Settembre 29th, 2013 Riccardo Fucile
“SPERO CHE UNA PARTE DEL PDL SI DISSOCI”….”NON SI PUO’ TORNARE A VOTARE CON IL PORCELLUM”
E’ indispensabile un chiarimento alle Camere.
L’incontro di novanta minuti al Quirinale tra Enrico Letta e Giorgio Napolitano conferma la necessità di portare in aula la crisi di governo.
Concetto ribadito poco dopo in tv – a Che tempo che fa – dal premier: “Mercoledì probabilmente andremo in Parlamento – dice Letta -, è la cosa migliore. Chiederemo la fiducia in entrambi i rami. E ognuno si prenderà le sue responsabilità . Non ho intenzione di governare a tutti i costi, serve una fiducia che consenta di applicare il programma. Se non c’è tirerò le conclusioni”.
“Ma – avverte il presidente del Consiglio – non si può votare con il Porcellum che non garantisce la maggioranza al Senato”.
Dibattito forte e profondo nel Pdl.
Al centro delle valutazioni del premier il dibattito “molto forte e profondo” in corso nel Pdl. “I ministri hanno posto delle valutazioni e sento che in Parlamento c’è incertezza. Per questo vado in Parlamento a chiarire. Non voglio essere un re travicello”.
Anche “dai sondaggi – aggiunge il premier -, gli elettori Pdl vogliono che continui l’esperienza di questo governo”.
“Spero – è l’auspicio di Letta – che ci sia una parte del Pdl che dica che non sono d’accordo con questo cupio dissolvi”.
Attenzione particolare alla posizione del vicepremier e segretario del partito, Angelino Alfano: “Le sue parole di oggi lasciano intendere che c’è una discussione in corso, io sono rispettoso del travaglio che c’è, questo è un momento drammatico e forse di svolta attorno al centrodestra”.
No a scambi con vicende giudiziarie Berlusconi.
Tra i temi più delicati – e sollecitati dalla sponda pidiellina – una possibile riforma della giustizia.
“Mi fa sempre sorridere – afferma Letta -, è come se la giustizia voglia dire parlare di Berlusconi. Questo governo tra le cose fatte ha fatto quella della giustizia civile. Ci siamo già occupati di giustizia che è quella che riguarda i cittadini italiani”.
Escluso, quindi, qualsiasi scambio con le vicende giudiziarie del Cavaliere.
“La sentenza del leader del Pdl ha un percorso proprio e non può essere scambiata con l’appoggio al governo: c’è una ferma separazione” tra queste cose e “continuerò a portarla avanti anche se questo dovesse portarmi ad andare a casa”.
C’è anche spazio per una piccola autocritica: “Forse ho aspettato un po’ troppo a lungo e forse, nella connessione tra la vicenda della sentenza e del governo, potevo questo chiarimento farlo qualche giorno prima” – ammette il premier.
Un film che dura da vent’anni.
Citazione cinematografica per descrivere la rottura decisa da Silvio Berlusconi. “Questo ennesimo ritorno mi ha fatto venire in mente un film che ho visto qualche tempo fa, ‘Il giorno della Marmotta’ (che in realtà in italiano si chiama Ricomincio da capo), con Bill Murray”.
Nella pellicola il protagonista rivive sempre la stessa giornata. Una situazione simile a quella dell’Italia, secondo Letta. “Ho l’impressione che da vent’anni stiamo rivivendo il giorno della marmotta. Bisogna dire agli italiani la verità – sottolinea – non mi interessa fare giochi politici, l’unica cosa che ho in mente è dare risposte ai cittadini”. Al Cavaliere, Letta si è rivolto direttamente per gli auguri di compleanno: “Gli auguro anni di serenità . Perchè è quello che manca in questo tempo e che sarebbe utile a tutti”.
L’incontro con Napolitano.
In precedenza il premier si era recato dal capo dello Stato. Al centro del colloquio – di cui ha dato notizia il Quirinale – “il clima di evidente incertezza circa gli effettivi possibili sviluppi della situazione politica”. Da qui la necessità di un passaggio: “nel luogo che è la sede propria di ogni risolutivo chiarimento”.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 29th, 2013 Riccardo Fucile
MERCOLEDI’ CHIARIMENTO IN AULA: PRIMA SI VUOLE CAPIRE COME FINISCE LA LOTTA INTERNA AL PDL
Quasi un’ora e mezza di colloquio a quattr’occhi nello studio del presidente. Enrico Letta e Giorgio Napolitano – presente anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi – studiano la situazione caotica, anzi “criptica” come ha detto lo stesso capo dello Stato in mattinata, creatasi intorno al governo delle larghe intese dopo le dimissioni dei ministri del Pdl.
Al termine di una disamina intensa di tutti gli aspetti in campo, la decisione è di ‘congelare’ la squadra di governo.
Cioè di fatto di non accogliere le dimissioni dei ministri berlusconiani.
Troppa confusione sotto il cielo, per questo Napolitano blocca il piano di Letta, vale a dire l’idea di presentarsi in aula mercoledì con in tasca un annuncio di rimpasto.
