VERSO UNA RAI DI REGIME COME ORBAN IN UNGHERIA? COSA SUCCEDE SE LE ELEZIONI LE VINCONO I SOVRANISTI
FUORTES POTREBBE ESSERE SOSTITUITO DA GIAMPAOLO ROSSI, UN FEDELISSIMO DELLA MELONI, COME ANCHE ANGELO MELLONE… IN QUOTA FDI IL DIRETTORE DI RAINEWS24 PAOLO PETRECCA E GENNARO SANGIULIANO PER CUI POTREBBE ESSERCI UN SEGGIO BLINDATO
Il 25 settembre l’Italia andrà al voto. Il centrodestra (più destra che centro) sembra avere la vittoria in tasca: e in Rai che succederà? Ufficialmente nulla. Ai piani alti si ostenta tranquillità, si lavora giorno per giorno senza pensare alle scadenze.
Fuortes ha ottimi rapporti con Gianni Letta, voluto da Mario Draghi, apprezzato dal centrosinistra. “Resterà al suo posto”, la frase più di circostanza che di sostanza. La verità è che di fronte a una vittoria schiacciante del centrodestra a settembre ci sarebbe già una road map: un nuovo amministratore delegato da nominare tra novembre e dicembre.
E qui si apre un mondo, con la necessità di risposte a domande fondamentali: chi siederà a Palazzo Chigi e chi gestirà la partita Rai? Una vittoria a valanga e una presenza di Giorgia Meloni a Palazzo Chigi annullerebbero ogni speranza di permanenza di Fuortes a Viale Mazzini. I rapporti non sarebbero ostili, i quotidiani accennarono addirittura a una telefonata della leader di Fratelli d’Italia per esprimere tutta la sua stima per l’amico Pierluigi Diaco.
Nell’ultimo giro di nomine l’ad ha concesso qualcosa in più all’opposizione ma non si tratta di un suo uomo di fiducia. Con Meloni a Chigi le porte si spalancherebbero per Giampaolo Rossi. Lui come nuovo amministratore delegato. L’ex consigliere Rai ha piglio decisionista e conosce l’azienda. Aveva fatto sentire tutto il suo peso durante la direzione di Fabrizio Salini, incidendo su nomine e programmi, suscitando parecchia agitazione sul fronte Lega e Forza Italia.
La sua pagina Facebook in questi giorni è molto osservata, non sfuggono la pioggia di post a dir poco critici sulla gestione della pandemia. “Ideologo no vax di Giorgia Meloni che imbarazza Fratelli d’Italia”, il titolo di un articolo dell’Espresso di qualche mese fa. Non dimenticando gli attacchi a Sergio Mattarella paragonato a Dracula e assimilato a un golpista.
Già nel 2018 vicino alla poltrona di presidente della Rai, poi finita a Foa. Il suo telefono in questi giorni è rovente, tutti chiedono incontri (anche a sinistra). Un riscatto dopo lo stop dello scorso anno, fatto fuori in extremis dallo stesso centrodestra dal cda Rai, senza concedere uno spazio nel consiglio d’amministrazione all’unica opposizione.
Una manovra di Letta zio che ottenne quella poltrona, con la complicità della Lega, per Simona Agnes. Rossi è già in campo come l’uomo forte di Fratelli d’Italia, una figura considerata necessaria per gestire il peso del partito a Viale Mazzini. Dove Meloni non ha molti esponenti capaci di guidare il carrozzone Rai, senza farsi travolgere dal “sistema” interno e dalle polemiche.
Rossi stravede per Angelo Mellone, vicedirettore dell’Intrattenimento DayTime, dirigente interno di lungo corso considerato vicino a Fdi, meno per Alessandro Giuli e per Paolo Corsini, vicedirettore agli Approfondimenti.
In quota Fratelli d’Italia il direttore di RaiNews24 Paolo Petrecca, in grande ascesa Gennaro Sangiuliano. Prima leghista, ora supermeloniano. “E’ il suo Emilio Fede”, il commento velenoso dalle parti di Saxa Rubra.
