Settembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile
A PORDENONE ESODATO CON TRE FIGLI LANCIA UN APPELLO DISPERATO SUL BLOG… MENTRE LA POLITICA CAZZEGGIA SU IMU E COME NON FAR DECADERE UN PREGIUDICATO, TANTI ITALIANI SONO ORMAI DISPERATI
«Vendo un rene al miglior offerente». Un appello choc, una provocazione disperata. In cui il sensazionalismo c’entra poco, mentre c’è solo la certezza che con un rene si può vivere; senza cibo, no.
Cinque bocche da sfamare, marito, moglie e i loro tre figli di 24, 20 e 12 anni.
I 400 euro mensili guadagnati da lei, che lavora per un’impresa di pulizia (e a cui hanno tagliato le ore dal contratto) non bastano.
Il lavoro stagionale dei più grandi (che hanno passato l’estate a lavorare tra i vigneti), nemmeno.
È questa la situazione-limite in cui si trova un famiglia di Pordenone, giunta in Friuli da un’altra regione 15 anni fa per lavoro.
Una famiglia poco tempo fa normale. Fino al capitolo “esodati”.
Già , perchè il padre di famiglia, un uomo di 54 anni, fino a due anni fa era un metalmeccanico manutentore di quinto livello per un’azienda con sede a Bergamo.
Una paga dignitosa, i figli a scuola, lavorare significava – come lo è per tutti -, costruire un futuro anche per loro.
Ma a un certo punto l’azienda chiude e l’uomo, di cui conosciamo solo il nome di battesimo, Alessandro, viene licenziato.
L’assegno di mobilità li ha aiutati all’inizio, ma Alessandro deve lavorare fino ai 58 anni per avere la pensione.
Una storia che suona familiare a molti, in questi ultimi tempi. Ma c’è chi sta meglio, e chi peggio.
E così ritirano i figli dalla scuola, tranne il più piccolo.
Vendono gli ori di famiglia, intanto arrivano i 318 euro mensili da parte dei servizi sociali del Comune “ma sono tante le famiglie in sofferenza economica e anche i Comuni sono in difficoltà ”. La loro “dieta” forzata prevede ultimamente bietole e uova, regalate da un vicino generoso.
E così l’annuncio choc, pubblicato su un blog che si occupa di problemi sociali (dal computer di un amico) dopo una lunga riflessione in famiglia su cosa fare per tirare avanti.
Marito e moglie hanno parlato a lungo per trovare una situazione, raccogliendo tutto il coraggio che avevano e pubblicandolo in quelle parole.
Se i figli più grandi affrontano il dramma della loro, di generazione, ossia il precariato, il più piccolo quest’anno dovrà andare a scuola a piedi: “dal Comune ci è arrivata la lettera che non poteva più usufruire dello scuolabus, dato che la retta di 52 euro dell’anno scorso non è stata pagata”.
“Siamo spinti dalla disperazione. O paghiamo le bollette o mangiamo. Quindi non mi resta che vendere un rene o farla finita”, conclude l’uomo amaro.
“Mio marito gira tutto il giorno per cercare un lavoro, ma qui non c’è più nulla”, aggiunge la donna.
A raccogliere la loro testimonianza il Gazzettino Nordest, nella sua edizione di Pordenone.
Che non si limita a pubblicarla: sull’edizione web del quotidiano locale era possibile contattare, sempre attraverso il giornale, la famiglia in difficoltà .
Dopo l’arrivo di duecento telefonate qualcosa si sta muovendo.
Il Comune, che non era stato contattato prima dalla famiglia e che solo ora è venuto a conoscenza di quanto disperata fosse la loro condizione, si organizzerà per il da farsi, secondo le disposizioni vigenti.
Anna Martellato
(da “la Stampa“)
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Settembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile
LAVORO, FERROVIE E LOTTA ALL’EVASIONE, IL GOVERNO SACRIFICA ALTRI FONDI PER FAR DECOLLARE LA MANOVRA IMU
Pur di far quadrare il decreto Imu e reperire i fondi per la Cig e gli esodati, il governo non esita a tagliare risorse destinate all’occupazione, alla lotta all’evasione, alla manutenzione ferroviaria, alle energie rinnovabili, alle forze dell’ordine.
