Maggio 28th, 2012 Riccardo Fucile
CON BOSSI E’ STATO TRA I FONDATORI DEL CARROCCIO…NEL SUO RUOLO DI COMMISSARIO ALL’ENTE AVREBBE ATTINTO 15.700 EURO PER PAGARSI GLI AVVOCATI, HA TITOLATO VELIVOLI PUBBLICI A BOSSI, CALDEROLI E A SE STESSO, HA REGALATO UN OROLOGIO PREZIOSO A UN ATTORE CHE NON RICORDA DI AVERLO MAI RICEVUTO…MA IL GOVERNO MONTI LO HA CONFERMATO NEL RUOLO
“Si è rivolto ai giudici per ottenere il risarcimento di un danno personale ma, a causa persa, ha attinto 15mila 700 euro dalle casse dell’Aeroclub d’Italia per pagare le spese legali”.
Di più: “Ha intitolato 18 aerei pubblici agli amici della Lega nord, da Bossi a Calderoli, a se stesso e all’ex ministro Tremonti”.
Ancora: “Con migliaia di euro dell’ente ha regalato un prezioso orologio a un attore che non ricorda di averlo mai ricevuto”.
Con queste e altre accuse, finisce nel mirino dei magistrati il senatore leghista Giuseppe Leoni nelle vesti (che per molti non avrebbe dovuto indossare a causa di incompatibilità ) di commissario dell’Aeroclub d’Italia, una sorta di Aci dell’aria.
E mentre i magistrati amministrativi bocciano l’operato del leghista volante, il ministro Corrado Passera (Sviluppo economico e Infrastrutture) gli conferma la fiducia del governo.
È lungo l’elenco degli addebiti a Leoni, padano con le ali, strettissimo del “cerchio magico”, che con Umberto Bossi, la moglie di questo, Manuela Marrone, e Roberto Maroni, è stato uno dei fondatori della Lega Nord: “Ha chiuso la prestigiosa scuola nazionale per elicotteristi di Lugo di Romagna, terra di Francesco Baracca”, denunciano ancora gli avvocati Luca Basso e Luca Biagi, dirigenti dell’Aeci, “e gli elicotteri, rimasti inutilizzati per 8 anni dopo aver speso migliaia di euro per la sosta negli hangar, sono diventati inservibili con uno spreco intorno al milione”.
L’accoglimento del ricorso contro il pretestuoso commissariamento dell’Aeroclub romagnolo non è servito a cambiare il destino dei costosi velivoli e degli allievi rimasti senza scuola.
Le scelte del pilota verde sono ora al vaglio delle corti dei conti di Bologna, Firenze e delle procure di Vicenza e Roma.
E mentre Leoni incassava la fiducia del ministro Passera, i magistrati amministrativi del Consiglio di Stato per la seconda volta hanno bocciato senza appello la sua proposta di statuto dell’ente.
Cosa ha fatto Leoni lo racconta Luca Biagi, già proboviro dell’Aeroclub, che lo ha denunciato ai magistrati contabili: “Ha dichiarato alla Federazione aeronautica internazionale che l’Aeroclub italiano aveva oltre 200mila iscritti anzichè poco più di 9mila e 500, per poter saldare un debito contratto da un’associazione privata, la “Turin loc” (partecipata dall’Aeroclub di Torino), facendo sborsare all’ente italiano una tassa di iscrizione alla Fai maggiorata di oltre 50mila euro”.
In altre parole, senza quella dichiarazione falsa, la Turin loc avrebbe dovuto sborsare più di 100mila euro di contributo alla Fai per il benestare all’organizzazione dei giochi mondiali dell’aria, i World air games del 2009 (da Losanna, la Fai aveva già deliberato di adire le vie legali per ottenere il pagamento della concessione).
Ma la corte dei conti ha stimato il numero degli iscritti all’Aeci in poco meno di 10mila, sbugiardando così Leoni.
Anche l’altro avvocato, Luca Basso, presidente della Federazione nazionale volo libero, ha denunciato Leoni dopo essere stato minacciato di morte (“Ti uccido”), in occasione dei campionati internazionali di deltaplano nell’agosto scorso.
“Ho presentato un esposto alla procura di Vicenza”, spiega Basso, “forte della decina di interrogazioni parlamentari che mettono sotto accusa l’operato a dir poco personalistico del senatore-commissario”.
Già , le interrogazioni: il 26 aprile scorso, lo stesso ministro Piero Giarda (Rapporti con il Parlamento), era visibilmente sconcertato nel rispondere a quella di Enzo Raisi (Fl). “La nomina del senatore Leoni a commissario”, ancora Basso, “sarebbe dovuta servire a ridurre spese e numero dei consiglieri ma dal 2010, con i tentativi di cambiare lo statuto e stravolgere l’assetto dell’Aeci estromettendo le Federazioni con i loro 25mila iscritti per rimpiazzarle con costose commissioni sottomesse al suo potere, ha fatto lievitare costi e sprechi per poter governare l’ente da ras, con potestà di nomina e revoca di ogni componente, di convocazione delle commissioni e di fissazione degli ordini del giorno”.
Per bloccare la corsa di Leoni, “con cinque federazioni su nove (volo libero, alianti, paracadutisti, aeromodellisti, velivoli storici)”, continua Basso, “abbiamo presentato un ricorso al Consiglio di Stato che ha rilevato vari profili di illegittimità alle proposte di nuovo statuto, di fatto bocciando l’operato del commissario che, comunque resta al suo posto”.
“Ha negato i fondi alle squadre nazionali per la partecipazione ai campionati europei”, attaccano Basso e Biagi, “ma ha speso decine di migliaia di euro per ingaggiare attori e comparse per la festa annuale nella sede romana dell’ente”
Carlo Picozza
(da “La Repubblica“)
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Maggio 28th, 2012 Riccardo Fucile
LAVORI IN CORSO, IL GOVERNO PREPARA UN PIANO PER RIQUALIFICARE LE AREE URBANE… PRIMI INTERVENTI A ROMA, FIRENZE, VERONA E BARI
Il “piano città ”, a cui il ministero delle Infrastrutture e trasporti sta lavorando, entra nella fase delle proposte concrete.
Finora non molto si sapeva di un progetto più facile a dirsi, che a farsi.
Non solo per l’obiettivo ambizioso di riqualificare aree urbane degradate, ma anche per il numero di soggetti chiamati a dire la loro.