No, per il Quirinale il cerchio non va chiuso: va tenuto aperto, in attesa delle ultimissime che arriveranno lunedì 30 settembre dopo la riunione dei gruppi del Pdl con Silvio Berlusconi.
Lì si capirà chi si smarca dal capo e chi no.
Recita la nota del Colle, diffusa dopo il faccia a faccia con Letta:
Il succedersi nella giornata odierna di dichiarazioni pubbliche politicamente significative dei ministri dimissionari, di vari esponenti del pdl e dello stesso presidente berlusconi ha determinato un clima di evidente incertezza circa gli effettivi possibili sviluppi della situazione politica. Da ciò il presidente del consiglio ha tratto, d’intesa con il presidente della repubblica, la decisione di illustrare in parlamento, che è la sede propria di ogni risolutivo chiarimento, le proprie valutazioni sull’accaduto e sul da farsi. E’ stata attentamente esaminata la situazione che si è venuta a creare a seguito delle dichiarazioni del presidente Berlusconi e delle dimissioni rassegnate dai ministri del Pdl in adesione a quell’invito ed ora il presidente del Consiglio concorderà la data dei dibattiti con i presidenti delle camere.
In fondo sono solo 48 ore. Il presidente della Repubblica invita Letta ad aspettare gli eventi.
E’ in corso una lotta all’ultimo sangue nel Pdl, tra chi difende le deliberazioni del capo e chi si smarca, i tre ministri Lorenzin, Quagliariello e Lupi scettici sulle dimissioni, la Di Girolamo pure incerta.
E nel partito si rincorrono dichiarazioni contrastanti, Giovanardi dissente e lo ha detto da giorni, Cicchitto contesta il metodo di scelta della linea dura, Brunetta resta in silenzio.
Non ultime, valutano dal Colle, le dichiarazioni di Berlusconi sulla disponibilità a votare una legge di stabilità “realmente utile al paese” e a patto che venga cancellata la seconda rata dell’Imu.
Insomma, ragionano al Quirinale, nel Pdl non c’è una linea unica. Per questo, conviene attestarsi su una posizione più morbida.
Andare al chiarimento in aula, quello sì e resta confermato per mercoledì in Senato, la capigruppo alla Camera — convocata per lunedì — potrebbe decidere di chiamare il dibattito anche a Montecitorio.
Ma, secondo Napolitano, è importante che Letta arrivi a quell’appuntamento senza accogliere le dimissioni dei ministri pidiellini.
Per non pregiudicare l’esito della difficile ricerca di una maggioranza: la stessa di ora, se rientra la linea dura di Berlusconi, o un’altra, affrancata dai falchi del Pdl.
Al momento, è questo l’obiettivo del capo dello Stato.
Tentare in tutti i modi di non dichiarare finita l’esperienza del governo Letta almeno per approvare la legge di stabilità e per fare la riforma elettorale.
Perchè Napolitano non si rassegna a rimandare il paese alle urne con il Porcellum. L’idea di Letta di presentarsi alle Camere con le dimissioni accolte, magari assumendo l’interim di Alfano agli interni e distribuendo le deleghe degli altri berlusconiani tra i restanti dicasteri, con l’ipotesi di operare un rimpasto dopo aver incassato un’altra fiducia, cozza con l’idea del capo dello Stato di lasciare i canali aperti.
Non per altro, ragionano al Quirinale: con le dimissioni di Alfano e company accolte, che chiarimento si potrebbe chiedere al Parlamento?
A quel punto, il cerchio si chiuderebbe, calerebbe il sipario sul governo Letta, il premier sarebbe costretto a dimettersi a meno di miracoli in aula.
Il premier dunque è costretto a resistere ancora in sella, in attesa di capire se ci saranno smottamenti dal fronte del Pdl.
Anche la sua idea di non guidare un governissimo fatto di transfughi è congelata. Potrebbe trattarsi di qualcosa in più di transfughi, la nascita di una forza politica da una costola del Pdl.
Sono questi i ragionamenti che Napolitano avrebbe addotto a supporto della sua tesi. Mercoledì dopo il chiarimento si andrà ad un voto di fiducia e a quel punto sarà davvero prendere o lasciare.
Se Letta passerà la prova d’aula, il governo andrà avanti. Se non la passerà , sarà sfiduciato, condizione che lo escluderebbe da un reincarico.
E poi che succederebbe?
Al Quirinale sono indisponibili ad analizzare scenari che vadano oltre il tentativo di salvare questo governo.
Ma è chiaro che, per via dei due obiettivi centrali di Napolitano — approvare la legge di stabilità e quella elettorale — il capo dello Stato tenterà la strada di un esecutivo istituzionale che ci porti fino al voto a febbraio-marzo.
In mattinata, prima di tornare da Napoli, il presidente della Repubblica ha citato il precedente della crisi del secondo governo Prodi.
“Procederò con un’attenta verifica dei precedenti di altre crisi, a partire dalla crisi del secondo governo Prodi”, sono le sue parole.
In quel caso, Romano Prodi si dimise dopo la sfiducia in aula al Senato.
Napolitano affidò all’allora presidente di Palazzo Madama, Franco Marini, un mandato esplorativo per cercare un’altra maggioranza.