Uno schiaffo a sindacati e Confindustria, che hanno siglato un documento congiunto con le priorità da tenere in conto nella Legge di stabilità per accompagnare la crescita.
Un polverone che agita Palazzo Chigi e costringe il premier a spiegare la ratio dietro i provvedimenti e i tagli: «I soldi destinati agli incentivi alla produttività – spiega Enrico Letta dalla Slovenia – non sarebbero stati utilizzati, sarebbero andati in economia».
Anche dal ministero del Lavoro arriva la precisazione che «le risorse del decreto utilizzate per coprire il finanziamento della cassa in deroga non incidono sull’applicazione per il salario di produttività per il 2013, in quanto la decontribuzione verrà applicata nel 2014 con fondi esistenti».
Ma le rassicurazioni non bastano e le sforbiciate che accompagnano il via libera al decreto stanno scatenando la reazione preoccupata delle parti sociali e di parte dello stessa maggioranza.
Per tenere in piedi l’impianto del decreto, il governo mette mano a 250 milioni presenti nel Fondo per l’occupazione.
Altri 300 milioni vengono dalla disponibilità di 40 conti correnti che garantiscono le risorse della Cassa conguaglio del settore elettrico (finanzia l’efficienza energetica e le energie rinnovabili).
A mettere una pezza al buco aperto dal provvedimento arrivano anche i 300 milioni depennati dai fondi che aiutano la manutenzione affidata a Rfi (Ferrovie), più altri 100 messi in cantiere dal 2015 per diverse opere ferroviarie
E perde un sostegno importante il comparto sicurezza “grazie” ad un taglio da 55 milioni.
A farne le spese un po’ tutte le figure professionali, dai vigili del fuoco alle forze armate: il decreto legge del 2008 che stanziava 100 milioni l’anno per la prevenzione e il contrasto al crimine attraverso deroghe alle assunzioni, subisce infatti una riduzione complessiva di 55 milioni
Vittima del decreto Imu, poi, la lotta all’evasione fiscale che perde per strada ben 20 milioni di risorse elargite dieci anni fa per agevolare le assunzioni di nuovi ispettori. Riduzione di altri 10 milioni per il fondo che incentiva la mobilità e le trasferte del personale che combatte i contribuenti meno fedeli al fisco, il lavoro nero, il gioco illegale e le frodi fiscali
Ma è proprio il mancato incasso dell’Imu a pesare sugli ultimi dati relativi al fabbisogno comunicati ieri sera dal Tesoro.
Nei primi otto mesi del 2013 vola ben oltre i 60 miliardi, è quasi il doppio rispetto ai 33,5 del 2012.
Nel solo mese di agosto si è attestato a 9,2 miliardi proprio a causa della cancellazione della prima rata dell’imposta sugli immobili oltre che per l’accelerazione dei pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione.
Lucio Cillis
(da “La Repubblica”)
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Settembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile
I PREZZI DI COPERTINA CONTINUANO A SALIRE, AUMENTA ANCHE IL CORREDO TRA DIARI E CANCELLERIA… E NEL 2014 VERRA’ ABOLITO L’OBBLIGO DI ADOTTARE SOLO TESTI CHE MANTENGONO IL CONTENUTO INVARIATO PER 5 ANNI
Il ministro Maria Chiara Carrozza lo ha annunciato su Twitter: “Abbiamo deciso di non emanare il decreto sulla rimodulazione dei tetti di spesa sui libri di testo scolastici all’inflazione”.
Che significa: nessun aumento del limite entro cui devono rientrare tutti i volumi obbligatori (non quelli ‘consigliati’, però) da acquistare per l’anno scolastico.
