UNA MANOVRA DA 15 MILIARDI DIMEZZEREBBE LA DISOCCUPAZIONE
RIDURREBBE IL COSTO DEL LAVORO ED EVITEREBBE L’ESPLODERE DELLA DISOCCUPAZIONE NEL 2009… LE STIME PARLANO DI UNA PREVISIONE DI 333.466 NUOVI SENZA LAVORO, MA RIDUCENDO IL PRELIEVO CONTRIBUTIVO SULLE IMPRESE SI POTREBBERO DIMEZZARE
Servirebbero circa 15 miliardi di euro per ridurre almeno in parte il costo del lavoro ed evitare l’esplosione della disoccupazione nel 2009.
L’allarme occupazione è ormai una costante di tutte le analisi delle autorità nazionali ed internazionali ed è quindi interessante in tal senso uno studio dei ricercatori del Centro Studio Sintesi che ha ipotizzato quanto costerebbe ridurre il costo del lavoro per le imprese, ovviamente vincolando il taglio contributivo al mantenimento dei livelli occupazionali.
Considerando che ogni anno le imprese private spendono mediamente 100 miliardi per pagare i contributi ( la pubblica amministrazione utilizza altri tipi di versamenti posticipati) e che la stretta del credito ha portato anche le aziende ad una preoccupante mancanza di liquidità , l’intervento che da tempo si valuta è quello di ridurre il cuneo contributivo sulle imprese.
La crisi economica globale e i conseguenti reiterati allarmi sulla tenuta dell’occupazione, hanno riacceso l’interesse per forme di sostegno alle imprese.
Non a caso la polemica della Confindustria sulla necessità di “soldi veri”.
Il rischio è che il calo dei consumi faccia da volano ad un avvitamento della disoccupazione.
Le stime governative ipotizzano per il 2009 un aumento della disoccupazione pari a 333.466 nuovi senza lavoro. Altre fonti sindacali sono ancora più pessimistiche.
Un’impennata di tal genere metterebbe ancora più a rischio la tenuta stessa del sistema Italia.
In Europa l’allarme è già scattato e ogni Stato cerca di assumere iniziative al riguardo.
Secondo l’Eurostat, a gennaio il tasso di disoccupazione è salito all’8,2%, rispetto all’8% di dicembre, facendo registrare il livello più alto degli ultimi due anni.
Riducendo il prelievo contributivo sulle imprese per un importo pari a15 miliardi si potrebbero salvare, secondo lo studio indicato, circa la metà dei posti di lavoro che le statistiche istituzionali danno già per persi.
L’intervento pubblico per dare sollievo alle imprese costituirebbe anche una risposta a Confindustria che chiede il congelamento del trattamento di fine rapporto in azienda per un anno. Oggi le liquidazioni dei lavoratori che hanno scelto la previdenza complementare ( valore circa 5 miliardi annui) finiscono in un apposito Fondo Inps.
Il ministro dell’Economia non vuole rinunciare a questo gettito temporaneo e straordinario, ma un intervento sul costo del lavoro, in cambio del salvataggio di centinaia di migliaia di posti di lavoro, potrebbe dare fiato alle aziende, consentendogli di superare questo periodo.
Se si pensa agli ammortizzatori sociali che in pratica sono stati finanziati coi fondi europei che avrebbero dovuto essere destinati alla formazione professionale, una cifra di 15 miliardi non è certo una chimera.
Meglio non far perdere il lavoro, in fondo, che poi pagare la cassa integrazione.
Senza contare che circa 10 miliardi di euro di fondi europei che ci spettavano andranno persi a causa della negligenza di molte regioni che non hanno predisposto in tempo piani e progetti attuativi.
Se poi lo Stato riscuotesse i 90 miliardi oggetto di contenzioso con le società di gestione delle slot machine, invece che tirarla alle lunghe perchè sono coinvolti un po’ troppi politici, esisterebbe la possibilità di interventi forti a sostegno dell’economia, invece che mendicare sempre soldi altrui.
In realtà i soldi ci sarebbero se si avesse il coraggio di mettere in mora un sistema di gestione politica che sarebbe un eufemismo definire “allegro”.
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