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SU RAI, CORRUZIONE E LEGGE ELETTORALE IL PDL SI METTE DI TRAVERSO PER GLI INTERESSI DEL CAVALIERE

Luglio 9th, 2012 Riccardo Fucile

SETTIMANA CALDA PER IL PDL: SUL VOTO A TARANTOLA PESA IL TIMORE CHE UNA RAI PIU’ EFFICIENTE DANNEGGI MEDIASET… SULLA LEGGE ELETTORALE BERLUSCONI PUNTA SUL PROPORZIONALE

Prima la Rai. Poi, a metà  settimana, la legge elettorale. Ma contemporaneamente si riapriranno anche le partite del ddl corruzione in commissione Giustizia al Senato e quella sulla responsabilità  civile dei magistrati.
Tante questioni, in apparenza lontane sideralmente l’una dall’altra, che hanno, invece, un comune denominatore: il Pdl che si mette di traverso.
Ostacolando tutto quello che, in questo momento, non conviene in alcun modo smovere.
In attesa di tempi migliori? Macchè.
Sono tutti punti “sensibili” per Silvio Berlusconi. E l’ordine di scuderia, per quanto in un partito che è ormai “polvere di stelle”, è quello di difendere le roccaforti di potere. Fino a quando sarà  possibile farlo.
La prima è senza dubbio la Rai.
Martedì mattina, la Vigilanza è chiamata a nominare Anna Maria Tarantola nuovo presidente della tv pubblica con i due terzi dei voti. Ma la necessità  di cambiare i poteri di governance del presidente, come già  annunciato dal consigliere del Tesoro, Marco Pinto, in modo da rendere il resto del cda un organismo di pura consultazione, ha fatto infuriare il Pdl.
Che medita uno strappo molto forte, quello di non dare i voti alla Tarantola in modo da far nominare il consigliere anziano Guglielmo Rositani presidente.
E continuare a gestire lo status quo.
Una minaccia a cui il Pd ha risposto in modo netto con Paolo Gentiloni: “Nel caso si verificasse una pazzia del genere, noi chiederemo l’immediato commissariamento dell’azienda”.
Uno scenario da scontro all’ultimo sangue tra Pdl e governo — tutt’altro che remoto — che trova radici su un unico punto, la difesa ad oltranza di Mediaset da parte delle truppe cammellate di Silvio. Già .
Perchè se la Rai, paradossalmente, ricominciasse a funzionare, insomma tornasse sul mercato, per la tv berlusconiana, già  gravata da debiti per mille e seicento milioni di euro, sarebbe il tramonto definitivo.
Figurarsi, dunque, se Berlusconi non tenterà  il tutto per tutto per impedire che la Rai torni a comportarsi da azienda contendendo in modo diretto gli introiti del mercato pubblicitario che oggi, com’è noto, sono tutti a favore di Mediset.
Lo scontro si annuncia acceso. Mentre cresce in parlamento il dibattito sulla legge elettorale.
Il Pd ieri ha ulteriormente accelerato.”Il tempo è scaduto — ha detto il presidente del senatori democratici Anna Finocchiaro — basta chiacchiere, subito si vada in Parlamento. Non si può fallire sulla legge elettorale come è avvenuto con le riforme costituzionali. Se non si arriverà  ad una bozza di massima accordo entro metà  settimana, i democratici chiederanno alle Camere di mettere in calendario per la discussione in aula la loro proposta, ovvero il doppio turno”.
E l’Assemblea nazionale del Pd, convocata per sabato 14, potrebbe essere un’occasione per discutere anche di questo.