Un provvedimento importante, che è stato accolto con soddisfazione anche dal movimento studentesco Studicentro: ”E’ una scelta che condividiamo e che va nella giusta direzione”.
Eppure, i costi per l’educazione continuano a salire. I docenti per stilare gli elenchi attuali si sono riuniti a maggio, e lo hanno fatto in base ai tetti dell’anno scorso (poi confermati). In conto, però, hanno messo un aumento pari al tasso di inflazione programmata (1,5%), per “salvaguardare i diritti patrimoniale dell’autore e dell’editore” (come recita il decreto ministeriale del 2 luglio).
“Peccato che gli stipendi degli statali siano bloccati ormai da tre anni”, commenta Rosalba Di Placido, responsabile nazionale Scuola del Codacons.
Così l’aumento c’è stato, anche superiore alle aspettative.
Secondo Federconsumatori, nel 2013 mediamente per libri e dizionari si spenderanno 521,00 euro per ogni ragazzo, il 2,8% in più rispetto allo scorso anno.
Per alcune classi, però — specifica la nota -, gli aumenti sono più marcati, e raggiungono anche il 5-6%.
E’ quanto si riscontra anche con una prova empirica: basta confrontare gli elenchi dei libri di testo appena pubblicati con quelli dell’anno scorso, prendendo a campione classi e scuole diverse in giro per l’Italia.
Per quel che riguarda l’istruzione secondaria, confrontando tre licei classici, scientifici e tecnici a Milano, Roma e Palermo si scopre un incremento medio di circa 13 euro, equivalente al 4,5%.
La situazione non cambia per l’istruzione secondaria di primo grado: qui in tre scuole medie fra Bologna, Firenze e Bari l’aumento medio risulta essere di 8,50 euro (ovvero del 5,5%).
Dati in linea anche con le stime fornite dal Codacons, che parla di un incremento medio del 5% per i libri. E conclude: “Purtroppo non ci si può far nulla”.
In realtà , la legge prevede che la delibera collegiale sulla dotazione libraria sia soggetta a successivo controllo amministrativo: se l’elenco sfora il tetto previsto ci si può appellare ai revisori dei conti. Ma è consentita una ‘tolleranza’ del 10%.
Dunque il ricorso è utile solo nei casi più eclatanti (“abbiamo ricevuto qualche segnalazione dal nord Italia di aumenti anche del 40%”, fa sapere il Codacons); ma “non per tutti questi incrementi diffusi, minori in termini di percentuale ma ugualmente incidenti“.
Poi ci sono i costi accessori. Anche qui Federconsumatori ha fatto i conti: quest’anno il ‘corredo’ scolastico costerà il 2,4% in più, passando in media da 488 a 499,50 euro. Ad aumentare sono soprattutto astucci, diari e zaini di marca, il cui prezzo sale anche del 4% nei supermercati (che però si mantengono comunque più competitivi rispetto alle cartolerie).
Per il 2013/2014, dunque, il prezzo dell’educazione si annunciano più cari. Ma il peggio deve ancora venire.
E’ noto, infatti, che — al di là di tetti e prezzi di copertina -, il segreto per ridurre le spese è ricorrere ai libri usati, magari da passarsi di fratello in fratello, o da acquistare presso gli appositi ‘mercatini’. In questo senso, si è rivelata molto utile una norma varata dall’ex ministro Gelmini, che — con l’articolo 5 del dl 137/2008, poi trasformato in legge — sanciva l’obbligo di adottare libri che mantengono invariato il proprio contenuto per 5 anni.
Questo vincolo, però, è stato eliminato dalla legge 221/2012 del governo Monti: il provvedimento rientrava nell’ottica dell’introduzione dei testi digitali nel 2014/2015, e che avrebbe dovuto garantire un risparmio notevole (fino al 30%). Il Ministro Carrozza, però, ha bloccato tutto: le scuole non sono pronte, non se ne parlerà prima del 2015/2016.
Ma intanto la norma sullo ‘sbloccamento’ dei libri di testo resta: entrerà in vigore il primo settembre (almeno per quest’anno, dunque, il rischio è scongiurato).
