Maggio 21st, 2012 Riccardo Fucile
CARROCCIO SCONFITTO A CANTU’, PALAZZOLO, MEDA, TRADATE, SENAGO, THIENE E SAN GIOVANNI LUPATOTO
La Lega Nord ha perso i ballottaggi in tutti i sette comuni del Nord in cui concorreva con un proprio candidato.
Secondo fonti leghiste il Carroccio, che correva da solo, è stato sconfitto a Cantù, Palazzolo, Meda, Tradate, Senago, Thiene e San Giovanni Lupatoto.
La Lega governava assieme al Pdl in sei comuni su sette.
Analoga tendenza, con l’eccezione di Flavio Tosi a Verona, si era verificata al primo turno.
I risultati “non sono stati positivi” e fra l’altro “la notizia dell’avviso di garanzia a Umberto Bossi e ai suoi figli non ha aiutato, ma ha determinato un ulteriore allontanamento dalla Lega”, è stato il primo commento di Roberto Maroni durante la conferenza stampa in via Bellerio, a Milano, nel quartier generale del Carroccio.
“Abbiamo visto i risultati delle amministrative e dei ballottaggi — ha detto ancora il triumviro della Lega – e non sono stati positivi: abbiamo pagato un prezzo altissimo alle vicende che hanno coinvolto la Lega dal punto di vista mediatico e da quello giudiziario”. Maroni come sempre non ha gridato al complotto, ma si è limitato a osservare che “certe paginate dei giornali ci hanno danneggiato”, certe storie di “paghette e lauree hanno fatto giustamente arrabbiare gli elettori verso Lega”.
Poi ha aggiunto: “Registriamo questa sconfitta, ma voglio dire che oggi si conclude la nostra traversata nel deserto, con la stagione dei congressi si apre una fase nuova che porterà la Lega a tornare protagonista”.
Epilogo clamoroso nella corsa per l’elezione a sindaco nel comune di Meda (Monza e Brianza), uno dei sette dove la Lega correva con un proprio candidato al ballottaggio. Secondo i dati disponibili sul sito del Comune, il candidato del centrosinistra Gianni Caimi ha battuto il leghista Giorgio Taveggia, sindaco uscente, per un solo voto: 3.867 a 3.866.
Tradotto in percentuale significa 50,01 per cento a 49,99.
Fino a tre quarti dello spoglio Taveggia era in vantaggio di un centinaio di voti, poi sul filo di lana è avvenuto il sorpasso. Bassissima la percentuale dei votanti: solo il 43,59 per cento.
Ripartiamo da 380. Da domani sono 380 i sindaci della Lega che ripartono per la fase nuova”, è la parola d’ordine di Matteo Salvini, europarlamentare milanese del Carroccio, alla luce dei risultati dei ballottaggi.
La fase nuova, ha detto Salvini commentando l’esito del voto in via Bellerio, è quella di una Lega che “fa tesoro degli errori commessi, ma non cambia nome nè simbolo. Una Lega che riprende a lavorare molto di più al Nord e nei comuni. Nonostante tutti i casini abbiamo portato a casa 30 sindaci”.
Il problema, ha detto ancora Salvini, è che “a Como, Cantù e Monza tanti elettori della Lega non sono andati a votare. Dobbiamo recuperali. Sta a noi recuperare gli elettori che non hanno votato”.
La fase nuova della Lega non prevede alcuna alleanza con il Pdl, ha assicurato Salvini: “Non possiamo allearci con chi sta dissanguando i comuni con la tassa sulla casa”.
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Maggio 21st, 2012 Riccardo Fucile
SEI MESA FA SEMBRAVA UN PLEBISCITO, ORA MONTI OSCILLA TRA IL 35 E IL 40%… SECONDO MANNHEIMER “E’ APPARSO TROPPO INVISCHIATO CON LA VECCHIA POLITICA”… “GLI ITALIANI HANNO CAPITO CHE PAGHERANNO PIU’ TASSE”
La stagione dell’idillio tra Mario Monti, l’uomo che doveva salvare la patria, e gli italiani, sembra essere un ricordo lontano per Palazzo Chigi.
Almeno a leggere i dati degli ultimi sondaggi, distanti anni luce da quel 70% di consensi che ha segnato positivamente e in maniera che allora era apparsa indelebile, la nomina del professore bocconiano a capo di un governo di tecnici, lo scorso novembre.
A sei mesi di distanza però, quel plebiscito è sbiadito e i cittadini del Belpaese che ancora credono nell’esecutivo senza politici si sono ridotti a un 35%-40%.
Se non è il 25% dell’ultimo periodo di Silvio Berlusconi alla guida del Paese, sembra avvicinarglisi pericolosamente.
Che cosa è successo?
“E’ semplicemente finita la luna di miele tra Monti e gli italiani — osserva Renato Mannheimer che guida l’Ispo, Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione — Una variazione così notevole si spiega con il fatto che il presidente del Consiglio ha dovuto affrontare problemi seri e molteplici, ma ancora di più con l’avvicinarsi della scadenza delle tasse e del pagamento dell’Imu”.
Ma non soltanto: “Monti è apparso a molti troppo invischiato con i partiti protagonisti della vecchia politica. E in più, non c’è traccia del tanto atteso sviluppo nè di un miglioramento della situazione economica”.
A sorprendere, dunque “non è tanto la percentuale di gradimento che gli italiani esprimono adesso, quanto quel 70% di consensi che ha accompagnato il suo insediamento a Palazzo Chigi”.
Un calo fisiologico, dunque, che però sarebbe stato registrato solamente nell’ultimo periodo. “Il presidente del Consiglio è riuscito a mantenere alto il suo consenso per molti mesi — spiega Nicola Piepoli, deus ex machina dell’omonimo istituto demoscopico — Nelle ultime settimane, però, gli italiani si sono accorti che dovranno pagare più tasse”.
Un addio senza speranza?
