Giugno 13th, 2015 Riccardo Fucile
TROPPO COMODA LA SOLIDARIETA’ A SENSO UNICO, A DESTRA SI DICA UNA COSA ORIGINALE OGNI TANTO… OSPITIAMO 1.181.400 ROMENI, 149.434 MOLDAVI, 97.566 POLACCHI, 54.932 BULGARI, 6.840 UNGHERESI, 5.561 SLOVACCHI E ORA FANNO I RAZZISTI? FUORI DAI COGLIONI
Saremo sintetici, a differenza di chi da una parte cavalca ogni giorno la retorica xenofoba e dall’altra di chi si appella a un’Europa cinica e egoista che accoglie solo chi può sfruttare a basso costo.
L’Italia, Grecia e Malta hanno chiesto da tempo che l’Europa si faccia carico del dramma dei profughi che fuggono da guerre e povertà : si tratta di qualche decina di migliaia di esseri umani che potrebbero essere facilmente assorbiti dai 27 Paesi della Ue, senza alcun sommovimento interno.
A fronte di tale ragionevole proposta si è scatenato l’inferno, tra chi si tira vigliaccamente indietro, chi vuole discutere sulle quote, chi accampa scuse ridicole, chi cambia idea ogni 24 ore.
Basterebbe questo comportamento per chiudere con quest’Europa da Tso per non usare termini più volgari.
In tale letamaio il governo italiano non trova la quadra, dimostrando di non avere argomenti persuasivi e adeguati.
A differenza della becerodestra che sa solo dire stronzate, dopo essere passata dall’affogamento dei profughi ai bombardamenti degli scafisti, dal blocco navale al rischio di scatenare una guerra con la Libia, il nostro suggerimento è un altro.
E ha una sua logica e forza persuasiva.
Chi sono i paesi che ostacolano la ripartizione?
A detta degli osservatori sono molti Paesi dell’Est europeo, oltre alle ondivaghe grandi potenze continentali.
Sono in buona parte le stesse che, grazie alla libera circolazione garantita dalla Ue, ci hanno piazzato quasi due milioni di loro connazionali, spesso senza arte nè parte, talvolta anche criminali.
Cittadini europei che abbiamo accolto con spirito di solidarietà e che ora vivono nel nostro paese.
Qualche cifra aggiornata rende l’idea: Romania 1.181.400, Moldavia 149.434, Polonia 97.566, Bulgaria 54.932, Ungheria 6.840, Bielorussi 8.177, Cecoslovacchi 5.561.
E ora questi stessi Paesi si rifiutano di accogliere mille/duemila profughi arrivati in Italia?
E’ questo il loro modo di concepire la solidarietà ? A senso unico?
E allora lo Stato italiano abbia le palle di prendere la parola a Bruxelles e di intimare: “O fate la vostra parte o da domani fuori dai coglioni i vostri connazionali, così imparate a stare al mondo”.
State certi che i loro governi a quel punto diventerebbero più ragionevoli, piuttosto che ritrovarsi sommersi da loro connazionali di ritorno.
Tranquilli che la forma si trova.
In caso contrario si procede: tanti profughi reali accogliamo, altrettanti “ospiti europei” se ne tornano a casa.
Abbiamo un margine tale che se ne raddrizzano di schiene di governi furbetti.
Altro che stare a pietire, concordare e mediare: di fronte a certi egoismi valgono solo le mazzate.
E la capacità di fare male.
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Giugno 13th, 2015 Riccardo Fucile
“IL GOVERNO DEVE CHIEDERNE CONTO ALLA UE”…. “TUTTE LE REGIONI SI ERANO IMPEGNATE UN ANNO FA A DOTARSI DI HUB DI ACCOGLIENZA, LO HA FATTO SOLO L’EMILIA ROMAGNA, ALTRO CHE ACCUSARE LA POLIZIA DI INEFFICIENZA”
“La Francia sta violando gli accordi di libera circolazione di Schengen. La Germania, e a ruota l’Austria, dovranno aprire nuovamente i confini a partire da lunedì quando è prevista la fine della sospensione di Schengen causa G7. Se non lo faranno, anche i tedeschi saranno inadempienti. E questo dovrà essere denunciato in ambito di commissione Europea”.
