TRUMP PARLA SOLO AI SUOI, HILLARY TIENE: ORA ENTRA IN CAMPO IL FATTORE TEMPO
SECONDO I SONDAGGISTI DI FIVETHIRTYEIGHT LA CLINTON HA L’81,5% DI POSSIBILITA’ DI VITTORIA… MANCA UN SOLO DIBATTITO PRIMA DELL’8 NOVEMBRE
Un dibattito che inizia senza stretta di mano: nessuno dei due candidati ha voluto nascondere l’enorme distanza che li separa.
Un dibattito che si è avvicinato a tratti ad essere “incivile”, come lo hanno definito alcuni quotidiani americani, per le continue e pesanti accuse che sono volate da un lato all’altro del palco.
Il dibattito è avvenuto secondo la forma del town hall, in cui sono i cittadini comuni, oltre ai conduttori, a porre le domande ai candidati.
Da un punto di vista del contenuto politico, le novità sono state ben poche, mentre sono stati gli attacchi personali a dominare la scena per quasi tutto l’arco della serata.
Dopo essersi scusato per gli agghiaccianti commenti sulle donne pubblicati nei giorni scorsi dal Washington Post, qualificandoli come ‘chiacchiere da spogliatoio’, Trump ha avuto come obiettivo numero uno il rafforzamento del consenso tra i propri elettori.
Come farlo? Forse, tornando il Donald Trump di una volta, senza freni e all’attacco, a partire dallo scandalo delle mail che riguarda la Clinton: “Se fossi io al governo del paese, assegnerei un procuratore speciale ad indagare su di te, e tu saresti in carcere”. Una frase senza precedenti nella storia degli Stati Uniti, che probabilmente tende ad allontanare un elettorato moderato, ma che invece dà sfogo alla frustrazione dei tanti Trump supporters.
L’imprenditore newyorkese, scaricato nei giorni scorsi da importanti membri della leadership repubblicana, non si ferma qui, ridando voce alle accuse di molestie sessuale contro Bill Clinton, sostenendo che le tasse negli Stati Uniti sono le più alte al mondo e confermando di non aver pagato tasse federali per vent’anni (utilizzando un particolare sistema fiscale).
Donald Trump ha così deciso di rivolgersi allo zoccolo duro del sue elettorato, anti-establishment e rancoroso nei confronti dei Clinton e di Obama, anzichè puntare alla conquista di nuovi elettori: non dimentichiamoci che negli Stati Uniti è permesso il voto anticipato e, in alcuni stati, gli americani hanno già iniziato a recarsi alle urne. Nel 2012 il 31.6% degli elettori ha preferito votare prima dell’election day, e si prevede che quest’anno la percentuale salirà ancora.
Dall’altro lato, la prestazione della Clinton è stata inferiore a quella del primo dibattito, ma senza alcun errore di un certo peso: lo stretto necessario che l’ex Segretario di Stato era chiamata a fare per rimanere saldamente in testa.
Secondo un sondaggio di CNN proposto subito dopo il dibattito, i telespettatori hanno preferito la Clinton per il 57% e Trump per il 34%, anche se il 63% ritiene che Trump abbia migliorato la propria performance rispetto al primo dibattito.
Una situazione che, se da un lato rappresenta per Trump un contenimento dei danni, in qualche modo può rappresentare una doppia vittoria per la Clinton.
L’opzione di un Trump fuori dai giochi, dopo la buona prestazione di questa sera, è da scartare completamente.
Secondo FiveThirtyEight, un celebre sito americano di sondaggi, la Clinton ha oggi l’81,5% di probabilità di vincere le elezioni.
A 29 giorni dall’8 novembre, con un solo dibattito rimanente in programma, sembra che il risultato possa essere ribaltato solo grazie a un gigantesco colpo di scena.
Senza un asso nella manica, la corsa di the Donald alla Casa Bianca si profila davvero sulla via del tramonto.
Luca Tarell
(da “Huffingtonpost”)
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