Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
NELLE ULTIME SETTIMANE MESAGNE, LA CITTADINA DOVE E’ NATA LA SACRA CORONA UNITA, E’ STATA TEATRO DI FATTI CRIMINALI CHE AVEVANO PORTATO ALL’ARRESTO DI 16 PERSONE
Criminalità organizzata e terrorismo di matrice eversiva: sono queste le piste seguite dagli inquirenti per far luce sull’attentato di stamattina alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi.
Due ipotesi (ma non si esclude l’azione di uno squilibrato) e una gerarchia, precisa ma non definitiva: per chi indaga la pista mafiosa non sarebbe quella preminente.
Almeno per ora.
La teoria è basata su alcune considerazioni e sulla statistica dell’attività della mala locale, che mai prima d’ora aveva agito con queste modalità e con questa violenza gratuita.
Proprio per questo motivo, gli inquirenti non escludono l’ipotesi di un atto terroristico di matrice eversiva, magari da collegare ai rapporti tra i gruppi anarchici greci e quelli salentini. Terrorismo internazionale, insomma.
Una pista che tuttavia è stata bocciata dal procuratore capo di Lecce e numero uno della Dda salentina Cataldo Motta, secondo cui “non è accreditabile sulla base di elementi oggettivi”.
Resterebbe la mala, quindi.
Altra pista decisamente ‘calda’, infatti, è quella che prende in considerazione l’affermarsi di gruppi criminali locali sempre più violenti.
L’analisi degli inquirenti parte dall’esame dell’attuale situazione della criminalità pugliese, tra residui della ‘storica’ Sacra Corona Unita e l’emergere sempre più prepotente di gruppi decisi a conquistare la supremazia e il controllo del territorio in tutta l’area salentina.
A qualsiasi costo, con una predisposizione alla violenza che colpisce gli apparati di prevenzione. In questo senso, il tragico salto di qualità compiuto con l’attentato di questa mattina si può inquadrare in uno scenario di contrapposizione sempre più cruenta tra sodalizi emergenti, spesso composti da capiclan giovanissimi quando non proprio formati da vere e proprie ‘baby gang’ senza scrupoli.
Resta da capire se il livello criminale di questi gruppi si sia spinto al punto da ideare e mettere in atto un gesto eclatante come un attentato all’ingresso di una scuola.
Si ragiona sull’ora dell’esplosione, le 7.50, e non si esclude l’eventualità di un malfunzionamento del timer che potrebbe aver fatto deflagrare l’ordigno in un’ora diversa da quella programmata.
A meno di non voler considerare un’effettivo e intenzionale proposito stragista alla radice del gesto.
Oltre a questo, è stato naturale il collegamento con quanto avvenuto ultimamente in provincia di Brindisi.
Due precedenti: una bomba e 16 arresti di mala nell’arco di pochi giorni.
Tutto a Mesagne, la ‘patria’ di Pino Rogoli, fondatore della Sacra Corona Unita detenuto in regime di 416 bis nonchè centro nevralgico di tutta la mala salentina.
E proprio a quanto accaduto recentemente nella cittadina messapica, secondo le prime indiscrezioni investigative, potrebbe essere collegato l’attentato di oggi a Brindisi.
Nelle ultime settimane, del resto, a Mesagne si era registrata una recrudescenza di criminalità organizzata.
Nella notte tra il 4 e il 5 maggio, in particolare, la Mercedes di Fabio Marini, presidente della locale Associazione antiracket e imprenditore attivo nel settore dei servizi dello spettacolo, era andata completamente distrutta in un attentato.
L’episodio, ultimo di una serie di intimidazioni, aveva spinto una delegazione di parlamentari e degli enti locali a chiedere e ottenere un incontro con il ministro Cancellieri, svoltosi il pomeriggio dell’8 al Viminale. Il 9 maggio, invece, in un maxi blitz della polizia — sempre a Mesagne — c’erano stati 16 arresti con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, porto illegale di armi da fuoco, danneggiamento aggravato e incendio aggravato.
Secondo gli inquirenti, che hanno chiamato l’operazione ‘Die Hard’, le indagini hanno consentito di delineare i nuovi assetti della criminalità organizzata e stabilire chi sono i nuovi capi sul territorio.
Fondamentale, in tal senso, la collaborazione del pentito Ercole Penna, che avrebbe fatto emergere e ricostruito la responsabilità di vari esponenti dei clan mafiosi nelle azioni delittuose.
Proprio per questo motivo, secondo chi indaga dietro l’attentato all’istituto Morvillo-Falcone potrebbe celarsi un ‘messaggio’ della Sacra Corona Unita.
L’ipotesi investigativa prende sempre più corpo a poco più di tre ore dall’esplosione.
Negli ambienti investigativi si fa notare che la SCU è un’organizzazione che ha una grande disponibilità di armi ed esplosivo grazie ai collegamenti con la criminalità organizzata dei Paesi dei balcani.
Proprio da qui, dall’Albania, del resto, proverrebbero i 47 chilogrammi di esplosivo rinvenuti per caso la mattina del 17 marzo da un pescatore sulla spiaggia di Torre Rinalda, vicino Squinzano, al confine tra le province di Brindisi e Lecce.
Quasi cinquanta chili di tritolo suddivisi in 235 panetti da 200 grammi l’uno, sistemati all’interno in due buste lasciate sull’arenile parzialmente nascoste sotto una duna: a cosa serviva una tale potenza di fuoco?
Altro particolare da non sottovalutare: da qualche mese a San Pancrazio Salentino, centro a una manciata di chilometri da Mesagne, vive Maria Concetta Riina, 36 anni, figlia del capo dei capi di Cosa Nostra: a marzo la donna ha lasciato Corleone e si è trasferita nel Brindisino insieme al marito (Tony Ciavarello, personaggio già noto alle forze dell’ordine) e ai suoi tre figli.
L’attentato di oggi, sottolineano fonti investigative, potrebbe rappresentare una sorta di ‘strategia della tensione’ come quella attuata dalla mafia, tra il 27 e 28 luglio 1993, fuori il territorio siciliano: strage dei Georgofili a Firenze (5 morti); strage in via Palestro a Milano (5 morti) e, infine, le bombe a Roma a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio in Velabro (che non provocarono vittime).
