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REGIONE SARDEGNA, SOLDI AI GRUPPI: ARRESTATI DUE CONSIGLIERI PDL

Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile

IN CARCERE L’EX CAPOGRUPPO E IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE CULTURA, ACCUSATO DI AVER USATO 20.000 EURO PER ORGANIZZARE IL SUO MATRIMONIO

Due consiglieri regionali, Mario Diana, ex capogruppo Pdl e ora alla guida di “Sardegna è già  domani”, e Carlo Sanjust (Pdl) sono stati arrestati dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Cagliari, in collaborazione con i militari del Comando provinciale, nell’ambito dell’inchiesta bis sul presunto uso illecito dei fondi ai gruppi in Consiglio nella scorsa legislatura.
Diana è stato portato nel carcere di Oristano, mentre Sanjust a Cagliari Buoncammino. Nei giorni scorsi erano stati perquisiti casa e ufficio dei due consiglieri.
Assieme ai due consiglieri i carabinieri, nell’ambito della stessa inchiesta, hanno arrestato anche l’imprenditore specializzato nel catering Riccardo Cogoni. Gli arresti sono stati richiesti dalla Procura per il rischio di inquinamento delle prove. Perquisizioni sono state effettuate invece nello studio odontotecnico del consigliere regionale del Pdl Onorio Petrini alla ricerca di elementi utili per le indagini.
La svolta sui due consiglieri Pdl era avvenuta nell’ottobre scorso.
Nel caso di Sanjust — presidente della commissione Cultura — carabinieri e guardia di finanza avevano acquisito varia documentazione perchè il pm Marco Cocco sta cercando riscontri relativi a 20mila euro di fondi destinati alle attività  politico-istituzionali che il consigliere avrebbe invece speso per il suo matrimonio.
Accusa che Sanjust, attraverso i suoi avvocati, aveva già  respinto: “Abbiamo già  consegnato agli inquirenti una fotocopia e la copia della schermata della banca che dimostrano come il matrimonio dell’onorevole sia stato pagato con due assegni del suo conto corrente personale”.
Secondo le ipotesi della Procura, invece, l’ex capogruppo del Pdl Diana avrebbe utilizzato circa 250 mila euro di fondi pubblici per spese personali, come ad esempio l’acquisto di quadri, orologi, e libri antichi.
Nella stessa inchiesta risultano indagati anche 33 consiglieri del centrosinistra (Ds, Margherita e Progetto Sardegna) della passata legislatura più 5 esponenti dell’Udc. Per tutti l’ipotesi di reato è peculato.
Già  a giudizio nell’ambito dell’inchiesta madre ci sono 20 componenti del Gruppo Misto, sempre della scorsa legislatura, ora imputati in tre distinti processi.