Com’è noto, questa ricerca fallì e si tornò al voto. Oggi chi potrebbe assumere un mandato per risparmiare al paese nuove elezioni?
Nei Palazzi della politica, gira il nome del ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, titolare del capitolo legge di stabilità .
Ma al Colle è l’alba per analizzare scenari di questo genere.
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Settembre 29th, 2013 Riccardo Fucile
TUTTI EVIDENZIANO CHE GLI INTERESSI GIUDIZIARI DI BERLUSCONI METTONO A RISCHIO IL NOSTRO PAESE
L’Italia ripiomba nel caos. In una crisi politica che rischia di sfociare in nuove «preoccupanti elezioni prima della fine dell’anno» e di innescare «gravi ricadute sui mercati finanziari».
È unanime la lettura che la stampa internazionale dà della «nuova» crisi che si è aperta a Roma evidenziando la «via irta di difficoltà » cui si trovano davanti il premier Enrico Letta ed il capo dello Stato Giorgio Napolitano.
E se il FINANCIAL TIMES si concentra sui rischi finanziari anche a fronte di «voci» che già la settimana scorsa ipotizzavano un nuovo declassamento da parte delle agenzie di rating, il NEW YORK TIMES ricorda come la «resa dei conti» innescata con l’uscita dei ministri di Berlusconi dall’esecutivo possa rappresentare un pericolo per la «stabilità politica dell’Europa».
In Germania lo SPIEGEL online scrive che il governo italiano «rischia di cadere» con «la coalizione di governo appesa a un filo» e «tutti i segnali della crisi».
«I ministri di Berlusconi abbandonano il governo italiano», titola invece la BILD AM SONNTAG, con il governo del premier Enrico Letta che «rischia la fine».
Il motivo – ricorda – è la discussione sull’incombente decadenza di Berlusconi dal Senato per una condanna per evasione fiscale.
«I ministri di Berlusconi se ne vanno», titola poi TAGESSPIEGEL mentre DEUTUSCHLANDFUNK, l’emittente pubblica, ha dato oggi la notizia in apertura: «C’è il rischio che, dopo solo cinque mesi, il governo italiano cada».
«L’Italia è piombata di nuovo nel caos, con Berlusconi che ritira i ministri dalla coalizione’», titola il britannico OBSERVER, definendo la scelta dell’ex premier una «decisione drammatica» che fa «tornare il Paese all’insicurezza politica e fa aumentare la possibilità di nuove elezioni».
Il giornale ricorda anche come l’Italia si trovi nella sua peggiore recessione negli ultimi anni e «non si può permettere nuova instabilità ». Su toni simili l’INDEPENDENT ON SUNDAY, che ricorda come ora Letta debba cercare di «ricucire» una nuova maggioranza parlamentare, cercando di avviare le riforme economiche che sono state interrotte.
E l‘FT insiste sul rischio dei titoli italiani citando anche un analista, Andrew Milligan: «Le informazioni a mia disposizione mi fanno pensare che questo quadro potrebbe peggiorare ancora di più, con conseguenze in Italia e in Europa».
Eco, anche se minore, pure sulla stampa belga: «Profumo di crisi a Roma», titola la LIBRE BELGIQUE, mentre la DERNIERE HEURE, parla di «Nuovo episodio del `feuilleton’ politico transalpino».
E la crisi romana rimbalza anche sui principali quotidiani del mondo, dall’indiano INDIA TIMES, a quelli israeliani, con YEDIOTH AHRONOT che commenta il ritiro dei ministri del Pdl dal governo come «La vendetta di Berlusconi».
MAARIV, in una corrispondenza da Roma, dice invece che con la sua mossa il capo del Pdl vuole impedire la sua decadenza da senatore e che il primo ministro Enrico Letta è rimasto senza maggioranza.
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Settembre 29th, 2013 Riccardo Fucile
SI MOLTIPLICANO GLI STRAPPI NEL PDL E ANCHE IL SEGRETARIO PRENDE LE DISTANZE DALLA DERIVA ESTREMISTA
«Se ci saranno estremismi sarò diversamente berlusconiano».
Il giorno dopo le dimissioni da ministro Angelino Alfano è chiaro: «La mia lealtà al presidente Berlusconi – sostiene il segretario Pdl – è longeva e a prova di bomba. La lealtà non è malattia dalla quale si guarisce. Oggi lealtà mi impone di dire che non possono prevalere posizioni estremistiche estranee alla nostra storia, ai nostri valori e al comune sentire del nostro popolo. Se prevarranno quegli intendimenti, il sogno di una nuova Forza Italia non si avvererà . So bene che quelle posizioni sono interpretate da nuovi Berlusconiani ma, se sono quelli i nuovi berlusconiani, io sarò diversamente berlusconiano».
Una chiara presa di posizione contro la linea imposta dai falchi Santanchè, Verdini, Capezzone e avallata ieri da Berlusconi, ma sconfessata oggi da molti esponenti di primo piano del Pdl e di cui Alfano pare voglia farsi interprete.