E sarà “un enorme favore agli editori, che potranno cambiare i loro testi, e — con modifiche anche piccole e poco significative — alzare ulteriormente i prezzi e soprattutto costringere all’acquisto di volumi originali. Così il mercato dell’usato verrà praticamente azzerato“, conclude Di Placido.
La vera stangata per le famiglie italiane, insomma, sarà questa.
Salvo nuovi interventi da parte del Ministero: nelle prossime settimane il decreto sulla scuola dovrebbe finalmente arrivare in Consiglio dei ministri (si parla del 9 settembre).
E nel testo si dovrebbe parlare anche di libri di testo e digitale.
Lorenzo Vendemiale
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Settembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile
NEI PRIMI OTTO MESI DELL’ANNO E’ RISULTATO IRREGOLARE IL 63% DEGLI ESERCIZI COMMERCIALI CONTROLLATI
Il 70 per cento dei negozi romani non emette lo scontrino fiscale.
E’ quanto è emerso dal ‘Piano straordinario di Controllo Economico del Territorio’ che la Guardia di finanza ha eseguito nell’ultimo fine settimana sul territorio della Capitale e della provincia di Roma controllando quasi ottocento negozi.
L’attività , che ha visto impegnati circa 370 uomini, serve a tutelare gli operatori regolari dalla concorrenza sleale dei venditori abusivi e dalla scorrettezza di quegli esercenti che omettono di certificare i propri incassi.
Su 779 esercizi controllati, dunque, ben 552 non hanno emesso lo scontrino fiscale.
Le irregolarità appena rilevate vanno ad aggiungersi alle 6.678 violazioni in materia di certificazione dei corrispettivi già individuate dal comando Provinciale della guardia di finanza di Roma, sul territorio dell’intera Provincia, nei primi otto mesi dell’anno, con una percentuale di irregolarità che, a fronte di 10.613 controlli eseguiti, si attesta, invece, sul 62,92%.
Ma le azioni non si sono fermate ai blitz nei negozi.
In materia di contrasto all’abusivismo ed alla vendita di prodotti contraffatti, nei due giorni dell’intervento sono stati sequestrati 7.500 pezzi, delle merci più svariate, e denuncianti 25 venditori.
Risultati che vanno ad aggiungersi agli oltre 16 milioni di pezzi contraffatti o pericolosi già sequestrati dalle Fiamme Gialle capitoline nei primi otto mesi del 2013, di cui 6 milioni solo tra luglio ed agosto, sul territorio dell’intera provincia, per il cui commercio sono state denunciate 527 persone e verbalizzate amministrativamente altre 211.
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Settembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile
“VIOLATI I PRINCIPI DI RISERVATEZZA”… LA REPLICA DEL PRESIDENTE DEL SENATO: “L’ESPRESSIONE DI OPINIONI NON RIENTRA TRA LE IPOTESI PER RINNOVARE I COMPONENTI”
Cambiare alcuni membri della Giunta per le elezioni del Senato.
Lo chiede il capogruppo del Pdl Renato Schifani al presidente Piero Grasso. “E’ di tutta evidenza — secondo Schifani — che la violazione degli elementari principi di riservatezza da parte di alcuni membri della Giunta — che hanno dichiarato come voteranno — richiede la valutazione del presidente Grasso sulla esigenza di procedere alla loro sostituzione”.
“Nel caso in cui la Giunta per le elezioni del Senato dovesse deliberare di dover procedere alla ‘contestazione’ della decadenza dalla carica parlamentare di Silvio Berlusconi — ricorda Schifani — dovrà riunirsi in Camera di Consiglio per pronunciarsi. E’ di tutta evidenza — aggiunge — che la violazione degli elementari principi di riservatezza da parte di alcuni membri della Giunta — i quali hanno a mezzo stampa dichiarato come voteranno, prima degli adempimenti previsti — richiede la valutazione del presidente Grasso sulla esigenza di procedere alla loro sostituzione, considerata la funzione giurisdizionale che la Giunta medesima assolve. Funzione che impone il rigoroso dovere di non poter anticipare in alcuna sede o contesto quali saranno le decisioni finali dei singoli componenti”, conclude Schifani.