No, secondo il sondaggista che vede nell’acume di Corrado Passera la carta vincente del Governo: “Sono certo che ci sarà un’inversione di tendenza nell’opinione pubblica, dopo l’annuncio del ministro dello Sviluppo economico di un investimento di 100 miliardi per la crescita. Gli italiani oramai hanno ben chiaro che senza investimenti non si mangia”. Investimenti che rappresentano anche la ragione sociale delle istituzioni: “Altrimenti lo Stato che cosa ci sta a fare?
E non me lo sto inventando, lo diceva Keynes”.
Per Piepoli, il rischio altrimenti è un arretramento di un centinaio d’anni: “Senza investimenti da parte dello Stato, non investirà nemmeno il cittadino. Sarebbe come tornarte al secolo scorso”.
Ma se la previsione è quella di una ripresa dei consensi, resta un problema strutturale, nell’esecutivo, sulle strategie di comunicazione: “C’è un distacco evidente tra il Governo e il Paese. Io lo noto perchè frequento i ministeri che sono miei clienti: si è ridotto a lumicino quello strato di collaboratori che riferivano ai ministri e che garantivano una pluralità di informazioni ma anche di comunicazione”.
Quello che mancherebbe, in soldoni, è lo scambio di opinioni.
“L’allentamento di questo meccanismo non è un segnale positivo per un ministeriale come me, in senso giolittiano — conclude Piepoli — I ministri sono isolati”.
Escluso però, almeno per ora, che corrano il rischio di una parabola involutiva come quella vissuta dal precedente governo: “Sono due mondi troppo diversi. Questi, con tutti i loro limiti, si sentono servitori dello Stato. Sono in buona fede, sebbene sembrino appartenere a un’altra epoca. Li si può incontrare sul tram o sulla metro, come lei e me”.
di Sonia Oranges
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 21st, 2012 Riccardo Fucile
LASCIATI SUL CAMPO OTTO CAPOLUOGHI DI PROVINCIA…A COMO IL PDL AVRA’ SOLO TRE SEGGI, AD ASTI LA LEGA POTREBBE NON ENTRARE IN CONSIGLIO COMUNALE…CROLLO DEI BERLUSCONIANI ANCHE NELLE REGIONI ROSSE, MENTRE IN SICILIA SCONFITTE 13 GIUNTE SU 16
Non solo Palermo. Da nord a sud il centrodestra conferma il dato del primo turno delle amministrative. Cioè una catastrofe.
Dopo queste amministrative Pdl e Lega Nord, la “destra di governo” perde — mentre i dati non sono ancora definitivi — almeno 60 amministrazioni comunali, 8 delle quali capoluoghi di provincia.
Ne guidava in totale 98, ora gliene rimangono 34.
I numeri dicono anche che sono 99 i Comuni che tra primo e secondo turno vanno alla coalizione di centrosinistra (compresi i casi come quello di Palermo dove Orlando ha stravinto sul candidato Pd Ferrandelli) e passano dal Pdl al centrosinistra 11 Comuni capoluogo.
In questa lista ci sono Alessandria e Asti in Piemonte, ci sono Como e Monza in Lombardia, c’è Lucca in Toscana, c’è Rieti nel Lazio.
A Belluno il centrodestra è rimasto addirittura fuori dal ballottaggio dove poi un ex ulivista fuoriuscito ha trionfato sostenuto da alcune liste civiche contro il centrosinistra “ufficiale”.
”E’ in atto una grande rivoluzione all’interno dell’area dei nostri elettori che dobbiamo essere capaci di interpretare” spiega Ignazio La Russa.
La “rivoluzione” passa da risultati che sembrano dire molto di più di semplici test elettorali locali.
In pratica, tra le città maggiori che hanno votato al ballottaggio il centrodestra tiene solo a Trapani, perchè riesce nell’impresa di essere asfaltato ad Agrigento (peraltro città del suo segretario politico e nella Regione dello storico 61 a 0) a beneficio del Terzo Polo (che ha preso il triplo dei voti).
Alfano: “Pdl maggioritario”.
Non la pensa così proprio Angelino Alfano: “Riteniamo che gli elettori di centro destra restino ampiamente maggioritari nel Paese. Sono chiari due fatti: questi elettori non hanno scelto e non sceglieranno la sinistra e questa volta hanno massicciamente scelto l’astensione. Il loro messaggio è fortissimo: chiedono una nuova offerta politica. Siamo determinati a offrirla a loro e al Paese”.
Non sembrano granchè d’accordo con la lettura “berlusconiana” (cioè ottimista al massimo) di Alfano.
Anche Fabrizio Cicchitto vede il bicchiere mezzo pieno: “La linea della Lega si è rivelata perdente per essa e per tutto il centrodestra. Il PdL, pur arretrando, conferma che è la forza essenziale del centrodestra”.
Ma lanciano allarmi vecchi e giovani, all’interno del partito: Isabella Bertolini, Giorgia Meloni, Giancarlo Galan, Altero Matteoli, ma soprattutto Roberto Formigoni.
Lega: zero su 7.
La Lega Nord, dal canto suo, perde 7 Comuni su 7 tra quelli in cui aveva raggiunto il ballottaggio.
Il Carroccio sembra essere rimasto in partita solo a Meda, il centro brianzolo passato alla storia per la prima giunta monocolore della Lega, ma anche qui il sindaco uscente Giorgio Taveggia ha dovuto cedere, per un voto.
Alla fine le resta Verona, Cittadella e poco altro.
Piemonte.
Regione guidata dal dirigente leghista Roberto Cota, Alessandria e Asti passano dal centrodestra al centrosinistra.
Secondo i primi dati, nel secondo caso, la Lega Nord potrebbe restare addirittura senza consiglieri nel primo Comune capoluogo del nord.
La terza città , Cuneo, viene persa dal centrosinistra, ma a vincere è un candidato di centro, sostenuto dall’Udc e da alcune liste civiche, Federico Borgna.
Lombardo-Veneto.
