TRA I CENTOMILA DI PIAZZA SAN GIOVANNI: “QUESTI GIOVANI CI HANNO FATTO TORNARE A SPERARE”
POPOLO OMOGENEO IN PIAZZA E LA SPERANZA DI UN RITORNO AI VALORI UMANI
Ragazzi e giovani, soprattutto giovanissimi, hanno risposto alla chiamata delle Sardine nella Capitale, ma la marea – circa centomila persone, in linea con l’obiettivo degli organizzatori – che ha invaso piazza San Giovanni per la prima manifestazione nazionale del movimento anti sovranista partito un mese fa da Bologna scintillava anche d’argento.
A differenza di quello che si è visto nelle altre principali piazze – in totale sono 113 – in cui le Sardine si sono ritrovate nei primi trenta giorni di vita del loro movimento, il popolo di Roma era più omogeneo dal punto di vista anagrafico.
A sentirli, tutti, giovani e anziani, accomunati dalla voglia di “serietà nella politica”. “Siamo qui per far capire che le cose stanno cambiando, che non è come ce la raccontano”, dicono Leonardo e Michela, entrambi 19enni, sventolando uno stendardo con grappoli di sardine.
“Non vogliamo una politica d’odio, non vogliamo che continuino a raggirarci con le balle sovraniste”, urla Chiara, 23enne arrivata dalle Marche.
Antonio, architetto di 76 anni, guarda e sorride. Indica i capelli bianchi per far meglio capire il motivo della sua adesione
“È il colore dell’esperienza – sospira – sono qui perchè questa è una delle ultimissime opportunità che ho per poter incidere su un comportamento, quello che va assumendo la nostra politica, che non condivido e che va cambiato. Che facessero le persone serie e non pensassero solo ai voti“.
Al suo fianco la sua amica storica Gabriella sorride, una sardina di carta stagnola tra i capelli. Ha fatto il ’68 come tanti che affollano la piazza festosa e colorata, che pullula di striscioni e cartelli, e su tutti, rigorosamente, spicca il disegno di una sardina. Raffigurata anche sullo striscione di quaranta metri realizzato dagli organizzatori romani, che passa tra i manifestanti, un’onda allegra che attraversa il corteo.
Festoso, illuminato da un sole dicembrino insolitamente caldo, e “normale”
Nessun simbolo, niente bandiere di partito, ci sono rappresentanti di Arcigay, gli attivisti della rete “Restiamo umani” e i migranti e gli italiani di seconda generazione, ossia le “Sardine nere”.
Qualche manifestante ha portato in piazza i figli, tanti il cane. Come Rita, 58 anni, arrivata da Anagni, accompagnata dal suo “cagnolino antagonista” e pronta a dire “Io non sto con l’Italia che si riconosce in Salvini”.
Ha sempre votato a sinistra – dice allargando le braccia – “ma la sinistra da quando ha iniziato a inseguire Berlusconi ha perso i suoi riferimenti”.
C’e chi ha votato per i Cinque Stelle, come Laura Fiandra, la moglie di Tullio Solenghi del famosissimo trio comico
Quasi si commuove Guido. Ha 78 anni, con la moglie Laura, due anni più giovane, si definiscono “sardinonni” e non nascondono l’entusiasmo “perchè eravamo sfiduciati e questi ragazzi ci hanno fatto tornare a sperare”.
Dal palco risuonano le note dei Beatles, e poi dei Rolling Stones e dei Pink Floyd, in piazza uno striscione blu mare segnala la presenza delle Sardine tarantine.
Altre sono arrivate dalla Sardegna, dalla Sicilia, dall’Isola d’Elba, da Napoli, da Ferrara e da Modena.
Angelo, trentenne di Ascoli Piceno, si augura che “al centro del dibattito politico torni la persona umana”, mentre sul palco alcuni ragazzi leggono articoli della Costituzione e una giovane donna palestinese, facendo il verso a Giorgia Meloni, grida: “Io sono una donna, sono musulmana”.
Ce ne sono tante di donne, a piazza San Giovanni, “e dobbiamo partecipare sempre più numerose, in prima linea per dire che questo stato di cose non ci sta bene”, dice Simona, 36 anni, due grosse sardine di cartone come orecchini.
Dal corteo sale l’urlo sulla conclusione dell’inno di Mameli, sul palco arriva l’ex medico di Lampedusa, oggi eurodeputato dem, Pietro Bartòlo. “L’Italia siamo noi – esordisce – l’Italia che vuole che nessuno resti indietro”.
Indice puntato contro “le politiche dell’odio e della paura e le bugie propinate sull’immigrazione”, rilancia sulla necessità di eliminare i decreti sicurezza di Salvini. Un concetto ripreso poco più tardi dalla portavoce della Sea Watch, Giorgia Linardi, che parla a nome di tutte le Ong. “Ci associamo alle Sardine nella necessità di abbassare i toni, rifiutare il linguaggio violento di certa politica – spiega – non dobbiamo avere paura del sovranismo che non funziona perchè è un paradosso: non dà soluzioni ai problemi da cui esso stesso trae origine per via della paura”. Quindi l’appello: “Aiutateci a far tornare in mare le nostre navi”.
Luce Visco, presidente di Arcigay Molise ha raccontato la sua esperienza di donna transessuale, le difficoltà legate alla tutela dei diritti Lgbti nel nostro Paese ma il tema più battuto – in una piazza il cui promotore è il keniano 45enne, Stephen Ogongo, in attesa di cittadinanza italiana – è stato quello dell’immigrazione.
Ripreso anche da Mattia Santori nel più politico dei sei punti elencati al termine del suo intervento. “Chiediamo di ripensare il decreto sicurezza”, dice il leader delle Sardine, per poi correggersi quando dalla piazza gli hanno fatto notare che “ripensare non è abbastanza”. “Chiediamo di abrogare, abrogare i decreti sicurezza”, ripete.
Poco prima aveva ribadito che le Sardine non si trasformeranno in un partito. Non una priorità , in questo momento, per il popolo di Piazza San Giovanni.
(da “Huffingtonpost”)
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