Luglio 11th, 2012 Riccardo Fucile
LA DEPUTATA DEL PD CHE HA SPOSATA IN GERMANIA LA SUA COMPAGNA CHIEDE DI AVERE DIRITTO ALL’ASSISTENZA SANITARIA ANCHE PER LEI… A MONTECITORIO IL DIRITTO E’ RICONOSCIUTO ANCHE AI CONVIVENTI DEI PARLAMENTARI
Estendere anche ai compagni dello stesso sesso i diritti riconosciuti dal Regolamento di Montecitorio ai conviventi dei deputati: questa la proposta che, entro la fine della legislatura, il presidente della camera Gianfranco Fini sottoporrà all’Ufficio di presidenza della Camera, sulla base della richiesta avanzata dalla deputata del Pd Paola Concia.
La deputata, che ha sposato lo scorso anno in Germania la sua compagna, Ricarda Trautmann, ha chiesto di avere diritto all’assistenza sanitaria anche per la coniuge.
A Montecitorio l’assistenza sanitaria è infatti riconosciuta per i coniugi, i figli e i conviventi dei parlamentari: ora il Parlamento dovrà scegliere se riconoscere uguali diritti alla coppia composta da Concia e sua moglie.
Nell’annunciare la cosa, in occasione della presentazione del libro della deputata Pd e della giornalista Maria Teresa Meli, Fini non ha nascosto il proprio favore verso una decisione positiva dell’Ufficio di presidenza.
“Ho garantito che la pronuncia – ha detto – avverrà entro fine legislatura. Ho chiamato l’ufficio di presidenza a pronunciarsi, non sarà semplice ma credo sia doveroso. Non si può nascondere la testa nella sabbia come gli struzzi”.
“Non sarà semplice – ha concluso Fini – ma credo sia doveroso perchè la questione va risolta con una risposta, in un senso o nell’altro. Credo che la pronuncia ci consentirà di compiere dei passi avanti. E credo anche che, dopo le mie parole, avrete capito come la penso”.
Commento del ns. direttore
Trovo in questa notizia solo un aspetto “scandaloso”: che un parlamentare possa avere dei privilegi negati invece al cittadino comune.
Bene ha fatto la Concia a chiedere e Fini a rispondere, ma quando mai le regole potranno valere anche per i comuni mortali?
Ci rendiamo conto che esistono nel nostro Paese un milione di coppie di fatto uomo-donna e che questo Parlamento in 50 anni non è riuscito a fare una minima legge che tuteli chi ha deciso di convivere e di non sposarsi?
Se dobbiamo sempre sottoporre le proposte di legge in Vaticano prima di porle in votazione, ce lo dicano chiaramente.
Sono decenni che se ne discute, ma in concreto, Concia a parte, le coppie di fatto sono sempre equiparate ai clandestini sbarcati a Lampedusa.
Se questa è civiltà giuridica…
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Luglio 11th, 2012 Riccardo Fucile
PONTIDA SI’, PONTIDA NO, IMU SI’, IMU NO, LE IMMAGINI DI BOSSI CANCELLATE: I PRIMI DISCUTIBILI PASSI DA SEGRETARIO
In politica, l’abuso di rettifica può segnalare un’incertezza, un andirivieni, una linea ad intermittenza.
Si capisce che Roberto Maroni, intestandosi la pesante eredità di Bossi nella Lega, debba giostrarsi tra la necessità di una frattura con il passato e un’osservanza del patrimonio simbolico che fa oramai da decenni l’identità della Lega.
Ma l’arte del dire e non dire, oppure del dire per poi rettificare e poi confermare, forse non è il miglior biglietto da visita del nuovo leader.
Qualche giorno fa Maroni è sembrato molto freddo con il raduno di Pontida, poi, dopo che la notizia di questa freddezza era stata doverosamente riferita da Marco Cremonesi del Corriere, Maroni ha smentito in modo quasi sdegnato, come a dimostrare di non voler profanare la sacralità di quel pratone tanto identitario.
Poi però ha detto che Pontida ci sarà , ma solo nell’aprile del 2013, presumibilmente al culmine della prossima campagna elettorale.
Dunque niente Pontida nel 2012, ora e adesso. Un anno è lungo.
E poi in campagna elettorale il raduno tradizionale, quello sfoggio di simboli e di icone leghiste di cui Pontida è diventato indispensabile palcoscenico, si trasforma necessariamente in un comizio come gli altri, un richiamo alla tradizione senza però diventare cerimonia cruciale come è stato nell’immaginario bossiano.
