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MARONI ANNUNCIA UN ACCORDO PER RIMPATRIARE I LIBICI PALESEMENTE ILLEGITTIMO: QUALCUNO GLI SPIEGHI CHE SONO PROFUGHI DI GUERRA

Giugno 16th, 2011 Riccardo Fucile

IL SASSOFONISTA PREPARA UNA PATACCA PER I GONZI DI PONTIDA: COME SI POSSONO RIMPATRIARE, CONTRO LA LORO VOLONTA’, DEI PROFUGHI DI GUERRA PER CONSEGNARLI IN TEORIA AL NEMICO, LO SA SOLO LUI… POI CI SI METTE ANCHE FRATTINI CHE SPACCIA UN’INTESA INESISTENTE CON LE NAZIONI UNITE E VIENE SUBITO SMENTITO

Domani il nostro governo firmerà  l’accordo per il rimpatrio dei migranti in Libia.
Ad annunciarlo lo stesso presidente del Consiglio durante la conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri.
”Firmeremo con il Cnt libico — ha detto il premier — per poter riportare in Libia i migranti che sono venuti in Italia. E’ un fatto molto importante”.
Sul fronte operativo della gestione dei migranti, Roberto Maroni ha annunciato che è stato allungato il tempo di permanenza nei Cie da sei a diciotto mesi, attraverso una procedura di garanzia che passa attraverso il giudice di pace.
Berlusconi ha poi affrontato la questione libica, uno dei punti che maggiormente mettono a rischio l’alleanza con la Lega Nord, ma senza toccare il tema del ritiro dal territorio: “Non è stato affrontato, ma siamo molto attenti sviluppo delle azioni militari. Noi siamo entrati nell’alleanza con voto del Parlamento e con l’ok del Capo dello Stato. Siamo lì e seguiamo evolversi situazione che non vogliamo si trasformi in una palude e speriamo possa terminare presto con la cessazione dell’attuale regime”, ha spiegato Berlusconi.
La posizione del Cavaliere in qualche modo recepisce e rilancia le parole del ministro dell’Interno Bobo Maroni che solo ieri aveva chiesto di smetterla di spendere soldi per i bombardamenti in Libia.
Intanto, questa mattina il ministro degli Esteri Franco Frattini aveva già  annunciato la firma sull’accordo di domani.
In una intervista al Tg1, Frattini ha precisato che il Cnt “si impegna da subito anche al rimpatrio degli immigrati clandestini” e questo, sottolinea, dimostra “la serierà  dell’impegno” di Bengasi nel rapporto con l’Italia.
Dopodichè ha detto che l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) “è pienamente coinvolto in controllo flussi”.
Particolare che però viene smentito dallo stesso Unhcr che dichiara di aver appreso “con stupore” quanto dichiarato da Frattini.
In una nota, l’Alto commissariato precisa che “non vi è alcun tipo di coinvolgimento riguardante tali operazioni e ribadisce la propria contrarietà  a ogni azione di respingimento in mare di migranti diretti verso le coste italiane. Dall’inizio della crisi in Libia — prosegue l’agenzia Onu — oltre un milione di persone si sono riversate nei paesi confinanti, in particolare Tunisia e Egitto, che, nonostante la delicata fase di transizione, hanno continuato a lasciare le frontiere aperte, ottemperando ai loro obblighi internazionali. Ad oggi dalla Libia sono giunte in Italia circa 18mila persone, meno del 2 per cento del totale dei fuggiaschi. L’Unhcr auspica quindi di poter chiarire con la Farnesina la natura di tali affermazioni”.
Tanto per capirci, Maroni ha bisogno di rifilare ai beoni di Pontida l’ennesima patacca. La norma è palesemente illeggittima e verrà  cassata come merita.
Ma si è mai vista una nazione seria che consegna dei profughi (potrebbero essere sostenitori di Gheddafi scappati dalle zone sotto controllo dei ribelli, ad es.) fuggiti da una zona di guerra ai loro nemici?
E’ vietato dalla legislazione internazionale, qualcuno glielo vada a dire al sassofonista.

