UN’ESTATE IN CITTA’ A CONTATTO CON LA VERA UMANITA’
LE ORE TRASCORSE IN UN PARCO AL PRENESTINO TRA GENTE UMILE, ANZIANI SOLI, EMARGINATI, IMMIGRATI E LE LORO STORIE… CON LA CONVINZIONE CHE SONO LORO I REFERENTI DI CHI VUOLE FARE POLITICA E NON CHI DI POLITICA CI CAMPA
Faccio un bilancio di quest’estate trascorsa in città ,da “minus Habens”,in senso economico (anche se qualcuno pensa che lo sia anche in senso ..mentale).
E’ stata un’estate difficile per il clima, che mi ha fatto vivere male per le difficoltà materiali, a cui non ti abitui mai abbastanza, ma assolutamente positiva per le persone che ho avuto modo di conoscere.
Come tanti che non possono permettersi vacanze, ho trascorso molte ore in un parco, a villa Gordiani, per l’esattezza, splendida villa ingiustamente trascurata dall’amministrazione comunale; si trova in periferia, al Prenestino e due entrate sono rivolte verso un gruppo di case popolari,da cui provenivano molti frequentatori, sopratutto nelle ore serali; ho avuto modo di parlare con tanta gente, che i benpensanti definirebbero “umile”.
La maggior parte di noi possedeva un cane, rigorosamente meticcio e quasi sempre trovatello e quindi avevamo già tanto di cui chiacchierare, pavoneggiandosi ciascuno delle prodezze del proprio amico peloso.
Ma poi gli argomenti variavano, per fortuna poca politica e molta vita quotidiana.
Ho conosciuto gente splendida, una ragazza tossica, o quasi, che ce la sta mettendo tutta, sgobbando come un mulo, a fare le pulizie con una delle tante ditte in circolazione, dalle 4 di mattina alle 12, anche il giorno di ferragosto e muovendosi con i “mezzi” da un punto all’altro della città e che è fiera di sapersi tenere il suo lavoro.
Ho conosciuto due trans, verso i quali ho sempre avuto una certa repulsione e che, giustamente diffidenti all’inizio, poi ti spiegano la scelta difficile che hanno fatto e come ciò che hanno considerato una svolta di libertà si è poi rivelata fonte di umiliazioni ed emarginazione, diventati puri strumento di arricchimento per squallidi papponi.
Ho riso tantissimo con alcuni gay, non di loro ma con loro, canzonandomi loro per la mia ciccia ed io per il loro manierismo, ma il tutto fatto senza malizia. Mi sono commossa conoscendo tanti anziani soli, la cui unica compagnia è un cane e la cui maggiore preoccupazione non è la propria sopravvivenza, ma che gli acciacchi del loro amico peloso abbiano la meglio sull’amore che li lega.
Ho fatto un brindisi con l’aranciata al compleanno di una bambina ecuadoregna, che può camminare solo con il tutore e che, senza bambini con cui giocare, ha trovato in questa umanità varia zii e zie, nonne e nonni e amici,che hanno (abbiamo) intonato gli auguri per lei.
Perchè scrivo tutto questo?
Perchè quest’ estate romana mi ha confermato nella sensazione che covavo da tempo e cioè che l’attività politica che ho cercato di fare in questi 16 anni (tanti sono) da quando mi sono trasferita qui è stata inutile, autoreferenziale, avulsa dalla realtà e troppo spesso utile solo a portare acqua al mulino di qualche politico di professione.
Ho ricordato i tanti anni impiegati a fare il consigliere comunale in una città toscana, la commissione di politiche sociali di cui ho sempre voluto far parte, ciò che ho potuto concretamente fare per i più deboli, per i più fragili, confrontandolo al politichese da cui mi sono lasciata colpevolmente travolgere nella “capitale” e ho deciso che basta così.
Da ora in poi tornerò con i piedi per terra, tra la gente normale, e vaffanculo a chi di politica ci campa.
A. B.
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