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
LA MAFIA PUGLIESE, NATA NEL 1981 DA UNA COSTOLA DELLA ‘NDRANGHETA
Per anni la mafia pugliese ha inseguito il tragico delirio di diventare la quarta stella accanto alla mafia siciliana, la camorra napoletana e l’ndrangheta calabrese.
Di certo i suoi natali sono relativamente molto più recenti.
Si ritiene, infatti, che la Sacra Corona Unita sia nata nel 1981. C’è chi sostiene che a fondarla sia stato Giuseppe Rogoli nel carcere di Trani la notte di Natale, già affiliato alla ‘ndrangheta, in particolare l’ndrina di Rosarno.
Rogoli chiese il permesso al capobastone Umberto Bellocco di formare una ‘Ndrangheta Pugliese.
Chi invece fa risalire al boss camorrista Raffaele Cutolo, l’ordine, affidato a Pino Iannelli e Alessandro Fusco, di formare in Puglia un’organizzazione diretta emanazione della Nuova camorra organizzata che prese, inizialmente, il nome di Nuova camorra pugliese (Società foggiana).
Comunque sia già nel 1987 l’organizzazione si era ramificata in tutta la regione.
Formato da tre parole l’origine del nome di questa organizzazione trova radici nella classica anticultura mafiosa. Sacra, perchè al momento dell’affiliazione il nuovo membro viene ‘battezzatò o consacrato; Corona, poichè nelle processioni si usa il rosario; Unita, per ricordare la forza di una catena fatta di tanti anelli.
Come nel caso della liturgia mafiosa anche i pugliesi hanno la formula del giuramento che varia a seconda del clan.
La “SCU”, al momento della sua massima espansione, era divisa in 47 clan, autonomi nella propria zona ma tenuti a rispettare interessi comuni a tutti i circa 1.600 affiliati.
La gerarchia ricalca un mix nella classica tradizione mafiosa.
Il primo grado è la «picciotteria», il successivo il «camorrista», cui seguono sgarristi, santisti, evangelisti, trequartisti, medaglioni e medaglioni con catena della società maggiore.
Otto medaglioni con catena compongono la «Società segretissima» che comanda un corpo speciale chiamato la «Squadra della morte».
La Scu negli anni ’80-’90 è stata dilaniata sia da sanguinose guerre intestine che dal contrasto delle forze dell’ordine aiutate dalla collaborazione di alcuni pentiti.
Negli ultimi anni sono emersi numerosi nuovi personaggi, dai soprannomi coloriti, che hanno concentrato sul racket, sul contrabbando di sigarette, droga e armi, le principali attività criminali.
Secondo la Direzione Investigativa Antimafia, oggi la criminalità organizzata pugliese «si presenta disomogenea, anche in ragione della persistente pluralità di consorterie attive, molto diversificate nell’intrinseca caratura criminale e non correlate da architetture organizzative unificanti».
Con l’operazione Last Minute del 28 dicembre 2010, con la quale furono arrestati 18 tra capi e promotori della Sacra Corona Unita, si riteneva di aver inflitto un colpo mortale alla criminalità organizzata locale.
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Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
PARLA DI NAPOLI, PROCURATORE DI BRINDISI: “FORSE E’ UNA RISPOSTA AGLI ARRESTI DEI BOSS. MA NON E’ DA ESCLUDERE ALCUNA PISTA”
«La mafia pugliese ha in passato fatto ricorso a strategie terroristiche. Ma mai contro una scuola nè tantomeno contro dei ragazzini». Le indagini sulla bomba di Brindisi sono guidate da un uomo che conosce a fondo le dinamiche della Scu, la Sacra Corona Unita.
E’ il procuratore della Repubblica del capoluogo brindisino, Marco Di Napoli, che negli anni ’90 ha condotto le principali indagini contro i clan guidati da Pino Rogoli, il fondatore della Scu.
I processi frutto di quelle investigazioni hanno debellato la potentissima quarta mafia, un’organizzazione criminale cresciuta a dismisura grazie al traffico di sigarette, armi e droga sull’asse adriatico, in stretto contatto con camorra e mafia siciliana.
Quello che sembrava un pericolo sopito negli ultimi mesi ha dato segnali di recrudescenza, impensierendo gli inquirenti.
Soprattutto a Mesagne, la città di Rogoli e, ennesima triste coincidenza, delle due ragazze coinvolte più gravemente nell’attentato.
«Negli ultimi tempi ci sono state diverse azioni di contrasto – spiega Di Napoli – con numerosi arresti, che hanno interessato i clan di Mesagne. Tuttavia è troppo presto per cercare di dare un’interpretazione univoca a questo gravissimo fatto di sangue».
E’ possibile che la bomba sia una risposta a queste indagini? Del resto è stata posizionata a due passi dal tribunale.
«Non possiamo esserne certi in questa fase. Ma non è da escludere nessuna pista».
In che direzione state concentrando le vostre indagini?
«Al momento stiamo considerando tutte le piste investigative».
Neppure quella terroristica?
«Certamente no, consideriamo qualsiasi ipotesi. L’attentato mafioso, quello terroristico, e neanche il gesto sconsiderato di un folle. Non sono neppure terminate le rilevazioni scientifiche sul luogo dell’esplosione. Prima di tutto bisognerà analizzare questi dati e confrontarli con le altre risultanze investigative raccolte. Posso dire che lo sforzo di investigatori e forze dello Stato è massimo».
In questi giorni a Brindisi erano previste diverse iniziative antimafia. La manifestazione prevista in un bene confiscato ai clan e la commemorazione di Falcone. È possibile ipotizzare che ci sia un collegamento con l’attentato?
«L’ho detto e lo ripeto, è ancora presto per giungere ad una qualsiasi conclusione. Tuttavia teniamo in considerazione anche questi episodi, naturalmente non ci sono sfuggite le tante coincidenze. Ma è presto per trarne elementi utili alle indagini».
Antonio Castaldo
(da “il Corriere della Sera”)
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Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
IL PADRE DI ILARIA E VERONICA CAPODIECI ESEGUI’ LAVORI SUI CAMPI SEQUESTRATI ALLA CRIMINALITA’ ORGANIZZATA E COLTIVATI DA “LIBERA”… COINVOLTA NELL’ESPLOSIONE ANCHE LA NIPOTE DI UN EX COLLABORATORE DI GIUSTIZIA
“E’ un attacco fuori da ogni tipo di standard locale, se si tratta di criminalità organizzata siamo di fronte a dei pazzi senza scrupoli”. A
lessandro Leo, presidente della cooperativa Terre di Puglia, che gestisce i beni confiscati in provincia di Brindisi, si trova davanti al luogo dell’attentato. “Mesagne è un territorio difficile, lo diciamo da tempo, ma questa è una tragedia assurda, che nessuno poteva prevedere”.
