Giugno 5th, 2012 Riccardo Fucile
HA SENSO CONTINUARE A TENERE IN VITA UN GOVERNO BLOCCATO CHE NON PUO’ FARE NULLA?
Ma se la politica dell’emergenza continua a non dare risultati, non sarebbe meglio anticipare la finanziaria e andare ad elezioni in autunno?
Per averlo detto, dando voce a un largo partito trasversale presente in Parlamento, il responsabile economico del Pd Stefano Fassina è stato sepolto dalle polemiche e tacitato con una nota ufficiale del portavoce di Bersani, Stefano Di Traglia.
La posizione ufficiale del partito resta dunque quella del sostegno al governo fino al 2013.
E tuttavia, Fassina, uno dei giovani dirigenti portati in segreteria dal segretario Pd, non ha affatto proposto di far cadere Monti in un’imboscata.
Diversamente, ha cercato di aprire una discussione sull’inutilità di tenere in vita il governo tecnico guidato da Monti in condizioni di semiparalisi, come in pratica sta avvenendo dall’inizio dell’anno, e come dimostra il fatto che una riforma importante come quella del mercato del lavoro abbia impiegato più di cinque mesi per ottenere il primo sì del Senato.
E solo adesso sia arrivata alla Camera, da dove probabilmente, in caso di modifiche già annunciate dai partiti di maggioranza e di opposizione, dovrà tornare a Palazzo Madama.
Per inciso, ieri i due ministri interessati, la Fornero e Patroni Griffi (il secondo ha la delega per il pubblico impiego), hanno reso esplicito il dissenso che covano da tempo sulla necessità (per la Fornero) che anche i dipendenti pubblici si adeguino alla nuova disciplina dei licenziamenti e sull’impossibilità (per Patroni Griffi) che questo accada.
Ma il lavoro è solo uno degli scogli su cui il governo è da tempo arenato in Parlamento.
Basti pensare alle norme anticorruzione, alle intercettazioni, alla responsabilità civile dei magistrati, alle nomine nelle authorities, alla Rai.
Sono solo alcuni esempi.
Per non parlare del voto sul trattato internazionale del Fiscal Compact che rischia già di slittare all’autunno.
Contro Fassina, le reazioni più dure sono venute dall’interno del Pd, soprattutto dalla componente veltroniana e da quella popolare, che con Gentiloni è arrivata a paragonarlo a Brunetta e Santanchè nel centrodestra.
Ma al di là della controversa materia elettorale, nelle file del Pd s’intuiva un certo timore che la nuova generazione bersaniana prema per il voto anche per arrivare al dunque della formazione delle liste, da rinnovare radicalmente, per far fronte all’ondata di antipolitica.
La preoccupazione di non poter godere delle deroghe che hanno consentito fino al 2008 a molti della vecchia guardia di aggirare la regola del limite di tre legislature era percepibile in alcune di quelle reazioni.
A sorpresa, Fassina ha invece trovato appoggio da Sandro Bondi, il più eretico dei coordinatori del Pdl: a patto, sostiene Bondi, di anticipare il voto con un’intesa bipartisan che preluda a un governo di larghe intese anche per la prossima legislatura.
Va detto: è stato certamente un errore o un’imprudenza parlare di scioglimento anticipato delle Camere alla vigilia di un vertice europeo come quello convocato a Roma da Monti, con Merkel e Hollande, e mentre a ritmo affannoso continuano i tentativi dei leader dell’Unione per cercare di arginare la crisi dell’euro, che sembra giunta al suo giro finale.
Ma dire di no alle elezioni anticipate per continuare a non fare niente, tenendo il governo bloccato, è un errore altrettanto grande.
Marcello Sorgi
(da “la Stampa“)
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Giugno 5th, 2012 Riccardo Fucile
POSTI DI POTERE SOLO ALLA NOMENKLATURA FIDATA… SCOPE E RAMAZZE USO GONZI, MA L’INQUISITO PINI RESTA AL SUO POSTO… IL TROTA SCOMPARE DA FACEBOOK, CALDEROLI RIDIMENSIONATO, BOSSI PENSIONATO A VITA
Il consiglio federale padano ha approvato la bozza del futuro statuto del movimento.