Pontida sì, ma una Pontida minore.
Libero Maroni ovviamente di operare questa scelta.
Un po’ meno di smentire come se la notizia fosse totalmente infondata.
Ma deve essere un’abitudine del nuovo segretario della Lega.
È stato proprio Maroni a chiamare i «sindaci del Nord», cioè i sindaci di provata obbedienza leghista allo sciopero dell’Imu, alla tassa più onerosa ma anche simbolicamente pregnante del governo Monti. Il passaggio della Lega dal governo all’opposizione, e dall’era Bossi all’era Maroni, doveva appunto essere contrassegnato dalla protesta anti-tasse, con annesso rogo immaginario dei moduli dell’Imu, l’imposta sulla prima casa. Maroni incitò alla lotta.
Poi si è scoperto che ben pochi italiani hanno aderito all’appello a non pagare l’Imu.
E infine lo stesso Maroni ha ammesso di averla regolarmente pagata, l’odiosa tassa. Nessuna disobbedienza civile. Nessuno sciopero dell’Imu.
L’appello è caduto nel vuoto, non seguito nemmeno da chi l’aveva lanciato con grande clamore.
Pontida no, ma Pontida sì. Imu no, ma Imu sì.
È un volto duplice che peraltro Maroni ha mostrato anche nella sua attività di ministro. Severo uomo dello Stato al Viminale, ma anche, una volta smessi gli abiti ministeriali, campione della protesta anti-Stato che nella Lega d’opposizione è diventato l’abito obbligatorio.
Quando il sito della Lega, appena eletto Maroni segretario, ha cancellato con una certa brutalità ogni riferimento a Bossi, il neo-leader, una volta segnalato dalla stampa il fenomeno, si è affrettato a spiegare che era solo un problema di transizione del server. Un puro fatto tecnico, e non una scelta politica che aveva penalizzato l’immagine carismatica della precedente leadership.
Appunto fare e poi rettificare, Pontida ma solo l’anno prossimo, la protesta fiscale contro l’Imu ma poi il legalitario pagamento della tassa contestata.
Un passo indietro e due avanti, come indicava il Grande Timoniere Mao?
Oppure l’incertezza sulla linea da seguire e una certa vulnerabilità alle oscillazioni degli umori quotidiani?
Pierluigi Battista
(da “Il Corriere della Sera“)
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Luglio 11th, 2012 Riccardo Fucile
OBIETTIVO: RISPARMI PER 65 MILIARDI DI EURO ENTRO IL 2014, ATTRAVERSO MISURE DI AUSTERITA’ E AUMENTO DELL’IVA
Il premier spagnolo Mariano Rajoy annuncia il taglio delle tredicesime per il 2012 di parlamentari, impiegati e alte cariche dell’amministrazione pubblica.
Gli addetti del pubblico impiego la recupereranno nei fondi pensione del 2015.
I dipendenti pubblici avranno anche meno giorni di ferie e verranno ridotti i permessi sindacali. Il numero dei consiglieri degli enti locali scenderà di circa il 30%. Dinuiranno anche le indennità per i sindaci.
Per la Spagna si profilano risparmi per 65 miliardi di euro entro il 2014.
Secondo il primo ministro le nuove misure di austerità varate oggi con l’aumento dell’Iva e i tagli prospettati nella spesa della pubblica amministrazione, permetteranno di raggiungere questo obiettivo in due anni e mezzo circa.
Rajoy ha presentato le iniziative del suo governo oggi in Parlamento a Madrid, precisando che l’obiettivo delle misure è di “liberare la Spagna” dal peso del deficit e del debito pubblico, e “rispettare l’impegno con l’Europa”.
L’annuncio di Rajoy è arrivato a meno di 24 ore dopo il via libera dell’Ue a 30 miliardi di euro per la ricapitalizzazione delle banche spagnole in cambio di una serie di misure urgenti di austerità .
Il premier ha annunciato anche nel 2013 un taglio di 600 milioni di euro alle dotazioni dei ministeri.
La misura più significativa è l’aumento dell’IVA dal 18 al 21% e di quella ridotta dall’8% al 10%, mentre si manterrà quella al 4% sui beni di prima necessità .