Perchè tutti parlano di Mesagne, se l’attentato è avvenuto a Brindisi?
“Perchè tanti elementi dell’attentato fanno pensare ad un atto mirato, e l’orario dell’esplosione è proprio quello in cui arrivano le studentesse pendolari”.
Anche il luogo in cui è stato collocato il cassonetto sembra non lasciare dubbi: coincide esattamente allo spazio in cui il pullman lascia le ragazze provenienti dalla cittadina brindisina.
Mesagne negli ultimi mesi è colpita da un’allarmante ondata di violenza, denunciata anche dall’associazione Libera.
Il timore è un ritorno agli anni più bui, quelli in cui la città che ha dato i natali a Pino Rogoli, fondatore della Scu, era stata battezzata la “Corleone” di Puglia. L’esplosione di oggi suona come una terribile conferma di quell’allarme.
Non si può escludere infatti che tra le studentesse albergasse qualche parentela o cognome che ha scatenato la furia omicida.
L’istituto professionale, intitolato a Francesca Morvillo, “rappresenta l’ultima frontiera prima dell’abbandono scolastico” spiega un’insegnante che preferisce l’anonimato: “E’ frequentato anche da ragazze che provengono da contesti disagiati, ma ne abbiamo fatto un baluardo di educazione e legalità ”.
Oggi è stata colpita la vita, ma anche la speranza, quella che Mesagne ha faticosamente costruito in anni di impegno collettivo.
“Il territorio ha saputo reagire alla violenza degli anni Ottanta e costruire negli anni un’intensa attività di risposta alla criminalità , voluta dai cittadini e dalle istituzioni”.
L’attacco di oggi colpisce gravemente anche questo sogno, che si è tradotto dal 2006 nel lavoro delle cooperative che lavorano sui terreni confiscati alla criminalità : “Il padre di due ragazze ferite, di cui una molto grave (la sedicenne che accompagnava l’amica rimasta tragicamente uccisa, nda), il signor Capodieci, ha eseguito dei lavori di scavo nei terreni che Libera coltiva a Mesagne”, racconta Leo.
Un dato sicuramente accidentale, ma fortemente simbolico.
Tra le vittime della più efferata violenza ancora una volta anche chi con il proprio lavoro aveva scelto di contribuire ad una Mesagne libera dalla mafia. Così come è probabilmente accidentale che un’altra delle vittime sia nipote di un ex collaboratore di giustizia.
Sui terreni della Sacra Corona Unita la cooperativa Terre di Puglia produce vino, pomodori, carciofi e grano.
Adesso aspetta un nuovo finanziamento per la ristrutturazione della villa che fu del boss Tonino Screti.
Un gigantesco casolare immerso tra i campi, dove un tempo si sentivano i cavalli scalpitare nelle stalle, ma che è stato pesantemente vandalizzato dopo la confisca.
“Oggi la Carovana antimafia doveva fare il giro dei beni confiscati in provincia di Brindisi- conclude Leo — invece ci troveremo tutti insieme, cittadini, associazione e istituzioni alle 18, in piazza a Brindisi, per fare il punto della situazione e immaginare la più forte e significativa risposta a questo vile attacco, di qualsiasi natura esso sia”.
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Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
ANDAVA A SCUOLA CON LA CORRIERA PER INSEGUIRE IL SOGNO DI UN FUTURO MIGLIORE, STUDIAVA MODA…SU FACEBOOK: “COME SI FA A UCCIDERE UNA RAGAZZINA DI 16 ANNI?”
Una ragazzina sorridente, nel fiore degli anni, con le amiche, in posa: così emerge da Facebook, Melissa Bassi, la ragazzina uccisa nel vigliacco attentato di sabato mattina.
Così la ricordano compagne e insegnanti.
Smentito invece il decesso della sua amica Veronica Capodieci, ricoverata in ospedale a Brindisi per le gravissime ferite riportate.
Melissa e Veronica sono studentesse al terzo anno dell’Istituto di moda e servizi sociali “Morvillo Falcone” di Brindisi, istituto prevalentemente femminile, alla periferia della città , con allieve che vengono perlopiù da fuori. Come Melissa e Veronica che abitavano a Mesagne, popoloso comune non lontano dal capoluogo.
Si svegliavano prima delle altre per prendere la corriera che le portava a scuola.
Forse in questo maledetto sabato mattina ancor prima, perchè dovevano organizzare una sfilata di moda per la sera.
Melissa era figlia unica, di famiglia semplice, il papà Massimo ha 48 anni fa il piastrellista, e la mamma Rita, 45, è una casalinga.
Dopo aver saputo della tragedia, le amiche si sono raccolte davanti alla casa di Mesagne, altrettanto semplice, della ragazza .
E dicono: «Era brava a scuola, era stata brillante all’esame di terza media, una ragazza seria con la testa a posto, niente discoteca e andava matta per la moda». D
i qui la scelta di iscriversi al Morvillo. Raccontano anche che si era fidanzata da poco con Mario, suo coetaneo.
La madre quando ha saputo la notizia, è stata immediatamente ricoverata: era molto legata alla figlia, non riusciva a staccarsene neanche un attimo.
«Come si fa a uccidere una ragazza di 16 anni?», «Addio piccolo angelo», «Scusaci per non averti protetta». Un’ora dopo la morte di Melissa Bassi, la ragazza 16enne vittima dell’esplosione all’Istituto Morvillo-Falcone di Brindisi, la sua pagina Facebook è stracolma di messaggi.
Amici, concittadini, ma soprattutto persone che non la conoscevano.
Si chiedono il perchè di questa tragedia. Il perchè di una morte a 16 anni, sull’uscio della scuola.
«Dai la forza alla tua mamma per andare avanti – scrive Antonio -. Prega per la tua amica che sta lottando tra la vita e la morte».
C’è chi chiede giustizia: «I colpevoli devono pagare» e chi invoca il perdono «Abbi pietà di loro».
I più si limitato ricordare il volto di una ragazza innocente, strappata troppo presto alla sua vita: «Eri stupenda, ti hanno tolto il futuro».
La pagina di Melissa è un lungo saluto scritto a più mani: amica, sorella, figlia. E ancora: angelo, fiore, principessa.