Secondo il ministero è questo invece il punto di forza, perchè coinvolgere tutti gli interessati garantisce interventi realmente necessari e permette di individuare le soluzioni più adatte.
L’idea nasce da uno studio dell’Ance (l’Associazione nazionale costruttori edili) e prende forma il 4 maggio, quando sono iniziate le riunioni al ministero.
Ma cosa prevede in concreto il “piano città ”?
La rigenerazione di aree urbane degradate, la valorizzazione di aree demaniali dismesse, la creazione di alloggi sociali, la ristrutturazione delle scuole per migliorare l’efficienza energetica, l’ottimizzazione del trasporto pubblico locale.
Insomma, tutto quel che contribuisce a migliorare la vivibilità delle città con in più l’importante risvolto di rimettere in moto l’economia grazie all’impulso garantito al comparto dell’edilizia.
Si sa già che tra le città destinatarie di interventi ci sono Roma (in particolare il quartiere di Pietralata), Verona, Firenze, Bari.
Il sindaco di Piacenza, nella veste di rappresentante dell’Anci (l’associazione dei comuni italiani) ha individuato diverse aree al Nord, Centro e Sud Italia.
Al tavolo siedono anche Federcostruttori, Confedilizia, Cassa depositi e prestiti, regioni, comuni e vari ministeri (Istruzione, Economia, Sviluppo economico). L’intenzione del ministero è di procedere in maniera molto spedita.
Il consiglio dei ministri dovrebbe approvare già in settimana il provvedimento, mentre a giugno dovrebbero partire i primi cantieri.
Le azioni da intraprendere investono settori diversi (dalla gestione dei rifiuti alle case popolari), ma tutti di rilievo per i cittadini e con in comune l’ambito delle costruzioni. Perchè è un settore portante che può dare spinta all’occupazione: il comparto dell’edilizia oltre ad essere un volano può generare crescita.
Secondo l’Ance per un miliardo investito ne vengono generati altri tre e con ricadute positive sull’occupazione.
Nel piano città molta attenzione è riservata alle scuole: su 45 mila ispezioni in 3596 scuole di tutta Italia, si prevede di spendere 943 milioni per mettere in sicurezza quelle più fatiscenti.
Più della metà sono risorse già stanziate dal Cipe e 161 milioni di euro sono già stati erogati per i cantieri in corso (altri 20 milioni arriveranno entro luglio).
Spostandosi sul fronte finanziario dei conti, viene da chiedersi da dove arrivino le risorse per un progetto utile quanto ambizioso.
Il totale delle risorse a disposizione sarebbe di 2 miliardi, reperiti qua e là tra le pieghe dei bilanci e programmi già finanziati ma non più attivi.
La parte del leone la fa Cassa depositi e prestiti che, attraverso il Fondo investimenti per l’abitare, mette a disposizione 1,6 miliardi.
Ci sono poi il ministero delle Infrastrutture che garantisce 233 milioni (da spostare con un’apposita norma da altri programmi cui erano destinati); il ministero dell’Istruzione che porta in dote 100 milioni per le scuole ad alta efficienza energetica, lo Sviluppo economico che garantisce una quota degli incentivi all’energia.
Solo considerando l’housing sociale, 833 milioni di euro investiti generano 72 mila alloggi a canone sociale e 141 mila occupati.
Il punto è mettere in comunicazione provvedimenti diversi che finora viaggiavano in ordine sparso.
In settimana il Consiglio dei ministri dovrebbe varare una norma che formalizzi un piano operativo per realizzare in modo coordinato e sistemico l’efficientamento energetico e la riqualificazione e il recupero della bellezza delle nostra città .
Rosaria Talarico
(da “La Stampa“)
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Maggio 28th, 2012 Riccardo Fucile
ENTRO MAGGIO I MINISTRI DOVRANNO INDICARE I TAGLI NEI RISPETTIVI DICASTERI…. ENTRO GIUGNO IL PROGETTO DI RIDUZIONE DELLE SPESE
Pubblicati i tempi della “spending review“: entro fine maggio i ministri dovranno spiegare dove e come hanno deciso di tagliare le uscite dei rispettivi dicasteri e per la seconda metà dell’anno sono già previsti i primi risparmi.
Il commissario Enrico Bondi ha presentato il crono-programma degli interventi al comitato interministeriale per la revisione della spesa che si è riunito a Palazzo Chigi. Entro il mese di giugno saranno varati tutti gli strumenti operativi “per ottenere le riduzioni di spesa programmate, pari ad almeno 4,2 miliardi di euro, su un volume di spesa considerata aggredibile di circa 100 miliardi”.
Il risanatore della Parmalat ha annunciato di avere in mente per la pubblica amministrazione “una serie di azioni per realizzare un sistema di acquisto realmente integrato e performante, in grado di ottimizzare il prezzo unitario di acquisto”.
Il Comitato interministeriale che è presieduto da Mario Monti si riunirà nuovamente il 12 giugno prossimo, “quando saranno disponibili i risultati della spending review interna effettuata dai singoli ministeri, in applicazione della direttiva del presidente del Consiglio adottata il 3 maggio scorso”.
In una nota, viene spiegato che “su tale base, ciascun ministro deve proporre un progetto contenente sia gli interventi di revisione e riduzione della spesa atti a generare i risparmi previsti, sia misure di razionalizzazione organizzativa e di risparmio per gli esercizi futuri entro il 31 maggio 2012“.
Le macro aree d’intervento individuate dal commissario Bondi sono: ottimizzazione dei prezzi in base ai costi unitari; ottimizzazione delle quantità sui consumi unitari; integrazione e razionalizzazione degli strumenti già esistenti per raggiungere questi scopi.
Il commissario ha intrapreso un’analisi degli attuali strumenti di controllo dei prezzi negli acquisti di beni e servizi da parte della pubblica amministrazione.
I primi risultati di tale studio “suggeriscono la possibilità di una serie di azioni per realizzare un sistema di acquisto realmente integrato e performante, in grado di ottimizzare il prezzo unitario di acquisto”.
Dal lavoro sin qui svolto emerge, spiega Bondi, che “grazie alla creazione di un sistema a rete per gli acquisti e all’individuazione di indicatori per le quantità , già nella seconda parte del 2012 possa essere conseguito un risparmio rispetto agli attuali volumi di spesa”.