Il taglio delle tredicesime potrebbe essere però impugnato. Solo l’altro giorno la Corte Costituzionale del Portogallo aveva bocciato il taglio degli stipendi pubblici.
L’annuncio di Rajoy arriva nel giorno in cui con i caschi bianchi sporchi di carbone e le magliette nere, in segno di lutto, 300 minatori sono arrivati a piedi a Madrid dal nord della Spagna.
Dove sono stati accolti ieri notte da decine di migliaia di persone.
Il loro ingresso nella capitale, guidati dai sindacati maggioritari Comisione Obreras e Unià³n General de Trabajadores, si è trasformato in un fiume che, dopo aver bloccato il traffico lungo l’autostrada A6, ha attraversato le principali arterie delle città fino alla Puerta del Sol.
‘Indignados’, organizzazioni politiche e comuni cittadini si sono uniti intorno a quella che nei loro cori definivano “la vera nazionale” della Spagna, quella che rappresenta un settore in sciopero indefinito da 45 giorni.
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Luglio 11th, 2012 Riccardo Fucile
PREVISTO UN PIANO DI TAGLI: LE STRUTTURE RITENUTE ANTI-ECONOMICHE A RISCHIO CHIUSURA NEI PROSSIMI MESI… LE POSTE CERCANO DI STRINGERE ACCORDI CON GLI ENTI LOCALI PER TRASFORMARLI IN CENTRI MULTISERVIZI E SALVARLI
A Cirella di Platì, nel cuore della Locride, c’è ancora l’usanza tra gli anziani di portare uova fresche all’ufficio delle Poste quando si va a ritirare la pensione. Un omaggio.
Perchè quel piccolo sportello con l’insegna gialla è un punto di riferimento per la comunità , rassicura, “sa” di Stato e di legalità in una terra difficile.
Eppure nei prossimi mesi rischia di chiudere.
Stesso destino di altri 1155 uffici postali sparsi in tutta Italia.
Lo prevede il piano di riorganizzazione che Poste Italiane ha inviato all’Agcom, allegando la lista delle strutture “anti-economiche”. Si tratta di 1156 sportelli da chiudere, altri 638 da razionalizzare riducendo l’orario e i giorni d’apertura.
Un bel guaio per i pensionati di Cirella, che senza il loro caro ufficio postale dovranno farsi mezz’ora di macchina e una quindicina di chilometri di curve per arrivare a quello di Platì.
Che però a sua volta è nella lista delle razionalizzazioni, quindi aprirà solo pochi giorni alla settimana, e a orario ridotto.
La stessa beffa che potrebbero subire i 4 mila abitanti della Valle di Ledro, in Trentino.
Se il piano sarà attuato, verranno chiusi gli sportelli di Pieve di Ledro e Bezzecca, lasciando solo quello di Mulina. Anch’esso ad apertura limitata.
E qui le strade sono piuttosto in salita. Per arrampicarsi a Mulina bisogna prendere una corriera che passa solo due volte al giorno. Stesso “isolamento postale” causa chiusura di due sportelli lo avvertirà chi si trova nella Valle del Setta, soprattutto anziani e turisti. Sempre nel bolognese, tra Castel D’Aiano e Savigno, ne saranno soppressi almeno cinque, lasciando scoperta l’area.
Sono le conseguenze di una lista elaborata solo sulla base dei costi/ricavi valutati caso per caso.
E quindi dentro c’è finito anche l’ufficio di Onna, piccolo, sicuramente poco produttivo ma la cui sopravvivenza ha un valore nel paese più devastato dal terremoto dell’Aquila.
E lo stesso dicasi per San Gregorio, sempre in Abruzzo. O Mirandola, Concordia, San Felice sul Panaro, comuni terremotati in Emilia. Tutti nella lista.
Ma il piano, in base al quale si ipotizza il taglio di 174 sportelli in Toscana, 134 in Emilia, 100 in Calabria, 96 in Campania, è al momento solo un piano. Ipotesi sulla carta. E rimarranno tali, assicura l’azienda.
“Non li vogliamo chiudere – chiarisce Massimo Sarmi, amministratore delegato di Poste Italiane – Quel report è una lista che siamo obbligati a inviare ogni anno all’autorità di riferimento, cioè all’Agcom. Però sono sportelli effettivamente sotto i parametri di economicità , quindi per non tagliarli stiamo raggiungendo accordi con gli enti locali per trasformarli in centri multiservizi”.