Nel Pdl si dicono “pronti al confronto”, come ha detto Maurizio Gasparri, ma come sempre nel partito berlusconiano quello che viene detto è il contrario della realtà .
L’obiettivo del Cavaliere è tornare in Parlamento con un suo — seppur ridotto — ma fedelissimo gruppo di parlamentari.
Fino a dirsi disponibile a sostenere un nuovo governo di unità  nazionale. Anche se guidato da un esponente del Pd.
E’ vero, ha ammesso il Cavaliere nell’ultima riunione a palazzo Grazioli, che c’è “una certa stanchezza del nostro elettorato, ma è normale e alla fine, in mancanza di leadership alternative, io posso sempre dare un contributo”.
Sondaggi alla mano, nei recentissimi test fatti fare dall’ex premier, il suo personalissimo contributo viene quotato sopra il dieci per cento.
Una percentuale bassa se si considerano le fortune del Pdl nelle ultime tre consultazioni elettorali, ma che rappresenta una quota rilevantissima.
Soprattutto perchè, da solo, Berlusconi è in grado rendere impossibile qualunque ricomposizione al centro.
Per questo resta alla finestra aspettando che la legislatura arrivi ad un punto di non ritorno che salvi non tanto il governo Monti, ma che riduca le possibilità  di nuove aggregazioni che, partendo magari dal Pdl, tentino di escluderlo.
Il disegno del Cavaliere, a sentire le voci che arrivano da via dell’Umiltà , è abbastanza chiaro; aspettare l’autunno e le elezioni in Sicilia di ottobre dove verrà  proposta l’intesa Pd-Udc.
Se l’esperimento di Bersani e Casini non dovesse avere un chiaro successo, Berlusconi è convinto di poterla spuntare per una legge elettorale proporzionale con sbarramento e senza premi rilevanti.
In pratica, una legge elettorale che può produrre un unico risultato: la grande coalizione, casomai guidata ancora da Monti, come ieri ha auspicato persino Gianfranco Fini in una lunga intervista.
Insomma, anche la legge elettorale infiamma il dibattito, ma non sembra vicina al traguardo. Anzi.
Mentre, a partire proprio da questa mattina, cominceranno ad essere incardinati alla Camera e al Senato i voti per la conversione in legge di ben 23 decreti (13 alla Camera e 10 al Senato, destinati comunque a fare staffetta), si riaprirà  martedì in commissione giustizia del Senato la discussione sul ddl corruzione.
La Severino è fiduciosa di poter portare a casa la legge prima della pausa estiva, ma questo sarà  possibile solo attraverso un voto di fiducia. Che nel governo, in questo momento, nessuno auspica.
La spending rewiev accende i toni dello scontro e il consiglio dei ministri dovrà  fare il punto, sempre in settimana, su un ddl Sviluppo pieno di incognite.
In pratica, un percorso davvero difficile per il governo da qui alla fine del mese. E dove si innesterà  anche un’altra — ennesima — spina nel fianco; la responsabilità  civile dei magistrati.
L’impietoso calendario del Senato potrebbe metterla in votazione nelle prossime due settimane o, addirittura, la prima di agosto, su pressione sempre del Pdl.
Che farà  di tutto per portare a casa almeno un risultato prima della pausa estiva.
A meno che sulla Rai non tracimi tutto molto prima. Il Pdl in trincea non sembra intenzionato a fare prigionieri

Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano”)

argomento: Berlusconi, PdL, RAI | Commenta »

CAOS GRECIA, AMMALATI SENZA CIBO IN OSPEDALE AD ATENE

Luglio 9th, 2012 Riccardo Fucile

DA MARZO NEL NOSOCOMIO ELPIS NON VENGONO PIU’ FORNITI COLAZIONE, PRANZO E CENA AI RICOVERATI… I FORNITORI ASPETTANO GLI ARRETRATI DA ALMENO UN ANNO

Emergenza umanitaria in Grecia? Poco ci manca.
Insieme con l’ospedale Elpis inizia a svanire la speranza per il salvataggio di un comparto delicatissimo come la salute.
Dopo il caso dei malati di cancro costretti a pagare le cure chemioterapiche di tasca propria, per via delle casse dello stato drammaticamente vuote e dopo le lunghissime file di pazienti a cui le farmacie non potevano dare medicinali (in quanto in credito con lo stato per svariati milioni di euro) nella Grecia tecnicamente fallita il nosocomio Elpis non può più garantire i pasti ai propri ricoverati: le ditte fornitrici devono ancora ricevere i pagamenti relativi al 2011.
Un dato sconcertante che si aggiunge ad una criticità  oggettiva sostanziale come quella dei materiali sanitari stessi che scarseggiano nelle strutture del paese.
Alcune hanno chiesto in prestito addirittura le lenzuola ad altri ospedali.
Nello specifico, l’Elpis dallo scorso mese di marzo non provvede a colazioni, pranzi e cene per i propri pazienti.
E a questo punto rischia di non poter disporre neanche di alimenti basilari come l’olio d’oliva, la pasta e il semplice pane tostato.
Dal Dipartimento di Nutrizione fanno sapere che le ditte fornitrici hanno lanciato un vero e proprio ultimatum: nessun nuovo ordine di alimenti se prima non verranno onorate le fatture dello scorso anno.
Inoltre non sarà  neanche possibile provvedere a soddisfare quei pazienti che devono seguire diete specifiche, per particolari patologie o perchè in regime post operatorio, a cui neanche i parenti potrebbero far fronte, vista la peculiarità  dei soggetti e delle relative esigenze.
Un panorama che non potrà  che aggravarsi, considerata da un lato la non disponibilità  della troika ad andare oltre uno sconto temporale (la ventilata concessione di spalmare l’impegno greco nel prossimo biennio, osteggiata dalla Finlandia) e l’allarmante crollo delle entrate per lo Stato.
Infatti, a seguito delle misure proposte da Fmi, Ue e Bce, tra nuove tasse, (i cosiddetti karadzi), controlli anti evasione e lotta agli sprechi, il flop è stato nell’ordine del 70%. Ovvero su cento euro preventivati che l’erario ellenico avrebbe dovuto ricavare da queste prime iniziative legate al memorandum, ne sono entrati solo trenta.
Significa che andrebbero riformati soprattutto quei dipartimenti fiscali che semplicemente non hanno accertato quante e quali tasse si sarebbero dovute pagare, specialmente nel settore privato.
Mentre invece dipendenti pubblici, pensionati e salariati hanno subito senza se e senza ma un taglio verticale delle proprie buste paga nell’ordine del 25%, con l’iva schizzata al 23% e la benzina verde a due euro al litro.
La stessa sanità , che sta offrendo esempi della levatura del nosocomio Elpis, è uno dei settori con le più grosse deficienze strutturali e materiali, dal momento che già  si tratta di un settore che da sempre è stato in crisi nel paese.
E che oggi, a maggior ragione dopo il memorandum, soffre tremendamente i minori trasferimenti economici da parte dello Stato.
Con un intero indotto, quello dei fornitori, che accusa un 50% di flessione; i pazienti che subiscono un servizio non adeguato, e il personale medico e paramedico in agitazione.
Inoltre fonti del ministero dell’Economia ellenico riferiscono che secondo la troika il “buco nero” delle mancate entrate ammonterebbe a due miliardi di euro, ragion per cui i rappresentanti europei in pianta stabile ad Atene avrebbero avanzato forti preoccupazioni su questi risultati negativi oltre che sulle mancate privatizzazioni. Ormai le urne sono chiuse e l’attuale premier Samaras, dopo il forfait a Bruxelles, suo e del ministro Rapanos sostituito da Stournaras (componente della speciale commissione che curò il passaggio dalla dracma all’euro) dovrebbe dar seguito alle promesse elettorali.
Ritardi ci sono nell’abolizione del Codice di libri e dischi (una specie di Siae), nella fusione o soppressione della autorità  doganali e fiscali annunciate ormai da tempo.
Il governo replica che verrà  istituita una task force per eliminare le esenzioni fiscali e i regimi speciali.
Ma serve fare presto e farlo bene. E soprattutto portare risultati accettabile al prossimo Eurogruppo.
Sempre sperando che premier e ministro preposto riescano ad essere presenti.
Mentre per settembre già  si prepara una nuova ventata di scioperi e manifestazioni anti memorandum e antigoverno.

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