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DECADENZA, AL VOTO IL 27, MA BERLUSCONI SPERA ANCORA NELLA GRAZIA

Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile

TECNICHE DILATORIE PER PRENDERE TEMPO MA ALL’IPOTESI GRAZIA NON CREDE NEANCHE IL CAVALIERE

La speranza, certo, è sempre l’ultima a morire. E quando si parla di Berlusconi, non muore davvero mai.
Lo ha dimostrato proprio ieri, giorno in cui la conferenza dei capigruppo di palazzo Madama ha fissato la data della discussione in aula sulla sua decadenza; mentre Pietro Grasso annunciava il 27 di novembre come “giorno del giudizio” per la carriera parlamentare del Cavaliere, nuove rivelazioni raccolte per da Bruno Vespa svelavano il vero sentire di Berlusconi sul suo futuro.
E cioè che Napolitano, a suo dire, sarebbe ancora in tempo per concedergli la grazia di sua iniziativa. “Mi dicono che per avere la grazia bisogna aver iniziato a scontare la pena — ha svelato — dunque, sarebbe ancora in tempo”.
A quanto sembra, Napolitano avrebbe ricevuto il 9 agosto, in via riservata, sia Gianni Letta che l’avvocato Coppi, proprio per valutare l’eventualità  di una grazia al Cavaliere, ma poi si sarebbe irrigidito per le minacciate dimissioni in massa dei parlamentari di Forza Italia e da allora ogni pensiero è sembrato sfumare.
Ma non la speranza, appunto.
Il Cavaliere non conosce l’idea di arrendersi. E, in fondo, qualche ragione ce l’ha se anche ieri il Pd non ha seguito il Movimento 5 stelle nell’idea di accelerare il voto sulla decadenza anzichè mandarla per le lunghe dopo l’approvazione della legge di stabilità , sulla quale si teme sulla tenuta complessiva del governo.
Timori che non troverebbero più riscontro in una volontà  di Berlusconi di staccare la spina all’esecutivo (non ha più i numeri): forse è più il Pd che teme di non trovarsi davvero coeso al momento di votare una legge che sta per essere totalmente riscritta dalla commissione Bilancio.
Comunque, per il Cavaliere, il giorno dell’uscita di scena da palazzo Madama si avvicina.
Anche se l’ostruzionismo del Pdl non conosce sosta sull’argomento. Ieri, per tentare di bloccare la decisione sulla data, in conferenza dei capigruppo è stato risollevato il caso della violazione della camera di consiglio durante la riunione della giunta per le elezioni, che si è pronunciata a favore della decadenza stessa.
Tant’è che oggi si terrà  il Consiglio di presidenza del Senato per decidere se i post inviati nel corso della seduta di Giunta dal senatore M5S Vito Crimi hanno violato le norme, in modo da invalidare l’esito della riunione.
Un’evidente tattica dilatoria da parte degli “azzurri” che, persa la battaglia sul voto segreto, stanno provando a riaprire una questione archiviata.
Vivaci le proteste di Loredana De Petris e Paola Taverna, in rappresentanza rispettivamente di Sel e del M5S. “Non mi capacito — è sbottata quest’ultima — facciamo un passo avanti e tre indietro”. Gli stellati hanno ribadito le proprie posizioni: “C’è spazio per votare prima del 15 novembre, prima, cioè, della settimana dedicata esclusivamente alle legge di Stabilità ”.
Ma l’orientamento della maggioranza è tutt’altro. “Prima c’è da mettere in sicurezza la manovra, altrimenti l’aula sarebbe ingestibile e le imboscate dietro ogni angolo”, ragionavano nell’entourage di Grasso.
Così niente accordo.
Senza l’unanimità , il calendario è stato portato all’Aula, ribadendo nel 27 novembre la data decisiva.
Nel Pdl, ovviamente, sono insorti: “Combatteremo fino in fondo la battaglia per l’annullamento per la decisione della giunta del Senato sulla decadenza di Berlusconi, saremo vigili e intransigenti”, ha intimato Renato Schifani.
A chiudere la giornata, l’appello all’unità  di Berlusconi: “Troppe conseguenze negative sono state già  prodotte in passato dalle divisioni dei rappresentanti del centrodestra. Oggi più che mai l’Italia ha bisogno di un forte, unito e compatto movimento dei moderati. Vi chiedo di porre fine a ogni iniziativa in contrasto con la missione che gli italiani ci hanno assegnato”.

Sara Nicoli
(da “il Fatto Quotidiano“)

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LETTA E LE LARGHE INTESE: “CI BASTA RESISTERE FINO A GENNAIO ED È FATTA”

Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile

ORA SI PENSA A DISINNESCARE LA MINA “SECONDA RATA IMU” PER TOGLIERE ARGOMENTI AI LEALISTI DEL PDL

«Oggi sei stata brava». Enrico Letta sussurra il complimento all’orecchio del ministro Cancellieri al termine di una giornata difficile, che sarebbe potuta finire diversamente se anche il Quirinale non fosse intervenuto riservatamente per aprire uno scudo a difesa del governo.
«Qualcuno ha provato a farci cadere — è l’amara constatazione del premier — e ci proveranno ancora».
Il Pd ha quindi ingoiato — dopo quello Alfano-Shalabayeva in estate — anche il boccone Cancellieri-Ligresti, ma ora l’emergenza si sposta su Berlusconi, sulla legge di Stabilità  e, soprattutto, sull’Imu.
Enrico Letta ha fissato da giorni la rotta, condividendo con Napolitano la consapevolezza che saranno proprio le prossime settimane quelle più a rischio: «Se riusciamo ad arrivare a gennaio è fatta».
Tutto si gioca al Senato, nello spazio stretto tra la sessione di bilancio e la decadenza di Berlusconi. «Il “Mar Rosso” sarà  traversabile fino a dicembre — ragiona Pino Pisicchio in Transatlantico — poi il guado per arrivare al voto anticipato a marzo, con il Porcellum in vigore, si chiuderà . E tutti si dovranno rassegnare a sostenere il governo almeno fino al 2015».
Ieri Letta ha discusso delle prossime trappole anche con Angelino Alfano, reduce dal summit ad Arcore lunedì notte.
E proprio l’ex segretario del Pdl ha chiesto al premier un aiuto sulla Finanziaria e sull’Imu, per togliere al Cavaliere ogni pretesto per provocare una crisi.
Una prima ricaduta operativa è stata la decisione di rinviare a data da destinarsi la partecipazione di Letta all’assemblea dei gruppi Pdl.
Un appuntamento troppo a rischio in questo momento, una fossa dei leoni in cui le contestazioni e le provocazioni dei “lealisti” al premier sarebbero state difficili da evitare.
Poi il capogruppo Pdl al Senato, l’alfaniano Renato Schifani, ha dato luce verde, insieme al Pd Luigi Zanda, alla proposta avanzata dal segretario Psi Riccardo Nencini per votare sulla decadenza del Cavaliere dopo la legge di Stabilità .
Un calendario che ha fatto gridare al tradimento i falchi berlusconiani.
La mossa successiva sarà  invece concordata con Fabrizio Saccomanni e riguarderà  la seconda rata dell’Imu, una perfetta bandiera per Berlusconi da agitare in campagna elettorale.
Il premier, respinta definitivamente l’idea brunettiana della cabina di regia, ha chiesto al ministro dell’Economia di preparare «un menu» di proposte per il Consiglio dei ministri.
Saranno soluzioni pesanti, dolorose, perchè si tratta di trovare nel bilancio 2013 quasi due miliardi e mezzo di euro, e su queste il premier chiederà  alle forze politiche di scegliere.
«Il costo politico di queste scelte — è la linea di Letta — dovrà  essere condiviso da tutta la maggioranza. Perchè rinunciare all’Imu va bene, resta un impegno del governo, ma tutti devono sapere che questo ha un prezzo molto alto visto che dobbiamo mantenere l’impegno del 3% nel rapporto deficit/ Pil».
Il tempo è scarso, mancano quaranta giorni alla scadenza del pagamento dell’Imu, ma a palazzo Chigi intendono risolvere la questione molto prima.
Non solo per dare certezze ai contribuenti, ma anche per arrivare a una decisione prima del voto sulla decadenza di Berlusconi, fissato ieri per il 27 novembre.
«Stiamo lavorando per disinnescare le prossime mine», spiega il ministro Enrico Giovannini dopo un colloquio con Franceschini e Letta.
Per mettere in sicurezza la legge di stabilità , se le fibrillazioni dovessero raggiungere livelli eccessivi, il premier ha pronto anche un “piano B”.
Tutte le modifiche concordate con i gruppi — un lavoro affidato alla mediazione del viceministro Stefano Fassina — sarebbero incluse nel provvedimento approvato a palazzo Madama prima della decadenza.
A Montecitorio, a costo di far arrabbiare i deputati del Pd, il governo metterebbe la fiducia sul testo del Senato, per chiudere la partita evitando quindi una pericolosa navetta.
È un piano d’emergenza, destinato a scattare solo in caso di necessità . Ma di questi tempi tenere un paracadute a bordo è norma di elementare prudenza.
«Le questioni interne dei partiti più grandi — sospira il segretario Udc Lorenzo Cesa, uno degli “sminatori” del governo — si scaricano tutte sulla legge di Stabilità  e rendono giganteschi anche i piccoli problemi».
L’altra polizza d’assicurazione di Letta sarebbe l’eventuale scissione del Pdl. Alfano ieri gli ha ribadito quanto detto a Napolitano due giorni fa: Berlusconi non ha più i numeri a palazzo Madama per far cadere il governo, al massimo potrà  passare all’opposizione insieme ai “lealisti”.

