Maggio 10th, 2012 Riccardo Fucile
RESTA L’INTESA CON CASINI PER RIUNIRE MODERATI, RIFORMISTI E FUORIUSCITI PDL
Casini suona il liberi tutti. Le elezioni amministrative sono andate maluccio.
Tanto che Pier Ferdinando Casini cinguetta su Twitter: «Il Terzo Polo non serve più». In realtà , già prima del voto del 6 maggio, il leader dell’Udc aveva in mente prospettive più ambiziose. Per ora, lo chiama Partito della nazione, ma con tutta probabilità il nome cambierà ancora.
L’ambizione è creare una casa capace di ospitare gli orfani della Dc, ma anche del Psi, e gli spaesati di Forza Italia e, soprattutto, i tecnici del governo Monti, affascinati dalla prospettiva di continuare a fare politica. Ma senza dubbio a Casini non serve più tenere insieme le sigle che hanno dato vita al Terzo Polo.
Anzi, i centristi auspicano che anche Futuro e libertà , l’Api di Rutelli e l’Mpa di Lombardo vogliano «sciogliersi in un movimento dei moderati e dei riformisti».
«Fli non serve più». E qui nasce il problema.
Raccontano che Fini non abbia preso affatto bene l’accelerazione di Casini e il de profundis per il Terzo Polo.
Di qui il frettoloso faccia a faccia tra i due. Che, ovviamente, alla fine dell’incontro, assicurano di essere sempre in perfetta sintonia.
Cosa che potrebbe essere vera perchè, in realtà , il leader di Fli ha condiviso l’idea di «andare oltre il cartello terzopolista» già prima del voto del 6 maggio.
«Non serve un partitino del 4,5 per cento che si accontenti di svolgere la funzione di ago della bilancia», ammoniva alla convention futurista di Pietrasanta.
Traduzione: inutile insistere con l’idea di coltivare un partitino che si accontenta di vivacchiare.
Fli, insomma, secondo il suo leader, è stata un’esperienza «nobile e valorosa», ma destinata ad estinguersi, con buona pace di coloro che hanno sperato in un suo rilancio, se non altro per avere la possibilità di occupare poltrone e poltroncine. Speranza delusa, perchè Fini, ora più che mai, ha intenzione di «navigare in mare aperto».
Con Casini, perchè no, sempre che quest’ultimo non voglia semplicemente ritornare all’alleanza con il Pdl.
Per questo, il presidente della Camera ha voluto subito incontrare Casini.
Fini vuole unire moderati e riformisti. Tuttavia, al momento, vuole essere ottimista e prova a scommettere sul nuovo Partito della nazione.
Se il progetto prevedrà il coinvolgimento di tutti i moderati e i riformisti, non solo del Pdl, lui ci sarà .
Lui. Ma che fine farà Futuro e libertà ?
Il vice presidente, Italo Bocchino, parla ancora di una federazione con l’Udc, l’Api e Lombardo. «Code del pleistocene», chiosano i fedelissimi del presidente della Camera.
D’altronde, Fini immagina un orizzonte davvero futurista.
E per raggiungerlo è anche pronto a sacrificare, una volta di più, parte dei suoi.
E’ questa la paura che agita i finiani ex An, che si arroccano della «difesa dell’identità » e, per esorcizzarla, invocano, ancora una volta il ritorno nella politica attiva del capo.
I protagonisti sopravvivono ai partiti.
Ancora lo stesso tormentone: Fini lasci la presidenza della Camera e guidi la riscossa del partito spiegando il progetto del nuovo patriottismo repubblicano in tutta Italia. Gli appelli si moltiplicano sui social network.
Ma Fini, al quale manca un anno per concludere il suo mandato alla guida di Montecitorio, non ha nessuna intenzione di lasciare prima del tempo.
Non lo ha fatto quando contro di lui si sono scatenati i gossip confezionati ad arte da Lavitola, figuriamoci adesso.
Anzi, è convinto di trarre maggiore forza proprio nell’esercizio del suo ruolo istituzionale, che può tenerlo al riparo dalla tempesta che rischia di travolgere i partiti. I partiti, appunto, non i protagonisti di quel cambiamento che ha portato alla caduta di Berlusconi e alla nascita del governo Monti.
E Fini ha dalla sua il merito di aver alzato il dito contro il Cavaliere al momento giusto, provocando il primo scossone nel centrodestra.
E’ questo il capitale che gli permetterà di restare sulla scena politica.
Anche senza Futuro e libertà .