Il centrodestra lascia Como, dove il Pdl avrà in consiglio comunale 3 suoi esponenti contro i 20 che sosterranno il nuovo sindaco Mario Lucini.
A Monza, dove pure ha vinto il centrosinistra, ha conquistato 4 seggi.
Ma poi ci sono altri centri oltre i 15mila abitanti dove Pdl e Lega, a prescindere dall’essersi presentati divisi alle urne, perdono Abbiategrasso, Arese, Buccinasco, Cantù, Legnano, Lissone, Magenta, Desenzano, Palazzolo sull’Oglio, Castiglione delle Stiviere, San Donato Milanese, Tradate, Magenta.
Un filotto che fa traballare uno dei principali serbatoi di voti sia per il Pdl sia per la Lega Nord. L’arretramento si verifica anche in Veneto.
Tra il pieno messo a segno dal Movimento Cinque Stelle (Mira e Sarego sono punte dell’iceberg) e la flessione di voti di Pdl e Lega succede che il centrodestra è costretto a lasciare San Giovanni Lupatoto.
La dèbacle della Lega.
In Lombardia la Lega Nord ha perso anche dove era in vantaggio rispetto agli avversari.
Il centrosinistra si è aggiudicato 16 sindaci su 21.
Questa volta alla Lega non è andato bene niente.
Rotta l’alleanza con il Pdl e sotto il peso dell’inchiesta della Procura di Milano, aveva già ceduto le sue roccaforti due settimane fa (come Cassano Magnago, il paese del Varesotto dove è nato Umberto Bossi e dove oggi ha vinto di misura il Pdl).
E dove ancora era presente, ieri e oggi ha perso.
A Meda, centro della Brianza, la sconfitta è arrivata addirittura per una sola preferenza. Probabilmente i voti leghisti hanno avuto l’unico effetto di favorire le tre vittorie del Pdl (una proprio a Cassano Magnago).
Sull’altro fronte il centrosinistra ha espugnato Como per la prima volta da quando c’è l’elezione diretta, ha battuto 63% a 36% il Pdl a Monza e ha mantenuto il feudo di Sesto San Giovanni, la cittadina alle porte di Milano travolta dall’inchiesta su un presunto giro di tangenti.
Infine i grillini, che avevano un solo candidato ai ballottaggi, Matteo Afker, a Garbagnate Milanese.
Strepitosa ma inutile la sua rimonta: partiva da un modesto 10,7% raccolto al primo turno contro il 43,6% ottenuto da Pier Mauro Pioli, sostenuto dal centrosinistra. La rincorsa del candidato del Movimento 5 Stelle, che aveva ottenuto l’insolito appoggio del Pdl, si è però fermata al 48,3% contro il 51,7% dell’avversario.
Il centro-sud.
Il centrodestra perde Isernia in Molise e importanti centri in Abruzzo: Ortona, Montesilvano, Avezzano. Il berlusconiani cercano di resistere al trend nazionale in Puglia.
Qui vincono a Trani (dopo aver perso Brindisi), ma hanno perso in centri popolosi come Gioia del Colle, Gallipoli, Bitonto, Gravina, Martinafranca, Tricase, Canosa.
Le regioni rosse.
Anche le sacche di resistenza nelle “regioni rosse” cedono.
In Toscana andavano al voto 9 amministrazioni guidate dal centrodestra e ne restano solo 3. Il Pdl ha lasciato al centrosinistra perfino Lucca che dal Dopoguerra aveva avuto solo sindaci dc o ex dc o Camaiore (nella Versilia spesso simpatizzante del centrodestra).
Nelle Marche cadono le isole azzurre Civitanova Marche e Porto San Giorgio.
Campania.
Ballottaggio amaro per il Pdl in Campania. I candidati sindaci sostenuti dal Popolo della libertà sono usciti sconfitti nei quattro comuni in cui hanno raggiunto il secondo turno.
I cinque comuni chiamati al voto a distanza di quindici giorni dal primo turno, quattro in provincia di Napoli e uno in provincia di Salerno, sono stati conquistati da centrosinistra e Terzo polo.
Sicilia: persi 13 Comuni su 16.
Tornando al ricordo del 61 a zero (61 seggi su 61 alle politiche del 2001) vale sottolineare che su 16 Comuni guidati finora dal centrodestra con il Pdl in testa, a quest’ultimo ne restano solo 3.
Le amministrazioni sono andate al centrosinistra (in forma varia: con alleanze con l’Udc, con il Terzo Polo tutt’intero o con le tradizionali forze alleate di sinistra) o a partiti o liste civiche di “centro-centro”.
In ogni caso il Pdl sarà all’opposizione.
Accadrà anche in centri molto importanti come Barcellona Pozzo di Gotto, Paternò e Marsala.
Le uniche soddisfazioni.
Al Popolo delle Libertà resta un solo successo (nel senso di un’amministrazione importante conquistata al centrosinistra): è Frosinone che prende la direzione opposta di Rieti.
I reatini si buttano a sinistra, i frusinati cambiano in senso contrario.
Poi Trapani in Sicilia, Trani in Puglia e le 4 conferme del primo turno: Catanzaro, Gorizia, Lecce e Verona.
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Maggio 21st, 2012 Riccardo Fucile
MATTEO RENZI CHIEDE LE PRIMARIE IN AUTUNNO: “SE IL CANDIDATO DEL PD RISULTA MENO CREDIBILE DEL GRILLINO, QUALCHE DOMANDA IL PD SE LA DEVE FARE”
Bersani esulta, parla di “vittoria senza se e senza ma”, elenca tutte le località dove il Pd ha battuto gli altri e soprattutto il centrodestra.
Eppure i primi ”se” e i primi “ma” arrivano proprio dall’interno del Partito Democratico.
“Non nascondiamo la testa sotto la sabbia: il risultato di Parma offusca ogni altra vittoria del Pd” fa sapere l’europarlamentare del Debora Serracchiani.
