Maggio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
DEDICATO A TUTTI COLORO CHE OGNI GIORNO COMBATTONO PER LA VERITA’ E LA GIUSTIZIA… SEMPRE DALLA PARTE DEL POPOLO CONTRO GLI INFAMI E I VIGLIACCHI
Avete perduto, uomini senza onore.
State perdendo pure i figli che guardano le vostre mani sporche di sangue.
Il disprezzo vi sommergerà .
Forse siete in tempo per non farvi odiare dai vostri stessi figli.
Io vi perdono ma inginocchiatevi. […]
Dico a voi, donne della mafia, madri snaturate che vendete a Satana le coscienze dei vostri figli in cambio di effimere comodità , di macchine veloci, di una cucina nuova, di vestiti e gioielli, frutto di malaffari.
Ma non vi resterà niente dentro.
Così, morirete anche voi.
Ogni giorno di più.
Aiutate piuttosto i vostri uomini a salvarsi, a chiedere perdono, ad inginocchiarsi su questa terra umiliata da pochi malvagi che oscurano la grandezza di scrittori, artisti, religiosi, brava gente, tutti siciliani costretti a misurarsi con questa parola troppo usata, la mafia.
Rosaria Schifani
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Maggio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
I TAGLI DEL GOVERNO BERLUSCONI HANNO RIDOTTO IL FONDO PER IL DIRITTO ALLO STUDIO UNIVERSITARIO DA 246 A 12 MILIONI DI EURO
Decine di migliaia di studenti italiani hanno diritto ad una borsa di studio ma non la riceveranno mai.
Il mega taglio al fondo per il Diritto allo studio universitario (il Dsu) operato dalla coppia Gelmini/Tremonti, prima di passare la mano al governo tecnico guidato da Mario Monti, ha lasciato al palo 145.000 studenti universitari che, stando alla normativa vigente, per reddito familiare e per merito, dovrebbero ricevere un sostegno.
A denunciarlo è l’Unione degli universitari .
“La situazione è ormai insostenibile, il governo deve intervenire con urgenza”, spiega Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Udu. Tra la crisi che colpisce le famiglie, la riduzione della spesa pubblica, le persone che non studiano nè lavorano – i cosiddetti Neet – e la disoccupazione giovanile galoppante, la situazione degli studenti si sta facendo davvero pesante.
“Nell’ultimo anno accademico, più di 145.000 studenti si sono visti riconoscere dallo Stato il diritto ad avere la borsa di studio – continua Orezzi – ma sempre dallo stesso si sono sentiti dire che questa borsa non la riceveranno mai: migliaia di studenti sono riconosciuti idonei alla borsa di studio in base al reddito e al merito accademico, ma vengono poi scaricati dal sistema e abbandonati a loro stessi”.
Il taglio inferto dal governo Berlusconi sei mesi fa è stato memorabile: da 246 milioni si è passati a poco meno di 26 milioni nell’anno corrente per raggiungere il minimo storico, appena 12 milioni, nel 2013.
A conti fatti, meno 95 per cento, e borse di studio nel 2013 soltanto per 18.000 studenti, “mentre paesi europei come Francia o Germania investono nel diritto allo studio miliardi di euro ogni anno”.
“Senza nessun intervento – aggiunge Orezzi – questi studenti non solo non avranno alcun tipo di prospettiva per i prossimi anni, ma avranno anche un futuro sempre più precario e buio”.
L’ultimo bollettino di ‘guerra’ divulgato dall’Istat fa intravedere per i giovani un futuro a tinte fosche: a marzo 2012, 36 ragazzi italiani su 100 in cerca di lavoro, con età compresa fra i 15 e i 24 anni, sono stati costretti a rimanere con le mani in mano.
In Europa, la disoccupazione conta ormai 11 milioni di giovani destinati ad un futuro di precarietà e incertezza.
Per coprire completamente le borse di studio occorrerebbero 130 milioni.
“Proprio in questo momento di grave crisi sociale anche solo la vendita delle frequenze televisive potrebbe garantire risorse sufficienti almeno ad un piano triennale di finanziamento delle borse di studio per tutti gli studenti aventi diritto”, dice il coordinatore dell’Udu.
Con mille o duemila euro annui, i fortunati che la borsa di studio riescono ad ottenerla riescono a coprire parte dell’affitto mensile, di pranzi e cene lontano da casa e dell’abbonamento mensile al bus o alla metro.