Prima era apparso alla convention del partito a Milano, negli ultimi giorni travolto dalle polemiche dopo le parole pronunciate da La Russa da Lucia Annunziata.
Per “Genny”, come lo chiamano in molti, due strade sicure. Un passaggio in politica, c’è chi parla di un seggio blindato e chi accenna al suo nome per la Presidenza della Regione Lazio, o una superpoltrona di peso a Viale Mazzini. Puntando altissimo: nuovo Amministratore Delegato della Rai o nuovo direttore del Tg1, posto però occupato dalla trasversale e di non facile rimozione Monica Maggioni. Lei, assicurano, resterà in piedi anche questa volta.
Una vittoria più risicata e un premier differente porterebbero di certo a una guida meno “estremista”, magari con una partita gestita con più peso dal più abile Gianni Letta. Quello che aveva fatto fuori Rossi. E qui cambierebbero gli equilibri, meno schiacciati a destra, anche nei nomi. Da Paolo Del Brocco (che riciccia fuori a ogni cambio di governo) a Marcello Ciannamea, aumenterebbero le speranze di permanenza di Fuortes, magari con uno slittamento nei tempi. Uno scenario, al momento, poco quotato.
Chi guida la macchina, sceglie la strada. Qui con una sottolineatura non irrilevante: a Fratelli d’Italia e all’intero centrodestra non piacerebbero le direzioni di genere. Da poco operative, ma c’è chi sogna già un ritorno al passato alle reti, con una spartizione più semplice.
E i direttori di genere? Se c’è chi fissa l’arrivo di un nuovo ad tra novembre e dicembre, c’è anche chi accenna a marzo (post Sanremo) come data per le nuove nomine dei direttori.
Antonio Di Bella, che in questi giorni si è fatto trovare pronto sul fronte palinsesti, è sicuramente amato dal centrosinistra ma ben visto anche a destra, oltre agli ottimi rapporti con il Quirinale. Apprezzato in maniera trasversale, forse non abbastanza per ottenere una riconferma alla guida degli Approfondimenti (dove il centrodestra vorrebbe un suo uomo di fiducia) ma certamente in corsa per il ruolo di Presidente dell’azienda. Una figura di garanzia, ipotesi già circolata più volte in passato e mai realizzatasi.
Simona Sala al daytime è considerata in quota Pd e stimata da Di Maio, soprattutto invisa a Matteo Salvini. Proprio al DayTime potrebbe arrivare l’attuale vicedirettore Mellone. Maria Pia Ammirati ha dalla sua una trasversalità di rapporti e i buoni risultati ottenuti ma Rai Fiction è un boccone troppo importante su cui già molti hanno messi gli occhi.
Il renziano Mario Orfeo, abile manovratore dalle mille vite, reduce dallo scontro con Fuortes, cerca di tessere tele per arrivare a Giorgia Meloni per restare alla guida del Tg3, in quota opposizione.
E Stefano Coletta? Interno, amato a sinistra, ben visto al centro. Nel suo percorso titoli che non hanno funzionato ma anche i successi delle sue scelte nel daytime (il ritorno della Clerici, l’arrivo di Serena Bortone, Matano in solitaria) e di alcuni prime time (Arena Suzuki, The Voice Senior, Summer Hits) oltre a Sanremo ed Eurovision. Proverà a giocarsi le sue carte ma anche la sua poltrona è finita nel mirino da tempo.
Dirigenti considerati di centrodestra sono pronti a riaffacciarsi alle poltrone di peso, anche in questo caso con uno sguardo alla data della pensione: Angelo Teodoli, Teresa De Santis e Roberto Nepote, oltre al già citato Ciannamea. I se, i ma, i però regnano. Chi entra, chi esce. Chi sale e chi scende. Prima bisognerà capire chi comanda. Ne vedremo delle belle, si fa per dire.
(da Dagoreport)
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