Per l’esponente democratica “sarebbe ingiusto sminuire un risultato elettorale che porta il centrosinistra ad amministrare 18 capoluoghi su 26 che andavano al voto, ma gli elementi di forte riflessione che vengono da Parma, oggi, non devono assolutamente essere accantonati dai leader nazionali del Partito democratico”.
Per la Serracchiani “se la credibilità di una leadership politica si rivela nel percepire e nell’accompagnare i mutamenti e i bisogni della società , per Bersani questo è il momento di dimostrare che il Pd è all’altezza delle vittorie e impara sul serio dalle sconfitte. Dopo Parma, il motto ‘rinnovarsi o morire’ non è una critica alla segreteria ma — conclude — una proposta concreta”.
Certo è che il centrosinistra, nelle sue varie forme, conquista il governo di 100 dei 168 comuni con più di 15mila abitanti andati al voto in questa tornata elettorale.
Dai dati elaborati proprio dal Pd, il centrosinistra governava in 54 città e ora è passato a 100. Nettamente positivo anche il saldo dei cittadini amministrati: da 2.475.000 a 4.816.000.
Ma il trionfo di Orlando (Idv) a Palermo e il boom di Pizzarotti fanno male.
Così tanto il risultato del Mcs che dopo la sconfitta di Vincenzo Bernazzoli, attuale presidente della Provincia e candidato sindaco sostenuto da tutto il centrosinistra, arrivano le dimissioni del segretario provinciale Roberto Garbi, che le presenterà al direttivo già convocato per questa sera.
Per Matteo Renzi, sindaco di Firenze, “un dato sconvolgente che emerge è quello sull’astensionismo: o capiamo che le prossime elezioni le vince chi porta a votare chi ha smesso di farlo o non abbiamo capito la strategia politica. La vittoria di Pizzarotti a Parma è forse uno shock per tanti. Però ha un aspetto positivo, e cioè quello per cui i grillini ora possono smettere di sparare nel mucchio e si confronteranno con le problematiche di una città . Un dato molto interessante è che si esca dalla logica della rete e si cominci a misurarsi con i contenuti. Piuttosto dobbiamo porci una questione: se i cittadini di Parma ritengono che un candidato del Movimento di Beppe Grillo sia più credibile del nostro candidato, io una domandina me la farei. E, nell’ottica delle elezioni dell’anno prossimo: facciamo quelli che si arroccano in una fortezza o proviamo a fare qualcosa?”.
Il primo cittadino del capoluogo fiorentino, che molte volte ha chiesto uno svecchiamento della politica, ritorna all’attacco anche su Facebook: “Se il candidato del Pd” a Parma “è considerato meno credibile del grillino, qualche domanda il Pd se la deve fare. Il gruppo dirigente del Pd ha un unico compito: convocare le primarie per ottobre/novembre, con le stesse regole delle primarie del passato: i cittadini decideranno il leader”.
Una riflessione arriva anche da Massimo Cacciari, filosofo ed ex sindaco di Venezia per il centrosinistra, che invocando un Monti bis e commentando i risultati delle elezioni dice “In questa situazione occorre una coalizione che vada aldilà dei vecchi steccati, una coalizione di persone responsabili tra il politico e il tecnico. Spero ci sia qualcuno nel Pd disponibile a questa coalizione. Dopo le batoste che hanno preso ovunque alle primarie e il risultato di Palermo e quello eclatante di Parma, se credono di essere a posto e tranquilli pace all’anima loro. E’ evidente che è una situazione che travolge alcuni, Pdl e Lega, e minaccia di travolgere anche il resto”.
”Il Partito democratico deve leggere la sua vittoria con prudenza. Mai come in queste elezioni ha inciso così tanto il fenomeno dell’astensionismo.
Gli elettori indipendenti anche nel Lazio hanno ritirato la delega a Berlusconi, ma disertando le urne hanno voluto altresì marcare il proprio distacco dall’attuale centrosinistra” riflette Lucio D’Ubaldo, senatore del Pd di area popolare. “Il nodo politico a livello nazionale e locale è costituito dalla riconquista, finito il berlusconismo, del centro sociale e politico del Paese. Non ci riusciremo con un’alleanza a trazione populista, dando a Sel e Idv il potere di condizionamento rispetto ai futuri impegni amministrativi e di governo.
Mi pare che Zingaretti sottovaluti la fragilità di questa ipotesi di lavoro e trascini il Partito democratico sul terreno di un’euforia pericolosa”.
A caldo, dopo le prime proiezioni di Parma, anche Enrico Letta aveva chiesto una riflessione anche se più generale.
I risultati “devono far riflettere noi del Pd e devono far riflettere il centrodestra.
C’è da riflettere, il dato non è da sottovalutare”.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Maggio 21st, 2012 Riccardo Fucile
SU 26 COMUNI CAPOLUOGO, IL CENTRODESTRA (CHE NE AVEVA 17) NE PERDE UNA DOZZINA E IL CENTROSINISTRA NE GUADAGNA CINQUE… BENE GLI OUTSIDER DI CENTROSINISTRA COME ORLANDO (PALERMO), MASSARO (BELLUNO) O DI CENTRO COME ZAMBUTO (AGRIGENTO) E BORGNA (CUNEO)
Il trionfo dei grillini a Cinque Stelle a Parma, la pesante sconfitta del centrodestra, l’ottimo risultato del centrosinistra che tiene Genova e prende roccaforti altrui come Rieti, Como, Monza e Brindisi, i successi significativi di liste di centrosinistra non facilmente identificabili con i partiti (Palermo, Belluno, Agrigento) o anche anomale di centrodestra come Tosi a Verona.
Ora che, con i ballottaggi, il quadro delle amministrative si è praticamente completato e definito, si possono trarre le somme delle piccola rivoluzione politica che ha attraversato il Paese.
Una rivolta che sa in parte di antipolitica, ma non solo.
Perchè dove i partiti perdono, le spiegazioni ci sono.