Per acquistare i libri e le dispense, per viaggiare per motivi di studio e per tutte le altre spese da sostenere durante l’intero percorso universitario devono intervenire invece i genitori sempre più alle prese con nuove tasse e disoccupazione. “Non si può pensare – conclude Orezzi – di far uscire l’Italia dalla crisi senza liberare nuove energie per rendere più dignitoso il nostro sistema d’istruzione, non si può pensare di risollevare il Paese senza creare nuovo lavoro, non si può vedere un futuro per l’Italia se non si investirà nei giovani”.
Salvo Intravaia
(da “La Repubblica”)
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Maggio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
LA VICE-PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE CAPONNETTO HA RACCONTATO CHE DURANTE LA FESTA PER L’ELEZIONE DEL NUOVO SINDACO, QUALCUNO E’ ENTRATO A PALAZZO E HA TENTATO DI PORTARE VIA FASCICOLI
A Civitavecchia la campagna elettorale è stata infuocata fino all’ultimo minuto.
Pietro Tidei — già due volte sindaco in passato — con il 52,74 per cento dei voti ha battuto il suo avversario, Gianni Moscherini, uomo del Pdl che invece si è fermato al 47,25 per cento.
Uno scontro che, tra i due, si consuma da oltre un ventennio.
La tensione, però, ha raggiunto il suo apice lunedì sera in tarda serata. A poche ore dalla proclamazione di Tidei, infatti, intorno alle 21.30, a festeggiamenti in corso, l’automobile del neo primo cittadino, una Mercedes parcheggiata sotto la sede del suo comitato elettorale, è stata data alle fiamme.
Nelle stesse ore, secondo quanto raccontato da Simona Ricotti — vice presidente dell’Associazione Caponnetto — “un folto gruppo di persone, circa un centinaio, i cosiddetti moscheriniani, è entrata nella sede del Comune di Civitavecchia e ha prelevato alcuni faldoni di documenti”.
Carte pronte per essere caricate su due furgoni della municipalizzata dei rifiuti, Città pulita, nel frattempo parcheggiati sotto la finestra del municipio. “Ho visto piovere carte dalla stanza di Moscherini“, ha detto sbalordita Simona Ricotti.
La notizia ha fatto il giro della città e in pochi minuti un altro gruppo di persone — questa volta sostenitori di Tidei — ha raggiunto il Palazzo del Pincio.
Dalla festa, un centinaio di tideiani si sono precipitati sul posto. Da questo momento in poi la situazione è andata fuori controllo.
Quando Chiara Ceccarelli, membro del comitato elettorale di sostegno al neo sindaco di Civitavecchia, ha chiesto spiegazioni sul perchè della spedizione notturna a un esponente di centrodestra che stava accanto ad uno dei due furgoni, è stata allontanata e insultata: “Ti devi vergognare” è stata la risposta.
Chiara non è riuscita a fermare la fuga di uno dei camion della spazzatura: “Sono salita sul furgone di Città pulita per impedire che partisse. Ma senza curarsi di me a bordo, hanno acceso comunque il motore e sono partiti: per poco ho rischiato di essere investita”.
In piena concitazione, nella folla si è sentita una voce gridare: “Mettili sotto ma fuggi” riferita all’uomo alla guida del furgone, dipendente di Città pulita, il quale nella fretta ha travolto tutto ciò che incontrava.
I carabinieri, avvisati e arrivati sul posto a guerriglia inoltrata, hanno fermato uno dei due furgoni in corsa, scaricando e sequestrando i faldoni.
L’altro invece è stato rintracciato e fermato dopo mezz’ora. Ma era stato già svuotato.
La Procura di Civitavecchia sull’accaduto ha aperto un’inchiesta.
Questa vicenda, insieme a quella di Adriano Sinopoli (collaboratore di Moscherini che — secondo la denuncia presentata alla questura da quattro ragazzi — avrebbe venduto posti di lavoro al Senato in cambio di 44mila euro), è soltanto una delle storie che hanno fatto da sfondo a queste elezioni amministrative.
Sarà la Procura di Roma e non quella di Civitavechia a indagare su Sinopoli e Ivo Paliani, l’ex usciere di Palazzo Madama, in carcere da marzo scorso con l’accusa di aver ucciso la moglie sparandole un colpo di pistola alla testa mentre dormiva.
Secondo gli inquirenti il passaggio di denaro dai giovani al candidato consigliere Pdl, sarebbe avvenuto nella capitale, proprio davanti al Senato.
Loredana Di Cesare
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Maggio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
IL SUCCESSO DEI GRILLINI DENOTA IL BISOGNO DI FORME E CONTENUTI DIVERSI NON ANCORA COMPRESI DAI PARTITI, IN PRIMIS PD E PDL
La clamorosa sconfitta della Lega e del Pdl rischia di lasciare in secondo piano altre tre indicazioni che emergono dal recente voto amministrativo: l’ulteriore incremento dell’astensionismo, il successo del Movimento Cinque Stelle e la tenuta del centrosinistra.