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UNA PRECARIA SCRIVE AL MINISTRO BRUNETTA: “LE SUE PAROLE? AGGHIACCIANTI”

Giugno 16th, 2011 Riccardo Fucile

“HO DOVUTO SENTIRE IN TANTI ANNI TROPPE PAROLE UMILIANTI…IO   E LA MIA FAMIGLIA ABBIAMO FATTO TANTI SACRIFICI ECONOMICI MA CONSERVIAMO LA NOSTRA DIGNITA’…QUESTA ITALIA PEGGIORE NON L’HANNO CREATA I GIOVANI COME ME, L’AVETE REALIZZATA VOI”

Caro ministro,
ieri sera ho visto il video del suo convegno con fuga.
Era una giornata felice perchè in questi giorni è così che mi sento, grazie alla rinascita di una fiducia nella politica, una buona politica (quella fatta da 27 milioni di cittadini).
Grazie al fatto che per tanto tempo ho sofferto un senso di impotenza dinanzi a un mondo che mi piaceva sempre meno e che mi scivolava davanti senza che me ne sentissi parte, in un’età  in cui dovrei sentire che il mondo è mio.
E invece ora mi sembra di aver partecipato a un momento storico.
Non solo per l’esito del referendum, ma per il significato che esso ha avuto, almeno per me.
La possibilità  di credere di nuovo che il mio voto conta nelle decisioni di uno Stato, che se per la Costituzione (che io amo) il popolo è sovrano, lo è anche per il Paese reale.
Eppure ieri sera ho visto una scena in cui un ministro della Pubblica amministrazione cercava di evitare il confronto con dei ragazzi perchè aveva un treno da prendere e che poi, dopo averli invitati a salire sul palco, li ha snobbati senza sentire cosa avessero da dire.
«Siete l’Italia peggiore».
L’Italia peggiore.
Queste parole non mi hanno lasciata indifferente come molte, troppe parole umilianti che ho sentito dire in questi anni.
Le trovo agghiaccianti, signor ministro.
Agghiaccianti per me che ho studiato anni, con sacrifici economici miei e della mia famiglia, mettendo in difficoltà  rapporti di amicizia e non, perchè dovevo a tutti i costi raggiungere i miei obiettivi.
Ora le mie soddisfazioni le prendo anche. Ma sempre con lavori precari.
Credo, signor ministro, che la sua affermazione sia offensiva ma soprattutto errata.
Primo: quei ragazzi non erano forse precari della Pubblica amministrazione, di cui lei è responsabile?
Secondo: lei fa parte della nostra classe dirigente, questa Italia peggiore l’avete creata voi. Terzo: è questa Italia peggiore che manda avanti il resto dell’Italia.
Quarto: questa Italia peggiore è il futuro dell’Italia, quindi badi alle persone con cui parla e pensi a che futuro desidera costruire per il suo Paese.
Quinto: se noi siamo l’Italia peggiore, dobbiamo ancora trovare un termine per tutta quella parte di mondo di cui sopra in cui noi non ci riconosciamo.
L’elenco potrebbe continuare, signor ministro, ma lascio perdere perchè, pensi, io precaria non ho neanche la possibilità  di dimettermi per affermazioni fuori luogo.
Tuttavia mi consolo perchè guardandomi attorno mi rendo conto che io potrò anche fare quattro lavori per arrivare a uno stipendio. ma c’è gente a cui non bastano quattro parole per arrivare a un pensiero intelligente.

Alessandra Erriquez
(da “Il Corriere della Sera“)

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LA PRECARIA CHE HA FATTO ARRABBIARE BRUNETTA: “VOLEVO SOLO FARGLI CAPIRE CHE CHIEDIAMO RISPETTO”

Giugno 16th, 2011 Riccardo Fucile

“VOLEVAMO AVERE VOCE E IL MINISTRO, CON IL SUO COMPORTAMENTO NEVROTICO, CE L’HA DATO INVOLONTARIAMENTE”