Intanto dal Governo forniscono il numero delle segnalazioni e delle proposte dei cittadini raccolti nella sezione apposita del sito governo.it.
Fino a oggi sono state più di 130 mila. Alcune segnalazioni hanno motivato, spiegano da palazzo Chigi, “un’indagine specifica, in particolare nel caso in cui denunce ricorrenti apparivano provenienti da territori diversi”.
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Maggio 28th, 2012 Riccardo Fucile
GIARDA: “SCOVIAMO GLI SPRECHI PER FAR VERSARE MENO TASSE”… COMPLESSIVAMENTE I COSTI AGGREDIBILI AMMONTEREBBERO A 300 MILIARDI
Cento miliardi subito, trecento nel medio periodo: sono queste le basi dalla quali il governo intende partire per realizzare la spending review, la revisione della spesa pubblica necessaria per impedire – nell’immediato – l’aumento delle aliquote Iva (previsto per l’autunno), e per realizzare – più in là – l’attesa riduzione delle pressione fiscale.
I tagli, quindi, si faranno in due tappe: prima il governo guarderà ai cento miliardi di spesa pubblica «potenzialmente aggredibile nel breve periodo» con «aggiustamenti che si possono fare subito, dall’oggi al domani», poi sempre coinvolgendo gli enti locali, la base sulla quale lavorare per scovare gli sprechi sarà allargata ai trecento miliardi.
Ma lì i cambiamenti saranno «robusti» e dovranno passare attraverso «modifiche delle regole di vita e delle abitudini».
Lo ha detto ieri Piero Giarda parlando ai microfoni di Radio Vaticana.
C’è molto da fare, ha detto il ministro dei Rapporti con il Parlamento, perchè «tutto il settore pubblico, dallo Stato fino all’ultimo dei Comuni, non si è adattato alle nuove condizioni: purtroppo, o per sfortuna, o per nostra incapacità , sono quasi dieci anni che il Paese non cresce più».
La revisione della spesa, ha precisato Giarda è «l’operazione che cerca di riconsiderare se le nostre abitudini del passato sono ancora compatibili con la situazione economica che stiamo vivendo».
Non è così, dunque «bisogna immaginare di essere una famiglia in cui è nato nuovo bambino: il papà e la mamma devono fare i conti di quanto spendevano prima» e guardare a tutte le voci d’uscita accumulate nel passato.
«Devono mettere ordine, rinunciare a qualcuno dei loro vizietti per tenere in vita il bimbo».
La metafora del buon padre di famiglia, insomma.
Certo che l’opera di revisione è imponente visto che passerà al setaccio una quota consistente di tutta la spesa pubblica: settore che nel 2011 ha toccato nel suo complesso 793 miliardi di euro, compresi i 70 per interessi.
I tempi si fanno stretti: ora le mani vanno affondate in quella massa di cento miliardi di spesa pubblica – divisa fra Stato, enti previdenziali, regioni ed enti locali – «aggredibile» subito (anche se «ci dedichiamo un po’ all’uno un po’ all’altro» dei due fronti, ha specificato Giarda).
Entro la fine dell’anno va realizzato un risparmio di 4,2 miliardi necessario ad evitare l’aumento delle aliquote Iva che scatterebbe in ottobre.
Da dove si comincia? Indicazioni più precise dovranno essere fornite in settimana nella relazione del commissario Enrico Bondi al comitato interministeriale presieduto da Monti.
«Tutto il governo, diversamente dal passato, è pienamente convinto che bisogna intervenire. I ministri stanno proponendo progetti di ristrutturazione delle loro attività e il clima è positivo» ha sottolineato Giarda.
Poi certo, ha ammesso, «le resistenze cominceranno ad essere percepite quando i provvedimenti, da progetto, si tradurranno in iniziative legislative».
I primi riscontri reali si avranno appunto con la relazione di Bondi.
L’analisi dovrebbe essere incentrata sulla spesa per beni e servizi sostenuta di ministeri, regioni, enti e comuni.
Il capitolo più grosso dovrebbe riguardare la spesa sanitaria e i diversi prezzi che le stesse voci (dal costo della tac a quello per le garze) possono avere sul territorio. L’idea di fondo è che tutti i centri di spesa acquistino beni e servizi (a partire dall’elettricità ) al minor prezzo disponibile grazie al controllo della Consip, la centrale unica di acquisti.
E’ un quadro questo che non convince le opposizioni: Italia dei valori chiede al governo di aumentare anche i tagli alla politica e di risparmiare sulla parata del 2 giugno.
Rifondazione comunista accusa Giarda «di sparare cifre a vanvera».
Luisa Grion
(da “La Repubblica“)
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Maggio 28th, 2012 Riccardo Fucile
PERQUISIZIONE NEL RITIRO DELLA NAZIONALE, INDAGINI ANCHE SUL TECNICO BIANCONERO CONTE E SUL PRESIDENTE DEL SIENA MEZZAROMA… COINVOLTI DIVERSI EX GENOANI: TRA GLI ALTRI SCULLI, MILANETTO E KALADZE
Lo scandalo del calcioscommesse sembra non finire mai.
L’inchiesta della Procura di Cremona si allarga come una macchia d’olio e oggi registra un nuovo capitolo.
All’alba sono state arrestate 17 persone e tra queste i giocatori di Lazio e Padova Stefano Mauri e Omar Milanetto.
E’ emerso che tra gli indagati c’è anche l’allenatore della Juventus Antonio Conte (per fatti risalenti a quando guidava il Siena).
Ma sul registro degli indagati è finito anche il nome del difensore dello Zenit San Pietroburgo Domenico Criscito, che è stato raggiunto dall’avviso di garanzia mentre si trovava in ritiro con la Nazionale che si prepara per gli Europei.
Una notizia che ha spinto il ct Cesare Prandelli a escluderlo dalla lista definitiva dei giocatori.
Ma tra gli indagati c’è un altro azzurro, notizia uscita nel pomeriggio: è Leonardo Bonucci, oggi difensore della Juventus, allora tesserato del Bari.
Anche lui rischia il posto in Nazionale.
L’esclusione di Criscito.
La polizia stamani all’alba, in contemporanea con l’arresto di Mauri e Milanetto, ha fatto scattare anche una perquisizione nel centro sportivo di Coverciano dove si allenano, come accade di solito, gli azzurri del calcio.
In una conferenza stampa il vicepresidente della Figc Demetrio Albertini ha letto la lista dei convocati: Criscito (il cui posto non pareva in discussione) non compare.