Una corrente di pensiero ha sostenuto a lungo la tesi dell’astensione come appagamento. Nell’Italia del 2012 di appagamento se ne trova ben poco.
I sondaggi evidenziano una fiducia verso i partiti inferiore al 4 per cento e alle amministrative l’astensione è cresciuta di ben 7 punti percentuali.
La “lunga transizione” avviata all’inizio degli anni Novanta non ha trovato approdi , le soluzioni legate a leader carismatici hanno rivelato la loro natura illusoria e il centrodestra, fondato sul corpo mediale di Berlusconi, rischia l’implosione.
Anzichè alimentare un serio dibattito su come riformare il sistema partitico e riconquistare la fiducia dei cittadini, i partiti maggiori preferiscono imboccare la scorciatoia cognitiva del definire “antipolitica” qualsiasi forma di soggettività germogliata al di fuori dei loro confini.
Questa è l’etichetta sovente attribuita al Movimento Cinque Stelle.
In realtà , già con la prima applicazione empirica del concetto — in uno studio del 1979 di Suzanne Berger dedicato ai movimenti degli anni Settanta — l’antipolitica viene spesso evocata per etichettare manifestazioni innovative (con forti contenuti politici) emerse dalla latenza, ma non ancora pienamente decodificate dagli attori politici più istituzionalizzati e dagli intellettuali.
Si dovrebbe ricordare che quasi un secolo fa, nelle Considerazioni di un impolitico, Thomas Mann ammoniva che “l’antipolitica è anch’essa una politica, giacchè la politica è una forza terribile : basta solo sapere che esiste, è già ci si è dentro, si è perduta per sempre la propria innocenza”.
Le prime ricerche dedicate al Movimento Cinque Stelle mostrano una realtà vivace e sfaccettata: dietro a Beppe Grillo, figura che garantisce un collante nazionale e visibilità mediatica, vi sono in molti contesti candidati scelti su base locale legati a profili e progetti specifici.
Alcuni di essi provengono dalle mobilitazioni referendarie vittoriose della scorsa primavera.
Sovente tali candidati sono sorretti da un capitale sociale costituito da una fitta rete di relazioni con gli attori sociali e da un livello di fiducia difficile da conseguire per i politici dei partiti tradizionali.
È il caso del primo sindaco ottenuto dal Movimento Cinque Stelle già al primo turno: Roberto Castiglion, a Sarego (Vicenza), proprio dove la Lega aveva deciso di collocare il “Parlamento padano”.
Nel secondo turno, ancora più eclatante è stato il caso di Parma, in cui al ballottaggio il “penta-stellato” Federico Pizzarotti è riuscito a vincere con il 60,2%.
Anzichè rinchiudere tali esperienze nell’etichetta di “antipolitica” sarà interessante analizzare il comportamento degli esponenti del Cinque Stelle cui saranno attribuite responsabilità istituzionali.
Soprattutto, sarà interessante studiare quale struttura saprà darsi il Movimento per consolidare tali risultati, dal momento che, al fine di dare continuità alla propria presenza politica, alcuni gradi di istituzionalizzazione si riveleranno indispensabili.
Oltre a cedere campo al Movimento Cinque Stelle, la dèbà¢cle dei partiti di centrodestra ha premiato la sostanziale tenuta del centrosinistra.
È pienamente comprensibile la soddisfazione mostrata da Pier Luigi Bersani dinanzi ai risultati di lunedì pomeriggio. Tuttavia, nei prossimi mesi tale partito dovrà definire con chiarezza il tipo di alleanze che intende perseguire e le proprie proposte qualificanti.
E dovrà intercettare le domande di cambiamento presenti nel suo stesso elettorato di riferimento, in una fase della politica italiana nella quale, ad esempio, uno dei pochi a emergere dalla crisi della Lega è il sindaco di Verona Flavio Tosi, ossia chi fra i leghisti più decisamente di tutti ha preteso il rinnovamento delle classi dirigenti. Il tempo che intercorre da oggi alle elezioni politiche è una finestra di opportunità decisiva per riqualificare l’offerta politica in Italia e per ricostruire delle connessioni fra i partiti e i cittadini.
Potremmo scoprire che dietro a quanto si definisce “antipolitica” si celano richieste di un’altra politica.