L’idea, dunque, è questa.
Visto che il volume del traffico postale continua a diminuire (-10 per cento nel 2011 rispetto al 2010), gli uffici devono riciclarsi. “Per esempio offrire al comune di occuparsi della cartografia digitale – spiega Sarmi – per un piccolo ente costerebbe circa 5 mila euro. Oppure aprire al cittadino una serie di servizi a pagamento, come il rilascio di certificati anagrafici o la possibilità di saldare il ticket sanitario”.
Un ufficio postale, insomma, che per sopravvivere nel paesino di montagna si deve fare anagrafe, sportello comunale, centro multiutility.
Nonostante le rassicurazioni, un po’ di preoccupazione nelle istituzioni si percepisce. L’Anci, l’Associazione nazionale dei comuni italiani, ha ribadito la necessità che ogni chiusura o razionalizzazione avvenga “in collaborazione con gli enti interessati”, e non unilateralmente.
I sindacati del settore promettono battaglia, anche perchè sul tavolo della trattativa ci si sono anche 1763 esuberi nel settore “Recapito” (“ma nessuno sarà licenziato”, rassicura Sarmi).
Accetteranno eventuali chiusure solo per situazioni di improduttività estrema, come nel caso dell’ufficio postale di Capo Spartivento in Calabria. Aperto solo tre giorni al mese.
Fabio Tonacci
(da “La Repubblica“)
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Luglio 11th, 2012 Riccardo Fucile
DENUNCIA DELLA LAV NEL RAPPORTO ZOOMAFIA: COMMERCIO VIA WEB DI CUCCIOLI PROVENIENTI DAL’EUROPA DELL’EST, UN GIRO D’AFFARI GESTITO DA MINORENNI… SEQUESTRATI 750 CUCCIOLI
Maltrattamenti, sfruttamento, uccisioni; ma anche giri di scommesse e sofisticazioni alimentari.
In Italia la violenza sugli animali non conosce crisi, ed è praticata sempre più da giovani e giovanissimi.
A denunciarlo è il Rapporto Zoomafia 2012 della Lega Anti Vivisezione (Lav).
Che, giunto alla sua tredicesima edizione, traccia un quadro più inquietante che mai: nell’arco del 2011, infatti, nel Belpaese ogni ora è stato registrato un reato contro animali.
Centinaia di migliaia dei quali, denuncia lo studio, finiscono nelle mani della criminalità organizzata.
Cifre allarmanti che, in realtà , rappresentano solo una parte dei crimini effettivamente compiuti.
In molti si sono indignati per lo sterminio di cani avvenuto in Ucraina per i campionati europei di calcio.
In pochi, invece, sembrano sapere che nel nostro Paese le cose vanno anche peggio. Corse e combattimenti clandestini, canili abusivi, traffico di cuccioli o macellazione illegale; e ancora: contrabbando di fauna, uccisione di animali a scopo intimidatorio o per puro piacere.
Per il Rapporto Zoomafia 2012, il maggior numero di reati è legato alle corse illegali di cavalli, dietro cui si nascondono organizzazioni criminali con ramificazioni anche internazionali.
Delle 179 persone denunciate dalle forze dell’ordine, 57 sono state arrestate. I cavalli sequestrati sono stati invece 94: una cifra mai raggiunta prima, che l’anno precedente si era fermata a 62.
Sempre più importanti sono poi la “Cupola del bestiame”, la macellazione clandestina e i veleni delle sofisticazioni alimentari: fenomeni legati ai tentativi della malavita organizzata di impossessarsi della redditizia filiera della carne.
Fra i casi accertati dalla Direzione investigativa antimafia (Dia), spiccano quelli di mandrie al pascolo su discariche, allevamenti di centinaia di anatre stipate in un garage, animali lasciati senza cibo tanto da arrivare al cannibalismo.
O maialini sgozzati e trasportati in auto verso garage trasformati in mattatoio.
Per quanto riguarda le contraffazioni alimentari, a cui lo studio dedica un intero paragrafo, il controllo di quasi tremila aziende ha portato i Nuclei Antisofisticazioni e Sanità dei carabinieri (Nas) al sequestro di 7 milioni e mezzo di tonnellate di alimenti. Alcuni esempi di casi registrati nello scorso anno?
“Carne tunisina in cattivo stato di conservazione nascosta in valigie; confezioni di salsicce scadute da anni; gamberetti rossi del Mozambico spacciati per nostrani; polpo vietnamita venduto come del Mediterraneo”.