“E’ stata una scelta condivisa tra Prandelli e la federazione — ha spiegato Albertini — e anche dal giocatore: anche lui era dispiaciuto per le ripercussioni sulla nazionale e sullo spogliatoio”. Ha pesato la volontà di “tutelare il gruppo e la situazione”.
Il coinvolgimento di Bonucci.
La procura di Bari è titolare del fascicolo d’indagine che riguarda la squadra pugliese, in cui militava Bonucci all’epoca dei fatti.
Spetterà dunque ai magistrati pugliesi vagliare la posizione del giocatore, chiamato in causa dal suo ex compagno di squadra al Bari Andrea Masiello.
Di Bonucci si parla anche nell’ordinanza con cui il gip di Cremona Guido Salvini motiva le 19 misure cautelari di stamani, tra i quali gli arresti di Mauri e Milanetto. Sentito dai pm cremonesi lo scorso 15 marzo — scrive il gip — Masiello ha raccontato che in occasione di Udinese-Bari del campionato 2009-10, il ristoratore Di Tullio (indagato a Bari, ndr), gli propose di manipolare l’incontro.
“Io — mette a verbale Masiello — girai la proposta ai miei compagni di squadra trovando dei consensi.
Ne parlai con Bonucci, Salvatore Masiello, Belmonte e Parisi.
Arrivati ad Udine, Salvatore Masiello contattò telefonicamente Simone Pepe, giocatore dell’Udinese (ora alla Juve, ndr) chiedendogli se voleva acquistare una Ferrari”.
La combine, dice Masiello, alla fine saltò. “Per quanto non avessimo raggiunto l’accordo con i calciatori dell’Udinese, almeno per quello che mi era stato riferito, io, Bonucci, Belmonte e Parisi giocammo per raggiungere il risultato a cui mirava Di Tullio, agevolando la segnatura di tre reti”.
Le dichiarazioni di Masiello, scrive il gip, “indicano altri giocatori ‘corrotti’ della sua compagine (il Bari, ndr), anche in stagioni precedenti, tra cui il difensore della Juventus e della Nazionale italiana Leonardo Bonucci”.
Diciassette arresti, 10 sono calciatori.
La nuova ondata di arresti costituisce una nuova tranche dell’inchiesta che a dicembre aveva portato alla cattura di altre 17 persone (tra questi i calciatori Gervasoni, Carobbio, Doni e Sartor), mentre in una prima fase, nel giugno 2011, erano state tratte in arresto 16 persone e tra queste Giuseppe Signori.
In tutto i provvedimenti eseguiti oggi su ordine del tribunale di Cremona sono 19: 10 di questi riguardano calciatori o ex calciatori di serie A, B e Lega Pro.
Il gip Guido Salvini ha invece respinto l’arresto dell’attaccante del Genoa Giuseppe Sculli.
Dei 19 provvedimenti, 14 sono ordinanze di custodia cautelare in carcere, 3 agli arresti domiciliari e 2 provvedimenti di obbligo di firma.
In carcere sono finiti il capitano della Lazio Stefano Mauri, l’ex giocatore del Genoa e ora al Padova Omar Milanetto, Alessandro Pellicori (ex di Grosseto, Mantova, Torino e ora svincolato dal Queen’s Park Rangers), Paolo Domenico Acerbis (Vicenza), Ivan Tisci (ritirato da due anni, ma con un lungo passato in B e C), Marco Turati (Modena), Cristian Bertani (ex del Novara, ora alla Samp), Matteo Gritti (Albinoleffe).
In manette, oltre a 5 cittadini ungheresi (Zoltan Kenesei, Matyas Lazar, Lazlo Schultz, Laslo Strasser, Istvan Borgulya, anche un italiano, Vittorio Gatti.
Il giocatore del Pergocrema Inà¡cio Josè Joelson è finito agli arresti domiciliari. Per altri due italiani, Luca Burini e Daniele Ragone (rispettivamente amico e commercialista di Signori), sono scattati i domiciliari.
Ai 17 arresti si aggiungono le misure dell’obbligo di firma per l’ex del Piacenza Kewullah Conteh e il calciatore del Padova (ex del Parma e della Nazionale Under 21) Francesco Ruopolo.
Tra gli indagati a piede libero figura anche il nome dell’ex difensore del Milan e del Genoa Kakhaber Kaladze, quello del capitano del Genoa Giuseppe Sculli e del giocatore dell’Ascoli Andrea Soncin.
Nel registro degli indagati anche il presidente del Siena Massimo Mezzaroma: a chiamare in causa il presidente dei bianconeri è stato Carlo Gervasoni, tra i primi a essere coinvolti nell’inchiesta e poi a collaborare.
Gervasoni agli inquirenti aveva raccontato di aver saputo tramite il gruppo degli “Zingari” che Mezzaroma avrebbe pagato due giocatori di un’altra squadra.
“Mauri e Milanetto disponibili a combine”.
Il capitano della Lazio, Mauri, così come l’ex giocatore del Genoa, ora al Padova Milanetto sono accusati di associazione a delinquere finalizzato alla truffa e alla frode sportiva.
Gli investigatori avrebbero ricostruito che sia Mauri sia Milanetto erano disponibili, in cambio di denaro, a combinare gli incontri delle loro rispettive squadre.
Sarebbero stati anche accertati diversi contatti tra i giocatori e gli esponenti dell’organizzazione criminale che gestiva l’operazione.
Antonio Conte indagato.
Di associazione a delinquere finalizzata alla frode e alla truffa sportiva deve rispondere anche il tecnico della Juventus Conte.
Anche l’abitazione dell’allenatore è stata perquisita dagli investigatori. Il coinvolgimento di Conte è dovuto al periodo in cui era allenatore del Siena.
E’ stato in particolare il calciatore Filippo Carobbio a chiamarlo in causa per Novara-Siena del 30 aprile 2011. “Lo stesso allenatore Antonio Conte — aveva raccontato Carobbio — ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio”.
La polizia a Coverciano.
L’inchiesta scuote anche la Nazionale.
Tra gli indagati c’è infatti Domenico Criscito, giovane difensore dello Zenit San Pietroburgo e convocato in Nazionale dal ct Cesare Prandelli.
