UN MILIARDO PER LA CASSA INTEGRAZIONE CON SOLDI PRESI AI LAVORATORI
COME GLI ILLUSIONISTI: IL GOVERNO GIOCA ALLE TRE TAVOLETTE, TOGLIE DA UNA PARTE E METTE DA UN’ALTRA
Il governo Letta ha approvato un decreto che consente al governo stesso di rimanere in vita almeno tre mesi e mezzo.
Dentro c’è la sospensione della rata Imu di giugno sulla prima casa condita con la previsione che, se non si trova una soluzione entro agosto, l’imposta si paga tutta da settembre.
Poi c’è un miliardo per la cassa integrazione in deroga che deriva per almeno metà da fondi sottratti ad altri interventi sul lavoro.
Infine una proroga per 114 mila precari della Pa che miracolosamente non costa neanche un euro.
Questo decreto dice un’unica cosa chiaramente: il governo ha cento giorni per inventarsi qualcosa.
Il tutto senza toccare i saldi di bilancio: tanto si taglierà l’Imu o si finanzieranno nuove spese, tanto bisognerà decurtare le uscite.
Come? Non si sa.
Silvio Berlusconi prenota i prossimi provvedimenti: niente aumento dell’Iva e “tagliare le unghie al mostro Equitalia”.
Vasto programma che forse farà dimenticare a Enrico Letta e ai suoi ministri il crollo di gradimento nei sondaggi: ieri si aggiravano sui minimi del governo Monti.
La Ue si fida ma non troppo: “Bene l’impegno a rispettare i vincoli di bilancio: ora analizzeremo il testo”.
Al segretario Pd Guglielmo Epifani non resta che dire: “Il merito non è di Berlusconi”.
Imu.
Non si paga la rata di giugno sulla prima casa — con l’eccezione di castelli e dimore di lusso — e su terreni e immobili rurali.
Entro il 31 agosto, dice il testo, bisogna però fare una riforma complessiva della tassazione sugli immobili (Tares compresa) trovando il modo di compensare il mancato gettito e coprendo pure la detraibilità dell’Imu sui capannoni.
Quest’ultima, cara al Pd, rischia di costare quanto l’operazione sulla prima casa: i suoi effetti, però, si avranno solo nel 2014, mentre quest’anno le imprese pagheranno tutto (con enormi rincari già previsti).
A regime, questa manovra sull’Imu potrebbe valere oltre 7 miliardi: dove si troveranno, ovviamente, non è dato sapere.
La difficoltà è talmente evidente che il ministro Fabrizio Saccomanni ha preteso una clausola di salvaguardia: senza riforma entro agosto, l’imposta si paga per intero dal 16 settembre.
Cig.
Al rifinanziamento della cassa in deroga va un miliardo circa, che si aggiunge alla somma quasi analoga già stanziata da Monti: soldi che non coprono l’intero fabbisogno 2013, più vicino ai tre che ai due miliardi.
Il governo promette una riforma organica degli ammortizzatori entro qualche mese.
C’è, però, il problema che il miliardo di cui sopra arriva per circa metà da soldi sottratti proprio al mondo del lavoro: sgravi sui contratti di secondo livello — “li reintegreremo”, promette Saccomanni — e formazione professionale ci rimettono circa 500 milioni (il resto arriva da riprogrammazione di fondi Ue, soldi avanzati dall’accordo Italia-Libia e altre frattaglie).
Luigi Angeletti della Uil: “È inaccettabile”.
Susanna Camusso della Cgil: “Erano spese essenziali”.
Precari Pa
Scadevano il 31 luglio, ora scadranno il 31 dicembre in attesa della solita riforma complessiva: 114 mila persone circa, la maggior parte negli enti locali (20 mila nella sola Sicilia), la cui permanenza al lavoro per questi cinque mesi dovrebbe costare tra i 100 e i 150 milioni.
Dovrebbe, perchè il decreto Letta non finanzia la proroga: intanto Regioni, Comuni e ministeri possono prolungare i contratti, dei soldi si parlerà nella legge di Stabilità , in autunno.
La platea, ovviamente, non tiene conto dei 203 mila precari della scuola, che rispondono a regole diverse.
Iva e esodati.
Niente su questi due capitoli, per affrontare i quali non bastano sospensioni o proroghe: servono soldi veri.
L’aliquota al 21 per cento dell’imposta sul valore aggiunto dovrebbe aumentare di un punto dal primo luglio.
Gettito previsto: 2,1 miliardi nel semestre (4,2 a regime).
Nulla anche per chi è rimasto fuori dalla platea dei circa 130 mila esodati “salvaguardati”. Forse per loro la soluzione potrebbe arrivare dalla mini-riforma delle pensioni a cui pensa il ministro Giovannini: ci si potrà ritirare prima del tempo, ma solo prendendo un assegno parecchio più basso.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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