Marco Almagisti
(professore di Scienza della Politica all’Università di Padova)
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Maggio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
L’AMPUTAZIONE COATTA DEI PARTITI, MA I CONTROLLI SUI BILANCI RESTANO INCERTI
Primo round aggiudicato e Montecitorio si dimezza il finanziamento elettorale.
Ma non c’è gioia, in questo voto, e nemmeno verità . Un’operazione di “Pronto soccorso”, una amputazione coatta.
Passa il primo articolo, quello su cui è incardinata la legge, e il resto si vota oggi. Passa con un voto blindato che non ammette, correzioni, belle o brutte che siano.
E il perchè lo spiega Roberto Giachetti, segretario d’aula del Pd, con la chiarezza e la brutale sincerità che tutti gli riconoscono: “Ragazzi, questo è un pacchetto blindato. Se tocchi anche solo un elemento, crolla tutto”.
Si sono arrabbiati anche i deputati del Pd, a cui è stato chiesto di ritirare tutti gli emendamenti.
Eppure, anche così, la legge passa: il primo articolo è — dunque — approvato con 372 sì, 97 no e 17 astenuti. Contro votano Lega, Radicali, Noi Sud e Italia dei Valori.
Spiegare come funzionerà è complesso, ma non vi spaventate: il finanziamento viene ridotto da 182 a 91 milioni annui, per il 70% — 63,7 milioni — corrisposti a titolo di rimborso delle spese elettorali e come contributo per l’attività politica e divisi in quattro quote (regionali, Camera e Senato, europee).
Ci accede chi ha almeno un rappresentante eletto in uno di questi diversi livelli di rappresentanza.
La quota che resta, invece (27.3 milioni) viene erogata come contributo dello Stato, che integra ogni euro raccolto come finanziamento privato dai partiti con 0,50 centesimi purchè il partito abbia un eletto o raggiunga il 2% (esempio: possono prenderlo la Federazione della sinistra, o Fli anche se non entrassero in Parlamento).
Terza possibilità : si può detrarre il 26% di qualsiasi donazione ricevuta dal partito, a patto che questo partito che si sia candidato alle elezioni (esempio: puoi detrarre i tuoi finanziamenti ai radicali anche se non sono in Parlamento).
Ma quello che conta è il colpo d’occhio: mentre guardi quest’aula affollata come non mai (quasi tutti presenti, tutti i vip sui banchi), ti vengono in mente un flashback e due immagini.
Il fotogramma del passato era il voto con cui la Camera aboliva l’autorizzazione a procedere nel 1993.
Un voto che i partiti di allora, semi-morenti, accettarono con il coltello alla gola. Anche il voto di ieri, con l’albero di natale rosso o verde quasi unanime, sul tabellone elettronico a ogni emendamento, Sì-No, a seconda del parere della commissione, sembrava il frutto di un unanimismo coatto.
L’immagine di quelle lucine colorate, poi, suggeriva non quella di un’aula in cui come sempre si combattono schieramenti opposti, ma quella di una sala operatoria, dove si pratica un’operazione di urgenza.
Luce rossa-luce verde, quasi unanime (unica eccezione: Radicali, Lega, Idv e qualche missionario). È amputazione terapeutica.
Perchè è proprio questo che hanno fatto i partiti ieri: amputare una parte per salvare il tutto, evitare una riforma.
Si poteva fare altro? In realtà sì, e la battaglia degli emendamenti, pur falcidiati dal partitone di governo, lo lascia intuire. In primo luogo c’era la riforma di Nicola Rossi. Sostenuta in Aula, in primis, dagli emendamenti del pidiellino ribelle Giorgio Stracquadanio.
Stracquadanio (e Rossi) avevano un’ipotesi “liberale”: versamenti solo personali — massimo 5.000 euro — e scaricabili dalle tasse con aliquota agevolata. Niet.
Bocciato tutto, compresa l’idea (altro emendamento) molto intelligente di vincolare l’entità del fondo alla crescita e al deperimento del Pil: nient ancora una volta, bocciato.
La futurista Chiara Moroni, invece, aveva un’altra proposta interessante: abolire la norma transitoria (quella che dimezza la quota di quest’anno), e destinare tutto per un anno a un fondo ”di scopo” per finanziare la costruzione di asili nido.
Dice, mentre illustra l’emendamento, con passione: “Mi appello ai parlamentari, soprattutto alle donne…”. L’aula rumoreggia, dai banchi del Pdl arriva persino qualche fischio.
L’albero di Natale rosso boccia anche quell’emendamento.
Si passa agli emendamenti della Lega, che ieri aveva la posizione apparentemente più anti-casta. Vengono cassati pure quelli, e qui c’è l’unica scintilla di emozione: applausi, fischi, qualche scambio di insulti.
