Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
VERBANIA, IL SENATORE INDAGATO AI PM: “DIFESI IL MADE IN ITALY”
Il senatore che si picca e picchia, la dinastia che tra faide e agguati a pistolettate (forse) autoprodotti somiglia ormai a Dynasty, il pensionato ex dipendente di banca che diventa il ragioniere del male, e intanto dai rubinetti scende un gran marcio, fondi neri, conti esteri, evasione.
L’orizzonte resta ampio, dolce e vario, il lago Maggiore da una parte e il lago d’Orta dall’altra.
Ma sempre dai rubinetti si deve partire. Per tradizione, essendo questo il distretto nazionale delle valvole che a fatica resiste alla concorrenza cinese; e per l’andazzo attuale, con l’inchiesta delle Procure di Verbania e Novara sulla frode fiscale da 200 milioni della Giacomini spa – colosso dei rubinetti, degli impianti di riscaldamento e raffreddamento, oltre 130 milioni di fatturato – e la partecipazione della Lega.
Lo chiamano il senatore ultrà , lui si vanta d’aver mandato a quel paese Renato Schifani, non rinnega le risse alle partite del Verbania calcio, del quale Enrico Montani, 45 anni, è patron e la moglie presidentessa.
La squadra in tre anni è salita di due categorie, dalla Promozione alla Serie D.
Merito della campagna acquisti voluta dallo stesso Montani, in quest’inchiesta indagato per corruzione aggravata.
Battagliando a Palazzo Madama avrebbe favorito i Giacomini per ottenere contributi nel settore dell’energia eolica con l’aiuto del sottosegretario alla Giustizia Andrea Zoppini, indagato per frode fiscale e dimessosi.
Ieri mattina Montani si è presentato in Procura. «Mi sono battuto per il made in Italy contro l’invasione asiatica. Mazzette? Nel rispetto delle regole, io ho sostenuto il progetto di un’azienda locale da 800 dipendenti che dà lavoro a un paese intero, San Maurizio d’Opaglio».
Del flusso di denaro oltreconfine dei Giacomini, Montani dice di non saper nulla.
Del resto, Corrado ed Elena Giacomini, i due fratelli arrestati, «li ho visti quattro volte in tutto».
Pari allo zero gli incontri con l’ultimo Giacomini, Andrea, 40 anni, estromesso dall’azienda e grande accusatore delle presunte malefatte fiscali della Giacomini spa.
I magistrati, coordinati dal procuratore capo di Verbania Giulia Perrotti, cercano di ricostruire il trasferimento all’estero di ingenti somme di euro. Lussemburgo e Nordafrica. I carabinieri di Novara, che conducono le indagini, hanno effettuato lunghe trasferte aeree per accertamenti saltando tre notti consecutive di riposo.
Non riescono a pigliar sonno, nel caldo affollato delle celle, Corrado ed Elena, 56 e 53 anni, strappati al lusso delle ville sul lago d’Orta.
Niente penitenziario ma domiciliari per Giulio Sgaria, classe ’38, vecchio dipendente di Intesa Sanpaolo, che gestiva la contabilità parallela della società .
La quarta persona arrestata è Alessandro Ielmoni, noto per esser finito nel crac Parmalat. Avrebbe avuto un ruolo fondamentale e strategico nell’organizzazione criminale. «Mah… Organizzazione criminale…».
La Lega oltre che scettica è infuriata, parla di «gravi violazioni» dei pm a danno di Montani, perquisito «senza che gli sia giunta alcuna richiesta».
Comunque, il senatore si professa «sereno». L’opposizione approfitta per martellarlo e cita il suo cavallo di battaglia da fresco assessore del Turismo di Verbania: «Una balera dove si balli la samba».
E sui Giacomini, cosa dice la gente? Che pare un «giallo». Il 6 settembre, stando alla sua denuncia, tre tipi spararono contro Corrado, a bordo della Porsche.
La descrizione dell’agguato, dal punto di vista balistico, fu considerata poco plausibile. Prima in città si disse che era stato Andrea, ora la vulgata vuole lo stesso Corrado aver imbastito la sceneggiata.
Quanti misteri. Di vero, anzi granitico, qui c’è solo la devozione di Andrea per la Madonna di Medjugorje.