Qualcuno invita al silenzio. Altri propongono di ricordarla sulle pagine del social network «perchè non può finire così».
Le parole si mischiano a faccine tristi, cuori e punti interrogativi. Molti chiudono il messagio di cordoglio con la sigla «R.I.P».
Tutti la rivorrebbero indietro. Subito.
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Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
A BRINDISI TRE ORDIGNI, PARE AZIONATI A DA UN TELECOMANDO, FANNO UNA STRAGE DAVANTI A UNA SCUOLA… HANNO SCELTO FREDDAMENTE IL MOMENTO PER UCCIDERE E CHI ASSASSINARE: NON ESISTE PIETA’ PER GLI INFAMI
Tre ordigni, tre bombole di gas, sono esplosi alle 7.45 di oggi davanti all’Istituto professionale “Morvillo-Falcone” di Brindisi.
Una ragazzina di 16 anni anni è morta e un’altra è in condizioni disperate. Altri sei studentesse sono rimaste ferite.
A perdere la vita immediatamente è stata, Melissa Bassi. Sono disperate le condizioni di Veronica C., stata sottoposta un intervento a un lungo e delicato intervento chirurgico all’ospedale Perrino.
La sedicenne è ancora in sala operatoria.
Oltre alle ustioni, la deflagrazione le hanno provocato uno squarcio all’addome.
Come lei ci sono altre due studentesse, tra cui Ilaria sorella di Veronica, in prognosi riservata che sono ricoverate al Centro grandi ustioni.
Ferite anche altre due studentesse che necessitano di interventi di chirurgia plastica ma non sono considerate gravi. L
a vittima era di Mesagne, paese considerato culla della Sacra Corona Unita. Una delle studentesse, dall’interno del bar di fronte, ha visto tutta le scena. “Ho visto. C’era una ragazza con i capelli anneriti che chiamava Melissa, Melissa. Era la sua migliore amica”.
Centinaia di ragazzi sono in lacrime davanti all’istituto.
Gli investigatori, in questo momento, privilegiano la pista mafiosa.
Anche se nulla è escluso: “In un momento di grande difficoltà del sistema — fanno notare fonti di intelligence — le organizzazioni criminali vogliono far sentire la loro forza sul territorio. E’ la prima volta che viene colpita una scuola. E’ un segnale che loro, i criminali, ci sono ancora”.
Le bombole erano parzialmente occultate da un vicino cartellone pubblicitario.
Sul luogo dell’attentato sono al lavoro i tecnici della polizia scientifica e i vigili del fuoco.
L’area vicino all’ingresso della scuola è piena di detriti, la zona è stata transennata per almeno 200 metri.
Sul luogo dell’attentato è ben visibile la macchia nera sulla parete di recinzione dell’istituto.
I detriti sono volati anche a decine di metri di distanza dal luogo dell’esplosione.
Il fondo di una bombola di gas è volato a circa 50 metri di distanza sfiorando una Fiat Punto che stava transitando vicino alla scuola, mentre un pezzo di insegna di un esercizio commerciale è stato trovato a 250 metri di distanza. La gente che abita nelle vicinanze della scuola afferma di aver udito distintamente più botti in rapidissima successione.
L’istituto si trova vicino al Tribunale. C’è mistero invece sul posizionamento del cassonetto sistemato ad una cinquantina di metri dalla scuola.
Secondo i primi accertamenti gli ordigni, probabilmente collegati a un timer i cui frammenti sono sotto esame da parte dei detective, erano sul muretto esterno della scuola.
Secondo indiscrezioni l’ora dell’innesco era fissato alle 7.55 anche se l’esplosione è avvenuta dieci minuti prima.
In un primo momento si era pensato che fossero state posizionate all’interno di un cassonetto.
Un particolare questo del posizionamento delle bombole, sul muretto appunto, che fa ritenere che gli ordigni avessero come obiettivo l’istituto stesso.
Le esplosioni, innescate con un telecomando, sono avvenute al momento dell’ingresso delle studentesse.
L’attentato, sottolineano fonti investigative, potrebbe rappresentare una sorta di “strategia della tensione” come quella attuata dalla mafia, tra il 27 e 28 luglio 1993, fuori il territorio siciliano: strage dei Georgofili a Firenze con cinque morti; strage in via Palestro a Milano con cinque 5 morti e, infine, le bombe a Roma a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio in Velabro.
“Ci sono troppe coincidenze in questa vicenda… Mi auguro che siano solo tali, anche se in questo momento la nostra unica preoccupazione è quella dei ragazzi. Un attacco della criminalità organizzata senza precedenti” dice il sindaco della città pugliese Mimmo Consales.
Nel territorio brindisino, in particolare quello di Mesagne, solo dieci giorni fa è stata portata a termine dalla polizia una imponente operazione contro i clan per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione consumata e tentata, porto e detenzione illegale di arma da sparo, danneggiamento aggravato e incendio aggravato.
Tra le ipotesi infatti c’è anche il possibile collegamento a una serie di episodi avvenuti nella zona nei giorni scorsi.
Innanzitutto, un attentato avvenuto nella notte tra l’1 e il 2 maggio proprio a Mesagne ai danni del presidente della locale associazione antiracket, Fabio Marini. L’auto di Marini venne completamente distrutta da un ordigno e ora gli investigatori vogliono capire se ci sono similitudini tra quell’ordigno e le bombole di gas esplose davanti alla scuola.
Qualche giorno dopo, la notte tra l’8 e il 9 di maggio, sempre a Mesagne, proprio l’operazione di polizia denominata “Die Hard” che ha portato all’arresto di sedici persone.
L’operazione contro esponenti della Scu si è in parte anche basata sulle dichiarazioni di un pentito. Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza stanno facendo perquisizioni nelle abitazione di noti pregiudicati della città e stanno controllando i loro alibi riguardo ai movimenti delle ultime ore.
Nelle ultime settimane c’è stata una recrudescenza di fenomeni criminali con un attentato al presidente della commissione antiracket di Mesagne e l’allarme lanciato dalle istituzioni locali che ha anche portato a un incontro con il ministro dell’Interno.
Lo scorso 8 maggio un gruppo di esponenti politici pugliesi, guidati da Alfredo Mantovano (Pdl) era stato ricevuto al Viminale dal ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri, alla quale avevano segnalato l’allarme criminalità nel brindisino.