La donna che ha fatto «arrabbiare» Brunetta si chiama Maurizia è laureata in Orientalistica, ha un master, un dottorato, ha fatto diverse missioni all’estero, è precaria da 15 anni di cui 6 ad “Italia Lavoro” dove si occupa di immigrazione.
E non vuole un posto fisso.
Cosa voleva dire al ministro?
Volevo fargli capire quale può essere l’altra faccia dell’innovazione di cui parla: un lavoro precario, senza tutela e riconoscimento. Volevo spiegargli questo paradosso: come i miei colleghi mi occupo di reinserimento nel mondo del lavoro di soggetti fragili, ma la mia agenzia produce per prima precarietà , disoccupazione e spreco delle competenze. Tradisce la sua missione. Questo volevo fargli sapere, e con grande educazione.
Brunetta dice che siete provocatori, che volete il posto fisso e che in questo paese nessuno è disposto a scaricare le cassette al mercatogenerale. E’ così?
Il provocatore è lui, la smettesse di insultare i precari dicendo che non hanno voglia di lavorare. A noi lui non interessa, non è il nostro obiettivo. Se a quel convegno ci fosse stato Sacconi o la Polverini sarebbe stato lo stesso: volevamo avere voce e il ministro, grazie al suo atteggiamento nevrotico, ce l’ha data. Quanto al posto fisso non tutti i precari lo vogliono. Chiedono – prima ancora – tutele, rispetto delle competenze, continuità  nel reddito.
Cos’ha pensato quando il ministro è scappato?
Che è debole e molto arrabbiato per via delle amministrative e dei risultati del referendum.
Perchè avete formato una Rete? Il sindacato non vi tutela?
I sindacati, come i partiti, non sempre riescono a rappresentarci, ma quando lo fanno la collaborazione funziona
Pensa che Brunetta debba dimettersi?
Spero che a dimettersi sia tutto il governo

(da “La Repubblica“)

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FATEGLI LA CARITA’

Giugno 16th, 2011 Riccardo Fucile

I CONSIGLI DI MARCO TRAVAGLIO AL PREMIER PER UN PIANO DI AUSTERITY E DI RISPARMIO DOPO CHE BERLUSCONI, DI FRONTE ALLA PROSPETTIVA DI DOVER PAGARE 450 MILIONI DI RISARCIMENTO A DE BENEDETTI, HA DETTO: “NON SO DOVE TROVARE I SOLDI”

Si sono svolte in Sant’Ambrogio le esequie del sen. Romano Comincioli, compagno di classe e di altre belle cose di Silvio B., presente alla cerimonia.
Funerale anomalo: le salme erano due, ma ne è stata tumulata una sola.
In chiesa anche Ricucci, Mora, Minetti, don Verzè, Confalonieri, Paolo B., Schifani e alcuni incensurati nascosti nel tabernacolo.
Al termine della toccante cerimonia, distrutto dal dolore, il premier in gramaglie ha pianto sul sagrato con gli ex compagni per la dipartita di quanto ha di più caro: i soldi che dovrà  presto restituire a De Benedetti per lo scippo Mondadori se sarà  condannato anche in appello: “Rischio di dover pagare 750 miliardi di lire. Ma dove li trovo i soldi?”.
Al drammatico interrogativo proviamo a rispondere noi, ormai gli unici a volergli bene, con alcuni suggerimenti che sgorgano dal cuore per un piano draconiano di austerità  con tagli lineari, orizzontali ma anche verticali per non escludere Brunetta.
1) Pdl: eliminare i peli superflui, dunque Frattini e Alfano (che nel primo mese da segretario unico non ha ancora trovato nemmeno una sedia dove sedersi).
Restituire, ove possibile, i prestiti d’uso ai legittimi proprietari: Cicchitto alla P2, Ferrara alla Cia, Quagliariello a Pera, Capezzone a Pannella, Apicella alla pizzeria Marechiaro, Dell’Utri a Cosa Nostra, Formigoni al suo stilista, Gasparri a Mel Brooks, la Santanchè a chi se la piglia.
Tre coordinatori sono troppi, tanto più che talvolta sparisce l’argenteria.
Uno basta e avanza: Bondi, che s’accontenta di pane e acqua, non fa rumori molesti, non sporca e dove lo metti sta.
2) Governo. Tagliare i rami secchi restituendo Brunetta a Biancaneve o all’Unione Venditori Gondolette P.za San Marco, la Carfagna a Davide Mengacci o alla Calendari Camionisti Production, Giovanardi e la Gelmini all’Intelligence.
3) Mediaset. Trasferire Mastrota e Vinci da Canale5 alla Rai al posto di Santoro, così li paghiamo noi. Tosare Fede: lui sa perchè.
4) Mondadori: sfoltire l’iperproduzione limitandosi ai libri con aspettative di vendita sopra le 10 copie. Ergo basta poesie di Bondi. Che può sempre metter su una casa editrice (Bondadori).
5) Medusa. Spostare Rossella, che solo di aperitivi, noccioline e olive costa un occhio, a Raicinema, per la logica Vinci-Mastrota.
6) Milan. Cedere Pato. O, se proprio insiste, lo paga Barbara.
7) Stampa e propaganda. Ridurre permanenti a Veneziani, colpi di sole a Del Noce e mèches a Facci.
Eliminare i doppioni: se hai già  Feltri, a che ti serve Sallusti? Se hai già  Ostellino, a che ti serve Signorini? Se hai già  il Giornale, a che ti serve Libero (e viceversa)? Se hai il Foglio, a che ti serve il Foglio?
8) Bigiotteria. Affiancare a B. infermieri di sesso maschile, pronti con la camicia di forza appena lo coglie il raptus dello shopping compulsivo (collanine, farfalline, perline & affini).
Persuadere Paolo B. a trovarsi un lavoro onesto e vivere con mezzi propri.
9) Day Hospital. Razionalizzare lifting (max 1 l’anno), trapianti piliferi e penieni (1 al mese), catramatura parietale (1a settimana).
10) Cosa Nostra. Sospendere o rateizzare versamenti ai clan: nei momenti di crisi tutti si devono sacrificare, a partire dagli amici.
11) Nano real estate. Cinque ville al mare sono più che sufficienti, vendere o affittare le altre 95. Subaffittare loculi eccedenti mausoleo Arcore e inviare fattura del suo a Fede: lui sa perchè.
12) Hardcore. Avvertire i fornitori di gnocca di alleggerire i cargo per villa S. Martino (non più 30 ragazze, ma 10 posson bastare, evitando però le gemelle se no sembran 9). Ricondurre le Papi-girl all’autosufficienza finanziaria e recuperare le somme già  versate, con le buone (tagliando le mani al ragionier Spinelli) o con le cattive (ricattandole con la minaccia di sputtanarle per sempre rivelando che sono state a letto con B.).
Recuperare laser anti-depilazione da 60 mila euro donato a Ruby perchè non si prostituisse e metterlo su eBay pregando molto.