Peraltro ciò che contesta il Pdl è un comportamento che non hanno tenuto solo i membri di centrosinistra e del Movimento Cinque Stelle, ma anche gli stessi componenti Pdl.
”In Giunta — diceva alcuni giorni fa Carlo Giovanardi — devo fare in modo che l’Italia non regredisca al livello dei Paesi totalitari dove le norme penali erano retroattive. Ci troviamo davanti alla situazione paradossale in cui, su 60 milioni di italiani, la retroattività va applicata soltanto a una persona: Silvio Berlusconi. E’ una regressione barbara del nostro sistema rispetto a principi fondamentali del nostro ordinamento”.
Ad ogni modo in breve tempo arriva la risposta di Grasso che dice di avere “il potere di rinnovare i componenti della Giunta per le elezioni solo in determinati casi, disciplinati dall’articolo 19 del regolamento del Senato, tra i quali certamente non rientra l’espressione di opinioni sulle questioni sottoposte alla valutazione della Giunta e che, nel caso specifico, sono emerse da esponenti di tutte le forze politiche”. Ma la risposta non soddisfa il centrodestra: ”Se il voto dovesse essere politico e quindi rispecchiare le distinzioni delle forze in campo la convivenza sarebbe impossibile” insiste Schifani.
Intanto durante la mattinata di mercoledì 4 si riunirà l’assemblea del gruppo Pdl a palazzo Madama.
All’ordine del giorno figura un solo punto “l’analisi della situazione politica”, ma l’incontro sarà l’occasione per affrontare il nodo della decadenza di Berlusconi in vista della Giunta per le elezioni del 9 settembre. Domani, infatti, alle 13,30, è previsto l’ufficio di presidenza della Giunta, che dovrà stilare il calendario dei lavori. Alla riunione del gruppo dei senatori pidiellini non dovrebbe partecipare il Cavaliere, che resterà ad Arcore.
Tutto il Pdl alza il polverone. Strategia ben omologata.
”Il senatore Schifani pone legittime questioni che riguardano il corretto funzionamento delle istituzioni ed il ruolo di Stefano, troppo impegnato a rilasciare dichiarazioni” afferma Barbara Saltamartini.
“L’approccio del Pd al voto e le dichiarazioni per lo meno incaute rilasciate da Stefano — rincara Annagrazia Calabria — ci avevano fatto temere che l’intento fosse proprio quello: giudicare non in base alla legge e alla sua applicabilità ma dall’alto di un pulpito impregnato di odio politico e di volontà di vendetta, quasi a trasformare la Giunta non in un altro grado di giudizio ma in un vero e proprio tribunale speciale”. “Il presidente Grasso non potrà non riconsiderare la questione dirimente sollevata sul punto dal capogruppo Schifani” è sicura Anna Maria Bernini.
La giunta non sia il festival dell’antiberlusconismo, raccomanda Mariastella Gelmini. “Non siamo nè alla Corrida nè in un reality.
Le risposte burocratiche non risolvono la questione” dichiara il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri.
Il Pd continua a ribadire che non ci saranno ripensamenti: i membri del partito presenti in giunta voteranno per la decadenza da senatore di Berlusconi.
Lo ripete anche Pierluigi Bersani. L’ex segretario, alla festa nazionale di Genova, spiega: “Dobbiamo dirlo con fermezza e serenità anche a Pdl e a Berlusconi: non potete immaginare che in questo frangente nei confronti di Berlusconi ci comportiamo in un modo che non useremmo per nessuno dei nostri. Le leggi vanno applicate. Non perdiamo tempo. Diritto di difendersi? Ma certo, per l’amor di dio. La giunta è organo giurisdizionale. La giunta deciderà , le leggi saranno applicate. Se diamo per assodata questa cosa rivolgiamo ad altri la questione”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile
IL FUTURO ESECUTORE TESTAMENTARIO DEL PD PROVA A IMITARE IL SUO VATE NELLA FORMA, VISTO CHE DI SOSTANZA NON SI HANNO NOTIZIE
Con la bandana da premier. Renzi come Berlusconi.