(da “Il Retroscena”)
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Maggio 10th, 2012 Riccardo Fucile
“NON FATE ZIG-ZAG E VINCERETE LE ELEZIONI, COME HOLLANDE”… IL SEGRETO DEL SUCCESSO SOCIALISTA RACCONTATO DAL SUO ARTEFICE
Sorride mentre lo dice: “Vivo come un borghese ma non sarò mai un borghese. Se sei cresciuto in una famiglia operaia, come è successo a me, resti figlio di quella storia per tutta la vita. Io sono figlio di quella storia. E sono figlio della Repubblica”.
Fino a domenica era uno degli uomini politici più eclettici di Francia.
Dal giorno successivo all’elezione di Hollande è diventato (anche) uno degli uomini politici più potenti. È una bella storia quella di Aquilino Morelle: ghostwriter, ma anche capo della campagna elettorale del nuovo presidente francese, uno degli artefici della sua vittoria.
Aquilino — 50 anni — è uomo dalle tante vite: intellettuale, dirigente politico, medico, comunicatore, stratega del candidato socialista.
Enarca (ovvero diplomato all’Ena, la scuola degli amministratori dello Stato), ma anche figlio d’operai e orgoglioso di esserlo.
Passa le sue vacanze a Montalcino, in Toscana, ama l’Italia.
Lo vado a trovare al quartier generale di Hollande.
Aquilino ha un nome italiano, un padre spagnolo, natali parigini, una formazione rigorosamente “repubblicana” e una ricetta semplice e affascinante per le sinistre di tutta Europa: “Nous n’avons pais fait du… zig-zag”. Ovvero: “Una volta approvato il programma elettorale non abbiamo fatto compromessi, nessun calcolo elettoralistico, nessuna marcia indietro, nessun zig-zag! La sinistra ha vinto questa campagna elettorale così, senza trucchi: con la sua faccia e con i suoi valori”. Con la mano traccia nell’aria il gesto della scure: “In ogni passaggio delicato, Hollande ha scelto di andare dritto”.
Nella vostra campagna ha avuto un grande ruolo lo scenario della crisi e la critica al dominio della finanza.
Abbiamo ripetuto sempre una cosa semplice, di cui siamo convinti: per vincere la crisi serve senso di responsabilità . Ma non si può risolvere la crisi attraverso le politiche budgetarie e l’austerità . Non è folle: è inefficace.
Di questi tempi, ripeterlo è considerato eresia o demagogia.
E perchè? Credo che anche i mercati lo abbiano imparato: se non si offre alla gente una credibile prospettiva di crescita nessun debito può essere ripagato.
Si possono convincere i mercati?
Abbiamo vinto, e non è caduta la Borsa. Evidentemente ci siamo riusciti.
Come ha costruito la lingua elettorale di Hollande?
(Sorride). Senza nessuna artefazione. Non sono un personaggio da film americano. Con Hollande facciamo interminabili discussioni, un ping-pong di idee e parole: quando la pallina smette di rimbalzare abbiamo sul tavolo il nostro discorso.
Quale è stato il bene più prezioso in questo lungo anno di lavoro?
(Altro sorriso) Il tempo.
Hollande si fida ciecamente?
Riscrive tutti i testi con maniacale pignoleria, fino all’ultimo momento. Spesso fatico a distinguere cosa viene da uno o dall’altro.
Siete stati accusati di aver promesso troppo…
E perchè? Il nostro progetto politico è serio e repubblicano.
“Repubblicano”, purtroppo, in Italia è aggettivo quasi intraducibile.
Ma è una parola che i francesi capiscono molto bene: è il richiamo ai valori che hanno fatto grande la Francia. La laicità , il progresso sociale, il riconoscimento dell’assistenza a tutti i cittadini. Uno dei cardini della nostra campagna è che il sogno francese che ha permesso la mobilità sociale dei cittadini sia ancora possibile.
Avete promesso di assumere 60 mila professori, lo farete davvero?
(Mi guarda stupito). Sarkozy aveva eliminato 420 mila professori mettendo a rischio il nostro sistema formativo, quindi non si trattava di una promessa elettoralistica ma di una necessità … E poi si tratta di 60 mila posti di lavoro in 5 anni, 12 mila l’anno: abbiamo previsto un costo di 160 milioni di euro l’anno perfettamente sostenibile.
Avete proposto anche una aliquota del 75% sui redditi sopra il milione di euro. in Italia sareste stati accusati di bolscevismo…
(Scuote la testa). Nei momenti di crisi tutti debbono fare sacrifici, e i più ricchi pagare di più. I grandi dirigenti di azienda si erano appena aumentati i salari. Se la sinistra esiste è per ridurre queste ingiustizie.
Avete messo in programma il matrimonio fra omosessuali, in Italia sareste stati accusati di attentato alla famiglia.
(Ride). Quando abbiamo introdotto le unioni civili dei Pacs qualche integralista sosteneva che la società francese sarebbe stata distrutta. Ora non se ne discute più. la politica deve parlare la lingua del futuro, non quella del passato.