I vertici del Dipartimento di pubblica sicurezza non ci stanno più a leggere e sentire dichiarazioni per cui “il sistema dell’accoglienza in Italia è un colabrodo”, che “non c’è un progetto” e il Viminale un luogo di “inetti e inadeguati” (Forza Italia) che non sa gestire i flussi di immigrati.
“Il colabrodo — insiste il Dipartimento contattato da Huffington post — è a livello europeo dove non c’è alcuna strategia comune e condivisa per far fronte ad un’emergenza figlia di guerre, carestie, disperazione”.
E nei confronti del quale la vecchia Europa sa applicare solo la legge dello scarica barile.
Parole dure, quelle del Dipartimento, figlie di esasperazione e delusione che arrivano dopo giorni di alta tensione.
E’ almeno dall’inizio della settimana che il fenomeno dei “transitanti” ha preso forma e corpo intorno alle stazioni delle principali città che sono anche gli snodi da dove i migranti che hanno un progetto migratorio chiaro verso i paesi del nord europa attendono un treno per poter partire.
“Deve essere chiaro una volta per tutte — continua il nostro interlocutore – che queste persone che vediamo ammassate nei dintorni delle stazioni non vogliono essere identificate in Italia perchè sanno benissimo che a quel punto dovranno aspettare nel nostro paese l’iter della richiesta dell’asilo (accordo di Dublino, ndr) ”.
Le forze dell’ordine non possono costringere nessuno ad essere identificato.
Ma le partenze verso il nord Europa sono diventate impossibili.
Con la scusa del G7 (a Garmish nello scorso fine settimana) Francia, Germania, Austria hanno bloccato i valichi.
Parigi ha addirittura inviato la gendarmerie alla frontiera di Ventimiglia. “Sono inadempienti, stanno violando gli accordi di libera circolazione e di questo il governo italiano dovrà chiedere conto a Bruxelles” aggiunge lapidario il Dipartimento di pubblica sicurezza
Al Viminale si tiene aggiornata la mappa dei transitanti: almeno 500 bloccati in Friuli; più o meno altrettanti a Milano; circa duecento le presenze a Ventimiglia. Altri cinquecento a Roma, sparsi intorno alla stazione Tiburtina. Si tratta di numeri in difetto.
Questure e prefetture stanno attrezzando in queste ore centri di accoglienza mobili. Il sottosegretario Domenico Manzione denuncia a sua volta il fatto che “le regioni non hanno attrezzato gli hub che si erano impegnate a realizzare già un anno fa quando fu firmato il Piano nazionale di accoglienza”.
Se ogni regione avesse il suo, sarebbe quello il luogo dove ricoverare oggi i transitanti, coloro per cui l’Italia è solo un luogo di passaggio. Solo l’Emilia Romagna ne ha uno. Milano sta provvedendo in queste ore. Per togliere gli immigrati dai piazzali della stazione centrale.
L’Italia deve passare all’attacco sul fronte immigrazione. . Non solo denunciare “l’inadempienza dei paesi europei che senza l’ok di Bruxelles hanno nei fatti chiuso le frontiere e sospeso il trattato di Schengen” ma soprattutto “pretendere subito gli accordi di riammissione”.
La fonte del Dipartimento lo dice in modo esplicito: “Francia e Inghilterra devono farsi carico di fare accordi con le loro ex colonie e rimpatriare gli immigrati che non hanno diritto all’asilo”.
(da “Huffingtonpost“)
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Giugno 13th, 2015 Riccardo Fucile
IL TUTTO PER OTTENERE GLI SGRAVI FISCALI PROMESSI DAL GOVERNO
La Cgil, che ha segnalato i primi casi, li chiama “i furbetti del Jobs act”.
Aziende che propongono ai propri dipendenti, anche a tempo indeterminato, di licenziarsi per essere assunti a tempo determinato per un po’ di settimane da un’altra azienda che lavora negli stessi cantieri, e tornare poi al tempo indeterminato d’origine, reso però a questo punto più interessante dagli sgravi fiscali assicurati dal Governo con la Legge di Stabilità , che valgono 8mila euro all’anno per tre anni.