Lo stesso Berlusconi oggi si è rimangiato parte di quanto dichiarato ieri, alla luce delle tante defezioni che si stanno annunciando
Vi sono grandi manovre al Senato, tappa che potrebbe risultare decisiva per la prosecuzione dell’attività del governo.
A questo proposito, contatti sarebbero in corso per coagulare in particolare intorno alle ultime posizioni di Gaetano Quagliariello un gruppo di senatori.
Lo «scouting» in corso potrebbe arrivare a formare un gruppo parlamentare, quindi coinvolgerebbe fino a 10-15 senatori.
In dettaglio, sarebbe soprattutto tra i senatori siciliani e campani sino ad ora iscritti al Pdl che attingerebbe il nuovo gruppo di moderati.
Ma la battaglia pare ormai tutta interna a Forza Italia per il cotrollo del partito: tra 15 giorni il Cavaliere sarà ai servizi sociali e non potrà certo esprimersi come ora.
Sempre tra 15-20 giorni potrebbe essere privo dello scudo di senatore e a rischio arresto: a quel punto Forza Italia in mano a chi sarà ?
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Settembre 29th, 2013 Riccardo Fucile
SACRIFICA L’ITALIA AI SUOI GUAI GIUDIZIARI E AI SUOI INTERESSI ECONOMICI, INDIFFERENTE AL DESTINO DI MILIONI DI ITALIANI
Impegnato nell’ennesima fuga dalle proprie responsabilità politiche e giudiziarie, Silvio Berlusconi scarica come sempre sugli italiani il costo dell’avventura.
Gli eventi di queste ore sono drammatici ma anche tipici: timoroso del passaggio parlamentare (che nelle democrazie normali è invece “sacro” e ineludibile), atterrito all’idea di dover votare contro il Governo con una sfiducia a viso aperto e sotto gli occhi del Paese, il Cavaliere butta giù tutto nel week end e senza vergogna accusa gli altri di “ricatto”.
Lui che da mesi scappa davanti ai processi che lo inseguono e minaccia l’Italia intera: o mi graziate e inventate per me una Giustizia speciale o sfascio il Paese.
Come si diceva: drammatico ma anche tipico.
Pensiamo a quanto sta succedendo in queste settimane.
Siamo sul punto di svendere Alitalia, dopo aver speso miliardi di euro pubblici per trattenerla nel 2009 quando avremmo potuto venderla con profitto, il tutto perchè Berlusconi aveva bisogno di farsi propaganda con la “difesa dell’italianità “.
E la vicenda dell’Imu? Propaganda elettorale pure quella.
Anzi, propaganda al cubo: gli italiani pagavano l’Ici, poi Berlusconi impose la più gravosa Imu; nella successiva campagna elettorale si fece bello promettendone l’eliminazione; e ora che il Governo delle “larghe intese”, per placarlo, ha eliminato l’Imu, scopriamo che tra Service Tax e aumento dell’Iva (perchè il buco va in qualche modo coperto) pagheremo ancora di più.
Tutto sulla nostra pelle, tutto con le nostre tasche.
Con le dimissioni dei servizievoli ministri che arrivano proprio mentre tutte le istituzioni economiche internazionali ci spiegano (e qualcuna quasi ci supplica) che aprire una nuova fase di instabilità significherebbe condannare l’Italia alla serie B dello sviluppo, tramutarla in un vagone impazzito del lungo convoglio che faticosamente cerca di riprendere slancio sul binario della ripresa.
Un vagone che gli altri sgancerebbero volentieri.
E’ il cinismo di sempre, l’interesse dell’uno e dei suoi fidi finanziato dai sacrifici dei molti.
Come le leggi ad personam, che hanno stravolto il sistema della Giustizia e inquinato la vita economica (pensiamo solo alla depenalizzazione del falso in bilancio).
Come gli infiniti condoni.
Come gli scudi fiscali, formidabili spot a favore dell’evasione fiscale che infatti, cifre alla mano, in questi anni è solo cresciuta.
In queste ore è difficile prevedere gli esiti politici di questa vergognosa vicenda.
E’ più che giunto il momento, però, che la folle cavalcata del Cavaliere trovi fine.
Una parola che possono scrivere solo gli italiani.
(da “Famiglia Cristiana“)
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Settembre 29th, 2013 Riccardo Fucile
INDEGNA RETROMARCIA POCO FA DEL CAVALIERE CHE TEME LA FUGA DI DIRIGENTI ED ELETTORI DA FORZA ITALIA
Una farsa indegna.
“Elezioni al più presto possibile, non accetteremo un aumento della tasse”.
Ma anche: “Se il governo proporrà una legge di stabilità realmente utile all’Italia, noi la voteremo. Se bloccheranno l’aumento dell’Iva senza aumentare altre tasse noi lo voteremo”.
E’ un Silvio Berlusconi double-face quello che festeggia il suo 77° compleanno.
Perchè al telefono con i militanti campani dice di essere pronto “a riprendere la battaglia”, ma poi fa comparire sul sito del Pdl-Forza Italia un lungo intervento in cui spiega che darà appoggio al governo Letta se i provvedimenti saranno utili al paese.
Al telefono con Nitto e Carfagna: “Pronto a riprendere la battaglia”.
