UNA POLTRONA PER DUE, CORSA ALLA SEGRETERIA PD: L’ATIPICO CUPERLO, L’UOMO CHE SUSSURRAVA A D’ALEMA
ULTIMO SEGRETARIO DELLA FGCI, DEPUTATO DAL 2006…SI ASTENNE SULLA MOZIONE PER FAR DIMETTERE COSENTINO
A guardarlo, ha il volto da professore di filosofia benevolo, di quelli che se arranchi nell’interrogazione ti fanno la domanda a piacere.
A sentirlo dal palco della (sua) milionesima direzione, mentre discetta di “capitalismo che ha vinto la sua battaglia con la modernità ”, sembra quasi fuori posto.
Gianni Cuperlo, deputato triestino di 51 anni, dalemiano di stretta osservanza, è un segretario più che possibile, ma poco immaginabile per il Pd.
Perchè è complicato figurarselo nella battaglia perenne del suo partito, a tenere a bada i capi delle infinite correnti.
Eppure potrebbe essere proprio questo il destino di Cuperlo, appassionato di libri e politica.
Laureato al Dams di Bologna, la sua carriera nel partito inizia negli anni ’80.
Nel 1988 viene nominato segretario della Fgci, la giovanile del Pci.
Un’idea soprattutto del segretario uscente Pietro Folena, che anni dopo sul Foglio rivendicherà : “Scegliemmo Cuperlo perchè era quanto più di lontano dal funzionario di partito”.
Sarà proprio il triestino “eterodosso” a dover sciogliere la federazione nel 1990, dopo la caduta del Muro e la svolta di Achille Occhetto
Raccontano che una delle sue più grandi soddisfazioni fu l’assemblea dei giovani comunisti a Rimini, nell’estate pre-scioglimento.
Si temeva una spaccatura rumorosa tra occhettiani e ingraiani, e invece i giovani discussero e ascoltarono, disciplinati.
Nel dicembre successivo, congresso a Pesaro e fine della Fgci.
La storia di Cuperlo continua nella Sinistra Giovanile del Pds, di cui è segretario sino al 1992.
Poi, il triestino che ama la letteratura americana (il preferito è Joe Lansdale) entra nella direzione del Pds, e diventa dalemiano.
È un consigliere molto dietro le quinte, che legge e scrive (anche) per l’ex premier. Comunque atipico, tanto da guadagnarsi l’etichetta di “diversamente dalemiano”: differente dagli altri pasdaran del leader come Claudio Velardi, arcigno capo segreteria, e Fabrizio Rondolino, responsabile della comunicazione, autore di un romanzo erotico. Niente facce feroci o sfregamenti su carta invece per Cuperlo: che, incredibile per un dalemiano, si guadagna la fama di uomo facile al sorriso e alla battuta.
Responsabile comunicazione Ds, uno dei primissimi politici con un blog, diventa deputato nel 2006.
Due anni dopo è in corsa per la segreteria assieme a un altro ex Fgci, Nicola Zingaretti. Cuperlo commenta parafrasando Groucho Marx: “Non vorrei mai stare in un partito che avesse tra i suoi leader uno come me”.
Non fa per nulla ridere nel gennaio 2009, quando si astiene, assieme ad altri 25 democratici, sulla mozione che chiedeva le dimissioni dell’allora sottosegretario Nicola Cosentino, accusato da sei pentiti di rapporti con la camorra.
Cosentivo si salva, anche grazie a Cuperlo. Cortese ma testardo, di quelli che non cambiano idea.
Oratore ricercato, con i suoi discorsi talvolta da comitato centrale.
Se c’è da difendere la linea e D’Alema, morde volentieri.
Dieci anni fa attaccava l’Unità di Furio Colombo.
Nel marzo scorso, sull’Unità , rispose a Debora Serracchiani che invitava l’ex premier a tirarsi fuori dalla corsa dal Quirinale: “Un’esponente del Pd ammonisce un fondatore del partito a dichiarare che non farà mai una cosa che non ha chiesto, per non precludere il dialogo con Grillo. Logica piuttosto intrigante”.
Ma la collisione vera è con Matteo Renzi.
Nella direzione del 6 marzo, Cuperlo lo disse al microfono: “Buona parte del confronto tra di noi ruota attorno al sindaco di Firenze, che è qui ma non prende la parola. Questo non è un nodo che investe la nostra democrazia, cos’è un partito e come discute? I percorsi paralleli non funzionano”.
Luca De Carolis
(da “il Fatto Quotidiano“)
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