Dove il centrosinistra trova candidati “giusti”, vince facilmente; dove sbaglia cavallo (Parma, Palermo) le prende sonoramente.
Soprattutto se, dall’altra parte c’è un centrodestra fallimentare (in entrambi i casi) che lascia spazio alla spinta del cambiamento (il 5 stelle Pizzarotti a Parma) o al ritorno di un personaggio carismatico tanto interno al centrosinistra quanto eccentrico rispetto a tutti, come Leoluca Orlando.
Il tutto, ovviamente, tenendo conto di una bassissima partecipazione al voto nei ballottaggi (51,14% con un calo di 14 punti sul primo turno) col record negativo di Genova (39%).
Sono discorsi a urne aperte, è chiaro, e i dati andranno meglio analizzati.
Ma a cercare una sintesi (con tutti i difetti della schematicità ) proprio questo si potrebbe dire. La gente sembra identificare nel centrodestra che ha governato il Paese le maggiori responsabilità , sembra vedere nel centrosinistra una possibile alternativa, ma cerca anche novità significative in termini di facce e di posizioni.
A Parma, in fondo, accade proprio questo: il centrodestra di Vignali è stato cacciato a furor di popolo e la scelta del centrosinistra è caduta su Bernazzoli che ha esperienza amministrativa, ma probabilmente, rappresenta il grigiore assoluto.
Così, la gente, schifata dagli anni di Vignali, accomuna i due schieramenti principali e sceglie la novità .
Da altre parti, i grillini (che prendono altri due sindaci di comuni superiori a Mira e Comacchio su oltre 150 in palio) vanno benissimo, si candidano a prendere il posto della Lega come terza forza del Paese, ma non ottengono primi cittadini a causa, soprattutto, della loro ovvia idiosincrasia alle alleanze.
Così, anche vecchi combattenti della politica, come Tosi e Orlando, da parti opposte, finiscono per apparire “nuovi” per il solo fatto di essersi “smarcati” per tempo dalla coalizione di appartenenza.
Un po’ come a Belluno dove il vincitore del ballottaggio, è Jacopo Massaro, ex capogruppo Pd che si presenta con tre liste civiche e batte (62,7% contro 32,3%) la candidata del centrosinistra Claudia Bettiol.
Nel capoluogo veneto, il sindaco uscente era di centrodestra.
Ma vediamo qualche dato.
Su 26 comuni capoluogo che rinnovavano l’amministrazione, il centrodestra ne aveva 17 e il centrosinistra 9.
Lo schieramento che fa capo al Pdl dovrebbe conservarne 5 o forse 6 (se vincerà a Trani che è in bilico a pochi seggi dalla fine).
Il centrosinistra sale a 14 ai quali si potrebbero sommare Palermo e Belluno (considerandoli come area) e, forse, Agrigento, dove il sindaco uscente Marco Zambuto ha ottenuto il 74% al ballottaggio e sarà dunque riconfermato.
Un po’ come Tosi, Zambuto, che era sostenuto da un’alleanza di centrosinistra ha scelto di stare al centro e ha vinto alleandosi con l’Udc e battendo al ballottaggio il candidato di centrodestra.
Cinque Stelle, si diceva, si prende Parma e Cuneo (che era di centrosinistra, va a Federico Borgna (centro) che batte il candidato sostenuto dal Pd, Pierluigi Garelli.
Note liete, comunque, per il centrosinistra vengono, ovviamente da Genova, dove il trionfo di Marco Doria (59,7%) era annunciato, ma anche dall’Aquila dove Massimo Cialente si conferma (59,2%) nonostante le difficoltà della ricostruzione battendo il centrista Giorgio De Matteis.
Il centrosinistra si conferma a Piacenza (Dosi col 57,7%) e a Taranto (Ippazio Stefano col 69,7%), perde Frosinone (dove il centrodestra mette a segno un ribaltone con Nicola Ottaviani (52,7%) batte il sindaco uscente Michele Marini, ma conquista diverse città che raramente erano state dalla sua parte.
Da Rieti (Simone Petrangeli col 67,2%), a Como (Mario Lucini 74.2%); da Monza (Roberto Scanagatti 63,4%) ad Alessandria (Maria Rita Rossa 68%); da Asti (Fabrizio Brignolo, 56,9%) a Lucca (Alessandro Tambellini 69,8%) e persino a Isernia (Ugo De Vivo 57,1), il centrosinistra scala montagne che sembravano irraggiungibili.
Sconfitta, invece, a Trapani dove il candidato di centrodestra Vito Damiano batte un altro candidato di centro con 54,1%.
I Comuni superiori.
Stesso andamento per i Comuni superiori dove il centrosinistra fa registrare un’avanzata davvero significativa e il centrodestra rischia di sparire.
Civiche e centristi mantengono le posizioni mentre, come si diceva), il movimento 5 Stelle riesce ad affermarsi soltanto in due altri comuni.
Il motivo principale è da ricercarsi in una politica delle alleanze praticamente inesistente. In Italia, nessun partito è mai riuscito a governare da solo.
Ecco i numeri che prendono in esame 145 comuni superiori ai 15 mila abitanti (10mila in Sicilia).
Il centrosinistra ne governava 45; ora ha quasi raddoppiato il suo bottino salendo a quota 81, cui vanno sommati i 14 capoluoghi di cui sopra per arrivare al totale di 95 che Bersani ha sbandierato con comprensibile orgoglio in conferenza stampa.
Il centrodestra, invece, crolla da 81 comuni superiori a un terzo esatto (27) cui vanno aggiunti i 6 capoluoghi per un totale di 33 contro i 98 di partenza.
Gli altri 23 comuni al ballottaggio se li dividono le liste civiche (5), il centro (4), i 5 Stelle (2) le liste di sinistra (3), la Lega Nord (uno) e liste identificabili come “Altri” (6).