Il settimanale ‘Chi’ pubblica in esclusiva sul numero in edicola da domani, mercoledì 4 settembre, la foto del sindaco di firenze Matteo Renzi sorpreso mentre prende il sole indossando una bandana ricavata da una t-shirt.
Un’immagine che il settimanale mette a confronto con quella ormai storica di Silvio Berlusconi, nell’agosto del 2004 in Sardegna.
In serata arriva la replica del portavoce di Matteo Renzi, Matteo Agnoletti.
“Comprendiamo l’amarezza degli amici giornalisti interessati all’alta politica, ma riteniamo fondamentali due precisazioni. Nella foto anticipata da Chi, Renzi non era al mare ma nel giardino di casa. E non aveva la bandana ma una maglietta in testa”.
Sentir parlare di “alta politica” da un esponente renziano fa quasi sorridere, visto lo Zanichelli dei luoghi comuni cui sono abituati.
In attesa di conoscere i contenuti del futuro segretario Pd e (forse) candidato premier nel 2015, Renzi cerca di imitare il suo “maestro” almeno nell’abbigliamento.
Visto che più della sostanza per lui conta la forma.
Il problema, come sempre, è cosa ci sta sotto la bandana.
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Settembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile
SECONDO “IL GIORNALE” LA CORTE D’APPELLO E’ PRONTA A RICALCOLARE L’INTERDIZIONE GIA’ AD OTTOBRE… SI RISOLVERA’ TUTTO IN MEZZA GIORNATA
Processo lampo per la decadenza del Cavaliere.
Mentre nella Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato si va avanti tra cavilli, discussioni e corpose memorie difensive, con i tempi che possono allungarsi anche di mesi, i giudici milanesi potrebbero arrivare molto prima.
Secondo il Giornale infatti, la corte d’Appello di Milano dovrebbe ricalcolare gli anni di interdizione dai pubblici uffici di Silvio Berlusconi, a seguito della condanna definitiva per frode fiscale, entro ottobre e nel giro di una mezza giornata.
In fondo, si spiega a Milano, si tratta solo di prendere atto che la Cassazione ha giudicato eccessivi i cinque anni di interdizione inflitti a Berlusconi in primo e secondo grado, e ha ordinato di applicare la legge speciale sui reati fiscali che mette un tetto di tre anni alla pena accessoria.
Parola dunque alla procura generale per la nuova richiesta – che verosimilmente sarà del massimo – poi alla difesa, e sentenza prima di pranzo.
Motivazioni scritte rapidamente, in modo che solo il vaglio della Cassazione separi Berlusconi dalla espulsione per via giudiziaria dal Senato
Fisicamente, il fascicolo con la sentenza della Cassazione non è ancora tornato a Milano da Roma.
Ma ormai è questione di giorni. Poi il malloppo arriverà alla Corte d’appello milanese. Qui verrà assegnato automaticamente alla seconda sezione penale presieduta da Arturo Soprano, 65 anni, esponente della corrente «centrista» di Unicost.
Sarà Soprano a scegliere a quale terzetto di giudici della sua sezione affidare la pratica, a nominare il relatore e a fissare il giorno dell’udienza.
Non sarà una scelta insignificante. Che i nuovi giudici confermino l’interdizione dai pubblici uffici, viste anche le motivazioni della sentenza della Cassazione, è praticamente scontato.
Ma nel quantificare la pena avranno mano libera: ed è chiaro che l’impatto sulla carriera politica del Cavaliere sarebbe assai diverso se, invece dei tre anni che la Procura generale certamente invocherà , la Corte dovesse stabilire per esempio che ne basta uno.