La richiesta dell’incontro faceva seguito proprio alla bomba fatta esplodere nell’auto del presidente dell’Associazione antiracket di Mesagne (Brindisi) e ad una serie di altri episodi criminali.
C’è grande sgomento e paura tra gli abitanti della zona.
Tutti fanno notare come ricorra in questi giorni il ventennale dell’attentato di Capaci al giudice Falcone e come oggi sia previsto nel brindisino il passaggio della Carovana antimafia.
I genitori brindisini hanno portato via da tutte le scuole di ogni ordine i figli. “E’ stato fatto per uccidere: a quell’ora le ragazze entravano, proprio a quell’ora. Fosse accaduto alle 7,30 non ci sarebbe stata nessuna conseguenza — osserva Angelo Rampino, il preside dell’Istituto professionale -. E’ stato tutto di una violenza inaudita. Preparare un botto di questo tipo può essere stato preparato solo da chi ha le conoscenze per farlo”.
Con gli occhi pieni di lacrime Rampino non ha dubbi: “Sta per arrivare l’anniversario della morte di Falcone. La scuola è posizionata nel centro di Brindisi, a poca distanza dal tribunale e si trova in viale Aldo Moro, angolo via Galanti: è tutta una coincidenza? A me non sembra. Segnali che abbiano potuto mettere in allarme nei giorni scorsi non ce ne sono stati, la nostra è una scuola tranquilla”.
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, informato dal ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, del bilancio dell’esplosione, sta seguendo gli sviluppi delle indagini con apprensione e partecipe vicinanza ai familiari della vittima, ai feriti e all’intera collettività brindisina.
Il ministro dell’Interno, che parla di “fatto anomalo”, sta seguendo personalmente la vicenda ed è in contatto diretto con il prefetto del capoluogo pugliese. Lunedi’ alle 15 il titolare del Viminale sarà in città per un vertice con le forze di sicurezza.
Martedì la Cancellieri riferirà al Senato. A Brindisi è intanto in arrivo il vicecapo della polizia, Francesco Cirillo, con rappresentanti degli organismi investigativi centrali di polizia e carabinieri.
Sul posto arriveranno anche gli investigatori dello Sco, il servizio centrale operativo della Polizia e quelli del Ros dei carabinieri. “E’ un attentato bestiale — dice Cirillo -.
Il procuratore nazionale anti mafia Piero Grasso, che era Milano per la firma di una convenziona tra l’Università Cattolica e l’Università di Palermo per un corso di alta formazione per amministratori giudiziari di aziende e beni sequestrati e confiscati, è arrivato in tarda mattinata per una riuniuone con tutte le forze dell’ordine.
Monti che si trova al G8 negli Stati Uniti, informato dell’accaduto, ha espresso il suo “dolore”. Condanna durissima della Santa Sede: “E’ un fatto assolutamente orribile e vile, tanto più degno di esecrazione in quanto avvenuto nei pressi di una scuola”.
Il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, invita “tutto il Paese a reagire con decisione alle tentazioni di violenza e alle provocazioni terroristiche”.
ìIl ministro dell’Istruzione Francesco Profumo è in partenza per Brindisi.
L’ex ministro della Pubblica istruzione, Beppe Fioroni, ha sollecitato “una risposta coesa nella lotta al terrore” dopo “l’atto ignobile.
Lascia sconcertati e profondamente addolorati — ha detto Fioroni — il gravissimo attentato davanti l’Istituto professionale Morvillo-Falcone a Brindisi. Più studenti feriti, una morta e una in gravi condizioni. Colpire gli studenti e la scuola è un atto ignobile, vergognoso, contro il quale occorre una straordinaria risposta coesa nella lotta al terrore. Occorre una indignazione delle coscienze che parta dai nostri giovani e dalla scuola italiana, che nei momenti difficili hanno sempre rappresentato il cemento di unità del Paese, una risposta che richiami tutti al fatto che nel dramma della crisi economica c’è posto per la speranza e non ce ne è alcuno per la violenza e il terrore che verranno rapidamente repressi e fermati”.
Una scuola nella periferia di Brindisi il Morvillo Falcone, dove “in trent’anni non si è mai verificato nulla di tanto terribile” dice uno dei collaboratori della scuola si trovava lì per sistemare le aule.
“Ho sentito un potente scoppio ma c’erano pochi ragazzi perchè non era ancora orario di lezione — ha raccontato -. La nostra è una scuola nella periferia della città , un istituto professionale molto tranquillo. Non credo ci possano essere collegamenti con la Carovana della legalità organizzata oggi in città : noi stiamo nell’estrema periferia. Un fatto davvero inspiegabile”. L’istituto aveva vinto il primo premio della prima edizione del concorso sulla legalità ricorda il portale studentesco Universinet.it che chiede con forza “una immediata reazione dello Stato contro la barbarie terroristica di stampo mafioso che ha colpito un istituto da sempre impegnato in prima linea per promuovere la cultura della legalità contro tutte le mafie”.
Gli studenti chiedono che siano “finalmente attuate le idee e proposte di Giovanni Falcone, anche per dare un senso a morti di giovani studenti, caduti in una guerra troppo spesso tradita da chi l’avrebbe dovuta combattere con loro: potenziamento dei pool antimafia; sequestro immediato dei beni dei mafiosi; esclusione di proventi di attività criminali dalla scudo fiscale; carcere duro per tutti i boss e affiliati di mafia, camorra e ‘Ndrangheta”.
Don Pietro, il parroco del paese da dove proveniva Melissa e paese considerato la culla della Scu parla di “Vile attentato.
Purtroppo è una triste natalità quella della Sacra Corona Unita. Questo episodio ha colpito i giovani, la speranza, la voglia di vivere. Sono vicino alle vicino alle famiglie. Una città mortificata, abbiamo perduto l’intelletto. Bisogna gridare con tutto il cuore che siamo dalla parte di chi si adopera per la liberà e la legalità ”.
La notizia dell’attentato ha fatto scatenare immediatamente la reazione della società civile e sono previste fiaccolate in diverse città .
A Brindisi alle 18 in piazza Vittoria i cittadini si riuniranno in presidio. Come alle 18,30 in piazza del Pantheon a Roma.
La notte dei musei prevista stasera è stata rinviata.
E’ fissata alle 17 in piazza San Fedele a Milano la manifestazione per far “sentire la propria voce, il proprio sdegno e la propria ferma condanna”.
