Giugno 14th, 2015 Riccardo Fucile
NEL GIORNO DEL TESSERAMENTO MOLTE LE SEDI CHE RESTANO CHIUSE
Marina guarda il volantino e sbotta: «Ma lo avete visto il giardino qui dietro? Vi rendete conto di com’è ridotto? Siamo al centro di Roma, e largo Cairoli è invasa dalla spazzatura!».
Ha portato il tesseramento in piazza, il Pd romano.
Lo ha fatto in un week end difficile, quello che segue i nuovi arresti di Mafia Capitale. Per spiegare che sta ripartendo, che a questo serve il commissariamento, che si è fatta e si farà pulizia.
Ma le persone come Marina, che almeno si fermano a parlare, a sfogarsi, sono poche.
«Manca la voglia di reagire — dice Giulia Urso, segretaria del circolo storico di via Giubbonari — le persone non vengono neanche a darci contro, è come se nei cittadini si fosse instaurata una totale indifferenza alla politica. Ma nel dna del Pci c’è la capacità di rialzarsi».
Prende i volantini con scritto “più il Pd fa più Roma cresce”, prova a distribuirli ai passanti. Incassa i rifiuti con un sorriso rassegnato, ma con Marina parla a lungo.
«Noi siamo di sinistra», dice lei, bruna, 40 anni, una bimba che la guarda con gli occhi sgranati. «Non è possibile abbandonare un giardino così. Questa giunta dov’è? Dov’è il sindaco? ».
Prova a dire, Giulia, che i guai di Roma sono cominciati con la destra.
«Non è che si può dare la colpa sempre a chi c’era prima», continua Marina.
I passanti si fermano, fanno sì con la testa. «Sono di sinistra perchè sono stata educata in un certo modo, mio padre era operaio, ma il Pd la classe operaia, quella che oggi è nei call center, l’ha persa. Noi abitiamo al Quarto Miglio, quando piove i bambini non possono andare a scuola perchè entra acqua. Vi pare possibile? Nessuno fa niente, e c’è un giro di mazzette di cui non si vede la fine ».
I militanti del circolo rintuzzano con poca convinzione.
Lei promette che magari passerà . Non è una nuova tessera, ma «stamattina ne abbiamo fatte 15», assicurano, e «tre erano nuovi iscritti. Non pensavamo che in un momento così si convincessero, eppure».
Passa a salutare Laura Zorzi: «Era la moglie dell’autista di Togliatti. Lui è morto un anno fa». Qualche simpatizzante che riceve le e mail viene a salutare. Di facce nuove, davvero poche.
È così anche a Ponte Milvio, il circolo che fu di Enrico Berlinguer, che in una mattina di sole rinnova le sue tessere, ma non va oltre.
E a Monte Spaccato, quartiere popolare vicino all’Aurelia, dove nell’ora del mercato, al circolo che è proprio di fronte e che per l’occasione ha spalancato le porte, entrano quasi solo militanti. Anche se a un certo punto arriva Mario, 70 anni, che: «Io questi Grillo, Salvini, non li sopporto. Non mi ero più iscritto dalla morte di Berlinguer, ma ora ci sto pensando».
Vicino alla stazione Tiburtina il circolo Italia è rimasto chiuso: «Stiamo affrontando l’emergenza profughi con una raccolta di viveri, qui vicino il centro di via Cupa sta scoppiando — racconta Claudio — e Marino non si è visto».
È rimasto chiuso anche il circolo Versante Prenestino, quello dove aveva preso la tessera Salvatore Buzzi, uno dei principali indagati di Mafia Capitale.
«Il commissario Migliore ha affidato i banchetti ai segretari di circolo eletti con il tesseramento gonfiato dell’anno scorso. A queste condizioni noi non ci stiamo», hanno fatto sapere i responsabili.
Il presidente Matteo Orfini ribatte rassegnato: «Lì è in atto una guerra tra circoli, ma stavolta il tesseramento lo abbiamo commissariato. Ci sono una serie di meccanismi che non consentiranno trucchi».