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Settembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile
VITTORIA SILVESTRI, MILITANTE PD: “CHE CADA PURE IL GOVERNO, CON MONTI ABBIAMO VOTATO LE PEGGIORI LEGGI E POI LO HA FATTO CADERE BERLUSCONI”
“Se non votano la decadenza di Berlusconi cosa diranno agli elettori?”, chiede Vittoria Silvestri, 72 anni, sostenitrice del Pd che domenica pomeriggio ha abbandonato la sala della sede torinese dove Luciano Violante ha incontrato senatori, amministratori locali e sostenitori per spiegare le sue dichiarazioni sul diritto alla difesa di B.
“Non ho la tessera del Pd perchè costa e sono senza stipendio e senza pensione, ma amo il partito più dei suoi eletti — spiega -. Sono sempre stata appassionata della politica: sono cresciuta con un signore che mi cantava i canti comunisti. Ora sono un po’ schifata perchè i politici fanno politica per interessi e non per amore. Ho visto Andreotti, ho visto Craxi, ma non mi hanno provocato quello schifo che ho sentito con Berlusconi e la sua servitù”.
Per lei il Pd dovrebbe liberarsi presto dell’ex Cavaliere per dedicarsi ai problemi reali, a misure per il lavoro, per i giovani e per la sanità .
Come le è sembrato l’incontro domenica?
Mi sembra che tutto sia rimasto come prima. Ora tutto sta al buon cuore dei parlamentari.
A lei cosa non è piaciuto?
Non mi è piaciuta questa apertura di Violante a Berlusconi. Lo hanno condannato anche al terzo grado ed è ancora lì. Mio marito, quando nel 1966 è venuto a Torino per lavorare alla Fiat, ha dovuto presentare il certificato penale. Io, quando non avevo firmato il 730, ho dovuto pagare 700 mila lire di multa e mio marito è andato alla Commissione tributaria. Non possiamo far diventare Berlusconi una vittima. Le vittime siamo noi che lo sopportiamo da venti anni.
Quindi se ne è andata, ma poi è tornata. Perchè?
Ho agito istintivamente. Se fossi rimasta ancora mi sarei arrabbiata di più. Poi l’onorevole Stefano Esposito mi ha convinto e mi si era sbollita la rabbia
Ha sentito gli interventi dopo?
Sì, e non mi è piaciuto l’intervento di La Ganga (Giusi, ex pretore di Craxi in Piemonte, diventato recentemente consigliere comunale a Torino venti anni dopo aver patteggiato una condanna per corruzione, ndr) che ha dato ragione a Violante. Io voglio che il Pd si liberi di Berlusconi e si dedichi ai problemi seri. Voglio che si sveglino.
C’è invece qualcuno che l’ha convinta?
Sì, quelli che si sono opposti a Violante.
E se i senatori del Pd non votassero subito per la decadenza di Berlusconi?
Ma se non votano la decadenza… non posso dirlo.
Cosa farebbe?
Vado e scrivo “Infami, mi avete deluso. Avete distrutto i miei ideali, il lavoro, i giovani, la sanità ”.
Molti nel Pd temono che dopo il voto Berlusconi possa far cadere il governo, però.
E fatelo cascare. Siamo stati alleati di Monti, abbiamo approvato tutte le leggi, pure la riforma Fornero, perchè non doveva cadere il governo. Poi ci ha pensato Berlusconi a farlo cadere. Ed è il Pd che lo ha fatto resuscitare. A me vedere il Pd inerme dà fastidio.
Ha ancora fiducia nel Pd?
No e non ho fiducia neanche in Beppe Grillo. Però il voto è una conquista, quindi è un dovere andare a votare. Non saprei per chi, se non per il Pd.
C’è qualcuno che invece le ispira ancora fiducia?
Sì, Civati e la Serracchiani.
Andrea Giambartolomei
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Settembre 3rd, 2013 Riccardo Fucile
ATTACCO AL RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE MESSORA: “E’ UNA FERITA APERTA, NON HA LA MIA FIDUCIA”
Il confronto tra i senatori Cinque Stelle continua, ma al momento pare difficile trovare la quadra.