Avrebbe speso un’infinità di soldi, pure questi andati all’estero, e in famiglia non avrebbero gradito.
Andrea Galli
(da “Il Corriere dela Sera“)
argomento: LegaNord | Commenta »
Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEI SINDACI: MANCHERANNO 2,5 MILIARDI DI GETTITO RISPETTO ALLA VECCHIA ICI
Nessuna tassa è bella. Ma se ce n’è una che nasce male, con proprio tutte le caratteristiche per farsi odiare, è la nuova Imu. 
I sindaci, che sono pronti a manifestare in piazza a Venezia il 24 maggio, non hanno dubbi.
L’Imu, dicono, è una tassa che non ha niente a che vedere con la finanza locale, visto che serve solo per ridurre il deficit, mentre ai Comuni rischiano di arrivare addirittura 2,5 miliardi in meno rispetto a quanto incassavano con la vecchia Ici.
Oltre che poco trasparente, insistono i sindaci, l’Imu è pure una tassa ingiusta, perchè colpirà più duramente i Comuni che fin qui hanno fatto i salti mortali per tenere bassa l’Ici o quelli che applicavano delle agevolazioni, che ora dovrebbero essere finanziate una seconda volta.
E, soprattutto, sarà una tassa salatissima per i cittadini.
Secondo i calcoli che saranno presentati oggi a Frascati dall’Ifel, l’istituto di ricerca dell’Anci, l’Associazione dei Comuni italiani, le stime di gettito del governo sono esagerate: mancherebbero all’appello almeno 2,2 miliardi di euro.
Così, per centrare l’obiettivo di bilancio e rimanere sul sentiero che porterà all’agognato pareggio nel 2013, nel corso dell’estate potrebbe esserci la necessità di alzare le aliquote. Un altro uno per mille in più sia sulla prima casa che sugli altri immobili.
A meno di non produrre un buco nel bilancio pubblico di 8-900 milioni di euro, ed un nuovo taglio alle risorse dei sindaci, sul 2012, di 1,3 miliardi.
Che si aggiungerebbe a quello di 2,5 stabilito dal salva Italia e a quello di 1,4 miliardi deciso ad agosto del 2011 dal governo Berlusconi.
Senza contare i 7,9 miliardi di risparmi imposti dalle manovre degli anni scorsi.
Una situazione che i sindaci ritengono insostenibile.
I meccanismi «perversi» dell’Imu, insieme al cordone sempre più stretto del Patto di Stabilità , stanno strangolando la finanza locale.
Se ancora si può parlare di finanza “locale”: i Comuni con l’Imu avranno 2,4 miliardi in più rispetto all’Ici 2010, ma subiranno un taglio dei trasferimenti e del fondo di riequilibrio di 5 miliardi di euro.
Così, sottolinea lo studio dell’Ifel, lo Stato incassa 13 miliardi in più, e i sindaci perdono quasi il 30% del gettito garantito dalla vecchia Ici.
Per cui, se vorranno avere le stesse risorse di prima, dovranno alzare le aliquote dell’Imu. I cittadini, insomma, dovranno pagare più tasse per ottenere gli stessi servizi.
Tasse che saranno, per giunta, tanto più alte rispetto al passato, quanto in passato erano più basse rispetto alla media.
In un Comune che aveva l’aliquota Ici al 4 per mille i cittadini pagheranno tre volte tanto, mentre in un municipio che l’aveva al 7 per mille l’aumento sarà molto più contenuto (e in entrambi i casi le risorse a disposizione del Comune restano identiche).
E siccome la perequazione «perversa» garantisce ai Comuni il gettito attuale, a prescindere dal regime preesistente dell’Ici, saranno ancor più penalizzati i sindaci che adottavano regimi di agevolazione per gli affitti, o le fasce deboli.
Per reinserirli, ora, il Comune dovrà trovare una nuova copertura. In pratica, se li finanzierà due volte.
Finita qui? Magari.
C’è sempre il problema del gettito, che secondo l’Ifel non sarebbe sufficiente a garantire i risultati attesi sul fronte della finanza pubblica.