Quanti voti vi avrà fatto perdere?
Credo nemmeno uno.
Hollande ha chiesto il voto amministrativo per gli immigrati mentre doveva recuperare i voti della Le Pen. Una follia?
No, semplice coerenza. Era nel nostro programma.
Da voi non vale l’adagio che si vince solo inseguendo il centro?
Siamo la prova del contrario.
Lei sa che anche per il Pd italiano molte di queste parole d’ordine sarebbero insostenibili?
Lo so. Ma noi socialisti francesi siamo sicuramente alla loro sinistra.
Per i cattolici del Pd il riferimento europeo è Bayrou: è un vostro alleato?
Non direi. Ha dato indicazione di voto per Hollande contro Sarkozy, ma è molto legato ai valori cattolici, ha sempre votato contro la sinistra.
E voi potreste allearvi con la sinistra radicale di Mèlenchon
Mèlenchon ha ottenuto un ottimo risultato ma raccoglie forze e culture diverse. Sono loro che devono decidere se vogliono governare. Se lo fanno perchè no?
Avete parlato molto d’Europa: cambierete davvero i rapporti di forza sul Fiscal compact?
Lavoreremo per rinegoziare i termini di quell’accordo, o meglio, per integrarlo con un nuovo trattato.
È possibile?
Abbiamo già cambiato i termini del dibattito prima ancora di vincere, e riscritto gli equilibri con la nostra vittoria.
E ora?
Si apre una nuova, grande speranza: le sinistre socialiste e riformiste d’Europa possono impugnare la bandiera della crescita e rinegoziare le politiche di rigore.
Luca Telese blog
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Maggio 10th, 2012 Riccardo Fucile
IL TROTA (DOPO UNA SETTIMANA) DISCONOSCE IL CERTIFICATO RILASCIATO DALL’UNIVERSITA’ ALBANESE: “NON SONO STATO IN ALBANIA, NON PARLO L’ALBANESE E NON HO TITOLI ACCADEMICI”… RICCARDO BOSSI SI FACEVA PAGARE LE SPESE DI CARROZZERIA DALLA LEGA
Per una settimana intera, la riproduzione di quel diploma di laurea albanese in gestione aziendale, di cui è stata trovata traccia nei documenti sequestrati all’ex tesoriere leghista Francesco Belsito, ha conquistato le pagine dei giornali e alimentato lo scandalo in casa leghista.
E adesso Renzo Bossi, detto ‘il Trota’, ha deciso di parlare per giurare che lui con quella vicenda non c’entra.
Anzi, ne sarebbe “venuto a conoscenza solo adesso”, nel mezzo di quello che lui stesso è convinto sia un “massacro mediatico continuativo” nei suoi confronti ma con l’obiettivo politico di “impaurire” il padre Umberto per la ricandidatura alla segreteria federale della Lega.
“Mi dissocio completamente da quel diploma universitario – dice Bossi jr – Non sono mai stato in Albania, non parlo l’albanese, non ho mai vantato titoli accademici e non sono mai stato a conoscenza di quel documento datato 2010”.
E sempre nella cassaforte di Belsito è spuntata una lettera datata
31 gennaio 2011 e inviata da Riccardo Bossi, fratello maggiore del ‘Trota’, all’ex tesoriere: “Grazie mille per tutto quello che stai facendo e sono a tua completa disposizione per ogni approfondimento che ritieni necessario”.
L’ex tesoriere, come è noto, è indagato per truffa aggravata e appropriazione indebita nell’ambito dell’indagine sui fondi del partito.
Nella lettera sono riportate tutte le spese a cui il figlio del leader del Carroccio deve “fare fronte al 31 gennaio 2011”: 981 euro relativi all’ultimo pagamento per il noleggio di una Clio, il saldo in contanti delle “multe arrivate a oggi” e quantificate in 1.857 euro, un pagamento non meglio specificato per il noleggio di un’auto e un altro di 12.625 euro (indicato come “5.175 + 7.450”) per il noleggio di un’altra macchina sino a febbraio 2011.
Quindi parla di “saldare un lavoro in carrozzeria” per 3.900 euro e “rate di leasing assicurazione” per 2.589 euro. Infine compare uno strano riferimento alla definizione di un “vecchio problema a base blu”.
Il sospetto degli inquirenti è che questi pagamenti siano stati effettuati con i soldi ottenuti dalla Lega Nord a titolo di rimborso elettorale.
La lettera conclude: “Grazie mille per tutto quello che stai facendo e sono a tua completa disposizione per ogni approfondimento che ritieni necessario”.