Marco Travaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)

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PUO’ COSTUI RESTARE MINISTRO E RAPPRESENTARE L’ITALIA?

Giugno 16th, 2011 Riccardo Fucile

LA PENOSA ESIBIZIONE DI BRUNETTA MENTRE INSULTA UNA LAVORATRICE PRECARIA E’ L’IMMAGINE DELLA ARROGANTE PRESUNZIONE DEL PARTITO DEGLI ACCATTONI….LA PARTE PEGGIORE DELL’ITALIA LA RAPPRESENTA LUI

Basta osservare il video che immortala il ministro Brunetta mentre insulta senza motivo alcune ragazze precarie della Pubblica amministrazione (“Siete l’Italia peggiore”) e si vedrà  l’arroganza del potere dispiegarsi nella versione più cruda. Ecco sua eccellenza concludere un fervorino di circostanza al solito convegno sull’innovazione.
Un codazzo di trafelati funzionari si accinge a scortarlo verso più luminosi destini, quando quelle insignificanti (ai suoi occhi) donne chiedono cortesemente di poter dire qualcosa.
Si tratta di ascoltare quanto è difficile la vita delle persone, ma appena sente pronunciare l’orrenda parola “precario” il ministro dà  in escandescenze.
Come una furia si lancia contro un innocuo striscione e lo fa a brandelli.
Poi eccolo sulla berlina di Stato sgommante finalmente lontano da quei cascami della società .
Alcune domande sorgono spontanee.
Da cosa deriva il disprezzo che Brunetta sparge a piene mani verso chi non si genuflette al suo passaggio?
A guardarlo schiumare e agitare i pugni si potrebbe pensare a un’infanzia difficile, ma poi perchè farla scontare agli altri?
Ma il peggio viene dopo, quando impaurito dalla rivolta di massa dei precari scoppiata in rete, il ministro mal consigliato, fornisce su Internet una sua versione dei fatti completamente inventata.
Può un ministro così insensibile davanti al dramma dell’occupazione, così incapace di dominare le proprie deplorevoli pulsioni, così maldestramente portato a manipolare la verità , può costui restare al suo posto?

