“VATTENE, FIGLIO DI UN VECCHIO DC”. “TU NON CACCI NESSUNO”: BERLUSCONI PERDE LA TESTA E INSULTA UN MORTO
VOLGARITA’ DI BERLUSCONI CONTRO FITTO… E VERDINI RIESCE A LITIGARE CON CAPEZZONE
«Presidente, voglio solo discutere ma continui a interrompermi. E sono ancora alla premessa…».
Gli occhi di Silvio Berlusconi fulminano Raffaele Fitto. Il capo si sente preso in giro. «Ora basta — urla devi smetterla!». Vorrebbe zittirlo.
Nel parlamentino azzurro cala il gelo, a molti torna in mente la cacciata di Fini.
Con un balzo felino l’ex premier abbandona lo scranno della Presidenza e si para di fronte al banco del dissidente. «Vai via, oppure convoco i probiviri e ti faccio cacciare. Vai a fare il parroco a Lecce. Tu sei figlio di un vecchio democristiano, qui non c’è spazio per certe cose».
È troppo, soprattutto per chi ha perso il padre in un drammatico incidente stradale. Eppure non reagisce di pancia.
E mentre l’ex premier lascia la sala infuriato, le sue parole lo raggiungono taglienti: «Tu non cacci nessuno, vedrai…».
Forza Italia esplode sotto gli occhi atterriti dei membri silenti del comitato di presidenza.
Nulla, all’inizio, lascia presagire la tempesta. La relazione corre via veloce. Si vota. «Prima — è sempre Fitto a interrompere il solito canovaccio del leader — sarebbe meglio discuterne».
Non secondo Berlusconi, però, che taglia corto: «Bene, relazione approvata con 2 voti contrari su 36».
L’altro dissidente è Daniele Capezzone, che inizia a litigare platealmente con Verdini. Poco dopo tocca a Fitto. Contesta la linea filogovernativa, reclama primarie e democrazia interna. E scatena l’ira funesta del Capo.
«Perchè non prendi i tuoi trecentomila voti e vai via — grida Berlusconi — E perchè continui a spaccare il partito sulle agenzie?».
È un confronto drammatico: «A differenza dei signor sì che ti circondano, ti dico le cose in faccia. Non puoi paragonarmi a Fini. Pensa piuttosto a chi ti ha mandato a fanc… nottetempo. Pensa ad Alfano, che per restare con il sedere imbullonato a una poltrona ti ha abbandonato».
Il Presidente non ci vede più. Si accalora, avvicinandosi pericolosamente al big meridionale. «Sono io che decido chi mandare in tv. Io ti faccio cacciare».
Tocca a Saverio Romano interrompere l’escalation, anche se tutti sanno che è troppo tardi. «Forse non c’è più il clima per proseguire, è meglio…».
Berlusconi è già lontano, Fitto è circondato dallo stato maggiore. In molti provano a mediare. Nulla di fatto, però.
E poco dopo, ragionando con i suoi, non fa sconti: «Non può cacciarmi. Che colpa ho, di volere fare opposizione a Renzi?».
Quel passaggio sul padre segna comunque un punto di non ritorno: «Avevo diciotto anni quando l’ho perso, quelle parole erano indegne. In quel momento ho retto a fatica, volevo saltare oltre il banco perchè mi ha ferito umanamente».
Consapevole di aver esagerato, almeno su questo punto, il Cavaliere a sera prova a rimediare con l’Ansa: «Ho detto con franchezza a Fitto quello che penso. Con questo spirito mi sono riferito alla sua appartenenza alla tradizione dc, non per mancare di rispetto a lui e ai familiari».
E adesso? Fitto, forte di una pattuglia di diciotto senatori, non sembra disposto ad arretrare.
«Inizia una bella battaglia. Dentro FI, naturalmente». Berlusconi vorrebbe liberarsene, ma alcune colombe lo frenano.
«E ora — allarga le braccia Francesco Paolo Sisto — come ne usciamo?».
(da “La Repubblica”)
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