TEATRO PALAZZO CHIGI, CINQUE ORE DI RISSA TRA “NON SIAMO I TUOI PASSACARTE†E “DOPO LE EUROPEE IL GOVERNO CADEâ€
PASSA UN MINI-STRALCIO DEL SALVA ROMA, TUTTO RINVIATO AL PARLAMENTO
Matteo Salvini tenta la prova di forza: “Il piano ‘Salva Roma’ è stato stralciato – annuncia di fronte a una miriade di telecamere – l’ho deciso con il premier Conte”. Il Consiglio dei ministri sta per iniziare ma Luigi Di Maio non c’è e come lui anche altri colleghi M5s. Il cortocircuito è servito.
Il vicepremier grillino, che sta registrando un’intervista televisiva per ‘Di martedì’, diventa una furia: “Ma come si permette? Neanche se ne è discusso, la riunione non è neanche iniziata. Non è vero”.
Finisce di rispondere alle domande di Giovanni Floris e corre a Palazzo Chigi, dove va allo scontro frontale con il leader della Lega per cinque lunghissime ore. §
Alla fine l’accordo non viene raggiunto.
Il capo M5s parla di un’approvazione a metà del piano Salva Roma, a tutto il resto dovrà pensare il Parlamento. Il leader della Lega si dice soddisfatto perchè i debiti della Capitale non saranno pagati dagli italiani ma dal sindaco Raggi.
Da un governo in piena crisi di nervi vengono stralciati cinque commi su sette, tanto che Di Maio dovrà ammettere che è solo un punto di partenza.
In mezzo alla sala c’è il premier Giuseppe Conte che non è mai stato così arrabbiato tanto che a Salvini dice: “Non ho mai detto sì allo stralcio del Salva Roma”. E poi ancora, riferisce l’Adnkronos: “Il Cdm è un organo collegiale. Non siamo qui a fare i tuoi passacarte. Devi portare rispetto”.
Il caos si materializza nel palazzo del governo tra i due leader allo sbando in piena campagna elettorale per le elezioni Europee.
Quello della Lega ha insistito fino all’ultimo: il piano per Roma deve essere trasferito in un provvedimento ad hoc insieme alle norme per gli altri Comuni a rischio dissesto.
L’apice dello scontro sta per essere raggiunto: “Non può esserci un decreto Salva Raggi”, dice il vicepremier leghista. In questa lotta incrociata fatta di passa in avanti e smentite, il governo è paralizzato.
Il momento più difficile sta per essere vissuto: “Lo approviamo tutto e subito”, urla Di Maio in faccia a Salvini. La Lega tiene il punto e il provvedimento non si sblocca fino a quando si tenta un compromesso a metà per salvare la faccia e non far saltare l’intero Salva-Roma. Nei fatti però viene tutto rimandato alle Camere e a data da destinarsi.
Per capire questa giornata vissuta al cardiopalma è necessario riavvolgere il nastro.
All’inizio il vicepremier grillino aveva deciso di disertare del tutto il Consiglio dei ministri scegliendo la registrazione dell’intervista condotta da Giovanni Floris per il programma “Di Martedì”. In questo modo avrebbe evitato il faccia a faccia, lo scontro con Salvini preferendo il palcoscenico televisivo. Tuttavia mentre Di Maio registra l’intervista, lo scenario si complica. Il segretario leghista parla entrando a Palazzo Chigi e annuncia: “Lo stralcio del Salva Roma l’ho concordato con Conte. I ministri M5s non ci sono. I miei ci sono tutti”. Nella sede del governo sono presenti il sottosegretario Giorgetti e gli altri titolari dei dicasteri a guida Carroccio. Per gli M5s gli unici due che si fanno vedere sono Barbara Lezzi, Alberto Bonisoli ed Elisabetta Trenta. E’ il caos. Fonti M5s smentiscono lo stralcio e Di Maio, finita l’intervista, cambia idea: “Vado a Palazzo Chigi”.
Intanto il Pd attacca il governo. Per il segretario Nicola Zingaretti non c’è più un governo, mentre Massimiliano Smeriglio fotografa la scena con una battuta che fa riferimento alla presunta norma stralciata: “Volano gli stralci, ma la situazione è troppo seria per cavarsela con l’ironia”.
Per tutto il giorno Movimento 5 Stelle e Lega si sono attaccati a distanza su ogni fronte: dalla festa di Liberazione al “caso Siri” con i pentastallati che hanno rivolto alla Lega quattro domande sul sottosegretario indagato, blindato poi da Salvini: “Colpevoli solo se condannati”.
Ma la massima tensione si raggiunge, come è evidente, sul decreto Crescita che contiene il testo ribattezzato ‘Salva Roma’ su cui il Carroccio ha alzato un muro a poche ore dalla riunione del Consiglio dei ministri. Tanto che la stessa riunione sembrava addirittura saltare: “Si fa”, “Non si fa”, per tutto il giorno le voci si sono rincorse.
Alla fine l’incontro, previsto alle 18, slitta di un’ora, che poi diventano due. Il numero dei partecipanti è ridotto all’osso. Al centro della riunione c’è appunto il decreto Crescita che questa volta dovrà essere approvato senza la dicitura “salvo intese” trattandosi di un secondo passaggio.
E infatti a notte fonda il decreto viene approvato, ma il ‘Salva Roma’ di fatto è vuoto.
(da “Huffingtonpost”)
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