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Maggio 10th, 2012 Riccardo Fucile
RISSA TRA IL LEADER DEL MOVIMENTO 5S E IL CANDIDATO GRILLINO DI GENOVA… “PARTECIPARE AI TALK SHOW FA PERDERE VOTI E CREDIBILITA'” TUONA GRILLO… “SONO ABITUATO AD ANDARE DA CHI MI INVITA” REPLICA PUTTI… INTANTO LA POLEMICA DIVAMPA SUL WEB
E’ rissa aperta tra Grillo e il primo grillino genovese, Paolo Putti, candidato sindaco del Movimento Cinquestelle che nelle elezioni di domenica e lunedì ha ottenuto 36.579 preferenze.
“Se il Movimento 5 Stelle avesse scelto la televisione per affermarsi, oggi sarebbe allo zero qualcosa per cento. Partecipare ai talk show – spiega Beppe Grillo sul suo blog, dopo aver assistito alla trasmissione con Paolo Putti a Ballarò – fa perdere voti e credibilità “.
Solo che Paolo Putti non legge il blog del Capo e la mattina, a Omnibus su La7, rincara la dose: “Grillo non è un leader ma una persona che ha messo a disposizione risorse e intuizioni e che fa da megafono al Movimento nelle città e in rete. Nel Movimento esiste uno staff formato anche da tecnici, professori universitari, professionisti, docenti, che discute dei contenuti e poi Grillo fa da megafono”.
Dal suo blog Grillo chiude ogni discussione: “Che senso ha confrontarsi con Veltroni o con Gasparri in prima serata? Più che spiegarlo e ribadirlo non posso farlo. Chi, dei nostri, partecipa ai talk show deve sapere che d’ora in poi farà una scelta di campo”.
E’ una scomunica vera e propria.
Adesso Putti abbozza: “Beppe ha assolutamente ragione, gli ho telefonato questa mattina – non eravamo ancora riusciti a parlarci, in questi giorni – e gli ho detto che, semplicemente, sono abituato ad andare dove mi invitano. Semplicemente, non andrò più”.
Intanto la polemica dilaga.
“Alla larga dalla tv!”, scrive Stefano, sul blog di Grillo. Anche perchè “giornalisti e politici sono scaltri e fanno fare figure meschine a chi non è abituato”.
“L’unico che dovrebbe farsi vedere nella stupida scatola – sostiene Sariel – è Beppe, che sa come affrontarla. Gli altri a casa!”.
“Il M5S è nato in rete. Se interessa, sono loro che devono venire da noi”.
Ma c’è chi chiede che la decisione di Grillo sia almeno sottoposta alla “democrazia diretta di un sondaggio nel blog”.
E c’è anche chi apertamente dissente dal titolare del marchio 5 Stelle.
Comparire in tv, sostengono, è necessario per far crescere ancora i consensi del movimento. E comunque, si lamenta qualcuno, quella di Grillo suona come una “imposizione dittatoriale”.
Raffaele Niri
(da “La Repubblica“)
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Maggio 10th, 2012 Riccardo Fucile
IL SENATUR LA PRESENTO’ COME UNA RIVOLUZIONE DEL SISTEMA GIUDIZIARIO IN SALSA FEDERALISTA…LA DECISIONE DEL MINISTRO SEVERINO
Un nuovo smacco per la Lega, certo.
Ma soprattutto uno spreco di denaro pubblico di cui francamente, visti i tempi, non si sentiva la mancanza.
Adesso è ufficiale: la tanto annunciata (e costosa) scuola di magistratura di Bergamo – un pallino di Bossi che la presentò come cosa fatta definendola una specie di rivoluzione del sistema giudiziario in chiave federalista – non si farà .
Peggio: nella migliore tradizione italiana, chiude i battenti prima ancora che siano aperti.
La conferma è arrivata dal ministro della Giustizia, Paola Severino, che ha annunciato la scelta dell’unica sede di Firenze durante il plenum del consiglio superiore della magistratura.
Addio magistrati del Nord, dunque («io mi sento più sicuro se vado a farmi giudicare da un magistrato che capisce il mio dialetto», disse il Senatur).
E addio, soprattutto, a 750mila euro di soldi dei cittadini.
Tanto è costato, dal 2008 a oggi, l’affitto dei locali del collegio vescovile Sant’Alessandro, la sede che, nei piani iniziali e in base a un contratto stipulato da Provincia e Governo, avrebbe dovuto ospitare l’alta scuola superiore per la formazione dei magistrati.
Quattrocentottantacinquemila (485.000) euro li hanno messi il Comune e la Provincia di Bergamo, il primo a guida Pdl e la seconda targata Lega.
La fetta rimanente è stata coperta dal Ministero della Giustizia.
Peccato che i locali siano rimasti e rimarranno – a questo punto – bellamente chiusi.
Eppure lo scenario doveva essere ben diverso.