Non hanno ancora avviato il tesseramento neanche a Monteverde Vecchio, dove venerdì sera la festa dei giovani democratici è stata — a sorpresa — un successone, con 400 coperti ai tavoli improvvisati in piazza.
Gli organizzatori sono ventenni come Lorenzo e Tommaso, che ti spiegano che in questo momento impegnarsi nel partito ha ancora più senso «perchè se non lo fai tu ci sono gli altri, hai perso in partenza».
Con i negozi vicini come sponsor e gli amici che si sono offerti di spostare casse di birra e salsicce hanno creato un evento cui stasera ha deciso di andare anche Ignazio Marino.
«Mio nonno, che viene da Botteghe Oscure, mi ha detto: mi hai fatto tornare indietro di 60 anni», racconta Tommaso.
E Maddalena Messeri, 24 anni, presidente dei giovani pd di Roma, prova a spiegare: «Adesso sembra sia tutta colpa del Pd, perchè ci siamo presi tutte le responsabilità , stiamo facendo pulizia. Ma il 416 bis ce l’hanno quelli della destra. Bisogna andar fuori e dire forte che la maggior parte di noi lavora per la città senza fare porcate ».
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica“)
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Giugno 14th, 2015 Riccardo Fucile
ROM, MUSULMANI, EBREI: MINORANZE VISTE CON OSTILITA’ E DIFFIDENZA
Gli zingari sembrano concentrare su di sè il massimo dell’ostilità e diffidenza in Europa. 
Sono considerati, come emerge da un sondaggio dell’istituto americano Pew, un corpo estraneo nel cuore dell’Europa da una forte minoranza, superiore al 30%, di inglesi, tedeschi e spagnoli, dal 48% dei polacchi, dal 60% dei francesi e dall’86% degli italiani
All’estremo opposto sta l’altra minoranza pure tradizionalmente europea e oggetto di storiche persecuzioni, gli ebrei.
Anche loro, tuttavia, in Paesi come Polonia e Italia sono considerati con diffidenza e ostilità da minoranze non trascurabili, rispettivamente dal 28 e 21% della popolazione.
I musulmani occupano una posizione intermedia nella sfiducia suscitata tra gli autoctoni, ma con fortissime differenze da Paese a Paese.
Come per gli zingari, sono gli italiani a manifestare in maggiore misura ostilità e diffidenza, seguiti dai polacchi.
In entrambi i Paesi l’ostilità è ampiamente maggioritaria.
Viceversa i tedeschi, che pure ospitano la piຠampia popolazione musulmana in Europa fuori dalla Turchia, presentano, con i francesi (che pure avevano sperimentato l’assassinio dei giornalisti di Charlie Hebdo poco prima dello svolgimento dell’indagine Pew), percentuali molto piຠcontenute di ostilità : 24%, anche se piຠampie di quella, 19%, riscontrata tra gli inglesi.
Dall’indagine Pew gli italiani emergono di gran lunga piຠostili alle minoranze dei cittadini degli altri cinque Paesi oggetto di indagine.
Cio è solo in parte spiegabile con la presenza di una destra che ha fatto della narrazione razzista un proprio elemento identificante.
In tutti i Paesi vi è un nesso statisticamente significativo tra orientamento politico di destra e ostilità verso le minoranze etnico- religiose.
Ma in Italia sembra tracimare al di là delle simpatie politiche.
Possiamo allora chiederci se, accanto all’esistenza di partiti politici che hanno cavalcato e cavalcano il disagio enfatizzando il ruolo di capro espiatorio di alcune minoranze particolarmente visibili, non ci sia la responsabilità di una contro- narrazione che si salva la coscienza denunciando il razzismo piຠbieco e insopportabile (facendogli da cassa di risonanza), ma non entra in merito alle condizioni di disagio in cui questo si genera.
L’esasperazione degli abitanti delle periferie è l’esito della concentrazione di disagi – abitativi, nei trasporti, nei servizi, nella semplice sicurezza – ad opera sia di politiche intenzionali che dell’assenza di politiche.