Anche il fenomeno degli animali uccisi a scopo intimidatorio merita una certa attenzione.
Fra i numerosi casi accertati, elencati in una lista “lugubremente fantasiosa”, spicca quello di un cane corso impiccato con due proiettili inesplosi in bocca.
Un singolo esempio che rischia però di sparire, se messo nel calderone dei moltissimi altri animali strangolati, decapitati o uccisi con armi come fucili a pallettoni. In ripresa risultano anche il contrabbando di fauna, la biopirateria e la pesca abusiva con esplosivi.
Ma soprattutto i combattimenti clandestini fra cani. Che, fa presente il Rapporto Lav, sono in allarmante ascesa nonostante i tentativi delle Forze dell’ordine di scongiurare un fenomeno dai pesanti risvolti sociali.
Come quello della micro-criminalità giovanile, specializzata nel commercio via web di cuccioli provenienti dall’Europa orientale (Slovacchia e Ungheria in primis).
Un giro d’affari gestito perlopiù da minorenni, che si sono visti sequestrare 750 cuccioli, per un valore complessivo di 563.000 euro.
La crescente presenza di minori in questo tipo di attività è uno degli aspetti più interessanti dello studio Lav. Ma anche indice di un allarmante degrado sociale.
“Il tema della violenza nei riguardi degli animali è strettamente collegato al tema della violenza verso gli esseri umani e dei comportamenti antisociali in genere”, spiega Ciro Troiano, criminologo, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia Lav e autore del rapporto.
Fra i casi più inquietanti, quelli di cuccioli infilzati, cosparsi di benzina e arsi vivi; o quello di un cagnolino preso a calci e bastonate da un gruppo di bambini incitati alla violenza da alcuni adulti.
“I bambini e gli adolescenti coinvolti vengono proiettati in un mondo violento, ‘virile’, dove la sicurezza individuale e la personalità si forgiano con la forza, con l’abitudine all’illegalità , con la disumanizzazione emotiva”, denuncia Troiano: “È ampiamente dimostrato che bambini e adolescenti ripetutamente crudeli verso gli animali presentano diversi tipi di disturbi psicologici, e possono facilmente diventare adulti violenti e antisociali”.
Andrea Bertaglio
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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Luglio 11th, 2012 Riccardo Fucile
NEL RAPPORTO ANNUALE SUL MERCATO DEL LAVORO DEGLI IMMIGRATI DEL MINISTERO EMERGE CHE GLI OCCUPATI ITALIANI SONO INVECE DIMINUITI DI 75.000 UNITA’
Nell’ultimo anno gli occupati stranieri, comunitari e non, sono aumentati di circa 170mila unità , nonostante la crisi, contro una riduzione degli occupati italiani di ben 75 mila unità , ma il tasso d’occupazione per italiani e stranieri resta negativo.
È quanto rileva il Secondo Rapporto Annuale sul mercato del lavoro degli immigrati presentato durante una conferenza stampa presso il ministero del Lavoro a Roma. Nonostante il periodo difficile per il mondo del lavoro, spiega il rapporto, gli occupati comunitari ed extracomunitari hanno conosciuto un incremento in termini assoluti equivalente rispettivamente di +42.780 e +127.419 unità .
Un dato che rispecchia l’andamento degli ultimi tre anni, dove “il numero di occupati a livello generale ha conosciuto nel caso degli italiani, un decremento costante pari a -1,6% punti nel 2010 e a -0,4 punti percentuali nel 2011. Nettamente difforme la variazione tendenziale osservata nel caso dei cittadini stranieri. Per la componente Ue si registrano un +16,3% nel 2010 e un +6,1% nel 2011; nel caso degli extracomunitari l’andamento è ugualmente positivo ma con dinamica crescente, passando da +6,6% del 2010 a 9,2% del 2011”.
Una dinamica che però appare difforme se si guarda il tasso di occupazione. “L’indicatore in questione — spiega il rapporto — per l’arco temporale considerato presenta performance sostanzialmente negative per tutte e tre le componenti analizzate. La mancanza di sincronicità tra le dinamiche del tasso di occupazione e del numero di occupati e spiegabile in ragione del fatto che, nel caso degli stranieri, la popolazione è cresciuta ben più del numero dei lavoratori (nell’ultimo anno i cittadini Ue di 15 anni e oltre sono aumentati di quasi 9 punti e gli extra Ue di quasi 10) e questo ha dato luogo ad una diminuzione del tasso di occupazione nel triennio 2009-2011”.