Tra le novità , un nuovo ruolo a vita per il presidente federale – dunque, Umberto Bossi – che farà da «corte d’appello» rispetto alle espulsioni decise dal comitato di disciplina nei confronti dei militanti con oltre vent’anni di anzianità .
Un ruolo di garanzia su cui Bossi ha insistito, nella preoccupazione che la stagione delle «ramazze padane» (per dirla con i maroniani) o delle «purghe» (per usare l’espressione di Roberto Calderoli) possa causare nuove spaccature nel movimento.
Scompare, invece, una figura fin qui cardine: il coordinatore delle segreterie nazionali, da sempre incarnato da Roberto Calderoli.
La ragione della scomparsa è che nel nuovo Carroccio le segreterie «nazionali» (che sono poi quelle regionali) dovranno assumere un peso assai più significativo di quello attuale.
Tra l’altro, i Comuni potranno decidere in autonomia le alleanze da stringere in caso di elezioni: un modo per non sbattere la porta in faccia al Pdl per le future amministrative.
Il governatore veneto Luca Zaia ha insistito sulla necessità di un codice etico da allegare al nuovo statuto, ma l’altra novità di peso è il comitato esecutivo.
Sarà la vera stanza dei bottoni, il luogo delle decisioni strategiche del movimento, designato dal consiglio federale che al contrario diventerà assai meno operativo: si riunirà non più di tre volte all’anno.
Infine, sarà costituito un ufficio politico federale organizzato in dipartimenti: sicurezza, giustizia, lavoro ecc… Un modello che qualcuno ha definito, nientemeno, che «neo comunista».
Sarà il luogo dell’elaborazione delle proposte politiche e a guidarlo, con ogni probabilità , si troverà l’ex segretario della Lega lombarda – nonchè presidente della commissione Bilancio della Camera – Giancarlo Giorgetti.
Ancora aperta la discussione sui vice di Roberto Maroni.
Il vicario sarà un veneto ancora da individuare, dopo che Luca Zaia ha declinato l’offerta del capo dei Barbari sognanti.
Il vicepresidente del movimento nel nome della Lombardia sarà il deputato bergamasco Giacomo Stucchi.
E intanto, sorpresa. Renzo Bossi è scomparso da Facebook.
Cancellati sia il profilo personale che la pagina dedicata ai sostenitori.
L’iper attività del figlio del leader padano su Facebook (a suo dire, «sempre improntandola all’attività lavorativa») era nettamente diminuita dopo le rivelazioni sulle «mancette» da 5000 euro da lui percepite da parte del partito.
Tra l’altro, da consigliere regionale, Bossi il giovane aveva chiesto di chiudere l’accesso ai social network sui computer dei dipendenti regionali.
Motivo: la presunta improduttività causata dalla navigazione su quei siti.
Poi, appunto, il patatrac.
Il lavoro di filtraggio degli insulti e dei contenuti offensivi era diventato probabilmente insostenibile anche per gli amici del «Trota», che pure per parecchio tempo avevano fatto gli straordinari per cancellare al volo gli improperi.
E così, Renzo ha tagliato la testa al toro e ha «suicidato» la sua identità digitale sul social network biancazzurro.
Resta l’account Twitter, ma l’ultimo aggiornamento risale al 17 gennaio: «Bossi, la Lega che unisce».
Il Carroccio di piazza ha invece deciso che si darà appuntamento a Verona.
La notizia è stata ufficializzata da un post di Roberto Maroni sulla sua pagina Facebook: «Domenica 17 giugno tutti a Verona per il “No Imu Day”.
Quello del 17 giugno sarà il terzo evento organizzato dal Carroccio per contestare l’Imu.