Succede quando contro il Carroccio insorge Giachetti: “Faccio parte di un partito che al contrario di altri ha certificato le sue spese…”. E i leghisti: “Buuuu!!…”.
Il deputato del Pd prosegue: “In quest’aula oggi in diversi si oppongono… Ma solo i Radicali hanno diritto a parlare! Perchè coerentemente dicono no ai finanziamenti da trent’anni”.
Poi dice, e l’aula a questo punto si accende: “C’è chi ha preso doppie razioni!”. Il leghisti insorgono: “Oohhh!!”. Maroni lo sfotte: “Bravo! Bravo!”. Ma è un attimo.
Poi l’albero di Abc, riprende a lampeggiare e a bocciare inesorabilmente.
C’è chi vuole dare i soldi agli esodati, chi ridurre i fondi, chi elargirli in modo diverso: tutto inutile.
La legge è blindata, la sala operatoria di Abc opera con precisione chirurgica.
Ecco perchè già si arrabbia sulla parte che verrà votata oggi, il pd Salvatore Vassallo: “Quello che la Camera voterà oggi è un controllo sulla mera verità formale dei rendiconti, anche se rafforzati, senza indicare nessuna finalità e vincolo di destinazione della spesa”: È tutto vero. Salvo miracoli e ravvedimenti, i chirurghi del pronto soccorso di Abc hanno già deciso tutto.
Luca Telese blog
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Maggio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
IL COMICO GENOVESE CONTRO I CONDUTTORI DI TALK SHOW: “HANNO INVENTATO L’INFORMAZIONE A CIRCUITO CHIUSO”… I MILITANTI 5S A PIZZAROTTI: “NON HAI VINTO TU”
“È sempre più estraniante guardare cicciobombi e labbra turgide, megafoni dei partiti nelle televisioni nazionali, nei telegiornali, nei talk show. Il loro lavoro di portavoci e anfitrioni, finora, lo hanno svolto egregiamente, hanno trasformato personaggi come Lupi, Formigoni, Alfano, Veltroni, Alemanno, Fini in giganti della politica. Li hanno tenuti in vita”.
Beppe Grillo sul suo blog, il giorno dopo l’attacco al segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, si scaglia contro i giornalisti tv, accusati di essere al servizio dei partiti.
“I conduttori sono animali domestici (pappagalli?) – si legge nel post – dimenticati dal padrone dopo un trasloco”.
E sempre il blog di Grillo diventa il luogo nel quale si accendono, a soli due giorni dal voto, i primi contrasti all’interno del movimento.
I militanti più agguerriti, infatti, usano la Rete per criticare la presa di posizione del neosindaco di Parma, Federico Pizzarotti, che in un’intervista a Repubblica ha detto: “Grillo ha aperto una strada, ma a Parma hanno eletto noi”.
Pertanto, se il comico genovese “vuole venire per un saluto – dice il sindaco- ci farà piacere. Comizi di ringraziamento no, porterebbero via tempo”.
Pizzarotti “è solo un portavoce – fa notare Paolo B. – quindi sbaglia a dire ‘ho vinto io’, contraddice alla radice l’idea del M5s. Se davvero pensa di essere il sindaco nel sensoclassico del termine e non in quanto portavoce del M5S e dei cittadini di Parma, è fuori strada e mette tutti in difficoltà “.
Altri sono più diretti. “Caro Pizzarotti, a Parma hanno vinto i cittadini. Non è la tua vittoria, devi essere riconoscente a vita dell’opportunità che ti ha dato Grillo, poichè lui è il promotore di tutto questo. Viva viva Grillo”, grida al mondo Alessandro D. da San Teodoro.
Il programma del M5s per la tv.
Riferendosi ai talk show, il comico scrive sul blog: “I loro studi, dove hanno manipolato per decenni l’opinione pubblica, sono spogli, tristi. I partiti vi inviano figure di secondo piano, per fare presenza. I conduttori sono costretti a intervistarsi tra di loro, a scambiarsi opinioni di cui non frega niente a nessuno. Santoro intervista Lerner. La Annunziata intervista Santoro. La Gruber intervista Mieli. Hanno inventato – conclude – l’informazione a ciclo chiuso”.
Grillo, poi, ricorda le proposte del Movimento 5 Stelle, che prevedono tra l’altro di vietare ai privati di possedere più del 10% di una tv nazionale e per vendere due canali Rai.
“Ci vediamo in Parlamento”, conclude il post a proposito della riforma della televisione che Grillo intende portare avanti.
Innanzitutto “nessun canale televisivo con copertura nazionale può essere posseduto a maggioranza da alcun soggetto privato, l’azionariato deve essere diffuso con proprietà massima del 10%”.