(da “Redattore sociale“)
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Luglio 11th, 2012 Riccardo Fucile
I PRIMI EFFETTI DELL’ANNUNCIO DI MONTI DI NON CANDIDARSI ALLE POLITICHE
«Io penso che l’Italia abbia il diritto di essere una democrazia come le altre», era quasi insorto Bersani, per una volta in sintonia con il suo rivale Renzi («Se vuole rifare il premier, Monti deve essere votato»).
Di Pietro non ne parliamo, i tecnici «riconsegnino il paese alla politica»: proclama condiviso da vaste aree del Pdl.
Un coro, insomma, per dire a Monti che non gli saltasse in mente di affezionarsi al ruolo di salvatore della patria.
Finchè da Bruxelles è arrivata la nuova puntualizzazione del Prof, il quale «esclude di considerare un’esperienza di governo che vada oltre le prossime Politiche», così il processo alle intenzioni di Monti si è un po’ acquietato.
In compenso grande inquietudine sta suscitando, nei palazzi romani, un altro spettro evocato dal presidente del Consiglio subito dopo l’Ecofin: il fantasma del Memorandum.
Monti non ha per nulla escluso che, nel caso di spread fuori controllo, l’Italia possa chiedere soccorso al Fondo salvastati; anzi, per la prima volta ieri ha dato l’impressione che prima o poi ciò potrà accadere.
Precisando che per l’Italia non sarebbe comunque un’umiliazione: a differenza della Grecia dovremmo sottoscrivere con l’Europa una lista di impegni molto meno gravosa, in pratica la conferma di quanto stiamo facendo, appunto «un memorandum in versione light».
Ed è qui che nei partiti, oltre che nelle sedi istituzionali più nobili, si è subito accesa la spia rossa di allarme.
Per quanto possa essere «light» e dunque dietetico, un Memorandum siffatto risulterebbe comunque indigesto a parecchi.
Secondo le fantasie più scatenate di queste ore, potrebbe addirittura provocare un «Big Bang» della politica italiana, destrutturando i poli da una parte e dall’altra.
Proviamo a immaginare lo scenario, così come lo descrive un esponente del Pd tra i massimi: «Figurarsi se la Germania darebbe via libera agli aiuti senza prima avere avuto precise garanzie che non stracceremo i patti subito dopo le prossime elezioni».
Proprio come accadde in Grecia, l’eventuale Memorandum dovrebbe essere sottoscritto non solo dal Parlamento uscente, ma da tutti i leader impegnati nella campagna elettorale…
Logico domandarsi come potrebbe reggere, a quel punto, la famosa «foto di Vasto» (Bersani con Di Pietro e Vendola).
E come farebbe Bersani a firmare il Memorandum, per poi tenere comizi insieme con chi contesta la linea dei sacrifici.
Ai piani alti del Pd c’è già chi giudica, semmai, più probabile un’alleanza con Casini. Oppure (dipenderà dalla legge elettorale) larghe intese pure per gli anni a venire… Identico discorso a destra.
In caso di Sos dell’Italia all’Europa, ragiona il centrista Rao, «Berlusconi e i suoi non potrebbero certo andare in tivù per promettere l’abolizione dell’Imu».
Nè stringere patti con la Lega.
La stessa eventuale candidatura del Cavaliere verrebbe giudicata molto negativamente in Europa se è vero che a un pranzo di ambasciatori nordici a Roma suscitava proprio ieri angoscia la semplice ipotesi di un ritorno di Silvio, specie dopo le sue ultime annotazioni euroscettiche.
Lui, Berlusconi, non ha ancora in tasca la decisione definitiva.
Per non farsi assillare dai suoi, prende tempo fino alla fine di agosto: «Sono dimagrito di 4 chili, non faccio più la vita disordinata di prima, però voglio capire bene se la mia età mi consente di tornare in pista, se me ne rimane la voglia…».
Pure dalle sue parti può accadere di tutto.
Circola addirittura voce che Tremonti, ormai in un’orbita lontana dal Pdl, stia soppesando l’ipotesi di dar vita a un partito, che certamente riscuoterebbe più credito nelle Cancellerie europee.