(da “Il Fatto Quotidiano“)

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UN ROTTAMATORE ANCHE NEL PDL: “IL CAPO SI FACCIA DA PARTE”

Giugno 16th, 2011 Riccardo Fucile

IL DEPUTATO GERARDO SOGLIA: “MIA FIGLIA NON DEVE VERGOGNARSI DI DIRE AI SUOI COMPAGNI CHE IL PAPA’ E’ UN PARLAMENTARE DEL PDL”… “MI SPAZZERANNO VIA MA DEVO DIRLO, ARIA NUOVA O CI TIRERANNO LE MONETINE”

Solo gli stolti pensano di dover dimostrare più coraggio di quel che possiedono. E lei non è stolto.
Ma un po’ di paura persiste. La mia Camera rischia di terminare prima ancora di vederla iniziata.
Annulli l’intervista.
Continuiamo
Dall’ultima fila del Pdl si alza la mano dell’onorevole Gerardo Soglia.
Sono un moscerino e basta un colpo di tosse per annullarmi alla vista.
Il moscerino si posa sull’orecchio di Berlusconi. Non lo vede, ma ascolta la vocina.
Presidente, con tutto il rispetto possibile e anche l’amore filiale e la riconoscenza che le devo per avermi fatto mettere piede a Montecitorio
Con tutto l’amore possibile, prosegua.
Se non stiamo attenti gli italiani inizieranno a tirarci le monetine. Lei ha la scorta e magari le scansa, io no e le prendo in faccia.
Pensa al bene del Pdl o al bernoccolo sulla sua testa?
Anche al bernoccolo. Perchè mia figlia deve avere vergogna di dire ai suoi compagni di classe che il papà  è parlamentare berlusconiano?
Con tutto l’amore possibile, prosegua.
Presidente, dia la guida a un quarantenne.
Lei quanti anni ha?
Quanti ne ha Angelino Alfano. Lui potrebbe cambiare tutto. Una intera generazione da promuovere, una intera generazione da pensionare.
Il moscerino Soglia rottama Berlusconi?
Magari ho sbagliato verbo. Lui è il padre della Patria, o se crede l’azionista di riferimento del Pdl.
Tanti colleghi la invidieranno per l’audacia che mostra.
Un colpo di tosse e addio Montecitorio per il moscerino Soglia.
In tutta franchezza temo che lei possa avere ragione.
Mamma mia che frittata!.
Ha però le stimmate del gladiatore.
Tanto il mio destino è segnato.
Non indietreggi e tiri fuori tutto, ora è il momento.
Ci vorrebbe una rivoluzione generazionale. Taglio delle tasse per dare lavoro finanziandole con l’aumento dell’imposizione fiscale sulle rendite.
Soglia, ma questa è la proposta del Pd!
Ma è giusta!.
Ma lei dove milita?
Mi è stato chiesto di iscrivermi al gruppo dei responsabili per aiutarli a fare numero. Ma fare numero non mi basta più.

Caporale Antonello
(da “La Repubblica“)

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COSA HA IN MENTE TREMONTI: RIVOLUZIONE NEGLI AIUTI ALLA FAMIGLIA, STOP DETRAZIONI FISCALI, PIÙ ASSEGNI INPS

Giugno 16th, 2011 Riccardo Fucile

IN PRATICA UNA COMPENSAZIONE A COSTO ZERO TRA LIEVE ALLEGGERIMENTO FISCALE IN CAMBIO DI UN AUMENTO DELL’IVA E DI UNA RIDUZIONE E RAZIONALIZZAZIONE DEL WELFARE