Ma c’è di più: le frequenze televisive vanno assegnate attraverso un’asta pubblica ogni cinque anni; abolizione della legge del governo D’Alema che richiede un contributo dell’uno per cento sui ricavi agli assegnatari di frequenze televisive; vendita ad azionariato diffuso, con proprietà massima del 10%, di due canali televisivi pubblici; un solo canale televisivo pubblico, senza pubblicità , informativo e culturale,indipendente dai partiti; abolizione della legge Gasparri”.
“Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?).
Noi neppure”, conclude.
Le due voci della Rete.
Sul web non manca chi si schiera al fianco di Federico Pizzarotti, anche se sono pochi.
Pericle, ad esempio, condivide che il sindaco dica di non prendere ordini da Grillo. “Ha fatto bene. Ma come- chiede agli altri militanti- tutti i giorni ci attaccano con la scusa che Grillo è il padrone del M5s, praticamente una copia del Pdl, e se uno spiega che nel M5s non ci sono padroni, nè boss vi agitate?”.
La maggior parte sta con il comico genovese.
Il più drastico è Alex Scantalmassi, parmigiano. “Io non mi sento rappresentato dal neosindaco di Parma- dice- non ho votato e fatto votare uno che poi alla prima intervista parla a titolo personale, rivendicando addirittura la vittoria come sua. Pizzarotti dovrebbe rettificare le sue dichiarazioni fatte dopo il voto, deve dimostrare umiltà e ammettere di avere sbagliato”.
Secondo Scantalmassi, c’è un filo comune che lega i dissidenti grillini di Rimini e le parole del sindaco di Parma “trovo un’analogia. Usare Beppe e me e gli altri, per arrivare alle poltrone per poi presentarsi come ‘i grillini che pensano’ da soli vuol dire tradire il metodo. Occhio che ci metto un attimo a prezzarvi per quello che siete”, è l’avvertimento alla giunta e ai consiglieri neoeletti.
Insomma, il clima è surriscaldato.
Qualcuno, come Gerardo S. da Vaglio, in Basilicata, cerca di spegnere gli ardori. “Hei, heià embè, che ci sta prendendo a tutti quanti?”, chiede il ‘pacificatore’.
Federico Pizzarotti, osserva, “ha espresso una sua opinione che non deve essere necessariamente interpretata negativamente.
‘Ho vinto io’- spiega ripetendo le parole del sindaco- non significa volersi smarcare da Beppe Grillo e tantomeno rinnegarlo. Questo lasciamolo dire a Fiorello e a tutti i prezzolati dell’informazione e della politica sonoramente sconfitta! Non facciamo il loro gioco”.
(da “La Repubblica“)
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Maggio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
PDL NEL CAOS: RESPINTE LE DIMISSIONI DI BONDI, ALFANO NON INTENDE AZZERARE I VERTICI… SILVIO ATTACCA LA STAMPA: “IL NUOVO PREDELLINO? NO UN ALTRO SGAMBETTO”
Quasi due ore di vertice a Palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del partito.
A via del Plebiscito arrivano, oltre al segretario Angelino Alfano, i coordinatori e i capigruppo del Pdl. Sul tavolo la crisi del Pdl . Accentuata dai disastrosi risultati elettorali .
Oltre alle prossime mosse per il futuro del partito il Cavaliere ha trovato sul tavolo anche le dimissioni di Sandro Bondi. “Io e Alfano le respingiamo”, ha detto il Cavaliere lasciando la riunione per volare a Bruxelles, dove è atteso al vertice del Partito popolare europeo.
Irato Alfano. “E’ in atto un tentativo chiaro di avvelenare i pozzi – dice il segretario del Pdl che nega l’ipotesi di un azzeramento dei vertici del partito – Non ci saranno smottamenti del gruppo dirigente”.
Papabile, però, l’amarezza di Bondi: “Mi dimetto non perchè reputi di avere delle colpe particolari, anzi sono persuaso di avere svolto il mio impegno con assoluta trasparenza, ma soprattutto per sottrarmi ad attacchi e denigrazioni personali che fanno parte della peggiore politica”.
Sulle annunciate novità (nuovo nome? nuovo partito?) l’ex premier resta abbottonato e se la cava con una battuta: “Un altro predellino? No, un altro sgambetto…”.
Poi, da Bruxelles, il Cavaliere torna a parlare: “Montezemolo l’ho visto una sola volta ma non può stare che con i moderati”. Arriva a questo punto l’attacco a Repubblica: “Non c’è assolutamente nulla all’interno del partito che corrisponda alla situazione dipinta da ‘Repubblica’, che sappiamo essere un giornale ostile al partito”.
