E NEL PDL RISCHIO SCISSIONE: LE COLOMBE PRONTE A MOLLARE SILVIO
CRESCE IL DISSENSO ALLA LINEA ESTREMISTA DI SANTANCHE, VERDINI E CAPEZZONE
Il quadro sarà più chiaro nelle prossime ore. Sono 19 i senatori necessari a formare una maggioranza con il Partito democratico
La fotografia è di un ministro del Pdl che ormai vive in bilico. “Si può difendere Berlusconi e la nostra storia anche senza fare la Repubblica di Salò”. Immagine potente, capace di evocare tradimenti e battaglie intestine.
Questo è il Pdl, oggi. Un partito allo sbando, sull’orlo di una scissione che potrebbe favorire un Letta bis.
Al progetto lavorano i big centristi di Scelta civica e del Pd. Ma lo scudo politico è di Enrico Letta e la stella polare, naturalmente, Giorgio Napolitano.
Non tutti i senatori azzurri seguiranno Silvio Berlusconi. Non stavolta, anche se il Cavaliere li contatterà — uno ad uno — nelle prossime ore.
Il comunicato con cui il leader ha sancito la crisi ha peggiorato il clima. La miccia è stata il pranzo di Arcore.
I falchi che circondano un Cavaliere disposto a farsi circondare per staccare la spina, i ministri del Pdl che vergano una nota di dimissioni in cui si segnala però quanto di buono ha prodotto il governo, in aperta polemica con il Capo.
Ecco, proprio dai ministri bisogna partire.
Gaetano Quagliariello, che pure ha lasciato il ministero, sosterrà un nuovo esecutivo ispirato dal Colle. E’ lui una delle linee di frattura del Pdl. E la crepa si allarga conil passare delle ore.
Al Senato potrebbero essere una decina. Allo scoperto è uscito Fabrizio Cicchitto, contestando uno strappo deciso senza consultare gli organi di partito. Lui, con altri ex socialisti, potrebbe addirittura restare nel Pdl, sfida estrema alla nuova Forza Italia di “Verdini&Santanchè”.
La pensa come Cicchitto il senatore Maurizio Sacconi, lacerato dai dubbi: “Sono d’accordo con Fabrizio”, si limita a dire.
Ma è tutto il mondo cattolico a fibrillare. Mario Mauro ha trascorso un intero pomeriggio al telefono. Pezzi grossi di Comunione e liberazione sono tornati ad ascoltarlo.
Pressa senza tregua Maurizio Lupi, ministro berlusconiano sconvolto per la mossa del Cavaliere.
L’idea di Mauro è di aggregare al centro, convincendo i senatori più inquieti. Anche Beppe Fioroni è stato contattato, perchè l’idea è di unire ciò che la Seconda Repubblica ha diviso.
Luca Cordero di Montezemolo, poi, fa direttamente i nomi: “Spero che persone come Lupi, Quagliariello, Sacconi, Gelmini, Lorenzin e lo stesso Alfano riflettano bene prima di assecondare una deriva che porterà il Paese sul ciglio del baratro”.
Il sottosegretario Giuseppe Castiglione ha detto addio al governo, ma non ha firmato le dimissioni da deputato. Potrebbe esseredella partita centrista, portando in dote due o tre senatori siciliani.
“Si tratta comunque di un’accelerazione imprevista che nei prossimi giorni andrà capita meglio”. Contrarissimo alla rottura il sottosegretario Alberto Giorgetti, che per tutta risposta ha ritirato le sue dimissioni da parlamentare.
Preoccupato, Verdini si è incollato (telefonicamente) ai senatori siciliani, calabresi e campani. E’ convinto che da lì arriverà qualche pugnalata.
Pier Ferdinando Casini, che pure negli ultimi mesi si è riavvicinato alle colombe berlusconiane, ha fiutato l’aria.
E crede nella scissione: “A me sinceramente dispiace per Berlusconi, ma questa è una follia autolesionista. Il Ppe non è questa cosa qui. Ed è chiaro che questa accelerazione interpella tutti, nel Pdl. Credo che ci saranno dissociazioni significative”.
Serve tempo, a chi crede in un nuovo gruppo filogovernativo e a chi intende sfilarsi dal Pdl.
A Letta questo è stato chiesto, qualche giorno in più per riuscire ad aggregare.
Tommaso Ciriaco
(da “La Repubblica“)
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