Queste le parole dell’ex premier Silvio Berlusconi in una telefonata agli organizzatori della festa per il suo 77° compleanno nell’hotel Vesuvio di Napoli.
Presenti l’ex ministro della Giustizia Francesco Nitto Palma, l’ex ministro Mara Carfagna e la compagine campana del partito.
”Grazie di questa opportunità ! Di cosa state discutendo? Io non sono stanco di combattere” dice il leader del Pdl. Berlusconi scherza sul numero dei suo anni “37 o 47 anni… Sono in piena forma…”, ma poi passa subito all’attacco annunciando la volontà di tornare alle urne al più presto: “Questa notte dopo 59 notti che non dormivo e che lavoravo fino alle 5, a volte guardando il soffitto, questa notte ho dormito 10 ore a fila. Sono pronto a riprendere la battaglia — spiega al telefono con voce stanca il Cavaliere -. E’ un frangente difficile per il nostro paese perchè quest signori della sinistra hanno il vizio di ribaltare la verità a proprio vantaggio”.
Infine Berlusconi suona la carica ai parlamentari campani che promettono fedeltà e gli fanno gli auguri (la Carfagna cita addirittura una frase di Albert Einstein): “Bisogna andare convinti alle elezioni al più presto possibile. I sondaggi dicono che le elezioni le vinceremo”.
“Noi siamo una formazione forte, tra noi c’è stima, amicizia, forte affetto. Questo credo che sia unico anche per questo Forza Italia è un partito, un movimento diverso da tutti i movimenti politici sulla faccia della Terra” (e su questo non c’e’ dubbio… n.d.r.).
Poco tempo dopo il contrordine
“Voteremo legge stabilità se utile al paese”.
Sul sito del Pdl-Forza Italia l’ex premier ha scritto un lungo messaggio ai militanti: “La stabilità di governo è un bene se si nutre di due cose: un governo capace di lavorare bene e una maggioranza unita sulle cose da fare e fondata sul rispetto reciproco”
L’ex presidente del Consiglio indossa i panni della vittima: “Abbiamo pazientemente offerto soluzioni a ogni livello istituzionale per evitare di fare precipitare la situazione. Non ci hanno voluto ascoltare. Per questo ho deciso di chiedere ai ministri Pdl di dare le proprie dimissioni. So bene che è una scelta dura e impopolare. Ho previsto tutte le accuse che mi stanno rovesciando addosso in queste ore e anche lo sconcerto di parte del nostro elettorato, preoccupato giustamente della situazione economica e sociale”.
So e sappiamo distinguere — scrive il leader del Pdl — il reale interesse dei cittadini. Per questo motivo, se il governo proporrà una legge di stabilità realmente utile all’Italia, noi la voteremo. Se bloccheranno l’aumento dell’Iva senza aumentare altre tasse noi lo voteremo. Se, come si sono impegnati a fare, taglieranno anche la seconda rata Imu, noi voteremo favorevolmente. Noi ci siamo e ci saremo su tutte le altre misure utili, come il rifinanziamento della cassa integrazione, delle missioni internazionali, il taglio del cuneo fiscale“.
“Mio dovere continuare a restare in campo”.
Infine ancora il tema della giustizia: “A chi mi chiede di farmi da parte e accettare con cristiana rassegnazione la mia sorte giudiziaria, presente e futura, dico che lo farei senza esitazione, se ciò fosse utile al Paese. Ritengo mio dovere continuare a restare in campo, per offrire una alternativa ai poteri non democratici — perchè non eletti dal popolo — che loro sì irresponsabilmente vogliono mettere in ginocchio il nostro Paese”.
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Settembre 29th, 2013 Riccardo Fucile
DISSENTONO ANCHE LUPI, CICCHITTO, FRATTINI…”BASTA CON DERIVA ESTREMISTA E TONI INACCETTABILI, IL PARTITO E’ STATO GENETICAMENTE MODIFICATO”
Dopo il dito alzato premonitore di Fini, per la prima volta nella sua storia, il Pdl si spacca: protagonisti stavolta non gli ex An, ma molti nomi storici di Forza Italia.
Una frattura non solo evidente, ma anche rumorosa, con il malcontento espresso in forme e toni forti.
Ieri Giovanardi, oggi Cicchitto, Quagliariello, Beatrice Lorenzin e Maurizio Lupi (seppur in forma diversa): nomi che nel Pdl contano, e non poco.
E tre di loro sono ministri.
Hanno subito le indicazioni del capo e del suo cerchio magico, ma non le condividono e lo dicono chiaro e tondo.
Critiche che si concludono con un annuncio: “Non aderiremo a Forza Italia”.
Si sfilano (tranne per ora Lupi), insomma, il che conferma un’indiscrezione sempre più forte nelle ultime ore: la fuoriuscita di un numero imprecisato di parlamentari dal Pdl/Fi e la contemporanea creazione di un nuovo movimento (si chiamerebbe Italia popolare) che farebbe da stampella ad un ipotetico Letta-bis o a un governo di minoranza.
Un’azione che, a quanto pare, è già avanzata a Palazzo Madama, dove lo ‘scouting’ in corso potrebbe arrivare a formare un gruppo parlamentare, quindi coinvolgerebbe fino a 10-15 senatori.