Gli agenti che hanno effettuato le perquisizioni nel ritiro della nazionale di calcio e hanno consegnato a Criscito l’avviso di garanzia sono arrivati a Coverciano alle 6.25. Due auto e cinque agenti hanno varcato il portone del centro tecnico federale quando la nazionale di Prandelli ancora dormiva, e si sono fermati nelle strutture dell’impianto fiorentino per oltre 2 ore.
In mattinata è attesa la diramazione della lista dei 23 azzurri per Euro 2012, nella quale era prevista la presenza di Criscito.
E’ stata perquisita stamani anche l’abitazione di Criscito. I poliziotti hanno eseguito controlli nella sua casa di Nervi, nel levante genovese.
“Criscito è tranquillo perchè estraneo alla vicenda”. “Ho sentito Mimmo questa mattina ed è assolutamente tranquillo. E’ caduto dalle nuvole perchè è totalmente estraneo a qualsiasi vicenda”.
Sono le parole di Andrea D’Amico, l’agente di Criscito.
“Mimmo auspica di essere sentito al più presto perchè è prontissimo a spiegare qualsiasi cosa che possa avere gettato la lente di ingrandimento su di lui”, dice D’Amico a TgCom24.
“I legali stanno lavorando affinchè la magistratura possa ascoltarlo al più presto perchè, non dimentichiamoci, che il nostro è un sistema garantista e sarebbe veramente un peccato se dovesse rinunciare agli Europei e poi magari, fra quindici venti giorni, tutto si risolvesse in una bolla di sapone. Il nostro auspicio è che possa essere chiarito tutto velocemente”.
Invece alla fine Criscito è stato escluso.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Maggio 28th, 2012 Riccardo Fucile
NEL 2011 IL PRESIDENTE DELLA REGIONE VERSO’ AL COINQUILINO UNA SOMMA EQUIVALENTE A 11 ANNI DI STIPENDIO… CIRCA TRE MILIONI IL PREZZO PATTUITO PER LA CASA
Parsimonia e amicizia devono essere due valori molto cari a Roberto Formigoni, altrimenti non si riesce a capire come il presidente della Regione Lombardia, che dichiara redditi per poco meno di 100.000 euro netti l’anno, nella primavera 2011 abbia dato 1 milione e 100.000 euro – cioè l’equivalente di 11 anni di entrate interamente risparmiate senza spendere neppure un centesimo per mangiare o vestirsi o pagare le bollette – al suo amico e convivente (nella comunità ciellina dei Memores Domini) Alberto Perego.
Il quale, dopo una settimana, li ha usati per unirli a un mutuo da 1,5 milioni e rimpolpare così il gruzzolo con cui al rogito di fine ottobre 2011 è diventato il solo acquirente formale – per un prezzo pattuito in 3 milioni di euro ma sulla cui congruità sono in corso accertamenti – di una lussuosa villa in Sardegna da 13 vani, vendutagli da una società dietro la quale c’era, guarda caso, Pierangelo Daccò.
Daccò è proprio il mediatore arrestato appena 7 giorni dopo quel rogito.
Lui per primo dice di non essere un tecnico della sanità , e tuttavia era conteso da ospedali privati che come San Raffaele e Maugeri facevano a gara a ricoprirlo di decine di milioni di euro per la sua misteriosa abilità nell’«aprire le porte in Regione Lombardia» e nello spuntare prestazioni e pagamenti aggiuntivi grazie alla sua capacità di «giocare» e «muovere le leve della discrezionalità dell’ente pubblico». Autodefinizioni dello stesso uomo d’affari che, teorizzando d’aver «sfruttato la mia conoscenza personale con Formigoni per accreditarmi presso i miei clienti», ammette d’aver ripetutamente pagato al governatore (quasi sempre senza rimborsi) e a Perego vacanze ai Caraibi e in Costa Azzurra, in resort di lusso, su aerei privati e sullo yacht «Ad Maiora».
E in particolare d’aver ceduto per 4 mesi nel 2007 in esclusiva a Perego e Formigoni un altro yacht, «Ojala», stipulando con Perego contratti fittizi per far figurare un noleggio e coprire il fatto che i teorici 144.000 euro di canone non gli venissero in realtà pagati.
La figura di Perego, commercialista con società a Torino, persona che secondo Antonio Simone «anni fa teneva la contabilità del Movimento Popolare», diventa così sempre più interessante nelle vicende di Formigoni, a margine delle quali era già comparso quando pochi mesi fa era stato condannato in primo grado a 4 mesi (pena sospesa) per falsa testimonianza per aver negato di essere il beneficiario di un conto bancario svizzero nell’inchiesta «Oil for Food» sul rappresentante personale di Formigoni in Iraq, Marco Mazarino De Petro, la cui condanna per corruzione internazionale si è prescritta in appello.
Adesso, invece, Perego compare come il beneficiario di un bonifico, assolutamente alla luce del sole da conto a conto bancario, con il quale Formigoni il 13 maggio 2011 gli destina 1 milione di euro (con la causale «mutuo concordato»), aggiungendo il 17 giugno un secondo bonifico da 100.000 euro.
Il governatore guadagna circa 100.000 euro netti l’anno: anche spalmando a ritroso lo stesso attuale livello di reddito, e salvo che la provvista di denaro origini da eredità o da dismissioni di proprietà , il milione e 100.000 a Perego vale dunque quanto 11 anni di stipendi interamente accantonati da Formigoni, come se fosse vissuto solo d’aria nell’ultimo decennio.
Ma l’altra particolarità è che, se questo milione e 100.000 coincide con l’acquisto di Perego della villa costruita da Daccò in Costa Smeralda, esistono altre ingenti e frequenti somme di denaro che negli anni passati Formigoni ha destinato all’amico Perego.
Questi versamenti cominciano nel 2005 e proseguono almeno sino al 2009: a volte sono 25.000 euro, altre volte 50.000, ci sono anche punte da 70.000, e alla fine il totale supera i 350.000 euro.
Cifra che anch’essa interpella la natura dei rapporti patrimoniali tra Formigoni e il commercialista.
Quest’ultimo è, in base alle carte anche qui alla luce del sole, l’acquirente il 28 ottobre 2011 della villa di 13 vani nella frazione Li Liccioli del comune di Arzachena, in provincia di Oristano: uno splendido immobile inserito nel consorzio Costa Smeralda (vicino a Cala di Volpe e al Pevero Golf Club) e dichiarato al valore catastale come prima casa di 445.000 euro, che Perego compra per 3 milioni dalla società «Limes srl» facente capo a Daccò, arrestato di lì a poco il 15 novembre.