Massimo Razzi
(da “la Repubblica”)
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Maggio 21st, 2012 Riccardo Fucile
DORIA BATTE MUSSO 59,71% A 40,29%, MA SI ESPRIME SOLO IL 39,08% DEI GENOVESI: GLI ALTRI SI SONO ROTTI DI VOTARE COOP E/O COSTRUTTORI… E NEL PROSSIMO CONSIGLIO COMUNALE SU 40 CONSIGLIERI, TRA MAGGIORANZA E FINTA OPPOSIZIONE, QUELLI DI CENTRODESTRA SI CONTERANNO SULLE DITA DI UNA MANO…MA DI FRONTE A UNA FIGURA BARBINA NON SI DIMETTE NESSUNO
Al termine dei cinque anni di amministrazione Vincenzi, invece che al principio dell’alternanza, abbiamo assistito al suicidio politico del centrodestra.
La Vincenzi aveva vinto contro Musso cinque anni fa 51% a 46%, oggi Doria ha prevalso su Musso 59,7% a 40,3%.
Cinque anni fa la somma dei partiti di centrodestra aveva superato al primo turno il 42% dei consensi di lista, oggi, calcolando anche la lista di centro Musso, hanno superato a malapena il 30% (Pdl 9,2%, Lega 3,8%, Lista Musso 12,5%).
E pensare che il Pd, temendo l’effetto Vincenzi e soprattutto i ritardi con i quali è stata affrontata l’emergenza alluvione, aveva realizzato il “cambio in corsa”.
Anche se invece della Pinotti si sono ritrovati (per loro fortuna) Marco Doria.
E pensare che tre mesi prima delle elezioni Musso, qualora fosse stato candidato unico del centrodestra, era dato nei sondaggi alla pari sia con la Vincenzi che con la Pinotti.
L’incapacità di esprimere un candidato che potesse unire centro e centrodestra per partire almeno dalla base del 40% e poi giocarsela, le profonde divisioni interne nel Pdl, l’inesistenza delle forze di Centro (Udc e Fli da sole, senza il traino della lista Musso, neanche arrivano insieme al 5%) ha regalato il Comune all’ennesimo candidato della sinistra.
E considerando che Burlando si è pure scelto gli oppositori grillini e che l’Udc alla prima occasione sfilerà i suoi tre consiglieri a Musso per formare un gruppo autonomo (ne necessitano appunto tre), alla fine per cinque anni di mandato gli oppositori a Doria si conteranno sulle dita di una mano.
Una strategia peggiore di questa era difficile inventarsela.
Non ne esce bene neanche Musso, cui peraltro va riconosciuto il merito di averci messo la faccia: a che è servito il lavoro di due anni della Fondazione Oltremare? Per far eleggere i tre ultimi arrivati dell’Udc e sacrificare i suoi collaboratori storici, sorella a parte?
E il Pdl non deve forse fare autocritica, squassato da dieci correnti?
E Fli non ha mai nulla da dire, come peraltro da due anni a questa parte, ovvero da quando è stato costituito a Genova?
Qualcuno è a conoscenza che nei partiti seri esiste la prassi e il buon gusto di rassegnare le dimissioni di fronte a un fallimento?
LIGURIA FUTURISTA
Ufficio di Presidenza
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Maggio 21st, 2012 Riccardo Fucile
VITTORIA DEL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA A GENOVA DOVE HA VOTATO SOLO IL 39% DEGLI ELETTORI… STRAVINCE ORLANDO A PALERMO… IL GRILLINO PIZZAROTTI SPOPOLA A PARMA
Le prime proiezioni degli istituti di ricerca impegnati ad anticipare il trend elettorale per l’elezione a sindaco di Genova danno il candidato del centrosinistra Marco Doria al 61% contro il 39% del candidato civico Enrico Musso.
Valutazione confermata anche dallo spoglio di due terzi delle sezioni.
A Palermo non c’è gara: netta la vittoria dell’Idv Leoluca Orlando su stime intorno al 70% di consensi, contro il 30% del candidato del Pd Ferrandelli.
Sorpresa (fino a un certo punto) a Parma dove il bancario grillino Pizzarotti batte l’uomo di apparato Pd Bernazzoli per 61% a 39%.
Il risultato di Parma costituisce un segno evidente (insieme all’alto astensionismo) della ormai palese insofferenza degli italiani verso i partiti tradizionali.
Vengono premiati gli uomini, ma sia nel caso di Doria a Genova che di Orlando a Palermo, si tratta di politici che hanno azzerato gli indirizzi di partito, in particolare quelli indicati dal Pd se non addirittura uqello delle primarie.
Dal disfacimento del centrodestra e della Lega, sembra avvantagiarsi il Movimento Cinque Stelle che ora dovrà dimostrare di saper governare.
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Maggio 21st, 2012 Riccardo Fucile
L’ITALIA NON DIMENTICHI I SUOI FIGLI MORTI SUL LAVORO, ESEMPIO DI SACRIFICIO E ONESTA’ IN UNA SOCIETA’ CON SEMPRE MENO VALORI DI RIFERIMENTO
Poteva essere una strage di fedeli se la terra avesse tremato così solo qualche ora dopo.
Ricca di chiese e di campanili in parte crollati, questa landa padana di confine fra Emilia, Lombardia e Veneto, così piatta da non scorgere all’orizzonte neppure una collina, ha scritto invece la pagina più nera degli operai della notte.
Ben prima che sorgesse il sole Nicola Cavicchi, Leonardo Ansaloni, Gerardo Cesaro e Naouch Tarik erano tutti al lavoro, chi a scaricare lastre di alluminio, chi alle prese con i forni delle ceramiche, chi a controllare il polistirolo.
Tutti turnisti dalle 20 alle 6 del mattino, sotto i rispettivi capannoni, così movimentati e assordanti da non accorgersi della prima scossa, quella dell’una di notte.
«Non l’abbiamo sentita, c’era il rumore delle presse», ha detto Ghulam Murtaza, il miracolato della Tecopress.