Resterà in campo?, chiedono i giornalisti: “Questo me lo domando anche io”.
E il Pdl? “Stiamo ragionando su cosa fare, il risultato elettorale non mi ha sorpreso” continua, indicando nella scelta “degli alleati” di andare da soli “l’errore fondamentale” che ha portato al deludente esito.
Solo una battuta su Grillo: “E’ figlio dell’antipolitica. E’ una bolla che dà un segnale a chi fa politica”.
Battute del Cavaliere a parte la tensione nel Pdl resta alta.
Basta leggere le parole dell’ex ministro Claudio Scajola: “E’ andata malissimo, è tempo di cambiare”.
Per Scajola il risultato del Pdl alle elezioni amministrative “deve portare a una accelerazione dei moderati. Non possiamo aspettare”.
Per questo l’ex ministro propone di ricominciare da zero “con un nuovo soggetto politico, un’identità precisa e un progetto. Tornare tra la gente. Siamo stati chiusi per troppo tempo nelle nostre stanze”.
E al segretario del Pdl arriva l’appoggio di Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera. “Se non prendiamo coscienza che il problema fondamentale è quello della linea politica andiamo dietro solo a diversivi. Detto tutto ciò, reputiamo che Alfano sia la personalità politica in grado di portarci fuori da questa situazione di difficoltà “.
Ma un forzista della prima ora come Giancarlo Galan alza i toni: “Darei qualche consiglio a Berlusconi per uscire dal pantano: punto primo, cambiare nome al partito. Secondo: cambiare facce con giovani persone che abbiano la credibilità per sostenere . Punto terzo, un programma nuovo. Quarto: cambiare forma del partito pechè le tessere non vanno bene da noi. Infine parli con Montezemolo”.
Sarà , ma dall’ex An Altero Matteoli arriva una ricetta diversa: “Non so quale sarà la grande novità politica annunciata da Alfano, ma non è Montezemolo”.
(da “La Repubblica”)
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Maggio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
IL NUOVO NOME: “UNITI PER L’ITALIA” O “Si-Amo L’ITALIA”, MA ANCORA NULLA DI DECISO…CASINI E MONTEZEMOLO CHIEDONO UN PASSO INDIETRO DEFINITIVO DEL CAVALIERE PER UN CONTENITORE CHE INCLUDA ANCHE I MODERATI
La sconfitta alle amministrative sollecita il cambiamento.
Fatto di pulizia tra la nomenklatura per rigenerare il partito e tenere a galla il centrodestra.
Il Pdl è alla resa dei conti dopo la sconfitta dell’ultima tornata elettorale in cui ha perso 60 amministrazioni comunali, 8 delle quali capoluoghi di provincia.
Ne guidava in totale 98, ora gliene rimangono 34.
E Berlusconi pensa a come riformare il partito, tra liste civiche e vecchi nomi — incluso Angelino Alfano — che non riescono più a conquistare l’elettorato.
Il Cavaliere pare abbia intenzione di ripulire la classe dirigente del Pdl per trovare nuovi volti in vista delle politiche del 2013.
Volti che possano anche “bucare” lo schermo. Senza tralasciare la riorganizzazione della pianta organica, visto che Alfano verrà affiancato da un direttorio in cui, tra gli altri, ci saranno anche Lupi, Gelmini, Fitto, Frattini, Meloni e Calabria.
L’obiettivo della coalizione dei moderati non sortisce l’effetto sperato e mentre Santanchè auspica un ritorno di Berlusconi candidato premier, Casini e Montezemolo fanno sapere di non avere intenzione di aderire se l’ex premier non si impegna a fare un serio e definitivo passo indietro.
Eppure i sondaggi dicono che il Pdl potrebbe risalire al 24% se fosse di nuovo lui a guidarlo, risalendo di almeno 6 punti percentuali in più rispetto a oggi.
Ma il restyling questa volta non potrà essere solo apparente o altrimenti, come riconosce Isabella Bertolini, “rischiamo di sparire”.
Berlusconi è affascinato dal Movimento Cinque Stelle, che ha conquistato quattro comuni incluso Parma, anche se il modello americano dei “Tea party” rimane un punto di riferimento.
Vuole creare un nuovo contenitore ed è consapevole che la sua creatura politica stia evaporando.
Per il prossimo predellino sono in lizza due nomi, “Uniti per l’Italia” e “Si-Amo l’Italia”, ma i giochi sono ancora aperti.
E sabato a Pavia e Bologna si riuniscono i “rottamatori” del Pdl.