Perego paga in due rate. Un bonifico di 1,5 milioni il 20 maggio 2011, sette giorni dopo l’aiuto di 1 milione da Formigoni; e gli altri 1,5 milioni al rogito il 28 ottobre con un mutuo bancario.
L’acquisto è sotto la lente degli accertamenti per due profili.
Il primo è la congruità del prezzo o l’esistenza di un maxisconto di favore.
Daccò, interrogato, ha sostenuto di aver interpellato «un perito» e di aver «verificato la valutazione dell’Agenzia delle Entrate», fissando il prezzo in 3 milioni perchè le due stime «collimavano tra i 2,7 e i 3,2 milioni di euro».
Ma esistono altre valutazioni che, per immobili comparabili in zona, stimano prezzi ben maggiori e persino doppi.
Il secondo aspetto a incuriosire è il fatto che, dei tre lotti costruiti nel 2006, due furono venduti presto nel 2007 anche se non si sa bene a chi (visto che uno andò per 5,7 milioni a una società lussemburghese, e l’altro per 1,4 milioni a una società italiana controllata però da una lussemburghese), mentre questo sarebbe rimasto non a profitto ma sul groppone della «Limes srl» fino alla vendita nel 2011 a Perego.
Eppure Formigoni e Perego sono stati in questa villa già prima, «li ho ospitati anche prima dell’acquisto di Perego affinchè la provasse», dice Daccò.
Solo che esiste un unico contratto d’affitto a Perego e per il solo mese di agosto 2011 al costo di 20.000 euro.
E invece Antonio Simone, in uno dei primi interrogatori, ai pm ha detto una cosa diversa: «Perego passava lunghi periodi in Sardegna dove ha acquistato un’abitazione che gli ha venduto Daccò».
Per Daccò, del resto, dopo 6 mesi di arresti e con il primo processo per il San Raffaele all’orizzonte il 27 giugno, arrivano nuove complicazioni.
Non solo il suo primo fiduciario svizzero, Giancarlo Grenci, ma anche il secondo, Sandro Fenyo, ha di fatto svelato altri pezzi del mondo-Daccò.
«Una mail inviata da Fenyo alla Bsi di Lugano», ad esempio, ha indirettamente consegnato ai pm «l’apertura del conto della società panamense Sikri Investments Inc., nella quale è riportata la situazione patrimoniale di Daccò anche con riferimento a proprietà immobiliari nei Caraibi per un valore di oltre 40 milioni di dollari».
Luigi Ferrarella E Giuseppe Guastella
(da “Il Corriere della Sera“)
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Maggio 28th, 2012 Riccardo Fucile
PARLA UNA DELLE “SPIE”: “BERTONE HA TROPPO POTERE”
Chi sono i “corvi” del Vaticano? «La mente dell’operazione non è una sola, ma sono più persone».
«Ci sono i cardinali, i loro segretari personali, i monsignori e i pesci piccoli. Donne e uomini, prelati e laici. Tra i “corvi” ci sono anche le Eminenze. Ma la Segreteria di Stato non può dirlo, e fa arrestare la manovalanza, “Paoletto” appunto, il maggiordomo del Papa. Che non c’entra nulla se non per aver recapitato delle lettere su richiesta».
Un quartiere alto di Roma nord, un tavolino di un bar, sempre un po’ di traffico intorno. All’ora di pranzo di una domenica mattina finalmente tersa uno dei “corvi”, gli autori della fuoriuscita di lettere segrete dalla Santa Sede, spiega i dettagli dell’operazione.
«Chi lo fa – dice subito – agisce in favore del Papa».
Per il Papa? E perchè?
«Perchè lo scopo del “corvo”, o meglio dei “corvi”, perchè qui si tratta di più persone, è quello di far emergere il marcio che c’è dentro la Chiesa in questi ultimi anni, a partire dal 2009-2010».
Ma chi sono? Chi siete?
«Ci sono quelli che si oppongono al segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Quelli che pensano che Benedetto XVI sia troppo debole per guidare la Chiesa. Quelli che ritengono che sia il momento giusto per farsi avanti. Alla fine così è diventato un tutti contro tutti, in una guerra in cui non si sa più chi è con chi, e chi è contro».
La persona è tormentata. Vuole parlare, ma allo stesso tempo ha paura, e ha forti dubbi. Niente nomi da pubblicare, ne andrebbe della sua sicurezza. Molti silenzi, molti sguardi. «Posso fidarmi di lei? Questa cosa è terribilmente delicata». Proviamo.
Com’è nata la fuga dei documenti dal Vaticano?
«Nasce soprattutto dal timore che il potere accumulato dal Segretario di Stato possa non essere conciliabile con altre persone in Vaticano».
Ma c’è anche una pista dei soldi?
Una mano nei capelli, gli occhi guardano intorno, le mani tormentano un anello.
«C’è sempre una pista dei soldi. Ci sono anche interessi economici nella Santa Sede. Nel 2009-2010 alcuni cardinali hanno cominciato a percepire una perdita di controllo centrale: un po’ dai tentativi di limitare la libertà delle indagini che monsignor Carlo Maria Viganò stava svolgendo contro episodi di corruzione, un po’ per il progressivo distacco del Pontefice dalle questioni interne».
Le macchine intorno strombazzano. Due cani finiscono per azzannarsi. Cambiamo posto. Saliamo. Altro bar, giardino all’interno, un po’ di quiete. Il discorso prosegue più fluido.
«Che cosa è successo a quel punto? Viganò scrive al Papa denunciando episodi di corruzione. Chiede aiuto, ma il Papa non può far nulla. Non può opporsi perchè questo significherebbe creare una frattura pubblica con il suo braccio destro. Pur di tenere unita la Chiesa sacrifica Viganò. O meglio, finge di sacrificarlo perchè, come si sa, la nunziatura di Washington è quella più importante. Così i cardinali capiscono che il Papa è debole e vanno a cercare protezione da Bertone».
Che cosa fa a questo punto il Pontefice?
«Il Papa capisce che deve proteggersi. E convoca cinque persone di sua fiducia, quattro uomini e una donna. Che sono i cosiddetti relatori. Gli agenti segreti di Benedetto. Il Papa cerca consiglio da queste persone affidando a ciascuno un ruolo, e alla donna quello di coordinare tutti e cinque».