Detrazioni per abbonamenti a bus e metro, per palestre, per spese funebri: rivolgersi al Fisco. Esperimenti come la social card per anziani indigenti, oppure bonus bebè da 1.000 euro per i nuovi nati: rivolgersi all’Inps.
II ministro dell’Economia Giulio Tremonti ieri è tornato alla carica scoprendo le carte dell’intervento che potrebbe tentare: fisco e assistenza, erario e Inps, sono due torri di Babele. Dove, nel corso degli anni, si sono cumulate detrazioni con finalità  assistenziali che consentono di ottenere sconti dalle tasse e che spesso di sovrappongono con analoghi e simili interventi ad erogazione diretta da parte dell’Inps.
Proprio per questo uno dei quattro tavoli preparatori della riforma fiscale, guidato da Mauro Marè, si intitola «Aree di sovrapposizione tra Stato fiscale e Stato sociale».
Di fatto due Welfare. Che camminano ciascuno per conto proprio.
E poi c’è il tavolo sulla giungla delle agevolazioni, guidato da Vieri Ceriani.
II bilancio è già  stato annunciato da Tremonti: ci sono 471 agevolazioni fiscali pari alla spesa di 161 miliardi.
Ma dentro questo marasma – che prevede circa 80 voci di agevolazione nella denuncia dei redditi – c’è di tutto.
Si parte con le fondamenta dell’assistenza: dalla parte dell’Inps ci sono gli assegni al nucleo familiare, dalla parte del modello 730 ci sono le detrazioni per carichi familiari.
Sostanzialmente l’aiuto «orizzontale» di Inps e Fisco volto ad equiparare la pressione sulle famiglie quando ci sono figli, anziani e donne che non lavorano, incide sugli stessi soggetti: l’obiettivo sarebbe quello di unificare e razionalizzare.
Come? Tremonti lo ha già  detto nel Piano nazionale di riforma: «la fiscalità  generale deve finanziare l’assistenza sociale, non sostituirla».
Tradotto: assegni di assistenza targati Inps invece di detrazioni fiscali Irpef.
Anche nel mondo dell’ordinaria assistenza alla famiglia e ai figli per servizi sociali, studio e attività  sportive, regna la confusione.
Ci sono detrazioni fiscali per gli asili nido, per le palestre, per le tasse universitarie, perle abitazioni degli studenti fuori sede.
Ma si è percorsa anche la strada dell’Inps: il bonus bebè, i tradizionali trattamenti di maternità  per le donne che lavorano, gli aiuti alle vacanze studio, i convitti e le case soggiorno.
Senza contare tutta l’attività  del Welfare di prossimità  che viene svolta dai Comuni.
Sul cosiddetto Welfare fiscale pesa poi un altro problema: le detrazioni producono analoghi benefici per ricchi e poveri.
Non c’è un limite di reddito, ad esempio, per avere gli sconti per il mutuo prima casa così come penante altre detrazioni sulla denuncia dei redditi.
Chi se ne intende cita Einaudi: 10 lire non hanno lo stesso valore per chi ci compra il pane e per chi acquista una poltrona a teatro.
Gli anziani, i cui eredi hanno la magra consolazione di detrarre al 19 per cento fino ad un tetto di 1.549,37 euro le spese funebri, vivono con pensioni di reversibilità  e sociali a carico dell’Inps. Come pure trovate estemporanee, del tipo social card per chi ha i capelli grigi ed è indigente, sono state gestite recentemente dall’Inps.
Anche perchè sono redditi talmente bassi che il fisco, con detrazioni e deduzioni, non arriva a dare un vero e proprio sollievo: come avviene per beneficiare della detrazione della badante. Spesso chi ne ha bisogno non arriva ad un reddito tale da poter beneficiare delladetrazioneda 2.100 euro.

Petrini Roberto
(da “La Repubblica“)

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CARROCCIO CHE ABBAIA MA NON MORDE

Giugno 16th, 2011 Riccardo Fucile

CERTE USCITE DI MARONI E CALDEROLI IN PASSATO HANNO AVUTO LA STESSA FREQUENZA DELLE PREVISIONI DEL TEMPO…LE TRE RAGIONI PER CUI LA LEGA NON PUO’ ROMPERE CON BERLUSCONI

