già seguito la stessa strada. Ma naturalmente, per tutti, l’illuminazione è arrivata dopo l’avviso di garanzia.
Tra le altre sorprese i 7 euro e 74 centesimi rendicontati senza batter ciglio da Miceli per lo scontrino del fruttivendolo di via Fieschi.
I generi alimentari sono un must delle spese pazze.
Aldo Siri, consigliere e capogruppo della Lista Biasotti riesce a rendicontare tre maxi spese fatte all’Ipercoop lo stesso giorno, il 15 aprile del 2011.
Ma, forse temendo un embargo all’Italia, il giorno prima, lui o l’altro consigliere della lista, Lorenzo Pellerano (la documentazione non lo chiarisce), ne avevano fatto altre due, sempre all’Ipercoop.
Ma anche lo shopping sembra possedere un suo cotè istituzionale, se è vero che all’outlet di Serravalle hanno speso soldi pubblici ancora Siri, Saso, Rocca e Rixi.
Marco Preve
(da “La Repubblica”)
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