A organizzare l’appuntamento sono stati il presidente del Consiglio Comunale Basilio Rizzo, il presidente del comitato di esperti antimafia di Palazzo Marino Nando Dalla Chiesa e il presidente della commissione antimafia David Gentili. Il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, ha espresso il cordoglio alla città pugliese e chiesto a tutta l’organizzazione dell’America’s Cup World Series, ai team, agli spettatori di osservare un minuto di silenzio prima delle regate programmate oggi in laguna.
Palermo abbraccerà il suo palazzo di giustizia la sera del 22 maggio, alla vigilia dell’anniversario della strage di Capaci, ricordando la tragedia pugliese.
”La coscienza civile collettiva siribella a questi attentati che vogliono colpire lo Stato e tutti i suoi cittadini — dicono insieme Cgil, Cisl, e Uil — dunque, si mobilitano invitando a realizzare fiaccolate o sit-in davanti a tutte le Prefetture italiane nella giornata di mercoledì 23 maggio, anniversario della morte di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e della scorta”.
I sindacati “esprimono lo sdegno di tutti i lavoratori italiani per l’efferato attentato che ha colpito inermi alunne di una scuola di Brindisi. Spetta agli inquirenti accertare la matrice dell’atto criminale ma tutti gli elementi fanno propendere, sin da ora, per un attentato di natura mafiosa. Nell’esprimere vicinanza alle famiglie colpite, condannano duramente l’accaduto e si affidano alle forze investigative affinchè autori e colpevoli del vile delitto siano prontamente assicurati alla giustizia”.
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Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
L’OPERAZIONE DI RIMOZIONE DEL RELITTO COSTERA’ 300 MILIONI DI DOLLARI… SARANNO QUATTRO LE FASI DI SMONTAGGIO ENTRO FEBBRAIO 2013
Fare in fretta e bene. E’ questo l’imperativo per la società Costa, il Ministero dell’Ambiente, l’Arpat, la Protezione civile e la Regione Toscana, per la rimozione della nave da crociera incagliata sugli scogli delle Scole all’Isola del Giglio.
L’operazione di rimozione del relitto costerà oltre 300 milioni di dollari.
Lo ha riferito alla stampa Gianni Onorato, direttore generale di Costa Crociere, che ha presentato insieme al commissario delegato per l’emergenza per il naufragio della Concordia, Franco Gabrielli, il progetto che permetterà di allontanare il relitto dall’arcipelago toscano. Il progetto è stato affidato al consorzio italo-americano Titan Salvage-Micoperi.
LO SMONTAGGIO
Le fasi operative, è stato annunciato, saranno quattro e partiranno già la settimana prossima con i carotaggi per la posa in mare dei pali, in tutto 60, che serviranno come una sorta di intelaiatura per le operazioni ingegneristiche.
La prima fase prevede la stabilizzazione della nave attraverso la costruzione di una piattaforma subacquea.
Lungo il lato emerso della nave saranno, quindi, applicati alcuni cassoni capaci di contenere acqua.
Quindi due enormi gru, fissate alla piattaforma, raddrizzeranno la nave con l’aiuto del riempimentio dei cassoni d’acqua.
Una volta raddrizzata alla nave saranno, quindi, applicati altri cassoni anche dall’altro lato della fiancata.
Infine, è stato spiegato dagli esperti, i cassoni di entrambi i lati saranno svuotati dall’acqua, non prima però di averla opportunamente trattata e depurata a tutela dell’ambiente marino e, successivamente, riempiti di aria. Una volta riportato nelle condizioni di poter galleggiare, il relitto sarà trainato in un porto italiano.
LA PROTEZIONE CIVILE
«Che la Concordia possa rompersi, deformarsi o scivolare sul fondo è la scoperta dell’acqua calda – ha detto il capo della Protezione Civile non a caso – e nel novero delle possibilità nessuno può escludere che la Concordia possa scarrocciare sul fondo. Ma allo stato il pericolo non è imminente. Quel che è certo è che la nave non può stare così per lungo tempo e in ogni caso rappresenta un rischio per l’ambiente. Più passa il tempo e più aumentano i rischi».
I TEMPI
La rimozione del relitto si concluderà entro febbraio del 2013. E’ quanto promette il General manager della società Micoperi, Silvio Bartolotti, incaricata insieme alla statunitense Titan Salvage nell’operazione di rimozione della Costa Concordia.
Il progetto partirà già la prossima settimana e durerà 12 mesi. «Tutti gli esperti ci dicono che finire in meno di un anno e’ impossibile – ha detto Silvio Bartolotti – ma siamo convinti che riusciremo a completare l’opera entro febbraio. Un risultato certo ed una scommessa con il tempo».
PIOMBINO BASE OPERATIVA
Sarà a Piombino, come aveva richiesto la Regione Toscana, la base operativa per il progetto per la rimozione del relitto della Costa Concordia.
Una volta poi che la nave sarà rimessa in galleggiamento la Regione ha rinnovato la richiesta che venga trainata a Livorno per lo smantellamento.
Così il governatore della Toscana Enrico Rossi che ha partecipato a Roma alla presentazione del progetto per la rimozione della nave da crociera naufragata il 13 gennaio scorso all’isola del Giglio.
«Chiediamo di fare presto e bene – ha detto Rossi – che ci sia il massimo rispetto per la tutela ambientale e che sia fatta lavorare la Toscana con le sue imprese». A Piombino, ha spiegato Rossi, «saranno raccolti e materiali e le apparecchiature necessarie.
Sarà così evitato al massimo l’impatto sul territorio e sul porto turistico del Giglio, perchè anche la gestione del personale impegnato, che non sbarcherà mai sull’isola, avverrà a Piombino. In secondo luogo – ha proseguito – abbiamo rinnovato la richiesta che una volta rimessa in galleggiamento la nave venga trainata nel porto di Livorno, il più vicino al luogo del naufragio, per lo smantellamento».
IL CONTROLLO DELL’ARPAT
In vista dell’avvio delle operazioni per la rimozione del relitto, Arpat ha fornito «un contribuito istruttorio con specifico riferimento agli aspetti di propria competenza, indicando tutte le prescrizioni ritenute necessarie a ridurre al minimo gli effetti ambientali dell’intervento, che si aggiungono alle numerose misure di protezione previste nel progetto».
Le indicazioni e le raccomandazioni fornite, recepite nel documento finale della conferenza convocata dal commissario delegato Franco Gabrielli, «sono chiaramente orientate a garantire la salvaguardia di tutte le matrici ambientali».