E siamo solo agli inizi…
Ugo Magri
(da “La Stampa”)
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Luglio 11th, 2012 Riccardo Fucile
IL CAVALIERE LAVORA A UN ACCORDO SULLA LEGGE ELETTORALE CHE PREVEDE UNA FORTE QUOTA PROPORZIONALE PER IMPEDIRE A CHIUNQUE DI DIVENTARE PARTITO EGEMONE… MA HA BISOGNO DI MOLTI VOTI PER DIVENTARE AGO DELLA BILANCIA DI UNA “GRANDE COALIZIONE”
Alla fine, il Cavaliere è sbottato: “E’ inutile, senza di me non andate da nessuna parte..mi toccherà rimettermi in gioco”.
Era tardi, ieri notte, a palazzo Grazioli, quando Silvio Berlusconi ha gelato la platea dei suoi colonnelli, riuniti per parlare di legge elettorale e di Rai, rompendo gli indugi sul suo futuro politico.
Si prenderà tutto agosto per riformulare la sua proposta politica, un partito nuovo (di che stupirsi), con un nuovo nome, e con un pool di quarantenni, capitanati da Alfano, dalla Santanchè e dalla Gelmini che possano far confluire i giovani verso un soggetto “snello, privo di bizantinismi d’apparato, che sia fortemente presente su internet e sui social network”.
Insomma, il Cavaliere è di nuovo tra noi. Più battagliero di prima.
E forte, soprattutto, di sondaggi firmati sempre Alessandra Ghisleri, che gli hanno dato la matematica certezza di quanto sia ancora fondamentale il suo ruolo di leader del centrodestra.
Altro che primarie, altro che padre nobile, altro che fine del ventennio a colori; Berlusconi non molla.
La decisione — è bene dirlo — non è stata accolta dai succedanei con applausi a scena aperta. In molti contavano su un ruolo più marginale di Berlusconi per tentare un rinnovamento del partito, ma quei sondaggi hanno ridato nuovo smalto all’uomo di Arcore.
Il punto è anche un altro. E’ noto che il Cavaliere stia lavorando per un accordo sulla legge elettorale che preveda una forte quota proporzionale, tale da impedire a chiunque di diventare il partito egemone di una nuova maggioranza e costringendo così la nuova legislatura a partire nel segno di una grande coalizione che continui il risanamento dei conti e quello di uscita dalla crisi economica.
Ma, soprattutto, che consenta al Cavaliere di continuare, in qualche modo, ad essere fondamentale per le sorti del futuro governo: un modo per non uscire di scena ed essere un pesante, pesantissimo, ago della bilancia.
Ecco, ieri notte chi è davvero uscito sconfitto dal vertice di palazzo Grazioli è stato il segretario Alfano.
Berlusconi gli ha garantito, certo, un ruolo primario nel futuro ticket elettorale, come “catalizzatore” dei giovani quarantenni, ma è stato chiaro che, con la scelta di scendere in campo nuovamente, il Cavaliere ha messo definitivamente in soffitta quelle sofferte primarie che avrebbero aperto il partito a “personalismi” e “fughe in avanti” di cui, evidentemente, nessuno sente la necessità nel Pdl; se c’è ancora Berlusconi in campo, in fondo, di che preoccuparsi quando i sondaggi danno vincente al 30% la sua leadership?
La partita, comunque, si annuncia particolarmente difficile, sia dentro che fuori dal partito.
Nel Pdl, si diceva, non tutti digeriscono un ritorno all’antico.
E all’esterno i movimenti (anche nel centrodestra) sono ben visibili. In alcuni casi, fin troppo chiari per non destare legittimi timori che il ritorno del Cavaliere non possa che costituire un boomerang nelle urne.
C’è chi teme, soprattutto, che Monti non sia affatto convinto di stare fuori dai giochi (come invece annunciato più volte), ma che sia addittura già pronto — con una propria lista — a dar battaglia nell’agone della prossima campagna elettorale.
Una lettura che contrasta in modo netto con quelle che sono, invece, le vere aspirazioni del premier.
Lungi da voler proseguire il suo pesante incarico tecnico a palazzo Chigi, trasformandolo in un ruolo politico con una legittimazione elettorale, è noto che Mario Monti punti a prendere il posto di Napolitano che concluderà il proprio settennato a luglio 2013.
Ed è in questa chiave che vanno anche lette le smentite circa una sua possibile discesa in campo tutta politica.