La scuola padana (i programmi iniziali ne prevedevano altre due, una a Firenze per il Centro e una a Benevento per il Sud) era stata virtualmente inaugurata in pompa magna nel giugno scorso da tre ministri: Umberto Bossi (Riforme), Angelino Alfano (Giustizia) e Roberto Claderoli (Semplificazione).
Ma che dopo quella parata al teatro Donizetti qualcosa non tornasse, si era capito.
I mesi passavano e però di aule, insegnanti e allievi, neanche l’ombra.
Bocche cucite e imbarazzi a Roma. Preoccupazioni a Bergamo.
Fino al dietrofront di ieri, che certifica il flop.
Il cambio di marcia deciso dal ministro Severino – la scuola di magistratura avrà un’unica sede a Firenze, alla faccia del federalismo ormai tramontato – fa infuriare le istituzioni bergamasche. Che gridano allo scandalo.
Lega Nord e Udc hanno presentato un ordine del giorno per chiedere al sindaco Franco Tentorio di battere i pugni con Roma.
Paolo Berizzi
(da “La Repubblica“)
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Maggio 10th, 2012 Riccardo Fucile
IL LEADER UDC IRREMOVIBILE: “OGNUNO PORTI AVANTI IL PROPRIO PROGETTO, POI SI VEDRA”
Casini scioglie il Terzo Polo, scarica Fini e Ruteli, si allontana decisamente da Bersani e vira, più che a destra, verso quello che sarà il contenitore dei moderati che sta aprendo il cantiere.
Obiettivo sbarrare la strada alla sinistra e a un Pd «affetto dalla sindrome dell’autosufficienza», osserva il leader dell’Udc.
Dopo i ballottaggi ed entro la fine di luglio ci saranno grandi novità che interesseranno l’area cattolica, personaggi come Luca Cordero di Montezemolo, il nuovo soggetto politico che sta preparando Berlusconi e Alfano, oltre il Pdl.
Tante iniziative autonome e per il momento separate l’una dall’altra, ma che potrebbero incontrarsi per coagulare il “centrodestra liquido”.
Il voto amministrativo, secondo Casini, ha reso in maniera plastica questa liquidità , e «i moderati rischiano di rimanere sotto le macerie» dell’antipolitica, mentre il Pd non comprende che sta crescendo «un mostro» fatto di grillini e sinistra radicale stile Vendola.
Commettendo l’errore di accarezzare una legge elettorale a doppio turno alla francese, che sarebbe la tomba dell’Udc.
E anche se dovesse rimane l’attuale Porcellum, il rischio per il partito dell’ex presidente della Camera sarebbe altissimo: potrebbe verificarsi che l’ago della bilancia non sarebbe più l’Udc, ma un altro soggetto che scenderà in campo per le politiche 2013.
Allora, massimo movimentismo, gettare a mare il Terzo Polo, salutare Fini e Rutelli: ognuno tessa la propria tela e si salvi chi può.
Le amministrative, secondo l’Udc, hanno dimostrato l’inesistenza del Fli e dell’Api.
E poi Casini non sopporta più di stare insieme a esponenti del Fli, come Briguglio e Granata, che lo provocano, lo insultano, che in Sicilia sostengono Raffaele Lombardo. Basta, ognuno per la sua strada, in mare aperto.
Dal Fli, proprio Briguglio in un tweet scrive che «su Costa (il candidato Pdl-Udc che a Palermo non è andato al ballottaggio ndr) non ci sbagliavamo, su Casini speriamo di sbagliarci».
E a proposito di voti, sempre Briguglio che in Sicilia è il coordinatore regionale del Fli, ricorda che sommando i voti presi nei comuni dell’isola il suo partito ha avuto una media superiore al 7%: «Un ottimo risultato, che lascia presagire un’affermazione ancora maggiore alle politiche e alle regionali».
«Noi – aggiunge Italo Bocchino – andiamo avanti alla costruzione del Fli. Alle amministrative abbiamo ottenuto il 4,2%. Cosa voglia fare l’Udc non ci è chiaro».
Nell’Udc fanno spallucce.
Per Casini l’alleanza con Fli e Api non è sufficiente a rappresentare «un’esigenza di cambiamento, di rinnovamento».
«Siamo in una nuova stagione e il gioco è diverso: se qualcuno pensa che le cose vadano bene così, vada avanti».
Ieri Fini si è trovato il de profundis del Terzo Polo sui giornali e si è molto arrabbiato, temendo che il leader dell’Udc avesse comunicato la marcia di avvicinamento verso il Pdl e la federazione dei moderati proposta da Alfano.
«Gridava come un pazzo, diceva che Casini è inaffidabile», raccontano nel Fli.
Ma nell’incontro tra i due a Montecitorio, Casini ha chiarito di avere ripetuto cose dette tante volte: che il Terzo Polo non riesce a intercettare l’emorragia di consensi del Pdl, che ci vuole qualcosa di nuovo, un soggetto non strutturato che si apra alla società civile.