IL MINISTRO CLINI
«Il progetto attraverso il quale l’Isola del Giglio sarà liberata dalla Concordia – dice il ministro dell’Ambiente Clini – configura una operazione mai tentata prima d’ora e che risponde alle esigenze condivise di spostamento in tempi brevi della nave dal litorale dell’isola, ma tutto avverrà con il pieno rispetto delle indicazioni a tutela dell’ambiente espresse dal Ministero. Il piano di rimozione è stato sottoposto a una serrata istruttoria della Commissione VIA che ha formulato una articolata serie di raccomandazioni che sono state pienamente recepite e incardinate nel verbale della conferenza decisoria che ha approvato il progetto. Resta inteso – conclude Clini – che, una volta messa in galleggiamento, la nave dovrà essere trainata, nelle massime condizioni di sicurezza, nel più vicino porto attrezzato, per ridurre al minimo i tempi e il tragitto del trasferimento con i connessi ulteriori rischi per il nostro mare».
(da “Il Corriere della Sera”)
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Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
NON ERA MAI SUCCESSO PRIMA CHE IL LINGOTTO METTESSE IN CIG I COLLETTI BIANCHI DELLO STABILIMENTO… FORTI TENSIONI ANCHE NELL’EX STABILIMENTO DI TERMINI IMERESE E A CASSINO
Non era mai successo prima nella lunga storia del Lingotto di Torino: tutti i 5.400 dipendenti degli Enti Centrali di Mirafiori, la maggior parte impiegati, andranno per la prima volta in cassa integrazione ordinaria per sei giorni.
“E’ una pessima notizia: vuol dire che anche a livello della testa di Fiat ci sono forti problemi” ha commentato Edi Lazzi, responsabile V lega Fiom. I giorni di cassa integrazione saranno sei: il 14, 15 e 21 giugno, il 12, 13 e 19 luglio.
Queste date vanno ad aggiungersi a quelli già programmati per il 22 giugno e per il 20 luglio, in cui ci sarà la chiusura dello stabilimento utilizzando i permessi personali dei lavoratori.
“I timori riguardo all’indebolimento dell’azienda e al suo disimpegno dal nostro Paese, dopo questa decisione — ha aggiunto Edi Lazzi — incominciano drammaticamente ad assumere una forma concreta. Ci auguriamo che, a fronte di questo ulteriore pesantissimo segnale, la città , le istituzioni e le forze sociali non voltino ancora una volta lo sguardo da altre parti minimizzando ciò che sta accadendo”.
La decisione del Lingotto ha provocato subito reazioni politiche.
E se a Mirafiori non ridono, simile la situazione di Termini Imerese e Cassino.
In Sicilia, altissima tensione a Termini Imerese, dove circa 300 operai della ex fabbrica del Lingotto hanno bloccato l’autostrada Palermo-Catania.
Preoccupati anche i lavoratori dello stabilimento di Cassino, che sollecitano nuovi modelli.
I sindacati chiedono la conferma degli investimenti e annunciano un incontro con i vertici Fiat a giugno.
A Termini Imerese la situazione è sempre più difficile.
Un nuovo tavolo è convocato al ministero dello Sviluppo economico per lunedì 4 giugno con Fiat, Dr Motor, sindacati, Regione Sicilia e ministero del Lavoro.
“Dopo ben 19 giorni di lotta — ha detto il sindaco Salvatore Burrafato — la mobilitazione dei lavoratori della Fiat e dell’indotto ha portato finalmente il ministro Passera ad occuparsi direttamente di Termini Imerese. Sono molto preoccupato, è una città che rischia di esplodere”.
Il ministro Corrado Passera, dal canto suo, ha rassicurato tutti: “Dobbiamo trovare una soluzione solida in cui i soldi pubblici vengano impiegati al meglio. Se il piano di Dr Motors può essere realizzato daremo il massimo appoggio. Abbiamo dato 15 giorni a Dr per confermare o meno la loro capacità e disponibilità ad attuare l’impegno preso. Il giorno dopo è stato convocato il tavolo. Se la risposta arriverà prima anticiperemo l’incontro”.
Per il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini, “una soluzione al problema dello stabilimento siciliano deve venire dal governo e da Fiat. Il sindacato non accetterà mai che Fiat possa semplicemente chiudere e licenziare”.
Forti timori anche a Cassino, da dove escono circa 220 mila auto all’anno a fronte delle 400mila previste.
“Abbiamo firmato a dicembre un contratto aziendale — ha detto il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti — e l’ad di Fiat Sergio Marchionne ora deve mantenere la promessa comunicando gli investimenti che si vogliono fare per le diverse fabbriche italiane e, in particolare, per quella di Piedimonte San Germano, dicendo quale nuova vettura si vuole produrre per invertire la tendenza, che adesso è piuttosto critica, allo scopo di mettere fine così alla lunga scia di cassa integrazione”.
Sulla situazione a Mirafiori è intervenuto anche il segretario nazionale della Fiom Giorgio Airaudo, secondo cui “la cassa integrazione per gli impiegati delle strutture centrali è la conseguenza dell’assenza di chiarezza rispetto al futuro degli enti centrali stessi, che assume più importanza di dove sarà la sede legale di Fiat Chrysler anche perchè gli enti centrali sono il luogo del know how della Fiat e a questi sono legate aziende dell’indotto, su cui il provvedimento non potrà che ribaltarsi”.
Airaudo, inoltre, ha sottolineato che i sindacati non sanno “nulla di quali auto verranno progettate a Torino.
Alle Carrozzerie sappiamo che c’è un investimento che viene continuamente rinviato e dilatato ma il futuro degli enti centrali è un buco nero e di questo — è la conclusione del segretario Fiom — c’è una grande responsabilità del governo e una sottovalutazione degli enti locali rispetto all’importanza strategica del settore. Non servono incontri riservati e di cortesia sabauda servono impegni pubblici davanti all’opinione pubblica”.
A Piazza Affari, invece, ultima giornata per la negoziazione delle azioni privilegiate e di risparmio che da lunedì saranno tutte convertite in ordinarie.