Francesco Bei
(da “La Repubblica”)

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BERLUSCONI PRONTO A SPACCARE TUTTO: “A QUESTE CONDIZIONI NON CI STO PIU'”

Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile

ASSALTO ALLA LEGGE DI STABILITA’…E ALFANO RIUNISCE LA SUA CORRENTE

“Io a queste condizioni non ci sto. La trappola ormai è evidente: farmi approvare la loro legge di stabilità  e un minuto dopo buttarmi fuori dal Parlamento ». Silvio Berlusconi rientra a Roma in serata ma il portone di Palazzo Grazioli è sprangato per i duellanti del partito.
Entrano solo i legali con i quali fa il punto in vista della decadenza che, salvo rinvio di qualche giorno, è stata ora fissata per mercoledì 27 novembre
Adesso tutto è in bilico, a cominciare dalla manovra di Letta.
Il leader di Forza Italia crede ancora in un intervento che in qualche modo possa salvarlo. Gli occhi sono puntati sul Quirinale.
E a quell’intervento, nei colloqui privati, subordina di fatto il sostegno o meno a una legge di stabilità  che sta in cima alle preoccupazioni del presidente Napolitano.
«Mi dicono che per avere la grazia bisogna aver iniziato a scontare la pena, dunque il presidente sarebbe ancora in tempo» sottolinea Berlusconi nell’anticipazione del libro di Vespa diffusa in mattinata.
Di quella prospettiva sembra abbiano parlato il Cavaliere e un fiducioso Alfano, nella notte precedente, ad Arcore.
Per il leader in realtà  l’atto di clemenza è ormai una flebile speranza. Prima che tutto crolli, prima di scatenare l’affondo finale contro il governo.
La partita si gioca tutta lì
E dire che in mattinata, parlando da Milano, Alfano aveva assicurato: «Berlusconi mi ha confermato la sua fiducia al governo, l’unità  è salva» con riferimento all’incontro notturno.
La situazione si complica quando il Senato fissa la decadenza per il 27 e non dopo. Fitto, Gelmini, Carfagna, Romano, Bernini e gli altri “lealisti” si riuniscono d’urgenza. Chiamano il Cavaliere.
«Ti stanno prendendo in giro, Alfano e Schifani ti hanno messo all’angolo» lo istigano. Fitto si presenta davanti alle telecamere e attacca: «Non si può restare alleati a un Pd che chiede la decadenza».
È la loro linea, linea di rottura. E nei ripetuti sfoghi telefonici, il Cavaliere usa proprio il termine di “trappola” per esternare la certezza che lo vogliano far fuori. Altro che rinvio a gennaio della decadenza.
È stata piazzata cinque giorni dopo il voto finale sulla legge di stabilità . «Ora quel Saccomanni rimette in discussione perfino la seconda rata Imu, ci dicono che difficilmente la pressione fiscale potrà  essere ridotta, così noi non la votiamo » è la sfida che lancia il leader di Forza Italia.
«Massimo impegno dei ministri per migliorarla » assicura in serata Alfano che a sorpresa riunisce deputati e senatori governativi a lui vicini.
I 31 senatori convocati da Formigoni e la ventina di deputati. È partita la conta.
Sono i parlamentari che sulla carta sosterrebbero il governo nel caso in cui l’ira di Berlusconi portasse alla fatidica scissione dopo, se non prima del 27 novembre.
«Noi stiamo con lui, c’è una parte visibile del Pdl che vuole solo far cadere» l’esecutivo, dice lo stesso Alfano ai suoi.
«Ormai è un capocorrente, sono loro a voler spaccare il partito» accusano in quelle stesse ore Santanchè, Galan, Carfagna.
«Sconcertante riunione di corrente, i ministri si occupino di abbassare le tasse e evitare la decadenza» incalza i governativi un Fitto agguerritissimo in serata.
«Io sto al governo ma concordo tutto con Berlusconi» mette in chiaro il ministro De Girolamo. È il caos generale.
Berlusconi prende malissimo l’adunata serale di Alfano e i suoi, tanto più che poco prima aveva messo per iscritto col portavoce Paolo Bonaiuti un nuovo appello all’unità : «Basta con le polemiche, serve un partito forte e unito».
Il Cavaliere sta con i lealisti, ormai non ne fa mistero, ma non vuole che i panni sporchi si lavino in pubblico.
«Ormai sembriamo il Pd, gli elettori non capiscono e io appaio più debole» va ripetendo in privato.
È il segno della perdita evidente di controllo del partito.
Il fiume di dichiarazioni dei duellanti non lo ferma più. Dopo due giorni dedicati agli affari di famiglia – Milan prima di tutto, ma anche la strana offerta di un fondo con sede alle isole Cayman per rilevare il 40 per cento di Mediaset – il Cavaliere prova a mettere ordine nel partito. A modo suo.
Oggi a pranzo a Grazioli sono attesi Fitto, Verdini, Bondi, Gasparri.
Nessun ministro, nessun governativo.

Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)

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CINQUESTELLE COPRE IL GRILLINO PEDOFILO: FATTA SPARIRE LA PAGINA MEETUP DEL GRILLINO MARINO BERTULETTI, ARRESTATO PER PEDOFILIA DALLA POLIZIA POSTALE

Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile

COME I REGIMI COMUNISTI CANCELLAVANO DALLE FOTO I POLITICI CADUTI IN DISGRAZIA, I GRILLINI LI FANNO SPARIRE DALLA RETE… SPERAVANO DI AVER FATTO IN TEMPO, MA GLI E’ ANDATA MALE… ECCO LE PROVE

Non si sono accorti però che lo hanno cancellato solo dalla pagina del MeetUp di Tigulio ma non quella del MeetUp di Genova.
E’ vergognoso che un Movimento politico reagisca in questo modo per non essere collegato a una persona che ha commesso un crimine odioso e che è stato sorpreso dalla Polizia mentre condivideva sul suo pc materiale pedo pornografico.
Ancora una volta il Movimento 5 Stelle ha dimostrato di essere uguale a quei partiti che vorrebbe mandare a casa.
La zozzura la nasconde sotto il tappeto e poi pretende trasparenza dagli altri.
Quella che vedete qui è la foto pagina del MeetUp di Tigullio che Codadipaglia a 5 Stelle ha prontamente fatto sparire.
Purtroppo per loro l’avevamo salvata prima che la cancellassero.
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=546815032061815&set=a.439631462780173.1073741826.439624779447508&type=1&relevant_count=

Qui trovate l’articolo con la notizia del suo arresto per pedofilia e la foto del suo account del MeetUp di Genova che si sono dimenticati di cancellare:
http://www.ilsecoloxix.it/p/levante/2013/10/25/AQBtegl-pedofilia_manette_web.shtml

http://www.facebook.com/photo.php?fbid=542702495806402

argomento: Grillo | Commenta »

DECADENZA, L’IRA DI BERLUSCONI: “VOGLIONO AMMAZZARMI DUE VOLTE”

Novembre 6th, 2013 Riccardo Fucile

“PRIMA CON LA LEGGE DI STABILITA’, POI CON LA DECADENZA: MI ERA STATO GARANTITO CHE IL VOTO SULLA DECADENZA SAREBBE STATO POSTICIPATO A NATALE”… E RIPRENDONO LE CENE DELLE DUE CORRENTI