Le stime dell’Economia sono fondate sui dati catastali, quelle dell’Ifel sono proiezioni sulle basi imponibili Ici (le stesse dell’Imu) fatte dopo 1.200 sondaggi presso i municipi. E divergono un bel po’.
Quelle del governo sono in media del 15% più alte di quelle dei Comuni.
In regioni come Toscana, Emilia Romagna, Marche e Liguria le stime del Mef superano quelle dei Comuni del 20%, ma ci sono regioni come la Basilicata, la Sardegna e il Molise, dove addirittura succede il contrario.
Consapevole del rischio, il governo ha già messo in cantiere una verifica del gettito sulla base dell’acconto Imu di giugno.
Secondo l’Ifel si rischia di avere un minor gettito dall’imposta tra 1,9 e 2,5 miliardi di euro.
Fossero 2,2 miliardi, peserebbero per 400 milioni sui Comuni e 800 sullo Stato, e per recuperare il buco, servirebbe un aumento delle aliquote Imu piuttosto forte.
L’un per mille in più sulle aliquote base, che passerebbero dallo 0,4 allo 0,5% per l’abitazione principale e dallo 0,76 allo 0,86% per tutti gli altri immobili.
Mario Sensini
(da “Il Corriere della Sera“)
argomento: casa, Comune | Commenta »
Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
E’ INACCETTABILE UN NUOVO ATTACCO ALLE INDENNITA’ DI ACCOMPAGNAMENTO
Ci risiamo. Come due anni fa, forse peggio. Allora almeno c’era un emendamento alla legge finanziaria da bloccare, e la mobilitazione del 7 luglio 2010 fermò il Parlamento prima che venisse approvato lo scempio di un attacco all’indennità di accompagnamento e di un innalzamento della percentuale di invalidità per ottenere i benefici previsti dalle leggi.
Adesso ci sono solo le voci, le indiscrezioni, gli articoli che spaventano le famiglie e le associazioni.
Ma la paura è la medesima di due anni fa, accresciuta dal contesto di crisi del Paese e dalla necessità assoluta del Governo di far cassa e di ridurre la spesa sociale.
E così dopo la manifestazione delle famiglie di sabato 12 maggio, ora scendono in campo anche i grandi coordinamenti nazionali, la Fand e la Fish, per indire lo stato di mobilitazione e una nuova, grande, manifestazione a Roma il 23 maggio prossimo, fra meno di una settimana.
“In questi giorni il Ministero del Lavoro e quello dell’Economia stanno definendo il testo del decreto che interverrà sull’ISEE e i segnali sono tutt’altro che rassicuranti — scrivono le due organizzazioni in un documento congiunto -. Il nuovo ISEE sarà gravemente svantaggioso per le famiglie in cui è presente una persona con disabilità grave o un anziano non autosufficiente. Le misure in via di adozione prevedono, infatti, di conteggiare come se fossero redditi anche gli aiuti monetari che lo Stato riconosce alle persone con disabilità (assegni di cura, indennità di accompagnamento, pensioni)”.
E aggiungono la preoccupazione ancor più pressante e grave: “Circolano insistentemente voci ancora più inquietanti rispetto all’applicazione futura dell’ISEE. Questo sarebbe applicato anche ai fini della concessione di pensioni e indennità di accompagnamento riservate alle persone con grave disabilità e ad ogni altra prestazione di sostegno all’autonomia personale. Un’ipotesi gravissima e smaccatamente volta a tagliare quel già minimo sostegno economico che lo Stato riconosce in caso di invalidità civile. A pagarne il prezzo sarebbero, ancora una volta, le persone con disabilità e le loro famiglie. Un’ipotesi che le Federazioni delle persone con disabilità respingono decisamente e con sdegno e che nessuna voce ufficiale del Governo ha finora smentito”.
Non c’è dubbio che chiunque conosca da vicino la storia dell’indennità di accompagnamento sa bene che si tratta, in Italia, dell’unica forma per compensare, almeno in parte, le spese maggiori che una persona disabile, e la sua famiglia, sostengono per compensare l’handicap.
Non è una pensione, non è un reddito, è semplicemente un risarcimento, di fronte alla constatazione, da parte dello Stato, che al momento non è possibile garantire attraverso i servizi il principio della parità costituzionale dei cittadini.