«Vuoi che io mi allei con il Pdl ora che sono ai minimi termini? Ognuno porti avanti il suo progetto, poi si vedrà », ha detto a Fini.
Il quale però ha capito l’antifona: Pier pensa che non può più fare il gioco dei due forni e vuole trattare solo per sè il ruolo che avrà nel futuro rassemblement dei moderati.
Amedeo La Mattina
(da “La Stampa“)
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Maggio 10th, 2012 Riccardo Fucile
PARLA L’EX AUTISTA DEL TROTA: “ERA CHIARO CHE LA LEGA FINISSE COSI'”
“Il Capo aveva capito tutto e mi diceva di voler cacciare Belsito già nell’estate 2010, ma non poteva perchè il tesoriere se ne fregava avendo il sostegno di Rosi Mauro e soprattutto di Manuela Marrone”.
La saga familiare di casa Bossi che ha portato alla distruzione della Lega ha avuto un testimone: Oscar Morando.
“Era facile comprendere quanto poi è successo, io mi ci sono trovato in mezzo e anche io sono rimasto travolto dal loro sistema: quando non sono più stato utile mi hanno cacciato a pedate, fregandosene di me e della mia famiglia”.
Morando è stato reclutato da Rosi Mauro ben distante dal partito: viveva a Tenerife e non aveva avuto mai alcun contatto con la Lega.
Assunto come autista per Umberto Bossi, dopo pochi mesi si è dovuto prendere cura di Renzo. “Un badante, mi definisco il suo giocattolo, così mi hanno trattato”.
E’ il titolo del suo libro: “Il giocattolo del Trota”?
Sì, ho scritto e raccontato tutto quello che ho visto e vissuto sulla mia pelle. Ed è solo l’inizio della mia battaglia. Belsito mi ha lasciato senza lavoro, senza casa. Io ho trasferito la mia famiglia da Tenerife a Gemonio per loro e mi hanno lasciato su una strada dopo tutto quello che ho fatto. E sa perchè?
No, me lo dica Lei.
Il Trota si lamentava di me con la madre. Diceva che non gli lasciavo fare quello che voleva. Ma io eseguivo solo gli ordini che avevo ricevuto: trasformare Renzo in un uomo o, comunque, tenerlo lontano dai guai. Un incarico che mi hanno assegnato la Marrone e Rosi Mauro dicendomi ‘lui è il futuro del partito, puntiamo tutto su di lui: sarà il nuovo capo’.
È andata in modo diverso.
Non poteva essere altrimenti. Era un ragazzino ma si era montato la testa. Parecchie volte gli ho dovuto dire ‘guarda che tu non sei tuo padre’. Trattava tutti come fosse il Re Sole, si sentiva potente. Io e Luca, l’altro autista, ma anche la sua assistente: trattava tutti da schifo, da mettergli le mani addosso. Ha fatto dei danni enormi e l’Italia gli ha pagato 600 mila euro. Aveva tutto quello che voleva ma non ha capito la sua fortuna; pensava solo a feste, donne e vita facile. Il suo unico obiettivo: non fare niente pensando che tanto con i soldi si può comprare tutto e tutti. Guardi, anche della laurea in Albania non mi sono stupito.
Secondo i documenti dell’università Kristal, Renzo ha discusso la tesi il 29 settembre e l’8 ottobre ha ritirato l’attestato. Lei in quel periodo era il suo autista, l’ha portato a Tirana?
Ma figurarsi: lui non ha mai messo piede in Albania. Anzi, ricordo che in quei giorni era tutto preso dall’intervista che ha fatto il primo ottobre con la Bignardi (Invasioni Barbariche, ndr) e si preparava il bigliettino da portare con sè. Anche li, come in Regione. Ogni volta c’era qualcuno che gli preparava il compitino e lui spesso li dimenticava pure in giro. Ho visto delle cose. Sa che una volta è sparito per sei ore e ha staccato i telefonini? O quando mi ha fatto arrivare fino a Bratislava in macchina per andare a una festa.
A Bratislava ?
Sì, era previsto un balletto slovacco in suo onore organizzato dal presidente del Parlamento lì ma siamo arrivati tardi perchè lui non ha voluto prendere l’aereo. Gli hanno organizzato una serata il giorno dopo, una delle tante di Renzo: cena e discoteca.
E poi siete tornati?
Il giorno dopo la festa siamo andati a visitare la centrale nucleare. Il dirigente che ci ha accolti sembrava deluso dal nostro arrivo. Ci ha liquidati con il pranzo. Poi gli è stato consegnato un pacchetto, un regalo ma nulla di che e non credo fossero soldi.
Ma Renzo Bossi in che veste era lì?