“Vere distorsioni che a nostro avviso dovrebbero essere considerate come vere e proprie truffe ai danni dell’erario”, denuncia la Cgil dell’Emilia-Romagna, che segnalerà i casi di cui è a conoscenza all’Inps e alla Direzione territoriale del lavoro, per invitarli a intervenire.
“Ma stiamo valutando anche una denuncia per truffa”, spiega Antonio Mattioli, del sindacato.
Il meccanismo, secondo la Cgil emiliana, sarebbe questo: le aziende, che nei casi specifici sono di Piacenza e Reggio Emilia e si occupano di logistica e facchinaggio, propongono ai lavoratori di licenziarsi, magari con un piccolo incentivo, per poi essere riassunti il giorno successivo da una nuova azienda, che lavora negli stessi cantieri e svolge le stesse attività .
In questo caso però l’assunzione è con un contratto a termine di sei mesi – il termine minimo per assicurarsi gli sgravi – con l’impegno che al termine dei sei mesi verranno tutti assunti a tempo indeterminato.
“Trascorso quel periodo le aziende, di solito tutte nuove — denuncia la Cgil — avranno ripulito i lavoratori e chiederanno di accedere ai famosi sgravi fiscali, senza aver creato alcuna nuova occupazione”.
I primi casi che verranno segnalati dal sindacato agli enti competenti, continua Mattioli, sono quelli del Consorzio Albatros di Piacenza e di Movimoda a Reggio Emilia, attiva nel facchinaggio nel comparto tessile.
Quest’ultima, per mettere in pratica il meccanismo, ha costituito la società MMOperations srl. “Tutto ciò sta accadendo con la benedizione del nostro solerte presidente del Consiglio e del ministro del Lavoro, vista l’enfasi con la quale stanno incensando il Jobs Act”, attacca la Cgil.
Del caso si è occupato anche Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria. “Il Jobs act non dovrebbe essere utilizzato in questo modo — ha detto intervenendo a un incontro a Ravenna —. Ho sempre pensato che dovrebbe andare nella direzione di contratti a tempo indeterminato con tutta una serie di flessibilità . Mi auguro che sia questo il punto di arrivo”.
Marco Bettazzi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 13th, 2015 Riccardo Fucile
“LA VERA EMERGENZA IN ITALIA E’ LA CORRUZIONE”
“Chiudiamo i campi rom con il cervello non con le ruspe”, così il consigliere capitolino dei radicali Riccardo Magi presenta le due delibere di iniziativa popolare per riformare il sistema dell’accoglienza a Roma.
La raccolta firme per proporle in Campidogolio sarà attiva già dal pomeriggio. “Spendiamo 25 milioni di euro per non integrare i Rom, 3 mila euro a famiglia per campi e centri d’accoglienza fatiscenti, criminalità politica e organizzata hanno creato lo status quo, serve una risposta seria, un percorso di integrazione attraverso bonus casa e lavoro”, spiega Magi.
“I Rom a Roma sono 1200 su una popolazione di 3 milioni di persone, un peso irrilevante rispetto ad altre città europee, è il nostro sistema ad essere inefficiente: proponiamo un monitoraggio, non più grandi strutture ma piccoli centri per effettuare un maggiore controllo”, aggiunge.
”Poco o niente di questo fiume di denaro pubblico finisce nelle tasche dei Rom, il senso comune dice “si specula sui rom”? Eliminare i rom? Non accogliere più i profughi? Soluzioni da un minuto di gloria, ma questo è un fenomeno strutturale non un’emergenza, è il peso della corruzione che va eliminato”, dice Emma Bonino.
“In Europa ci prendono per isterici, le cifre parlano chiaro, i numeri degli arrivi sono identici all’anno scorso, serve un percorso meno popolare e difficile di integrazione democratica”
Irene Buscemi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 13th, 2015 Riccardo Fucile
PADRI E MADRI COCCOLANO I FIGLI SORPRESI CON COCAINA E COLTELLO E SE LA PRENDONO COI CARABINIERI DI SALO’: “SIETE TROPPI RIGIDI, ROVINARE UN GIOVANE PER COSI’ POCO”
Si sa, «ogni scarrafone è bello a mamma soja» e i ragazzi italiani sono tutto fuorchè emancipati, ma che i genitori se la prendano con i Carabinieri perchè fermino i figli con le tasche piene di marijuana e cocaina è decisamente troppo anche per la più orgogliosa delle mamme.