Mentre alcuni partiti e gruppi sono molto bravi a soffiare sul fuoco e a trovare nei rom piuttosto che negli immigrati musulmani la causa di tutto, chi grida al razzismo spesso ha chiuso gli occhi sul degrado, e usa la denuncia di razzismo per nascondere le proprie responsabilità .
Un terribile gioco a scaricabarile di cui paghiamo il prezzo tutti, in termini di civiltà , ma anche di adeguata comprensione dei problemi, quindi di ricerca di via di uscita sostenibili.
Chiara Saraceno
(da “La Repubblica“)
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Giugno 14th, 2015 Riccardo Fucile
ALLE URNE OLTRE 2 MILIONI DI ELETTORI
Si vota in 11 capoluoghi (Lecco, Mantova, Rovigo, Venezia, Arezzo, Fermo, Macerata, Chieti, Trani, Matera, Nuoro, Enna).
In Laguna le elezioni seguono allo scandalo Mose, Mantova saluta una giunta travolta da corruzione e peculato.
5 Stelle alla sfida finale in 5 città . E a Giugliano c’è un nuovo caso De Luca.
Venezia del dopo scandalo Mose, ma anche Matera capitale europea delle cultura 2015. Poi Mantova che saluta la giunta travolta da scandali di corruzione e peculato e Gela, la città delgovernatore Crocetta che potrebbe finire in mano 5 stelle.
E infine Giugliano, dove il candidato sconfessato dal Pd dopo il rinvio a giudizio ha l’appoggio del neogovernatore in CampaniaVincenzo De Luca.
Due milioni di italiani tornano al voto per i ballottaggi che decideranno il sindaco di 78 comuni, dopo il primo turno di due settimane fa in concomitanza con le Regionali, e chiusa la prima partita nazionale tra polemiche e prove del governo, restano aperti gli ultimi fronti.
Mentre Matteo Renzi spera di conquistare la laguna con Felice Casson, chi guarda con interesse alle ultime chance per conquistare il governo locale è il Movimento 5 stelle. Sono cinque i centri in cui i grillini si presentano per la prima volta al ballottaggio: Quarto (Napoli), Augusta (Siracusa), Venaria (Torino), Gela (Caltanissetta) e Porto Torres (Sassari).
Il voto si svolgerà oggi, domenica 14 giugno, dalle ore 7 alle 23 (in Sicilia anche lunedì fino alle 15) in 78 comuni, di cui 12 capoluoghi di provincia (Lecco, Mantova, Rovigo, Venezia, Arezzo, Fermo, Macerata, Chieti, Trani, Matera, Nuoro, Enna).
Alle urne sono chiamati 2.160.550 elettori, di cui 1.036.159 maschi e 1.124.391 femmine.
Gli occhi della politica nazionale sono tutti puntati su Venezia, dove il senatore Pd ed ex magistrato Felice Casson (38 per cento) sfida l’imprenditore berlusconiano Luigi Brugnaro (28,6 per cento).
A pesare sulla bilancia potrebbero essere i voti del Movimento 5 Stelle che al primo turno si è fermato al 12,5 per cento e che si è rifiutato di fare endorsement o accordi per il ballottaggio, ma che con il parlamentare condivide molti dei punti del programma. Il dato più significativo di due settimane fa era stato però l’astensionismo al 41 per cento e ancora una volta potrebbe essere il non voto a decidere il vincitore.
Il Pd vorrebbe invece dimenticare il ballottaggio a Giugliano(Campania) dove il candidato sindaco democratico Antonio Poziello è stato sconfessato dal partito, ma ha incassato il sostegno del neogovernatore Vincenzo De Luca.
Poziello aveva vinto le primarie ma era stato poi invitato a ritirarsi dal partito, dopo essere stato rinviato a giudizio per alcune accuse, tra cui l’associazione a delinquere, nell’ambito di un’inchiesta sulla gestione dei corsi di formazione in Campania del 2008.