In veste di bighellonaggio. In giacca e cravatta ma per bighellonaggio.
In un’ intervista ha detto che adesso andrà a fare il contadino o il muratore.
Ma non riesce a fare neanche quello. Ha avuto un cane per fare l’animalista in campagna elettorale e quel povero animale è finito investito da un’auto nella casa del suo caro amico Alessandro. Non credo sia in grado di fare granchè. Poi tutto può accadere, per carità , magari troverà la sua strada e diventerà bravissimo. A oggi però le sue capacità , si fa per dire, sono sotto gli occhi di tutti. Quello che è successo nella Lega è partito proprio per difendere lui e garantirgli un futuro. Pura follia.
Mi costringe a prendere le difese di Renzo. La prego.
È un ragazzino, certo, gli è stato dato sicuramente troppo potere. A me è stato ordinato dalla madre di farlo rigare dritto. Davanti a me la madre gli disse, testuali parole: ‘Ti ho dato i voti e te li tolgo, se vuoi continuare a fare il pirla lo fai altrove’. Capito? Ecco. Però quando poi ho tentato di eseguire gli ordini lui mi ha fatto licenziare. E io non sono andato a parlare con lui ma ho cercato Belsito. A marzo comandava lui.
Comandava Belsito?
Con Mauro e Marrone. A settembre 2010 il Capo, lui sì un gigante, mi disse in macchina riferendosi a Belsito: ‘Gli ho dato un dito e s’è preso il braccio, è uno stronzo, va cacciato’. Ma Belsito ne rideva e poi mi disse: ‘Bossi non conta più un cazzo, mica comanda lui’.
Lei ne ha viste un po’.
Sì, parecchie. Per questo ho scritto il libro che prestò uscirà e ci sarà tutto.
Il giocattolo del Trota?
Sì, ma se ci pensa il giocattolo che si è rotto perchè hanno tentato di affidarlo a Renzo è stato la Lega.
Davide Vecchi
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Maggio 10th, 2012 Riccardo Fucile
SUL WEB VOLANO GLI STRACCI TRA GRILLINI…LA DENUNCIA DELLA “CASA DELLA LEGALITA'”: DUBBI SUL TRIBUNO E L’INCARICO NEI VERDI… “DESTRA DI POPOLO” RITORNA SULL’INCHIESTA PER CORRUZIONE DEL CONSORZIO AGORA’ (PUTTI ERA NEL CDA) E SUL DOPPIO INCARICO DELL’ELETTO MUSCARA’
“Com’era prevedibile è sorta tanta invidia, c’è sempre qualcuno che pensa di essere più degno e più bravo di te. Ma io a questo gioco al massacro non ci sto. Non ho chiesto io di essere candidato, me lo hanno chiesto. Ci metto un secondo a fare un passo indietro, a tornare a casa. Avanti un altro, specie se è più bravo”.
E’ l’epilogo della giornata più buia per Paolo Putti, candidato sindaco grillino che ancora stava festeggiando per la straordinaria prestazione nelle urne (13,9%).
Ma la triplice bufera che si era scatenata su di lui l’aveva ormai messo all’angolo.
Il mattinata il sito “Destra di popolo” che era andato a rinvangare la storia dell’inchiesta per corruzione che pesa sul Consorzio Agorà , di cui Putti era stato consigliere di amministrazione: “No, non mi ero accorto di nulla, non avevo il ruolo di controllore”.
Poi il cac can su internet, croce e delizia del Movimento 5 Stelle: si scatena la chiacchiera, vengono al pettine nodi irrisolti.
Tutto nasce dall’eccessiva “giovinezza” di Putti nel gruppo e tutto diventa un problema.
Il suo passato da candidato dei Verdi in Comune, la sua attività come funzionario del gruppo dei Verdi in Comune, le sue troppe ospitate ai talk show in Tv, la sua faccia sul manifesto, la dietrologia sulla festa già convocata a De Ferrari e poi saltata.
Lui respinge tutte le accuse con una tesi unica: “Tutte malelingue esterne che però attecchiscono all’interno del Movimento”.
“Vero, io non sono un grillino storico, non ero nei meet-up, ma cosa significa? La rete è piccola e grande allo stesso momento, i casini scoppiano e possono essere molto violenti”.
E l’avventura nei Verdi: “Sì, c’era Berlusconi al governo e io volevo impegnarmi contro. I Verdi mi sembravano la strada giusta, dopo poco li ho lasciati. E per anni sono rimasto lontano dalla politica”
Putti è demoralizzato e sfiancato, ma sa che deve rispondere, perchè su internet stanno volando gli stracci.
Nel mirino finisce anche Mauro Muscarà , primo degli eletti e “colpevole” di essere già consigliere comunale a Vobbia.