In dettaglio, sarebbe soprattutto tra i senatori siciliani e campani (ma non Vincenzo D’Anna, Pietro Langella, Antonio Milo e Ciro Falanga, che hanno giurato fedeltà al Cavaliere) sino ad ora iscritti al Pdl che attingerebbe il nuovo gruppo di moderati.
Cicchitto: “Basta estremisti di estrema destra nel partito”
Il primo a esprimere critiche corrosive contro la decisione del Cavaliere è stato Cicchitto con una lunga nota. E non le ha mandate a dire. Anzi.
“Berlusconi avrebbe bisogno di un partito serio, radicato sul territorio, democratico nella sua vita interna, un partito di massa, dei moderati, dei garantisti, dei riformisti — ha detto l’ex capogruppo Pdl alla Camera — e non un partito di alcuni estremisti che nelle occasioni cruciali parlano con un linguaggio di estrema destra dall’inaccettabile tonalità anche nel confronto con gli avversari politici che non dobbiamo imitare nelle loro espressioni peggiori”.
Parole durissime quelle di Cicchitto, nonchè un attacco diretto ai falchi del partito, che invita a non illudersi su elezioni subito.
Per Cicchitto questa mancanza di dialogo interno è un problema assai grave, “anche perchè, da oggi fino alle prossime elezioni — che nessuno si può illudere che avvengano immediatamente visto che va rifatta la legge elettorale — i parlamentari devono svolgere un ruolo decisivo in Parlamento e sul territorio e quindi il loro ruolo politico è assai importante e non possono essere trattati come delle semplici pedine da manovrare, in modo per di più disordinato, ad opera di pochi dirigenti del partito”.
Quagliariello: “Se Forza Italia è questa io non aderirò”
“Se Forza Italia è questa, io non aderirò”. E’ un messaggio netto quello del ministro per le Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello, a Piacenza per il Festival del diritto.
Per il ‘saggio’ Quagliariello, l’annuncio di dimissioni dei parlamentari del Pdl è stato un “fallo di reazione”. “Io — ha aggiunto — non ho aderito perchè penso che una persona che fa politica deve avere l’inclinazione al compromesso. Io le dimissioni non ho avuto nessuna remora a darle — ha aggiunto il ministro — però è evidente che se si fa in una sede in cui a discutere sono alcuni esponenti di un partito, senza il segretario, quel partito è geneticamente modificato: a questa Forza Italia non aderirò”.
Uno degli obiettivi delle dimissioni dei ministri del Pdl dal governo potrebbe essere “avere elezioni anticipate”, ma “non è il mio obiettivo” ha detto Quagliariello, secondo cui “le elezioni anticipate e le vittorie elettorali anticipate sono vittorie di Pirro”.
Toccando, invece, il tasto delle dimissioni da parlamentari, sempre per quanto riguarda il Pdl (dimissioni non date da Quagliariello, che lo farà appena possibile, pur non condividendo la scelta), il ministro ha aggiunto che “le dimissioni da parlamentari hanno creato una slavina, si è sganciata l’atomica, una cosa incredibile — ha concluso — mai fatta nel Parlamento italiano”.
A chi parla di scissione all’interno del Pdl, Quagliariello risponde con un ragionamento chiaro: “Non so se c’è una scissione: so che il centrodestra non è quello che si è espresso ieri”.
Riferendosi alle decisioni prese ieri ad Arcore, ossia alla richiesta di dimissioni dei ministri del centrodestra, Quagliariello ha poi aggiunto che “non è quella la storia del centrodestra maggioritaria, non è quella la storia dei moderati in Italia”.
Il ministro per le Riforme, inoltre, ha rivolto un appello ai suoi colleghi di partito: “Ho detto come la pensavo, non ho avuto dubbi a dare le dimissioni, ora vediamo che cosa accade: spero che altri parlino lo stesso linguaggio di chiarezza“.
Lorenzin: “Mi dimetto, ma non condivido la linea del partito”
“Non giustifico nè condivido la linea di chi lo consiglia in queste ore”, “tentano di distruggere tutto quello che Berlusconi ha costruito e rappresentato”.
Parole e concetti chiari quelli espressi in una nota dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin che, pur dimettendosi, ha annunciato che non farà parte di questa Forza Italia poichè “spinta verso una destra radicale”.
Dopo aver espresso soddisfazione per i cinque mesi trascorsi nel governo Letta e aver rivendicato la bontà del lavoro svolto, Lorenzin è passata all’attacco. “Questa nuova Forza Italia sta dimostrando d’essere molto diversa da quella del ’94. Manca di quei valori e di quel sogno che ci ha portati sin qui” ha detto la titolare della Sanità , che poi critica la direzione che sta prendendo la nuova creatura del Cavaliere perchè “ci spinge verso una destra radicale in cui non mi riconosco, chiude ai moderati e li mette fuori senza alcuna riflessione culturale, segnandoli come traditori. Esprimo il mio dissenso”.