Meno nota alle cronache, ma non meno importante è invece la sfida a Matera, con il testa a testa tra Salvatore Adduce per il centrosinistra (40,1%) e Raffaello De Ruggeri (Liste civiche), che segue con il 36%.
La città è stata nominata capitale europea della cultura del 2015 e il nuovo primo cittadino dovrà gestire fondi e progetti per rilanciare il Comune.
Esito apparentemente scontato a Mantova, dove Mattia Palazzi del centrosinistra, forte del 46,5 per cento del primo turno, cercherà di battere definitivamente Paola Bulbarelli (Forza Italia-Lega), fermatasi al 26,4%, confermando così una tradizione di centrosinistra nella città lombarda, che si è interrotta soltanto una volta nel 2010 e proprio in fase di ballottaggio.
Mantova esce zoppicante dopo la gestione della giunta Sodano che è stata travolta da inchieste di corruzione e peculato.
In Sicilia si vota nella città del pasticcio Pd: il candidato impresentabile Vladimiro Crisafulli, ex senatore democratico e già tenuto fuori dalle liste per le politiche del 2013 dal comitato dei garanti, non ha sfondato al primo turno (40,9 per cento) come aveva invece annunciato e ora dovrà vedersela con Maurizio Dipietro (ex Pd appoggiato anche da pezzi di centrodestra) che dovrà faticare non poco per recuperare dal 24,3%. Scenario diverso invece a Gela, città del presidente della Regione Rosario Crocetta, dove si attende il voto con particolare interesse.
Il candidato di centrosinistra e sindaco uscente Angelo Fasulo si è fermato al 23,7%, mentre lo sfidante del M5S Domenico Messinese ha avuto il 24,2%.
Qui non sono mancate le polemiche per l’appoggio di Ncd ai grillini, anche se i 5 Stelle parlano solo di “endorsement” e non di “alleanza politica” con il partito di Alfano.Un appoggio duramente criticato dal governatore Crocetta.
A Lecco se la vedranno invece Virginio Brivio (centrosinistra) e Alberto Negrini (centrodestra), rispettivamente con il 39,2% e il 26,5%.
Anche a Rovigo centrosinistra in vantaggio, con la candidata Nadia Romeo che si è imposta al primo turno con il 24,1%, staccando di poco il leghista Massimo Bergamin (18,8%).
Anche qui i candidati si contendono i voti 5 Stelle tanto che sui giornali locali era arrivata notizia di un accordo sottobanco con il candidato del Carroccio in cambio di un assessorato. La trattativa è stata smentita, ma non l’interessamento.
Ad Arezzo invece Matteo Bracciali del centrosinistra, con il 44,2%, cercherà di imporsi sul candidato del centrodestra, Alessandro Ghinelli, arrivata al 35,9%.
Più facile, almeno sulla carta, il compito per il candidato di centrosinistra a Macerata, Romano Carancini, forte di un 39,9% che gli dovrebbe consentire di superare Deborah Pantana del centrodestra (al primo turno al 18%).
Rimanendo nelle Marche, sarà tutto da vedere l’esito del ballottaggio a Fermo tra Pasquale Zacheo del centrosinistra (24,8%) e il suo avversario delle liste civiche Paolo Calcinaro(22,9%).
A Chieti si affronteranno il sindaco uscente di centrodestra Umberto di Primio (37%) e Luigi Febo del centrosinistra (30,2%), mentre a Trani Amedeo Bottaro (centrosinistra), forte del 47,4%, cercherà di chiudere il cerchio nei confronti di Antonio Florio (centrodestra), che al primo turno non è riuscito a fare meglio del 14,5%.
Nessun favorito a Nuoro, dove il candidato di centrosinistra, Alessandro Bianchi (29,9%), deve vedersela con Andrea Soddu, sostenuto al primo turno da alcune liste civiche, che gli hanno dato il 21,4 per cento dei consensi.
(da “ Il Fatto Quotidiano“)
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