TRE MILIONI DI ITALIANI POVERI: HANNO SOLO 50 EURO AL MESE PER MANGIARE
E’ LA VERA EMERGENZA SOCIALE DEL NOSTRO PAESE … SONO SOTTO LA SOGLIA DI 222 EURO A COPPIA AL MESE, IL 75% SONO DONNE…… LE CAUSE PRINCIPALI SONO LA PERDITA DEL LAVORO (59%), I PROBLEMI DI SALUTE (30%), LA MORTE DI UN FAMILIARE (15%), LA SEPARAZIONE (15%).….VIVONO GRAZIE ALLE 8.000 ASSOCIAZIONI CHE DISTRIBUISCONO PACCHI VIVERI
Sono le storie di un’Italia nascosta ma che esiste, vicende di uomini e donne che pur lavorando riescono a tirare avanti solo grazie ai pacchi viveri distribuiti dalle 8.000 associazioni della rete del Banco Alimentare.
Mangiano con 50 euro al mese, il 75% sono donne, costretti poi a rivolgersi ai centri di assistenza per ricevere un aiuto concreto.
E’ quanto emerge da una ricerca della “Fondazione per la Sussidiarietà ”, presentata in Campidoglio: la soglia di povertà alimentare è stabilita in 222 euro a coppia.
Dall’indagine si capisce che il povero non è, come vorrebbe un luogo comune, chi non ha voglia di lavorare, ma persone che hanno perso il lavoro o una persona cara, che hanno problemi di salute o hanno subito una separazione.
Senza una rete di solidarietà familiare e sociale è difficile riprendersi nel nostro Paese.
Quali le cause della povertà ?
Per il 59% è la perdita del posto di lavoro, per il 30% la disabilità o problemi di salute, per il 15% la morte di un familiare, per il 15% la separazione dal coniuge.
Vi sono molti padri che, con un solo stipendio, pagato il mantenimento, non riescono a trovare un alloggio per vivere, così come tante donne, lasciate sole coi figli, che faticano a trovare un lavoro con i piccoli a casa.
Chi viene aiutato dal Banco Alimentare? Il 36% è sposato, il 20% sono vedovi, il 26% separati o divorziati.
Molti lavorano, i disoccupati sono solo il 37%, le casalinghe l’11%, i pensionati il 16,7%.
E ancora: il 7% non ha alcun titolo di studio, il 33% ha solo finito le elementari.
Nel 77,6% dei casi sono operai, nell’8,6% sono impiegati. Solo il 34,7% vive in case di proprietà . Spesso si portano dietro problemi di insolvenze e debiti: il 25% è in arretrato con le bollette, il 20% con l’affitto. Il 5% ha grossi problemi a pagare il mutuo della casa e altrettanti a fare la spesa.
Il 50% di loro non mangia mai pesce e vive esclusivamente di pane e pasta.
Alla domanda “Cosa faresti se avessi mille euro al mese?”, il 40,6% risponde che vorrebbe avere in tavola cibo di migliore qualità , il 40,6% lo spenderebbe per avere cure mediche e dentistiche, solo il 19,8% sceglierebbe il sogno di un viaggio.
Ne emerge un quadro dove le istituzioni sono incapaci di svolgere un ruolo attivo, lasciato al volontariato: ma il problema non si può limitare ad uno sterile assistenzialismo, occorrono nuovi ed efficaci strumenti per una azione che impedisca ad esempio che chi si trova in difficoltà non abbia sostegno.
Occorre incidere sulle cause, prima che la situazione diventi insostenibile: garantire occupazione e ammortizzatori sociali reali, non limitati solo ad una parte, escludendo il lavoro precario.
E occorre creare una rete “istituzionale” di solidarietà , destinando fondi e strutture, sgravi e aiuti.
Se l’Italia non avesse un mondo stupendo del volontariato che situazione avremmo da gestire?
Ecco perchè occorre una visione etica dello Stato, dove non si debba sempre rincorrere categorie privilegiate e caste, ma si aiutino i più deboli e chi nella vita è meno fortunato.
Inutile dire “non lasceremo indietro nessuno”, se abbiamo già perso di vista tre milioni di italiani “invisibili” che magari con dignità non vogliono neppure far conoscere le loro difficoltà .
In politica si lascia un segno maggiore restituendo decoro e vita a tanti nostri connazionali più che a erigere opere faraoniche.
E la socialità , la solidarietà , il senso della comunità nazionale devono ritornare al centro della vita politica italiana.
Leave a Reply