Poi il solito discorso: sì alle dimissioni, no alla nuova Forza Italia, almeno così concepita. “Accetto senza indugio la richiesta di dimissioni fatta durante un pranzo a cui non partecipavano nè i presidenti dei gruppi parlamentari, nè il segretario del partito, per coerenza politica nei confronti di chi mi ha indicato come ministro di questo Governo — ha concluso l’esponente del Pdl – Continuerò ad esprimere le mie idee e i miei principi nel campo del centrodestra, ma non in questa Forza Italia”.
Lupi: “Forza Italia non può essere estremista”
Diversa e con più sfumature la posizione del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi: lui sta con il Cavaliere, ma non con i suoi consiglieri. “Così non va. Forza Italia non può essere un movimento estremista in mano a degli estremisti — ha detto il politico ciellino — Noi vogliamo stare con Berlusconi, con la sua storia e con le sue idee, ma non con i suoi cattivi consiglieri. Si può lavorare per il bene del Paese essendo alternativi alla sinistra e rifiutando gli estremisti. Angelino Alfano si metta in gioco per questa buona e giusta battaglia”.
Frattini su Twitter:
“Grave voltare le spalle al Paese. L’Italia è in difficoltà , non merita una irresponsabile crisi al buio”. Poi, in una nota, aggiunge: “Mi riconosco nelle parole di chi in queste ore, nel centrodestra, ha preso le distanze dalla decisione del Pdl di ritirare la delegazione al governo, e guarda quindi con dolore a un gesto che lacera le prospettive future dell’Italia”.
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Settembre 29th, 2013 Riccardo Fucile
“NON CI FACCIAMO COMANDARE DA VERDINI E DALLA SANTANCHE’, NON MUORIAMO PER LORO”
In quel momento Francesca stava addobbando il carrello per i dolci con Marina, preparativi per un compleanno, oggi, familiare e funerario ad Arcore.
Silvio Berlusconi era seduto, muto, in salotto. Daniela Santanchè e Denis Verdini urlavano, Sandro Bondi ascoltava a mani incrociate, Niccolò Ghedini prendeva appunti.
E allora, stremato, il Cavaliere ha ripreso coscienza e deciso: “I nostri ministri si ritirano, addio governo di Enrico Letta. Non accettiamo ultimatum”.
Daniele Capezzone aveva abbozzato un comunicato, solito gancio contro la sinistra che tassa, riferimenti al Consiglio dei ministri, l’Iva che aumenta e l’Imu che tormenta.
I ministri non sapevano nulla.
Angelino Alfano ha ricevuto una telefonata, e ha replicato con un suono labiale che accompagna le sue conversazioni con il Capo: si.
Ma i colleghi di governo non hanno accettato di firmare la nota di Arcore senza conoscere il testo e, soprattutto, le motivazioni. Gaetano Quagliariello e Maurizio Lupi, ormai in rotta con il Cavaliere, mirano ai carnefici: “Non ci facciamo comandare da Verdini e Santanchè. Non moriamo per loro”.
Attimi di apprensione. Da Arcore era scattato l’ordine di disintegrare l’alleanza, ma i ministri stavano lì, nervosi, a tracciare una via di fuga: “È una follia”.
Berlusconi compone cinque numeri di telefono differenti, anzi quattro perchè non c’era bisogno di ammansire Alfano o di fornire una spiegazione. Il Cavaliere parla con Lupi, Lorenzin, Quagliariello e De Girolamo: “Non possiamo farci stritolare da Letta e dal Pd. I nostri elettori non potranno perdonarci se alziamo le tasse. Andiamo a votare. Io non mi fido di Napolitano”.
Quella che il Capo chiama la delegazione di Forza Italia scrive un paio di righe, recepisce il messaggio: “Non ci sono più le condizioni per restare”.
Non finisce, però, la devastazione interna. E non soltanto per la reazione di Fabrizio Cicchitto: “Dovevamo discutere prima”.
Il segnale fa scattare la rivolta. Anche Alberto Giorgetti, sottosegretario al Tesoro, ripudia l’editto di Arcore: “Contesto il metodo usato per i ministri, non lascio da deputato”.
E il pericolo si chiama “scissione”, incontrollabili e clamorosi spostamenti al centro per far nascere un nuovo esecutivo.
L’elenco di Palazzo Madama è abbondante: Giovanardi, Compagna, Naccarato, Falanga; i siciliani Castiglione, Torrisi e Pagano. E il saggio Quagliariello, assieme al cattolico Lupi (Montecitorio, però) che non sopporta più la versione Forza Italia Garnero in Santanchè.
A Roma guardano con sospetto al gruppo di Arcore che ha imposto al Cavaliere l’uscita per Letta: i moderati si vedono, tramano e sperano.
E fra le tante voci che circolano, e che contengono un retroscena di verità , dicono che fra i più accaniti consiglieri di B. ce ne siano due che temono conseguenze giudiziarie: non del Capo, ma personali.
La sindrome del guinzaglio, ormai esperto in materia per le frequentazione di Dudù, è l’ultima malattia del Cavaliere.