Nella città lombarda si terrà la convention “Formattiamo il Pdl” che chiede facce nuove e legalità nel partito ed è stata organizzata dal sindaco Alessandro Cattaneo. Nel capoluogo emiliano, invece, su iniziativa di Vittorio Pesato, unico consigliere della regione Lombardia che non è stato raggiunto da nessun avviso di garanzia, si svolgerà “Fuori”.
Un incontro voluto per chiedere ai dirigenti del centrodestra di uscire dal palazzo.
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Maggio 23rd, 2012 Riccardo Fucile
L’ASSASSINO HA LASCIATO PASSARE LE RAGAZZE DI UN ALTRO PULLMAN: “VOLEVA UCCIDERE QUELLE DI MESAGNE”
Il killer della strage davanti alla scuola Morvillo Falcone di Brindisi, aveva due telecomandi.
Uno per attivare l’innesco e far esplodere le tre bombole di gas, l’altro per bloccarlo. E li ha usati entrambi.
La mattina di sabato ha attivato una prima volta l’innesco, forse per provare se funzionava. Poi lo ha spento.
Quando è arrivato un primo pullman, partito da Erchie, è rimasto a guardare. Circa trenta studenti hanno sfiorato la morte senza saperlo: sono scesi avviandosi verso l’ingresso della scuola e lui li ha lasciati sfilare.
È stato solo poco dopo – quando davanti all’istituto si è fermato un secondo pullman, quello proveniente da Mesagne – che l’uomo apposto dietro il chiosco davanti alla scuola ha azionato il tasto del telecomando. Erano le 7.42.
Melissa e le sue amiche hanno avuto solo il tempo di fare pochi passi: le tre bombole del gas sono esplose investendole con una pioggia di schegge e avvolgendone alcune nelle fiamme.
È l’ultima ricostruzione fatta dagli investigatori, ormai convinti che il killer non abbia colpito alla cieca. “Voleva uccidere proprio le ragazze di Mesagne”.
Perchè? “Ancora non lo sappiamo, stiamo cercando di capirlo” rispondono.
Per questo molti genitori degli studenti di Mesagne iscritti all’istituto Morvillo Falcone sono stati sentiti dal gruppo interforze di carabinieri e polizia che mai come prima d’ora stanno collaborando senza rivalità .
Tutti concentrati a catturare nel tempo più rapido possibile quell’assassino a cui danno la caccia anche decine di agenti dei servizi segreti inviati dall’Aisi a Brindisi.
Ognuno ha un settore da scandagliare, nessuna pista viene tralasciata anche se quella privilegiata, come testimoniano i numerosi interrogatori di questi giorni, è quella di un uomo esperto di elettrotecnica, in grado di confezionare un ordigno e un sistema di innesco come quelli che hanno provocato la morte di Melissa.
Si cerca un collegamento tra la scuola Morvillo Falcone e il paese di Mesagne.
Nelle ultime ore sono stati ascoltati dagli inquirenti quattro tra insegnanti e dipendenti della scuola. E ieri sera è circolata la voce secondo la quale ci sarebbe un nuovo supersospettato, abitante nella provincia di Brindisi.
Gli investigatori hanno anche rintracciato e interrogato il re del contrabbando pugliese, Francesco Prudentino, più noto come “Ciccio la busta”, che ha rinunciato ad essere sentito davanti al suo avvocato di fiducia: “Non ne ho bisogno, non ho niente a che vedere con quella bestia. Se avessi la possibilità di prenderlo lo ammazzerei” ha detto lui alla Gazzetta del Mezzogiorno.
Gli investigatori stanno cercando poi l’eventuale complice dell’uomo che ha schiacciato il pulsante.
È stato rintracciato un giovane, un topo d’appartamenti, che nella notte di venerdì scorso era stato captato dalle telecamere mentre cercava di portarsi via il cassonetto dove il killer aveva piazzato le tre bombole di gas.
“Poi ci ho rinunciato – ha detto il ladro – e sono andato via”. Gli inquirenti hanno anche setacciato tutti i rivenditori di bombole di gas di Brindisi. Ma quelle utilizzate per la strage sono state comprate altrove: gli esperti della scientifica hanno trovato i marchi di fabbrica e nessuna bombola di quel tipo si trova nella città pugliese.
“Stiamo vagliando tutte le ipotesi” dice il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso.
Che aggiunge: “Non dobbiamo nè possiamo anticipare giudizi. Non sappiamo ancora se si tratta di una mente lucida o di un folle”.
Francesco Viviano
(da “La Repubblica“)
argomento: criminalità | Commenta »