TRA CAMERA E SENATO TRATTATIVE TRA I QUATTRO PARTITI DELLA MAGGIORANZA PER 28 PRESIDENZE DI COMMISSIONE
ALLA RICERCA DI VISIBILITA’
C’è una frase che più di ogni altra sintetizza le ambizioni dei partiti di maggioranza: “Le richieste sono superiori alle disponibilità ”.
Un esponente Pd, in questo slancio di realismo, descrive così l’ansia da Palazzo tipica di questi giorni. In sostanza tutti coloro che sostengono il governo vorrebbero quanti più posti in prima fila, tutti vorrebbero accaparrarsi quante più presidenze delle commissioni parlamentari, ormai in scadenza da giugno.
Presidenze che fanno gola a tanti ed è per questo che “la trattativa è in alto mare”, come ammette chiunque: “Un accordo non c’è”.
Martedì a Palazzo Madama e mercoledì a Montecitorio si vota per affidare gli incarichi. Sono in programma nuovi incontri tra i capigruppo per chiudere il cerchio, ma c’è chi sospetta che la decisione possa slittare a settembre in mancanza di un’intesa tra M5s, Pd, Leu e Italia Viva.
Come è ovvio le poltrone sono ventotto in tutto, tra Camera e Senato, ed è difficile mettere tutti d’accordo.
Qui il manuale Cencelli non basta. Il Movimento 5 Stelle la fa facile: “Sostituiamo i leghisti con gli altri partiti e noi confermiamo tutti i nostri”.
Ragionamento bocciato all’istante. Perchè come fa notare un deputato di Italia Viva: “Non se ne parla. Prima in maggioranza c’erano solo due partiti, ora siamo quattro, noi, M5s, Pd e Leu. Dobbiamo cambiare tutto”. In questa partita si sfogano quindi gli appetiti che non possono essere soddisfatti altrove dal momento che il rimpasto dell’esecutivo non è imminente.
L’Italia è in stato d’emergenza, nella prossima legislatura ci saranno meno parlamentari a sedere in Parlamento ed ecco che le presidenze di commissione diventano una specie di camera di compensazione per avere visibilità .
A Montecitorio attualmente i 5Stelle hanno otto presidenze, fosse per loro rinuncerebbero a una sola di queste. Ma gli altri partiti della maggioranza stanno lottando per far scendere il peso grillino a sei. In questo modo due presidenze andrebbero a Italia Viva, una a Leu, e cinque al Pd. Ma qui subentrano ancora i grillini: “No, a noi sette commissioni e al Pd quattro”. Vengono spalleggiati da Italia Viva: “Il Pd è onnivoro e non è possibile”.
Italia Viva che formalmente ne chiede due, vuole per sè quelle chiave. La potente commissione Bilancio per nominare Luigi Marattin al posto di Claudio Borghi della Lega. E una tra Trasporti, in caso sarebbe affidata a Raffaella Paita, e Giustizia, dove andrebbe Maria Elena Boschi.
Dai Trasporti passano tutti i fondi che post emergenza saranno destinati alle infrastrutture, e dalla Giustizia la grande riforma attesa e mai realizzata. Ancora i 5Stelle: “Non possiamo perdere la commissione Giustizia, guidata ora da Francesca Businarolo, e neanche la commissione Affari costituzionali. Casomai lasciamo a Italia Viva i Trasporti che ora sono in quota Lega”. A trattare sono i capigruppo dei partiti, che venerdì si sono incontrati producendo però scarsi risultati. Il clima era teso, il partito di Renzi è sbottato: “Dovete mollare qualcosa. Noi non siamo presenti nei ministeri. Siamo solo all’Agricoltura e nessuno di noi è al Tesoro, dove ci sono tutti i partiti tranne noi”.
Si passa poi ai desiderata del Pd, vuole cinque commissioni se cede la Bilancio a Italia Viva. Piero De Luca è in pole per la commissione Politiche europee, ora in quota M5s con Sergio Battelli.
Tuttavia avendo quest’ultimo fatto un buon lavoro, i pentastellati non voglio assecondare il cambio. Ambita anche la commissione Ambiente con Chiara Braga, ma nello stesso tempo è possibile che venga a affidata a Leu con Rossella Muroni. Mentre Debora Serracchiani è in corsa per la commissione Lavoro. Un’altra commissione chiave è la Esteri, ora guidata da Marta Grande. Premesso che i 5Stelle, essendo Di Maio ministro, si sono rassegnati a perderla, c’è il Pd che litiga al suo interno. I nomi in ballo sono tre: Minniti, Fassino e Quartapelle. C’è un altro braccio di ferro sempre tra i dem e riguarda la commissione Sviluppo economico. A contendersela ci sono Luca Lotti di Base riformista e Gianluca Benamati in quota invece Dario Franceschini. Ammesso che gli venga data.
C’è poi il valzer del Senato. Qui il Pd vorrebbe sfilare al Movimento due commissioni: la Affari esteri con Roberta Pinotti al posto di Vito Petrocelli e l’Industria con Dario Stefano al posto di Gianni Girotto. Occhi dei dem puntati anche sulla commissione Lavoro dove vorrebbero piazzare Tommaso Nannicini al posto della grillina Susy Matrisciano, ma M5s è pronto alle barricate e Nannicini potrebbe andare invece all’Istruzione.
Italia Viva, se alla Camera ha abbassato le pretese passando da tre a due commissioni, qui non vuole fare sconti: “Vogliamo tre commissioni. Abbiamo più della metà dei senatori del Pd”. La partita sarà molto complessa perchè i 5Stelle pretendono la commissione Bilancio. Leu con Pietro Grasso vorrebbe ottenere la Giustizia, mentre il dem Luciano D’Alfonso potrebbe spuntarla per la Finanze al posto del leghista Alberto Bagnai. Nel frattempo i 5Stelle vivono anche un dramma tutto interno. Nutrono fiducia nei confronti di poche persone e hanno paura di fare un buco nell’acqua come è già successo con Raffaele Trano, espulso poco dopo essere diventato presidente della commissione Finanze della Camera.
Lunedì è in programma un nuovo incontro tra i capigruppo per sbrogliare i nodi. Tra rivalità interne e ambizioni personali, è tutto una partita tra chi vuol pesare di più all’interno del proprio partito e tra i partiti di una maggioranza che scricchiola sempre di più, anche su questo terreno.
(da “Huffingtonpost”)
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