Tutto il mondo antiberlusconiano attende le prossime decisioni di Bossi come si potrebbe attendere la venuta di un messia.
Si aspetta con ansia che la Lega «stacchi la spina» al governo, e faccia finalmente ciò che non sono riusciti a fare la sinistra, le toghe rosse e la stampa comunista (ossia tutte le toghe e tutta la stampa, secondo il parere di Berlusconi).
Che sia domenica prossima a Pontida, oppure martedì in Parlamento, oppure ancora in qualche riunione ad Arcore o a Gemonio, non si sa.
Ma che un’ora segnata dal destino stia per battere nei cieli della Padania, è dato per scontato.
La Lega divorzierà  dal Cavaliere perchè non ha nessuna intenzione di affondare con lui: questo è ciò che si pensa.
E quella frase pronunciata l’altro ieri da Calderoli – «siamo stanchi di prendere sberle» – alimenta le speranze.
Le richieste di cambio di passo di Maroni, ancor di più.
Basterebbe però sfogliare le raccolte dei giornali per rendersi conto che certe uscite come quelle di Calderoli e Maroni hanno più o meno la stessa frequenza delle previsioni del tempo. Da mesi, non c’è praticamente giorno in cui non si registri qualche affondo contro il Pdl.
I leghisti hanno minacciato di lasciare il governo per l’intervento in Libia; hanno annunciato «mani libere» alle elezioni amministrative; ne hanno dette di tutti i colori sulla campagna elettorale di Berlusconi a Milano.
E così via.
Alle parole, però, non sono mai seguiti i fatti.
Su tutte le questioni che stanno davvero a cuore al Cavaliere, i leghisti non hanno mai fatto mancare il loro appoggio.
Hanno votato per salvare Caliendo e Cosentino; hanno votato il legittimo impedimento e si sono detti pronti a fare altrettanto sul processo breve; hanno votato perfino per trasformare Roma ladrona in Roma capitale.
La Lega ha confermato finora il vecchio proverbio secondo il quale can che abbaia non morde. E dunque c’è il fondato sospetto che anche questa volta tante attese potrebbero andare deluse. La Lega è certamente preoccupata per l’aria che tira, e ha capito che l’alleanza con Berlusconi non ha prospettive.
Ma davvero è intenzionata a divorziare dal Cavaliere?
Almeno tre ragioni le suggeriscono di non farlo. La prima è di ordine pratico.
La Lega è al governo con il Pdl in tre regioni – Piemonte, Lombardia e Veneto – che da sole valgono più di mezza Italia.
Che ne sarebbe di quelle giunte se si rompesse con Berlusconi?
La seconda ragione è che mandare a casa il Cavaliere per partecipare a un eventuale governo tecnico vorrebbe dire mettere la faccia su una manovra finanziaria da quaranta miliardi di euro. Con quali speranze potrebbe poi ripresentarsi agli elettori?
Infine c’è un terzo motivo. Non si sa quanto sia reale e quanto invece una leggenda metropolitana.
Sta di fatto che da anni nel mondo politico si giura sull’esistenza di un accordo che Berlusconi e Bossi avrebbero sottoscritto nel 2001, quando si rimisero insieme dopo il divorzio del 1994. Scottato dal primo tradimento, il Cavaliere si sarebbe cautelato facendo mettere nero su bianco i termini dell’accordo.
E sarebbero termini che Bossi avrebbe tutto l’interesse a non violare. Non sappiamo se sia vero oppure no. Sta di fatto che da quel 2001 la Lega ha spesso strillato e minacciato: ma poi è sempre rientrata nei ranghi.
Ecco perchè anche domenica prossima l’adunata di Pontida potrebbe partorire nulla di più che qualche annuncio e qualche slogan, magari più colorito del solito.
Solo in un caso la Lega potrebbe davvero rompere con Berlusconi: se la sua base mostrasse, in modo ancor più deciso di quanto ha mostrato alle amministrative e ai referendum, di non poterne davvero più.
Ma in quel caso assisteremmo probabilmente, oltre che alla fine di un’alleanza, anche alla fine di una leadership. Quella di Bossi.
Perchè vorrebbe dire che pure lui, e non solo Berlusconi, ha perso la capacità  di intercettare per tempo gli umori del proprio popolo.

Michele Brambilla
(da “La Stampa“)

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ONDATA ANTI-GOVERNO: OGGI LA META’ DEGLI ITALIANI NON SAPREBBE COME VOTARE ALLE POLITICHE