Tutti assunti, regolari, Ansaloni e Casaro con moglie e figli da mantenere, i più giovani Cavicchi e Tarik con il sogno della famiglia.
«Nicola si era fatto un mutuo e una casa e voleva sposarsi, pensava a questo» ha detto suo fratello Cristiano.
«Naouch stava aspettando il ricongiungimento con sua moglie Widad, risparmiava per questo», sospirava il papà del giovane marocchino.
Per questo lavoravano anche di notte, anche il sabato notte.
Eppure la domanda che molti si facevano domenica mattina davanti alle macerie era quella sospetta: come mai sotto i capannoni alle quattro del mattino?
NAOUK
Si chiamava Naouch Tarik, aveva 29 anni ed era arrivato nel 1994 in Italia da Beni Mellal, Marocco, con papà Mustafà e mamma Fatiha.
Operaio da sei anni della Ursa di Bondeno, una fabbrica di polistirolo, sabato notte non ce l’ha fatta a sfuggire al crollo.
Dopo essere uscito perchè tremava tutto, dice un suo collega, Naouch è tornato nel capannone a riprendere qualcosa o forse a chiudere il gas.
«Sostituiva il capoturno, si sarà sentito responsabile. Mi hanno detto che gli è caduto addosso qualcosa », sussurra il padre con gli occhi lucidi, mentre poco più in là la madre urla di dolore e il fratello Hassan scuote la testa.
E mentre lo dice la terra sussulta forte un’altra volta, alle 15 e 18, anche se lui non ci fa più molto caso: «Naouch era importante per me», ripete.
Vivono in una grande casa immersa nelle campagne modenesi di Bevilacqua. Ci sono anche le due sorelle, un cognato e un’altra ventina di persone fra cui il console del Marocco a Bologna, Driss Rochdi.
Il cognato alza un po’ i toni: «Voglio capire perchè la struttura non ha retto». Il console usa la diplomazia: «Un grande dispiacere, confido nelle autorità italiane». Naouch, dicono tutti, era persona allegra e sportiva. Aveva chiesto da poco la cittadinanza italiana perchè voleva portare a Bevilacqua Widad, la sua giovane moglie marocchina. Rimasta vedova a 18 anni.
GERARDO
Era l’uomo del muletto, l’operaio più esperto, 55 anni, una vita nella Tecopress di Dosso, fabbrica a ciclo continuo di lamierati per macchine.
E lui, alle quattro del mattino si trovava al centro del capannone con il suo mezzo a caricare lastre di alluminio.
L’ultima, drammatica corsa di Gerardo Cesaro di Molinella, sposato con due figli, la racconta l’operatore pachistano delle presse, Ghulam Murtaza: «A un tratto si è mosso tutto, una cosa forte, molto forte, mi sono detto è finita e siamo scappati fuori. Gerardo era sul muletto, l’ha fermato e anche lui ha iniziato a correre. Ma era indietro. Appena siamo passati dalla porta è venuto giù tutto. Lui era vicino all’uscita ma non è riuscito a evitare le lamiere che hanno distrutto tutto, anche la mia macchina parcheggiata fuori».
Murtaza ha 40 anni, una moglie, quattro figli e 1.400 euro al mese di stipendio. «Gerardo era un uomo molto bravo e molto gentile».
Per la notte, che sarebbe finita alle sei, lavoravano in dieci.
Fra questi anche il nigeriano Casmir Mbanoske, che il titolare dell’azienda, Sergio Dondi, ha accompagnato a casa ieri insieme con Murtaza, rimasti appiedati. Siccome nessuno dei suoi connazionali l’ha più rivisto, una decina di amici di Casmir hanno protestato fuori e dentro i cancelli della Tecopress.
«Stiano tranquilli, il loro amico prima o poi si farà rivedere », hanno tentato di tranquillizzarli i carabinieri.
NICOLA
Era stata una sua piccola conquista quella del turno di giorno alla «Ceramica Sant’Agostino». Ma venerdì e sabato a Nicola Cavicchi è toccata la notte.
Un piacere al collega che non poteva andare al lavoro, una fatale sostituzione. L’hanno trovato sotto una trave del reparto altoforni, crollato con la scossa delle 4 del mattino. Senza vita.
«Nicola è morto sul colpo – non ha dubbi suo fratello Cristiano –. Bastava qualche metro più in là e forse si sarebbe salvato».
Perito elettrotecnico, 35 anni, ferrarese di San Martino, Nicola era stato assunto come manutentore. «Aveva provato per un po’ a fare l’elettricista in proprio, ma alla fine i conti non tornavano».
Il suo pallino era il calcio. Accanito tifoso del Milan, ha giocato fino allo scorso anno come difensore di fascia del San Carlo, una squadra dilettantistica locale.
Altra passione, il mare. «Andava ai Lidi Ferraresi il fine settimana. Ricordo che venerdì scorso, dopo aver accettato la sostituzione, ha guardato le previsioni, ha visto due gocce sull’Adriatico e ha detto “ma sì, non mi perdo un granchè”».
Sognava una famiglia. «Si era fatto anche la casa, sotto la mia, pensando di sposarsi con la fidanzata ma poi gli è andata male e si sono lasciati».
Domenica notte alle 4.15 Cristiano ha iniziato a chiamarlo: «Ma lui niente, niente, niente…».
LEONARDO
Era la prima notte in fabbrica dell’operaio Leonardo Ansaloni, addetto agli altoforni. È stato sorpreso dal crollo del tetto mentre tentava la fuga con il collega Nicola Cavicchi.
Entrambi dipendenti della Ceramica Sant’Agostino che con i suoi 380 addetti rappresenta il colosso industriale di questo piccolo centro nato fra i campi di grano del Ferrarese.
Cinquantuno anni, originario di Bondeno, viveva a Sant’Agostino con la moglie Gloria e i loro due figli di 8 e 18 anni.
Lavoro pesante il suo, conduttore dei forni ceramici, cioè cuoco delle lastre da pavimento e rivestimento che l’azienda produce e distribuisce in mezzo mondo.