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Giugno 5th, 2012 Riccardo Fucile
I DEBITI DA PAGARE HANNO RAGGIUNTO UN MILIARDO DI EURO: sSI TRATTA DI AFFITTI E BOLLETTE ARRETRATE… VERSO LA CANCELLAZIONE DI MOLTE SEDI LOCALI
Il Viminale è squassato da settimane in vista dei tagli annunciati. Si è sparsa la voce nei giorni scorsi che esisterebbe una lista di 17 province (con relative questure e comandi dei vigili del fuoco) da chiudere, o meglio accorpare alla provincia limitrofa.
Ovviamente si parla delle realtà più piccole, sotto i 200 mila abitanti, e più recenti.
Uno dei criteri è di evitare scossoni a realtà dove il capoluogo di provincia è antecedente al 1994. «è la Schindler’s list dei diciassette», la definisce un sindacalista.
Ma c’è di peggio. Il ministero dell’Interno avrebbe un debito occulto di 1 miliardo di euro in bollette telefoniche e affitti non pagati per effetto dei tagli lineari di Tremonti degli ultimi due anni.
Piccoli dettagli sui quali Maroni non aveva mai avuto nulla da denunciare.
Quindi pare che la ministra Annamaria Cancellieri abbia chiesto una deroga per il Viminale.
Deroga che Monti, pur comprendendo che si approssima una stagione calda sul fronte dell’ordine pubblico e della sicurezza, addirittura con rischi di ripresa del terrorismo, non ha potuto concedere.
Tagli hanno da essere e tagli saranno.
Nei corridoi ministeriali si parla quindi della chiusura, oltre di un certo numero di prefetture e questure, anche di altre decine di uffici minori.
Sono in bilico i micro-presidi della polizia postale o della polizia stradale, ad esempio, che verrebbero accorpati anche questi all’ufficio di polizia più vicino.
Così facendo, considerando che spesso sono ospiti in immobili presi in affitto, si risparmierebbe sui canoni.
E più di qualcuno ammette che ne guadagnerebbe anche l’efficienza perchè quando un presidio scende sotto una certa soglia in pratica sopravvive a sè stesso.
«Quella che è annunciata dal governo come razionalizzazione della spesa, assomiglia sempre più alla politica dei tagli lineari», dice polemico Enzo Marco Letizia, segretario nazionale dell’Anfp, l’associazione nazionale dei funzionari di polizia. «è un modo di agire che contestiamo fortemente, perchè la sicurezza non è una materia che può essere lasciata a conti di ragioneria: i crimini possono verificarsi anche in zone con scarsa densità di popolazione. Qualche forma di razionalizzazione ci può anche trovare d’accordo. Ma non mi si dica che quella del questore, anche nelle sedi più piccole, è una poltrona da tagliare. Quegli incarichi non sono affatto comodi».
«Al momento – gli fa eco Giorgio Innocenzi segretario generale della Consap, Confederazione Sindacale Autonoma di Polizia – non sappiamo ancora il contenuto del testo. Filtrano solo voci e indiscrezioni. Si parla della soppressione delle prefetture al di sotto dei 200mila abitanti, oltre a una generale riduzione dei servizio».
Si vocifera di un durissimo braccio di ferro che attraversa il ministero.
«Se possibile, sono ancora più preoccupato di prima – dice anche Claudio Giardullo, segretario del SilpCgil – perchè capisco che non c’è un comune punto di vista al ministero. E poi: la ministra gira i territori, ultima la visita a Perugia dove c’è una devastante guerra tra maghrebini e albanesi, dà rassicurazioni che non si abbassa la guardia, e poi va a tagliare proprio sui presidi di polizia? C’è poco da girarci attorno: se chiudi un distaccamento di polizia stradale, l’effetto su strada ci sarà eccome».
Oggi, comunque, al posto della prevista riunione con la ministra, i sindacati di polizia, dei vigili del fuoco e del personale prefettizio si vedranno lo stesso. Metteranno giù un comunicato che s’annuncia di fuoco.
Agitazioni sono in vista.
(da “La Stampa“)
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