Mettere le mani nelle tasche delle persone con disabilità è un’operazione triste, inaccettabile, perfino incomprensibile.
Ecco perchè fino a ieri le grandi associazioni nazionali, che hanno seriamente partecipato ai tavoli di discussione con il Governo, erano ragionevolmente convinte che non si sarebbe arrivati a tanto, neppure in un momento così difficile per il Paese.
Tanto più che appare chiaro come, per fare un buon bottino, occorre davvero colpire in basso, aggredendo redditi familiari modesti, altrimenti il numero delle famiglie che si vedrebbero decurtate le prestazioni e l’indennità di accompagnamento sarebbe irrisorio e ininfluente rispetto alle esigenze di cassa.
Questa misura, se fossero vere e confermate le preoccupazioni di Fish e Fand, sarebbe dunque davvero impopolare, vessatoria e destinata a gettare nell’angoscia centinaia di migliaia di famiglie italiane, già colpite dalla disoccupazione, dalle nuove imposte come l’Imu, dalla perdita di potere d’acquisto degli stipendi e delle pensioni, dal taglio secco dei servizi erogati dai Comuni, dalle Province, dalle Regioni.
Dover parlare oggi di una manifestazione nazionale di protesta, da parte di persone non autosufficienti, in sedia a rotelle, non vedenti, sorde, con disabilità intellettiva, inabili al lavoro, è un dovere civile ma dà anche una sensazione di sconfitta, di amarezza, che solo un pronto riscatto della Politica potrebbe modificare.
Non posso credere che davvero un governo di tecnici ignori le conseguenze di una scelta così dolorosa e ingiusta.
Da qui al 23 maggio c’è ancora tempo per rispondere pubblicamente e per rassicurare, in modo concreto, le associazioni e le famiglie.
Prima che il mondo veda anche questa vergogna.
Franco Bomprezzi
argomento: radici e valori | Commenta »
Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
LO RILEVA UN’INDAGINE SUL MERCATO IMMOBILIARE SUI PRIMI MESI DEL 2012
Schiacciati dal peso della crisi, tra il costo della vita che aumenta e l’effetto Imu che già si fa sentire, sempre più anziani sacrificano la
propria casa: nei primi mesi del 2012, si registra un vero e proprio boom della vendita di immobili in nuda proprietà con un aumento del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Ottantamila anziani hanno già scelto questa formula, soprattutto nelle grandi città , a partire da Roma.
E’ quanto emerge da un’analisi dello Spi-Cgil sull’andamento del mercato immobiliare.
Il fenomeno della nuda proprietà rappresenta “il segno tangibile di una crisi che avanza sempre di più e rischia di aumentare ulteriormente a causa dell’Imu. Con la nuova tassa, infatti, la casa avrà un costo di gestione sempre maggiore costringendo di conseguenza gli anziani a dover ricorrere alla vendita”.
Secondo l’analisi realizzata dal sindacato dei pensionati della Cgil, il primato del ricorso degli anziani alla vendita in nuda proprietà spetta al Lazio, con oltre il 40%.
Il 36% è stato registrato nella sola città di Roma, dove gli annunci di vendita con questa formula erano 2.300 nel 2008, 3.100 nel 2009, 5.100 nel 2010 fino ad arrivare ad 8.700 nel 2011.
Seguono la Lombardia con il 14%, la Toscana con il 12%, la Liguria con l’11%, il Piemonte con il 9% e l’Emilia-Romagna con il 5%.
La situazione attuale porta gli over-65 a dover ‘sacrificare’ la propria casa pur di avere una liquidità che gli possa “garantire il proprio mantenimento a fronte di un potere d’acquisto delle pensioni drasticamente in calo e del costante aumento del costo della vita, dei servizi, dei prezzi e delle tariffe. Altrettanto determinante nella decisione dell’anziano di vendere il proprio immobile in nuda proprietà è la possibilità di avere le risorse con le quali aiutare figli e nipoti alle prese con la crisi occupazionale o con le difficoltà ad accedere al mercato del lavoro”. Senza contare l’effetto Imu, che gli anziani temono rappresenti un “salasso insostenibile”.
(da “La Repubblica“)
argomento: casa | Commenta »