Che, in realtà , potrebbe esserci, ma solo per un’investitura per il Colle e sempre in chiave “tecnica”, ovvero di proseguimento di quell’operazione di stabilità e credibilità del Paese che sarebbe accolta con grande favore anche dall’Europa.
Insomma, Monti chiuderà davvero il suo ruolo a palazzo Chigi per lasciarlo in mano ad un governo che, qualunque esso sia, dovrà fare asse con il Quirinale.
Una poltrona a cui il Professore può legittimante aspirare, soprattutto se chiuderà senza troppi scossoni la legislatura, mentre a Berlusconi non resterà che rituffarsi di nuovo, come annunciato ieri a notte fonda, nella più bassa mischia politica nel tentativo, quasi disperato, di non scomparire totalmente dal quadro politico nazionale. E perdere così le sue aziende.
Sara Nicoli
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Luglio 11th, 2012 Riccardo Fucile
LO SVELA IL “CORRIERE DELLA SERA”: “DECISIVI I SONDAGGI, CON LUI PDL AL 30%”… CAMBIERA’ NOME AL PARTITO CHE RICHIAMERA’ LE ORIGINI DI FORZA ITALIA
Ha passato le ultime settimane a studiare i sondaggi, ad analizzare gli scenari per il voto nel 2013, ad ascoltare dirigenti del Pdl, imprenditori ed esponenti internazionali. Ma alla fine la decisione è presa: Berlusconi si ricandiderà come premier.
Il ruolo di padre nobile non scalda i suoi elettori che gli chiedono un impegno più diretto, quell’impegno che aveva escluso nel momento dell’investitura di Angelino Alfano a segretario del Pdl.
Gli ultimi sondaggi, arrivati sul suo tavolo, hanno mostrato alcuni dati di cui, secondo il Cavaliere, non si può non tenere conto.
Tre gli scenari sottoposti agli intervistati: un Pdl senza Berlusconi non arriverebbe al 10% dei voti mentre la candidatura di Alfano alla premiership, con il Cavaliere in campo come presidente del partito, porterebbe un risultato intorno al 18%.
Se invece Berlusconi fosse ancora in corsa per la presidenza del Consiglio, in un ticket con Alfano e una squadra di giovani dirigenti, dalle urne arriverebbe, secondo i sondaggi, anche un 30%.
Un risultato che potrebbe non bastare a conquistare la guida del Paese ma darebbe al Cavaliere e al suo partito un ruolo determinante nella prossima legislatura, soprattutto se si arrivasse a una grande coalizione chiamata a continuare il percorso di risanamento dei conti e di uscita dalla crisi economica.
I due mesi estivi serviranno a preparare la nuova discesa in campo («una scelta che non avrei voluto fare ma a cui mi stanno spingendo i sondaggi, centinaia di lettere e di messaggi del popolo dei moderati»).
Berlusconi rinuncerà alle vacanze a Villa Certosa in Sardegna e resterà a Arcore proprio per arrivare a settembre con tutte la carte pronte: un nuovo nome al partito (che richiamerà le origini di Forza Italia), una squadra di quarantenni che promuoverà la nuova avventura politica, le consultazioni di leader internazionali con cui ha mantenuto rapporti, l’individuazione di candidati capaci di conquistare voti sul territorio.
Il Cavaliere è preoccupato per un Pdl in preda a «personalismi», dove sta crescendo una nomenclatura troppo interessata alla difesa della propria fetta di potere.
Vede sempre più elettori moderati delusi che si rifugiano nell’astensione o addirittura gonfiano le fila del grillismo.
Certamente non sarà un’impresa facile.
C’è prima di tutto da salvaguardare il rapporto con Alfano che il Cavaliere giudica «bravissimo» e per cui vuole mantenere un ruolo di primo piano.
C’è da smontare la macchina delle primarie che non avrebbero senso se il fondatore del partito si ricandida.
Pesano poi i processi ancora aperti, soprattutto quello sul caso Ruby, anche se il Cavaliere è convinto, dopo le ultime udienze, che le «cose andranno bene».
E infine c’è da mettere a punto un programma economico che «restituisca ottimismo a un Paese in preda a una crisi di sfiducia».
Una partita difficile, dentro e fuori il partito, al limite dell’impossibile quasi vent’anni dopo la prima discesa in campo
(da “Il Corriere della Sera“)
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