Sulla cosa arriva anche la stigmatizzazione del consigliere regionale piemontese grillino Davide Bono: “Muscarà si è dimesso o no? Perchè comunque eticamente non è corretto. In ogni caso abbiamo ricevuto il problema e segnalato allo staff. Se nel caso, chiederemo che lasci il posto al successivo”.
La cosa ha suscitato un vespaio, Putti reagisce: “Tutti hanno questo incubo del tradimento, della coerenza…”
Altro fronte, aperto dal leader della Casa della Legalità , Christian Abbondanza.
E’ stato uno dei mattatori del dibattito tra candidati organizzato dal Fatto Quotidiano: aveva chiesto conto sull’attività del futuro primo cittadino nei confronti dei circoli ‘ndranghetisti.
Gli sfidanti, compreso Putti, non si erano certo dannati a rispondergli.
Abbondanza oggi rivela: “Beppe Grillo mi ha telefonato una mattina per dirmi tutti i suoi dubbi su Putti e la lista nessa insieme a Genova. Mi disse che “questi di Genova è gente strana”, che gli avevano chiesto conto di un mio articolo a proposito di Burlando e il cemento in Liguria”.
“Grillo – continua Abbondanza – mi ha detto che qualcosa non andava e che avrebbe chiesto ai due bolognesi di venire a Genova a verificare la situazione. Aveva molte perplessità , così come le hanno a Savona e in altre realtà grilline con cui colaboro in tutta Italia”.
Putti rtasecola e contrattacca: “Non voglio commentare chi passa la vita a lanciare accuse assurde al solo scopo di ottenere visibilità ”
E sul fatto che Grillo si sia “incazzato come un cavallo” per le sue troppe apparizioni in Tv?
“Il suo invito a non esporci lo ha fatto solo per tutelarci, per metterci in guardia dall’eccessiva personalizzazione”
Giovanni Mari
(da “Il Secolo XIX“)
Commento del ns. direttore:
1) Prendiamo atto che, come Bossi e Scajola si sono visti ristrutturare la casa e Rutelli sfilare 25 milioni di euro dal conto della Margherita a loro insaputa, anche il “moralizzatore della vita pubblica” Putti era distratto quando partecipava ai Cda di Agorà e pertanto non seguiva bilanci, conti e investimenti.
Per uno che dovrebbe fare opposizione in Comune, sono ottime referenze.
2) Nessuno contesta a Putti la militanza nei Verdi, ma il fatto che abbia voluto nasconderla durante la sua campagna elettorale.
Non dica poi che se ne è andato subito, visto che è stato dipendente regolarizzato del gruppo consigliare dei Verdi in Comune.
3) Sul caso Muscarà parole chiare ed esaustive sono state dette dal consigliere regionale piemontese dei grillini Davide Bono: “Muscarà si è dimesso o no? Perchè comunque eticamente non è corretto. In ogni caso abbiamo ricevuto il problema e segnalato allo staff. Se nel caso, chiederemo che lasci il posto al successivo”.
Quindi avevamo ragione noi a sollevare il problema.
4) Putti afferma che “ci mette due secondi a dimettersi”? Bene, lo faccia, altrimenti le sue sono solo parole al vento in politichese, mentre conserva la poltrona ben ferma sotto le chiappe.
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Maggio 10th, 2012 Riccardo Fucile
COME NELLA PEGGIORE PRIMA REPUBBLICA: IL CANDIDATO CINQUESTELLE NUTI SI INVENTA DI ESSERE “DETTO GRILLO” E SBARAGLIA TUTTI GLI ALTRI GRILLINI IN LISTA… SE QUESTA E’ LA NUOVA POLITICA…
La foto la potete vedere qua a fianco: riproduce il voto ai candidati consiglieri del Movimento Cinque Stelle alle elezioni comunali di Palermo.
Tale Nuti Riccardo detto GRILLO ha preso 2.720 preferenze, più della metà di tutte quelle espresse all’interno della lista.
Con un trucchetto da furbetto del quartierino, degno della Prima Repubblica, facendo leva sulla presunta omonomia con il comico genovese.
Presunta perchè a Palermo pare che nessuno sapesse che Nuti Riccardo fosse anche detto GRILLO, deve essere stata una folgorazione improvvisa, tutti lo chiamano Riccardo, insomma.
Così chi ha scritto Grillo sulla scheda ha automaticamente visto assegnare il suo voto a Nuti che è diventato il candidato in assoluto più votato della città .
Chissà quanti avranno scritto anche Nuti accanto al detto Grillo, probabilmente ben pochi palermitani, ma cosa non si fa per essere eletti…
Per essere un Movimento che vuole portare pulizia e disinteresse nella politica italiana, ci sembra un pessimo inizio.
E che nessuno abbia controllato prima o preso provvedimenti dopo è ancora più grave.
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