C’è una donna che aiuta il Papa in questo?
«Sì, è la stratega. Poi c’è chi materialmente raccoglie le prove. Un altro prepara il terreno, e gli altri due permettono che tutto ciò sia possibile. In questa vicenda il ruolo di queste persone è stato quello di informare il Papa su chi erano gli amici e i nemici, in modo da sapere contro chi combattere».
E intanto la fuoriuscita dei documenti come va avanti?
«Cominciano a uscire. Sono individuati dei canali e dei giornalisti».
Come escono?
«A mano. L’intelligence vaticana, che ha sistemi di sicurezza integrati nei sotterranei del Palazzo apostolico guidati da un giovane ex hacker di 35 anni, e sono addirittura più evoluti della Cia, con sistemi sofisticatissimi, non possono farci nulla. Perchè i cardinali sono abituati a scrivere i loro messaggi a penna e a dettarli. Li fanno poi recapitare a chi vogliono brevi manu. E i documenti fuoriusciti sono lo strumento con cui si sta combattendo questa guerra. L’obiettivo primario era quello di colpire il Papa. Di fiaccarlo e convincerlo a mollare le questioni politiche ed economiche della Chiesa. Bisognava reagire».
E il presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, letteralmente cacciato?
«È accaduta la stessa cosa. Eppure era vicinissimo al Papa: hanno steso insieme l’enciclica Caritas in veritate. Gotti non rispondeva a nessuno, ma lo faceva direttamente al Papa, a cui mandava anche dei memorandum per descrivere la situazione interna allo Ior. E così anche le operazioni che fallivano, come la legge antiriciclaggio o la scalata per il San Raffaele. Bertone si ingelosisce, accusa Gotti, e decide di tagliargli la testa. Quando giovedì scorso il Papa ha saputo del licenziamento di Gotti, si è messo a piangere per “il mio amico Ettore”».
Il Papa che piange?
«Sì, ma poi si è arrabbiato moltissimo e ha reagito dicendo che la verità su questa vicenda sarebbe venuta fuori».
Ma non si poteva opporre?
«Avrebbe potuto farlo, ma opporsi avrebbe significato una frattura clamorosa con il suo Segretario di Stato».
E poi, il giorno dopo?
«E il giorno dopo il Papa è stato nuovamente colpito, e nel personale, quando è stato arrestato Paoletto. Ora il Papa è disperato. Ma Paoletto non è il corvo, i corvi sono tanti, tutt’al più è stato usato da qualcuno».
Hanno detto di Gotti che è uno dei corvi.
«Gotti è una persona onesta, che tace, come ha fatto anche nel mezzo dell’indagine della magistratura sullo Ior. E come sta facendo adesso dopo la sua defenestrazione. Non si è prestato a nessun gioco, non è lui il corvo».
Anche padre Georg, il segretario del papa, è nel mirino?
«Per una fazione è stato uno degli obiettivi da colpire: rappresenta oggi più che mai l’elemento di congiunzione fra tutti i dicasteri all’interno del Vaticano e il Papa, fa da filtro, decide e consiglia il Papa».
Siamo ormai da tre ore a colloquio, in pieno pomeriggio, al terzo caffè. La persona è molto informata, conosce dettagli, meccanismi, persone interne alla Santa Sede come pochi.
Perchè ha deciso di uscire allo scoperto?
«Per far emergere la verità . E quindi far cessare la gogna mediatica alla ricerca estrema di un colpevole nelle vesti di un corvo (il maggiordomo), di un prete (don Georg), o di un alto funzionario o di un cardinale (Gotti, il cardinale Piacenza o altri). Il ruolo fondamentale della Chiesa è di difendere il valore del Vangelo, non quelli di accumulare potere e denaro. E quello che faccio è fatto in nome di Dio, io non ho paura».
Marco Ansaldo
(da “la Repubblica“)
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Maggio 28th, 2012 Riccardo Fucile
NUORO, L’ARBITRO ERA INDECISO….ORA LA FIGC IPOTIZZA IOL RIPESCAGGIO PER MERITI SPORTIVI
Sessantesimo minuto del secondo tempo, Cala Gonone-Tuttavista 1 a 0, sinistro forse non irresistibile da venti metri di Argiolas, punta del Cala Gonone.
Giuseppe Gambaiani il numero 1 del Tuttavista, squadra di II categoria di Galtellì, si allunga ma la palla supera la linea bianca di mezzo metro.
Gol o non gol?
L’arbitro non vede e i guardalinee sono parcheggiati al centro del campo dall’inizio della partita.
La vicinanza del guardalinee al punto più lontano dallo svolgimento dell’azione dimostra che, a tutti i livelli e in tutte le categorie, nel calcio italiano quando si comincia a credere di sapere cosa stia succedendo bisogna stare particolarmente in guardia.
Gol o no? Il bomber del Gonone va dall’arbitro: «E’ gol, perchè non se lo fa dire dal portiere?», ma non riuscendo a nascondere bene il disappunto si fa espellere, stessa sorte tocca a un suo compagno di squadra.
Decimato il Cala Gonone, per puro autolesionismo l’arbitro chiede conferma al portiere Gambaiani: «Era gol?».
Ignorando la predica che gli fa sempre il compagno di squadra Paolo Solinis, detto Ciccio, caustico bomber di sfondamento del Tuttavista («Non confessare mai»), e divorato dai sensi di colpa Gambaiani si mette nei guai da solo: «Era gol».
L’arbitro, Senes di Macomer, più che dai sensi di colpa divorato dallo stupore, non si fida e se lo fa ripetere.
Gambaiani ripete: «La palla era dentro».
Senes convalida, il pubblico di casa applaude in piedi.
Commozione in campo, applausi e piani di silenzio.
Il tributo al portiere avversario dura un minuto, adesso il punteggio e sul 2 a 0 per il Cala Gonone.
E non è un dettaglio, perchè Gonone e Tuttavista si stanno giocando la permanenza nel girone H di II Categoria.
Dopo il gol convalidato decifrare la reazione di quelli del Tuttavista è una specie di terno al lotto, ma a buon diritto si può affermare che non sia un buon esempio di gioco di squadra.
Qualcuno esalta il portiere, qualcuno lo affonda, qualcun altro si chiude in uno sdegnato silenzio. Ciccio Solinis è tra bonomia e invettiva, ma leggermente indirizzato all’invettiva.
