TAGLIO DELL’IRAP: 230.000 POSTI DI LAVORO IN PIU’, MA POI LE REGIONI SENZA SOLDI PER LA SANITA’
ALTRO CHE FEDERALISMO, SIAMO AL CENTRALISMO ASSOLUTO…. PRIMA TOGLI L’ICI E LASCI I COMUNI SENZA SOLDI PER I SERVIZI, ORA SE TAGLI L’IRAP, CON CUI LE REGIONI PAGANO IL 40% DELLE SPESE SANITARIE, COME SI FARA’ A FAR FUNZIONARE GLI OSPEDALI?… NON SI TAPPA UN BUCO PER APRIRNE UNO PIU’ GRANDE
Sembra che il Governo italiano sia perennemente calato nella parte di quegli abili giocatori delle tre carte che, approfittando di quei passanti che rischiano qualche azzardata puntata, riescono sempre a nascondere dove sta la carta vincente, spostandola da destra a sinistra con rara maestria.
Un giorno ci viene venduta l’abolizione dell’Ici come la soluzione ai mali italici, anche se si trattava in realtà della abolizione della metà rimanente ( l’altra l’aveva già tolta il governo Prodi).
Peccato che l’Ici l’incassassero i Comuni italiani per finanziare i servizi e che ancor oggi attendono 800 milioni di euro di rimborso sui 3,2 miliardi promessi. Ora si parla di abolire l’Irap, 38 miliardi di gettito, che copre però il 40% della spesa sanitaria nazionale: è evidente che l’eventuale abolizione non permetterebbe più di sostenere i sistemi sanitari regionali
Altro che federalismo, siamo al centralismo assoluto: Lombardia, Veneto e Lazio sarebbero in ginocchio, con un taglio dell’Irap. In queste regioni il contributo Irap alla Sanità è pari al 65%, al 48% e al 44,6%.
Vediamo di fare un po’ di storia di questa tassa.
L’imposta sulle attività produttive è nata nel 1997 ed è versata su base regionale da industrie, commercianti ed artigiani.
La base d’imposta è il valore della produzione al lordo dei costi per il personale, degli oneri e dei proventi finanziari.
Il prelievo è del 3,9%, ma sono le Regioni a gestire l’aliquota.
Il contenitore fiscale accorpa bel 7 balzelli: contributi sanitari, tassa sulla salute, Ilor, Iciap, patrimoniale, tassa sulle partite Iva e quella di concessione comunale.
Il gettito fiscale incassato grazie all’Irap nel 2007 è stato di 40,9 miliardi di euro, nel 2008 si è ridotto a 38,1 miliardi.
Questi fondi finiscono, su base territoriale, direttamente nelle casse della Regione, con questi i governatori pagano gran parte della spesa sanitaria. Secondo una ricerca di questi giorni del Centro Studio Sintesi per stimare l’impatto che avrebbe la cancellazione dell’Irap sull’economia italia, ecco i risultati.
Oltre a una crescita del Pil tra l’1,5% e il 2%, l’impatto maggiore della eliminazione totale dell’Irap sarebbe sull’occupazione e si tradurrebbe in 230.000 posti di lavoro in più o in altrettanti cassaintegrati in meno, con un evidente risparmio per le casse pubbliche.
I ricercatori fanno notare che i 38,1 miliardi del 2008 sono stati versati da 110mila società di capitali e finiscono nele casse delle Regioni che finanziano la spesa sanitaria.
Cancellare l’Irap significherebbe “strozzare i bilanci regionali e costringere i presidenti delle Regioni a fare la fila a Roma con il cappello in mano per evitare di chiudere un pronto soccorso o di dover interrompere l’erogazione di farmaci salvavita”.
Alla fine magari si farà un taglio Irap minimo, per salvare la faccia del premier, limitato alle sole piccole e medie imprese, di 3 miliardi (ammesso che si trovino fondi dallo scudo fiscale, il che non pare), ma resta da vedere come potranno giustificarsi, i paladini del federalismo, della cancellazione dell’unica tassa regionale oggi vigente.
Il senso del ridicolo pare non abbia confini neanche nella padagna del magna magna.
D’altronde finchè Berlusconi penserà di vincere le elezioni promettendo ogni volta di abolire una tassa, e non attraverso una seria e coerente politica di programmazionne, il centrodestra di strada verso una moderna destra europea ne percorrerà poca.
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