La riunione iniziata lunedì prosegue martedì e restano le posizioni di partenza: da una parte chi esclude ogni possibilità di alleanza con il centrosinistra per formare una maggioranza alternativa in caso di crisi del governo di Enrico Letta, dall’altra chi parla di eccessivo “grillismo”, ovvero rigidità e bigottismo dei comportamenti.
Per esempio Luis Orellana (un tempo candidato alla presidenza del Senato dal M5S) è un fiume in piena: “Bisogna essere pronti e non avere tabù — dice — Potremmo avere un fortissimo peso contrattuale. In Sicilia abbiamo una alleanza in corso. A Ragusa abbiamo vinto il ballottaggio perchè siamo stati aiutati. Io sono per il dialogo come eravamo per il dialogo ad aprile quando siamo andati a parlare con Vito Crimi e Roberta Lombardi“.
Poi la polemica sulla piattaforma, già emersa nelle ore scorse: “La piattaforma sono anni che viene promessa. L’ultima promessa era a luglio. Chi ha promesso si dimetta”. Orellana punta il dito contro “questa totale opacità di chi compone lo staff”.
Sotto il profilo politico la replica arriva da Paola Taverna: “Mai con il Pd e mai con il Pdl: questo abbiamo detto in campagna elettorale. Otto milioni di persone mi hanno votato per mandarli tutti a casa”.
Qui dentro, dove già la tensione sembra alzarsi, si inserisce uno scontro diretto tra il senatore di origini venezuelane e il responsabile della comunicazione del gruppo Cinque Stelle a Palazzo Madama, Claudio Messora: “Sono successe cose gravi — dichiara Orellana — Non deve succedere che una persona da noi stipendiata si permetta di farlo. Gliel’ho detto via mail, l’ho comunicato anche al capogruppo Morra ma non ho mai avuto risposta. Voglio dirglielo anche di persona”.
Secondo il senatore Messora “ha creato grandissimi problemi, per me è una ferita aperta. Non ha la mia fiducia”.
Orellana fa riferimento all’articolo “Piccoli onorevoli”, postato ad agosto da Messora e ripreso dal blog di Grillo, che criticava i senatori “aperturisti” per la formazione di un nuovo governo.
Ma esiste un gruppo che fa quadrato intorno al responsabile comunicazione: “Io ancora non capisco chi ha potuto sentirsi offeso. Chi si è sentito offeso è perchè si sente ‘onorevole’” afferma il senatore Bruno Marton.
“A mio avviso Messora ha usato un periodo ipotetico”, che riguarda il futuro, “non contesta quello che abbiamo fatto fin’ora”, ha detto Giovanni Endrizzi.
“Claudio sul suo blog personale ha scritto quel che voleva. Quando sul mio Facebook scrivo quel che voglio faccio la stessa cosa”, ha detto Carlo Martelli distinguendo fra funzione istituzionale e interventi personali.
“Messora ha detto la verità , qualcuno ha avuto la coda di paglia che ha preso fuoco”. Al contrario secondo Martelli la colpa è di chi parla con i giornali: “Ci sono persone — denuncia — che hanno chiamato i giornalisti per dire quel che succedeva. Dobbiamo fare i nomi e i cognomi di chi ha rilasciato interviste e di chi ha chiamato i giornalisti. Abbiamo un portavoce, che parli solo lui. Se ha dubbi ci chiama”.
Anzi, di più. “Facciamo un ‘documentino’ in cui ognuno si impegna a non parlare con la stampa. Così risolviamo anche il problema dei personalismi”.
E infine la Taverna: “Mi sarei incazzata se avesse criticata un ‘piccolo cittadino’, non un ‘piccolo onorevole’. Io non mi sono mai sentita un’onorevole. Chi non si riconosce più in questo — ha aggiunto tra gli applausi — senza rancore, può andare a fare politica da un’altra parte”.
Un gruppo spaccato.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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