I più giovani lo assolvono; lui, Gambaiani, si limita a dire: «Ho detto la verità , che dovevo fare?».
Cala Gonone-Tuttavista passa agli archivi sul 2-1 per i padroni di casa.
Sintesi estrema: Gonone salvo, Tuttavista retrocesso.
Il giorno dopo la notizia attraversa l’isola, a Galtellì i commenti e le proiezioni a pioggia sul futuro della squadra si sprecano.
La sconfitta di Cala Gonone ha compromesso tutto, la retrocessione è la logica conseguenza di quell’abbandono ai sentimenti.
Nei bar si parla di un’Italia bella e onesta che non viene mai raccontata e di un calcio ancora disposto a credere nella giustizia.
Su Facebook, senza mai sfiorarne per limiti obiettivi la grandezza, per via di quel gol non assegnato a Muntari durante Milan-Juve, Gambaiani diventa l’anti-Buffon. Contrappasso shakespeariano, perchè Gambaiani, portiere del Tuttavista e muratore, pur tifando Milan, Buffon se l’è incorniciato in camera da letto: «E’ il mio mito, uno spettacolo, il più grande portiere del mondo».
Ma Buffon all’arbitro non ha confessato nulla, perchè?: «Perchè l’arbitro non gli ha chiesto nulla».
Galtellì, spaccata in due dalla provinciale che porta a Orosei, 2500 anime ai piedi del monte Tuttavista e sede del parco letterario Grazia Deledda, si divide anche su Gambaiani.
Una minoranza appoggia con toni decisi la tesi del bomber Solinis, al cui fianco in un primo momento si schiera anche il presidente del club Paolo Murreddu: «Un gesto nobile, ma a noi quest’anno hanno fregato un mucchio di punti. E poi tutti questi risultati strani, il Pattada primo in classifica che perde con il Nule in lotta come noi per la salvezza, mah…».
Le istituzioni locali sottolineano l’atto nobile e rivoluzionario di Gambaiani, il vice parroco fa sapere che Chiesa e popolo di Dio sono al suo fianco e persino l’Unicef provinciale consegna al ragazzo un attestato di merito.
«Con il suo gesto Giuseppe ha dimostrato a tutti che l’onestà è ancora un valore», dice il sindaco di Galtellì, Renzo Soro.
E siccome i miracoli arrivano dal cielo ma a volte anche dalla Figc, quel gesto potrebbe valere il ripescaggio del Tuttavista per meriti sportivi.
Elio Pirari
(da “Il Corriere della Sera”)
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Maggio 28th, 2012 Riccardo Fucile
INDAGATO CONTE, BLITZ A COVERCIANO, IN TUTTO SONO 19 LE ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE, 150 GLI INDAGATI
Il capitano della Lazio, Stefano Mauri, in carcere con altre 18 persone.
L’allenatore della Juventus campione d’Italia, Antonio Conte, indagato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa dopo le accuse di Carobbio per il periodo in cui era allenatore del Siena (e nei suoi confronti sono in corso perquisizioni).
La Polizia a Coverciano, nel ritiro della Nazionale, per perquisire l’ex difensore del Genoa, oggi allo Zenit San Pietroburgo, Domenico Criscito.
Quasi 150 persone indagate.
Esattamente un anno dopo, quella “storia di quattro scommettitori sfigati” (come la definirono alcuni dirigenti dello sport italiano) diventa il grande terremoto del calcio italiano.
Il Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia di Stato, coordinato dalla Procura di Cremona, sta eseguendo in tutta Italia arresti e perquisizioni nell’ambito dell’ultima tranche dell’inchiesta Last bet, la grande indagine sull’organizzazione internazionale che negli ultimi due anni ha messo le mani sul calcio italiano, truccando gare di serie A e serie B per scommettere.
E guadagnare decine di migliaia di euro.
Tra gli arrestati ci sono il capitano della Lazio, Mauri, l’ex capitano del Genoa Omar Milanetto e il centravanti della Sampdoria, Christian Bertani, oltre a una serie di giocatori di B e di esponenti dell’organizzazione criminale internazionale.
Al centro dell’indagine ci sono una serie di partite di A e B del campionato 2010-2011
truccate dall’organizzazione: sono Napoli-Sampdoria del 30 gennaio 2011 , terminata con il risultato di 4-0; Brescia-Bari del 6 febbraio (2-0)Brescia-Lecce del 27 febbraio (2-2), Bari-Samp (0-1) del 23 aprile, Palermo-Bari (2-1) del 7 maggio, Lazio-Genoa (4-2) del 14 maggio e Lecce-Lazio (2-4) del 24 maggio.
E’ attesa per le 12 la comunicazione della lista dei 23 azzurri per Euro 2012.
A questo punto, però, sulle scelte di Cesare Prandelli pesa anche l’avviso di garanzia consegnato questa mattina a Coverciano al difensore Domenico Criscito.
Il ct era già orientato a comunicare una lista di 23 giocatori con 2-3 riserve. Tecnicamente la lista deve essere consegnata all’Uefa domani entro le 12, e dunque ulteriori 24 ore saranno utili a Prandelli per valutazioni sulla situazione di Criscito.
Agli atti dell’indagine di Cremona che ha portato agli arresti di stamani vi è anche il resoconto di un summit in un ristorante genovese, il 10 maggio 2011, nei giorni precedenti la partita Lazio-Genoa a cui parteciparono Giuseppe Sculli, il calciatore della Nazionale Domenica Criscito, un pregiudicato bosniaco e due dei maggiori esponenti degli ultrà del Genova.
L’incontro è stato documentato dagli agenti della polizia che hanno condotto le indagini.
La squadra mobile della Questura di Aosta ha perquisito questa mattina, alle 4, l’abitazione di Fenis di Sergio Pellissier, attaccante del Chievo coinvolto nell’inchiesta sul calcioscommesse.
Analoga ispezione è avvenuta nella casa di Verona del giocatore, che risulta essere indagato.
All’interno della villa sulla strada statale 26 sono stati sequestrati computer, ipad e pennette usb che verranno messi a disposizione degli inquirenti.
Il gip di Cremona Guido Salvini non ha accolto la richiesta di arresto avanzata dalla procura di Cremona nei confronti dell’attaccante del Genoa Giuseppe Sculli.
Il giocatore è indagato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva.
(da “La Repubblica“)
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