«Non avete altro da fare che prendervela con mio figlio per uno spinello? Rovinare un giovanissimo per così poco…», hanno detto alcuni premurosi genitori ai militari che li avevano chiamati per riportare a casa i loro pargoli dopo un controllo andato a segno in un locale di Moniga del Garda.
La scena: nuvoloni di fumo di cannabis, musica a tutto volume e risse tra giovanissimi. «Non una novità , il locale è noto per fatti simili», secondo i carabinieri.
Le luci si accendono, i cinofili entrano in azione e nel fuggi fuggi generale i più scaltri di disfano della droga che tengono in tasca.
In sei non scampano ai controlli.
«Documenti prego».
In tasca hanno 30 grammi tra marijuana e cocaina, a uno di loro viene pure trovato un coltello a serramanico.
Strano modo per divertirsi. I carabinieri chiamano i genitori, non si aspettano certo un ringraziamento ma accade l’inverosimile.
Padri e madri, prontamente accorsi in pigiama per riportare a casa i figlioli dopo una notte di divertimento interrotta dai controlli, si prodigano a coccolarli (e rincuorarli) accusando i carabinieri: «Non avete altro da fare?», «Ma dai, nemmeno avesse un chilo», «Rovinare un giovane per così poco», «Siete troppo rigidi», «Ve la prendete per uno spinello».
Dopo la difesa, è scappato pure il bacino italico della buonanotte.
Vittorio Cerdelli
(da “il Corriere della Sera”)
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Giugno 13th, 2015 Riccardo Fucile
I MEDICI: “BASTA ALLARMISMI SULLA SCABBIA, SI CURA FACILMENTE, NESSUN ITALIANO E’ MAI STATO CONTAGIATO”
Un ragazzo eritreo arriva al presidio sanitario. Indossa una tunica bianca, l’ha appena ricevuta da uno dei tanti volontari che distribuiscono abiti puliti ai migranti arrivati in Stazione Centrale di Milano.
Si gratta, ha gli occhi stanchi. Il medico lo visita, la diagnosi è veloce e uguale a quella di altri: scabbia. Il giovane si sveste e gli viene spalmata una pomata su tutto il corpo. Dovrà tenerla per 8 ore poi lavarsi e indossare vestiti puliti. Così dovrebbe guarire. Gli viene lasciato un foglio con le indicazioni per la terapia. Dovrà mostrarlo ai volontari di uno dei centri di accoglienza dove, probabilmente, trascorrerà la notte.
I casi di scabbia tra i migranti arrivati a Milano ci sono, “ma non meritano alcuna psicosi o allarmismo”, come puntualizza Giorgio Ciconali, direttore dell’Ufficio di igiene della Asl.
“La scabbia tra i migranti del Corno d’Africa ha avuto una crescita esponenziale negli ultimi mesi. Siamo arrivati a 600 casi dimostrati, ma sono tutti di importazione. La malattia è stata contratta prima o durante il viaggio per arrivare qui —spiega Ciconali-. Non esistono casi di contagio tra chi ha avuto contatti con i migranti. La scabbia è una malattia fastidiosa ma non grave e, soprattutto, non si trasmette facilmente. Per evitare il contagio basta seguire pochi e semplici norme igieniche, come indossare guanti di lattice e lavarsi spesso le mani con i comuni disinfettanti”.
La conferma della non gravità della malattia è arrivata anche dal Ministero della Salute. “Non si tratta di un’epidemia, ma di una patologia dermatologica banale per la quale esiste una terapia a basso costo —ha detto il direttore generale Ranieri Guerra-. Nel 2015 i casi di scabbia rilevati dai medici di confine negli sbarchi degli immigrati, sono circa il 10%: 4.700 casi di scabbia su 46 mila individui in arrivo nei porti italiani”.