La sceneggiata “dimissione di massa” ha dimostrato che B. non riesce più a tenere insieme il partito. Ha chiuso la partita perchè non dorme per i traditori: “Venerdì notte è stato sveglio. Non riusciva a riposare per la storia del Cdm e per tutti i problemi che lo assediano”, racconta con affetto Sandro Bondi.
Quando non vuole sentire rimproveri, il Cavaliere allontana gli amici più cari.
Ad Arcore non c’erano Paolo Bonaiuti e Gianni Letta, e nemmeno li ha informati, coinvolti. Marina non era d’accordo col padre, non voleva far precipitare la situazione, per il bene di un’azienda di famiglia che subisce i sussulti di palazzo Chigi.
E non sorprende che abbia disertato la riunione ristretta con Verdini e Santanchè, che hanno convinto il Cavaliere ad aprire la campagna elettorale con un comizio durante la manifestazione del 4 ottobre, giorno di seduta in Giunta per le Elezione, giorno di decadenza. Oggi fa 77 anni.
Carlo Trecce
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Settembre 29th, 2013 Riccardo Fucile
CRESCE IL DISSENSO ALLA LINEA ESTREMISTA DI SANTANCHE, VERDINI E CAPEZZONE
Il quadro sarà più chiaro nelle prossime ore. Sono 19 i senatori necessari a formare una maggioranza con il Partito democratico
La fotografia è di un ministro del Pdl che ormai vive in bilico. “Si può difendere Berlusconi e la nostra storia anche senza fare la Repubblica di Salò”. Immagine potente, capace di evocare tradimenti e battaglie intestine.
Questo è il Pdl, oggi. Un partito allo sbando, sull’orlo di una scissione che potrebbe favorire un Letta bis.
Al progetto lavorano i big centristi di Scelta civica e del Pd. Ma lo scudo politico è di Enrico Letta e la stella polare, naturalmente, Giorgio Napolitano.
Non tutti i senatori azzurri seguiranno Silvio Berlusconi. Non stavolta, anche se il Cavaliere li contatterà — uno ad uno — nelle prossime ore.
Il comunicato con cui il leader ha sancito la crisi ha peggiorato il clima. La miccia è stata il pranzo di Arcore.
I falchi che circondano un Cavaliere disposto a farsi circondare per staccare la spina, i ministri del Pdl che vergano una nota di dimissioni in cui si segnala però quanto di buono ha prodotto il governo, in aperta polemica con il Capo.
Ecco, proprio dai ministri bisogna partire.
Gaetano Quagliariello, che pure ha lasciato il ministero, sosterrà un nuovo esecutivo ispirato dal Colle. E’ lui una delle linee di frattura del Pdl. E la crepa si allarga conil passare delle ore.
Al Senato potrebbero essere una decina. Allo scoperto è uscito Fabrizio Cicchitto, contestando uno strappo deciso senza consultare gli organi di partito. Lui, con altri ex socialisti, potrebbe addirittura restare nel Pdl, sfida estrema alla nuova Forza Italia di “Verdini&Santanchè”.
La pensa come Cicchitto il senatore Maurizio Sacconi, lacerato dai dubbi: “Sono d’accordo con Fabrizio”, si limita a dire.
Ma è tutto il mondo cattolico a fibrillare. Mario Mauro ha trascorso un intero pomeriggio al telefono. Pezzi grossi di Comunione e liberazione sono tornati ad ascoltarlo.
Pressa senza tregua Maurizio Lupi, ministro berlusconiano sconvolto per la mossa del Cavaliere.
L’idea di Mauro è di aggregare al centro, convincendo i senatori più inquieti. Anche Beppe Fioroni è stato contattato, perchè l’idea è di unire ciò che la Seconda Repubblica ha diviso.
Luca Cordero di Montezemolo, poi, fa direttamente i nomi: “Spero che persone come Lupi, Quagliariello, Sacconi, Gelmini, Lorenzin e lo stesso Alfano riflettano bene prima di assecondare una deriva che porterà il Paese sul ciglio del baratro”.
Il sottosegretario Giuseppe Castiglione ha detto addio al governo, ma non ha firmato le dimissioni da deputato. Potrebbe esseredella partita centrista, portando in dote due o tre senatori siciliani.
“Si tratta comunque di un’accelerazione imprevista che nei prossimi giorni andrà capita meglio”. Contrarissimo alla rottura il sottosegretario Alberto Giorgetti, che per tutta risposta ha ritirato le sue dimissioni da parlamentare.
Preoccupato, Verdini si è incollato (telefonicamente) ai senatori siciliani, calabresi e campani. E’ convinto che da lì arriverà qualche pugnalata.
Pier Ferdinando Casini, che pure negli ultimi mesi si è riavvicinato alle colombe berlusconiane, ha fiutato l’aria.
E crede nella scissione: “A me sinceramente dispiace per Berlusconi, ma questa è una follia autolesionista. Il Ppe non è questa cosa qui. Ed è chiaro che questa accelerazione interpella tutti, nel Pdl. Credo che ci saranno dissociazioni significative”.
Serve tempo, a chi crede in un nuovo gruppo filogovernativo e a chi intende sfilarsi dal Pdl.
A Letta questo è stato chiesto, qualche giorno in più per riuscire ad aggregare.
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica“)
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