Giugno 16th, 2011 Riccardo Fucile

L’ANALISI DI MANNHEIMER: I DELUSI PDL PORTANO GLI INDECISI AL 50%…ALLE URNE UN LEGHISTA SU DUE

Alcuni – grosso modo un italiano su sei – hanno deciso di andare a votare solo all’ultimo momento.
Ma la maggior parte dei votanti era già  orientata a partecipare da un mese o più, ancora prima che la campagna elettorale entrasse nel vivo.
È un altro segnale della particolare attenzione che i cittadini hanno avuto verso questa consultazione referendaria.
Il fatto che, tra domenica e lunedì, si siano recati alle urne oltre ventiquattro milioni di persone, pari al 57 per cento dell’intero corpo elettorale del nostro Paese – con una particolare accentuazione tra le donne – e che, dopo molti anni, si sia raggiunto il quorum per la validità  di un referendum, mostra come, dopotutto, permanga negli italiani un diffuso interesse verso la politica, specie nel momento in cui essa propone dei temi concreti – ancorchè spesso difficili da comprendere appieno – su cui pronunciarsi.
Insomma, la nota (e crescente) disaffezione verso i partiti politici non comporta un analogo distacco dalla politica in quanto tale e, anzi, stimola gli elettori, quando vengono chiamati alle urne, ad esprimersi.
La partecipazione, che da sempre ha connotato la cultura politica del nostro Paese, rimane una caratteristica del nostro elettorato.
Il significato politico del voto è già  stato sottolineato in varie sedi: l’esistenza di una grandissima prevalenza di bocciature delle proposte del governo e il fatto che queste ultime costituiscano, come ha sottolineato D’Alimonte, la maggioranza assoluta anche degli aventi diritto al voto (e non solo dei voti validi) conferma l’esistenza di un esteso movimento contro l’esecutivo.
Si tratta di un fenomeno che però non coinvolge soltanto gli elettori del centrosinistra, ma è arrivato a toccare segmenti significativi dello stesso elettorato attuale dei partiti di governo.
Le prime analisi scientifiche confermano come tanti cittadini, che pure dichiarano oggi nei sondaggi di avere l’intenzione, in caso di elezioni politiche, di votare ancora per i partiti di centrodestra, si sono recati alle urne in occasione dei referendum e, per buona parte, hanno votato sì, contro le indicazioni delle stesse forze politiche per cui parteggiano.
In particolare, secondo le dichiarazioni rilasciate nei sondaggi, ha votato circa il 45 per cento dell’elettorato potenziale odierno del Pdl e il 40 per cento di quello della Lega.
Costoro hanno voluto segnalare in questo modo la propria delusione e, in certi casi, il proprio dissenso rispetto alle scelte – o, meglio, all’assenza di scelte – percepita (sia pure con alcune eccezioni relative a taluni provvedimenti) nell’attività  di governo in questi ultimi anni.
Ma c’è un altro elemento interessante che emerge dalle ricerche: il fatto che l’esito del referendum sembra avere subito stimolato un mutamento nelle intenzioni di voto: si registra infatti un passaggio significativo dai votanti potenziali per il Pdl agli indecisi, che toccano oggi il 50 per cento e tra i quali, ciononostante, ben il 59 per cento si è recato alle urne.
Non sappiamo, naturalmente, se questi flussi costituiscano una reazione momentanea o un fenomeno destinato a proseguire: sta di fatto che anche questo dato mostra come la motivazione principale delle scelte dei cittadini in occasione del referendum sia stata l’atteggiamento critico verso il governo.
Certo, ha contato anche il merito dei quesiti, specie quello relativo al nucleare.
E, ancora, hanno avuto largo rilievo le modalità  di diffusione delle ragioni del sì.
Come è stato già  sottolineato, l’esistenza della piazza virtuale rappresentata da Internet ha contribuito non poco a diffondere e a rafforzare le motivazioni del sì, mobilitando molti indecisi e tentati dall’astensione.
Sul web, l’argomentazione delle considerazioni avverse alle proposte del governo è stata ampia, efficace e, soprattutto, praticamente senza contraddittorio: sono stati rarissimi e assai sporadici infatti, in quella sede, le obiezioni e i contributi tendenti a suggerire il no o l’astensione.
Le forze di centrodestra non hanno saputo (o voluto) utilizzare il contesto in cui oggi, sempre di più, si formano le opinioni di molti cittadini: il web.
Ma la spinta principale a portare al voto è stata certamente, come si è detto, l’atteggiamento antigovernativo e, specialmente, antiberlusconiano.
L’avversità  crescente verso il Cavaliere costituisce un trend in corso già  da diversi mesi: non a caso, oggi il livello di popolarità  del presidente del Consiglio – e del governo stesso nel suo insieme – ha toccato i livelli più bassi da molto tempo a questa parte.
Le recenti amministrative hanno costituito un primo momento in cui questo clima di opinione si è concretizzato nelle scelte dei cittadini nell’urna.
L’esito dei referendum conferma questo trend e ne costituisce l’espressione.

Renato Mannheimer
(da “Il Corriere della Sera“)

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