Fiat guadagna lo 0,72 per cento e Fiat Industrial lascia il 2,89 per cento.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 19th, 2012 Riccardo Fucile
SONO 150 I MILIONI L’ANNO DESTINATI A QUESTI ENTI: ERANO 356 E SONO DIVENTATI 72, MA IN REALTA’ NE RESTANO OLTRE 100, VERI E PROPRI STIPENDIFICI DI DIPENDENTI CHE NON LAVORANO
Ogni giorno timbrano il cartellino anche se, sulla carta, l’ente per il quale lavorano non esiste da tre anni.
Tanto è trascorso da quando in Puglia sono state soppresse le Comunità montane sull’onda del clamore mediatico che aveva travolto l’ente «senza montagna» delle Murge, che comprendeva il Comune di Pelagiano, provincia di Taranto, 39 metri sul livello del mare.
Ma proprio questa Comunità che aveva fatto gridare allo scandalo è ancora lì in piedi, anche se formalmente chiusa.
È vero, non c’è più un consiglio d’amministrazione che garantisce gettoni d’oro a sindaci e assessori, ma dal 2010 la Regione pugliese paga un commissario liquidatore con indennità pari a oltre 20 mila euro l’anno e due dipendenti.
La Comunità delle Murge è il simbolo di come la furia moralizzatrice e la corsa a tagliare gli enti montani si sia trasformata in un grande spreco che vede oggi le Regioni continuare a spendere 150 milioni di euro per gli stipendi di 4.500 dipendenti e altri 162 milioni per 7.500 forestali: il tutto per svolgere pochi servizi, o nessuno, causa assenza di fondi per investimenti.
Un paradosso nato dal fatto che da un lato lo Stato ha azzerato i trasferimenti a questi organismi e, dall’altro, le Regioni si sono affrettate a sopprimere le Comunità senza però trovare una soluzione per i lavoratori.
Risultato? Si pagano solo stipendi e si scopre che le Comunità continuano a spendere 14,9 milioni di euro all’anno in consulenze, mentre i boschi rimangono abbandonati perchè mancano i soldi per la loro manutenzione.
«Un assurdo, da anni chiediamo una riorganizzazione omogenea del sistema in tutto il Paese, che trasformi le Comunità in unioni di Comuni in modo da poter dare indipendenza economica a questi enti e ottenere veri risparmi mettendo insieme servizi», dice Enrico Borghi, presidente della commissione della montagna dell’Anci.
In Italia attualmente vige il caos, con alcune Regioni che hanno chiuso formalmente questi enti e altri che li mantengono in vita per fare anche la riscossione dei tributi: come nel Cadore, dove il Comune Calanzo ha deciso di togliere questo servizio a Equitalia per affidarlo alla Comunità di Valbelluna.
Ma quante sono le Comunità rimaste in vita? Quanto costano? Cosa fanno?
Le Comunità in liquidazione
Molte Regioni come Basilicata, Liguria, Molise, Puglia e Toscana, hanno soppresso le Comunità e altre Regioni hanno votato leggi per la loro trasformazione in unioni di Comuni, come Piemonte, Lazio e Campania.
Formalmente ne rimangono in piedi solo 72 sulle 300 attive nel 2008, in gran parte concentrate in Valle d’Aosta (8), Trentino Alto Adige (23), Lombardia (23), Veneto (19), Emilia Romagna (10), Marche (9).
In realtà , considerando quelle in liquidazione, sono ancora 201 gli enti in piedi con in carico i dipendenti, ma senza un euro per svolgere servizi.
Situazione, questa, che sta diventano allarmante soprattutto al Sud, con le Regioni che di fatto versano, quando lo versano, lo stretto necessario a pagare i lavoratori e in più garantiscono parcelle d’oro a una pletora di commissari liquidatori: «Diciamo che quando c’eravamo noi politici nei consigli d’amministrazione si gridava allo scandalo, oggi ci sono i burocrati e nessuno dice nulla», sottolinea Borghi.
Ma quanti sono questi enti fantasma e quali i costi affrontati per la loro liquidazione? Simbolo di quanto sta accadendo è la Comunità delle Murge, che comprende il Comune di Palagiano, a meno di 40 metri dal livello del mare. La Puglia ha chiuso questa Comunità nel 2008.
A tre anni di distanza, però, l’ente è ancora lì, con un liquidatore e due dipendenti: «Ci hanno chiuso ma solo formalmente, perchè noi veniamo ancora a lavorare in attesa di essere trasferiti da qualche parte», dice un funzionario.
Già , ma la Provincia non li vuole, e nemmeno i Comuni che non hanno i fondi per pagare i loro stipendi. Stesso discorso avviene in Molise, con le sei Comunità soppresse di cui cinque però ancora in liquidazione perchè non si riesce a pagare i creditori.
Nel frattempo la Regione ha appena erogato 5 milioni di euro per pagare gli stipendi: «Ovviamente – ha detto l’assessore agli Enti locali Antonio Chieffo all’indomani dello stanziamento – quello del pagamento degli stipendi ai dipendenti è soltanto un aspetto. Nei prossimi mesi auspichiamo un’immediata collocazione di tutto il personale».
Ma in Italia si sa: nulla è più duraturo del provvisorio.
Anche in Campania la situazione è identica, con la Regione che versa alle Comunità i fondi necessari a pagare solo i 677 stipendi, e il discorso non cambia in Calabria dove le 20 Comunità mantengono 516 persone o in Umbria.
Certo, c’è da chiedersi come mai in queste Regioni gli addetti siano di più che in Lombardia (390) o in Veneto (183) ma tant’è, questo personale è ormai sul groppone anche se nessuno lo vuole.
Al Sud si aggiunge poi un altro paradosso: che le Comunità oltre a mantenere i dipendenti, debbano garantire le giornate lavorative a un esercito di forestali, anche qui senza sapere bene come impiegarli visto che non ci sono fondi per realizzare progetti sulla tutela dei boschi: tanto per fare un esempio, in Piemonte i forestali sono appena 532, in Campania 4.500 anche se il record appartiene alla Sicilia con 30 mila addetti (quasi la metà di tutto il resto del Paese).
Ma nell’isola “virtuosa” sono in capo alla Regione e non esistono più le Comunità montane.
Mentre al Sud le Comunità soppresse pagano ancora stipendi, al Nord alcune Regioni si sono rifiutate di abolirle: la Lombardia ha appena stanziato 50 milioni di euro per le sue 23 Comunità montane, che si aggiungono a Comuni, Province e Unione di Comuni, tanto per non farsi mancare nulla.
Antonio Fraschilla
(da “la Repubblica”)
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