A differenza di Cavicchi, per il quale i primi soccorritori hanno capito subito che non c’erano margini di salvezza, Ansaloni è rimasto aggrappato alla vita per un po’.
Poi, in mattinata, il cedimento.
Il responsabile di stabilimento non si dà pace: «Giovanni è corso a chiamarmi dicendomi che erano rimasti sotto, ma io non riuscivo ad aiutarli». Giovanni è Giovanni Grossi che si trovava con loro nell’ala vecchia dello stabilimento ed è il miracolato della notte. Davanti agli occhi dei dirigenti rimane un immenso groviglio di legno, ferro e ceramica. C’è chi piange, chi si dispera, chi tace. «È una lama nel cuore di Sant’Agostino».
Andrea Pasqualetto
(da “Il Corriere della Sera“)
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Maggio 21st, 2012 Riccardo Fucile
LA PERSONA FINITA SUL REGISTRO DEGLI INDAGATI SEMBRA COINCIDERE CON IL PROFILO DEL KILLER: E’ UN EX MILITARE GIA’ MEMBRO DI UN CORPO D’ELITE… OGGI IN PENSIONE, C’E’ CHI DICE ABBIA PROBLEMI PSICOLOGICI…SI FA LARGO L’IPOTESI DI UN COMPLICE
La foto-sequenza che precede l’esplosione: un volto sfocato, un uomo di mezza età , vestito dignitosamente, circa 50 anni.
Altro? Probabilmente un problema alla mano destra. S’intuisce che la muove a fatica. Da qui l’ipotesi di un complice.
Questo il primo fronte, mentre il secondo fronte dell’inchiesta, che tenta di fare luce sulla strage dell’istituto Morvillo (ore 7.45 di sabato l’esplosione di tre bombole del gas strazia il corpo di Melissa), fissa una probabile svolta rilanciata dalla Gazzetta del Mezzogiorno: c’è un indagato.
Un piccolo passo avanti, dunque, frutto del lavoro degli investigatori che nella notte tra domenica e lunedì hanno effettuato centinaia di perquisizioni.
Ne sono usciti dieci sospetti. Su due di loro si concentra l’attenzione.
Di questi, secondo fonti locali, uno è finito sul registro degli indagati. Ancora ignota l’accusa. Ma certo, se le immagini del filmato coincidessero con il supersospetto, sarebbe solo questione di ore per conoscere nome e cognome del killer.
L’accelerazione delle indagini è avvenuta grazie a quelle immagini immortalate dalla telecamere anti-racket di un chiosco di bibite.
Queste, sfocata e poco chiare, rimandano la sagoma di un uomo di mezza età . Lui, sulla scena del delitto, si muove con apparente tranquillità . Sembra sapere quello che deve fare. A fianco si intravede una bombola di gas. Il filmato dura poco.
Cinque minuti: dalle 7 e 40 al minuto dell’esplosione. Gli investigatori, giunti sulla scena del crimine, hanno ricostruito quasi subito l’innesco: detonatore volumetrico, azionato con telecomando.
Da qui l’identikit del killer: un ex militare, un perito o comunque qualcuno che ha buone conoscenze di elettronica.
Tutto questo introduce la persona indagata che c’è, ma in pochi, ora, hanno voglia di parlarne. Forse per scaramanzia.
Si tratta, sostengono sempre fonti locali, di un militare brindisino da tempo in pensione e con qualche problema psicologico.
Nel suo passato l’appartenenza a un corpo d’elite. Diverse le missioni all’estero. Un profilo che potrebbe coincidere con quello dello stragista definito “un lupo solitario in guerra con il mondo” .
L’uomo è stato prelevato dalla Digos durante la notte.
Gli investigatori sono arrivati nella sua abitazioni con una convinzione in tasca: l’ex militare sembra coincidere con l’uomo immortalato dalle telecamere.
Di più: anche lui ha buone conoscenze elettroniche. Non solo sembra avere una corporature e un’età del tutto coincidenti con la foto-sequenza resa nota ieri.
L’ex ufficiale così è stato ascoltato fino alle sette del mattino di domenica. Interrogatorio segretato. Nulla si sa. Emergono, invece, particolari dalla perquisizione nella sua casa.
Qui la Digos ha trovato materiale definito “interessante”. Come alcuni opuscoli per fabbricare ordigni in maniera artigianale.
Insomma, tramontata la pista mafiosa, con i capi della Sacra Corona Unita che addirittura si mettono a disposizione per catturare il killer, resta in campo solamente lo scenario del pazzo isolato.
Il cui volto già s’intravede, ma il cui movente resta nascosto, probabilmente intrappolato in una psiche distorta.
Oggi, intanto, nella chiesa madre di Mesagne si terranno i funerali di Melissa Bassi. Saranno esequie solenni con la partecipazione di autorità di governo. P
otrebbe non partecipare la madre di Melissa, la signora Rita, che è stata colta da malore sabato quando ha appreso la notizia della morte della sua unica figlia ed è stata ricoverata al locale ospedale.
E’ ancora molto scossa, non ha accettato la perdita ed è seguita da psicologi.
A Mesagne, così come a Brindisi, anche oggi è lutto cittadino.
Sono stazionarie, intanto, le condizioni delle cinque studentesse ferite, tutte di Mesagne.
Veronica, la più grave, ricoverata all’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, ieri ha ripreso conoscenza due volte ed è stato un sollievo per i familiari. I medici, però, ripetono che le sue condizioni sono ancora critiche.
Lievissimi miglioramenti per le ragazze ricoverate all’ospedale “Perrino” di Brindisi dichiarate dai medici “in condizioni stazionarie”.
Si stanno riprendendo le due ragazze ricoverate in Chirurgia Plastica (una delle due è Vanessa, la sorella maggiore di Veronica).
Per le due ragazze ricoverate al Centro Grandi Ustioni condizioni pure “stazionarie” e la prognosi resta riservata.
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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