“Mi vogliono ammazzare due volte. Prima con una legge di stabilità  che massacra il nostro elettorato. Poi votando la decadenza e portando il mio scalpo al congresso del Pd”.
È quando le agenzie battono che la capigruppo al Senato ha fissato la data del 27 sulla decadenza che Silvio Berlusconi vede materializzarsi “l’omicidio politico”.
Anzi, l’omicidio perfetto.
L’ira è direttamente proporzionale alla sorpresa. Perchè Alfano e Schifani gli avevano assicurato che la decisione sulla decadenza sarebbe slittata anche di un mese.
Nel corso della cena ad Arcore l’ex segretario si era detto certo che era possibile guadagnare tempo fino a Natale.
Con l’obiettivo di ottenere un doppio risultato: aspettare l’arrivo della sentenza di Strasburgo e del Lussemburgo (i ricorsi europei del Cav sulla Severino) e mettere a riparo la manovra in tutto il suo iter parlamentare, prima al Senato poi alla Camera, poi di nuovo al Senato senza inquinare il percorso col voto che rischia di far saltare tutto.
Era questo che avrebbe discusso il vicepremier nel suo incontro al Colle.
E invece è accaduto l’opposto.
Con la legge di stabilità  che sarà  licenziata da palazzo Madama il 22 e l’Aula che si trasformerà  in una “ghigliottina” per Berlusconi cinque giorni dopo: “E’ un modo per mettere in salvo il governo — spiegano nella cerchia ristretta del Cavaliere — facendo togliere il disturbo a Berlusconi nel modo più indolore per loro. Una volta votata la fiducia sulla legge di stabilità  è difficile far saltare tutto sulla decadenza cinque giorni dopo”.
Non solo. Ma in queste condizioni la legge di stabilità  rischia di essere un bagno di sangue per il Pdl.
È questo lo scenario che tratteggiano nella war room: una volta licenziata dal Senato, mentre si vota la decadenza, la legge approda alla Camera dove il Pd ha i numeri per cambiarla da solo; poi torna al Senato col Pdl decapitato e con pochi margini per cambiarla.
Eccola, la trappola. Sulla quale il Cavaliere vede le impronte digitali di Giorgio Napolitano ma anche di Angelino Alfano.
Perchè è chiaro che così i suoi margini di azione si restringono.
Rompere sulla legge di stabilità  è una manovra ad altissimo rischio, che esporrebbe il Pdl non solo alla scissione ma alla delegittimazione nostrana e internazionale.
Però porgere l’altra guancia significa accettare l’umiliazione di essere stato cacciato con tanto di urgenza nei tempi e di voto palese.
E arrivare alla fine del percorso “morti” con una legge di stabilità  che toglie voti e la decadenza che toglie il leader.
Chi lo ha sentito racconta che la reazione del Cavaliere è quella del leone ferito. Insofferente con Alfano e con i ministri, almeno un punto lo ha fissato: “Il 27 in Aula parlo io e li voglio guardare tutti negli occhi quelli che mi sparano addosso”.
E’ in un clima tesissimo che ogni ipotesi di tregua interna salta.
Ormai nel Pdl ci sono due partiti. Alfano difende il governo. Fitto per la prima volta mette a verbale la richiesta più dura: “Io — dice il capo dei lealisti – mi chiedo le ragioni con le quali e per le quali si possa continuare senza far finta di nulla a sostenere un governo che aumenta le tasse ai cittadini e che è fortemente impegnato nella decadenza del leader del suo principale partito alleato”.
E’ di fronte al big bang del Pdl che, appena rientrato a Roma, il Cav verga una nota per chiedere lo stop a dichiarazioni: “Basta polemiche, Forza Italia sia unita e compatta”.
Suona come un ultimo appello per evitare la scissione, con l’obiettivo di portare il partito unito all’appuntamento della legge di stabilità  e della decadenza.
Quando lo dirama, Alfano sta per iniziare la riunione delle sua corrente a palazzo Marini, al termine della quale detta: “Noi siamo per l’unità  ma c’è chi non la vuole, è la stessa parte del Pdl, direi visibile, che vuole far cadere il governo”.
Quella di Fitto è già  a cena.
I maliziosi però notano che il comunicato del Cavaliere non è equidistante dalle due componenti. Si parla esplicitamente di Forza Italia: quando è stata presa la decisione del ritorno all’antico Alfano non si presentò, in aperto dissenso.
Nè ha firmato il documento su cui i lealisti hanno già  raccolto più di seicento firme del Consiglio nazionale.

(da “Huffingtonpost“)

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