Tra i ragazzi in coda per una visita al presidio di Milano ce ne sono alcuni visibilmente provati. Qualcuno si tiene la testa fra le mani, qualcun altro quasi piange.
Per tre ore al giorno al presidio della Stazione c’è anche un pediatra. Oggi però sono arrivati solo tre bambini. “Stanno meglio degli adulti-spiega il dottor Ciconali- e questo è un bene”. Un mamma porta a visitare il suo bellissimo figlio di due anni che sorride a tutti e vuole giocare a palla con i volontari.
“È solo un po’ di febbre”, la tranquillizza la pediatra “con un viaggio come quello che avete fatto è normale”.
A fare da interprete tra la donna e il medico c’è Amalia, una ragazza eritrea nata e cresciuta in Italia.
È arrivata in stazione da sola, su iniziativa spontanea, perchè ha letto che è molto difficile trovare chi parla il tigrino. “Non faccio parte di nessuna associazione. Voglio solo aiutare il mio popolo”. Amalia corre da una parte all’altra. Accompagna chi non si sente bene al presidio, scandisce sintomi e terapie tra medici e pazienti.
La scabbia non ha fermato la macchina di solidarietà dei milanesi, e non solo.
Il flusso di persone che porta aiuti in stazione è continuo. Signore borghesi, studenti universitari, pensionati, mamme con bambini che all’ora di pranzo si presentano con due enormi pentole piene di pasta.
“La reazione delle persone è straordinaria —commenta Amina volontaria e interprete di origini tunisine- ci sta arrivando di tutto: cibo, vestiti (preziosi soprattutto per gestire al meglio la cura dei casi di malattie della pelle), giocattoli per i bambini”.
Tra gli ormai oltre 500 volontari e addetti che gestiscono l’emergenza migranti a Milano sembra che nessuno abbia avuto paura per la scabbia. “Rispettiamo le norme igieniche-spiega Giorgio- indossiamo i guanti e evitiamo di abbracciare i bambini o di avere contatti prolungati pelle a pelle, ma la scabbia non si prende sfiorandosi. Per me il rischio è davvero basso”.
Luca e Silvia, sono due ragazzi romani a Milano per Expo. Sono venuti in stazione apposta per dare una mano.
“Servono medicine?”, chiedono. “Noi per fortuna siamo a posto —risponde uno dei medici- meglio dare gli aiuti direttamente ai centri di accoglienza. Nei prossimi giorni ne avranno bisogno. Servono vestiti, magari sali minerali per combattere la disidratazione e creme per lenire le ustioni”.
Intanto Luisa, un’elegante signora che da mesi dà un mano in stazione, sta servendo pane e Nutella a decine di eritrei che si sono messi in coda.
Le si rompe un guanto di lattice, lo sfila, lo butta a terra. “Tanto la scabbia non si prende mica con il pensiero”.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 13th, 2015 Riccardo Fucile
IL VIAGGIO DI UN RAGAZZO SUDANESE DAL CONFINE A NIZZA… “IN DARFUR GLI EUROPEI CI AIUTAVANO, ORA CHE SIAMO QUA CI SCACCIANO”
“Questa non è l’Europa di cui ho sentito parlare. Qui non ho incontrato le stesse persone che venivano in Africa ad aiutarci”.
Mohamed, cittadino sudanese di vent’anni, non si capacita dell’accoglienza riservatagli dal nostro paese e dalla Francia che, per fermare l’esodo di migranti verso Parigi, ha deciso di sospendere il Trattato di Schengen ripristinando i controlli alla frontiera con l’Italia.
Sta viaggiando sul treno Ventimiglia-Nizza ed è un fiume in piena: “Sono qui da tre giorni e ho già provato a passare più volte, ma a Menton-Garavan la polizia francese ci prende e ci rimanda indietro”.
Mohamed viene dal Darfur, regione occidentale del Sudan teatro dal 2003 di una feroce guerra civile.
“Gli europei facevano tutto per noi — ricorda — Ci sfamavano, vestivano e curavano. Quello che non riesco a capire è perchè, ora che siamo qui, a questa gente non piacciamo più”.
Inutile spiegargli le strumentalizzazioni sul fenomeno migratorio e l’ostilità di una certa politica nei confronti dei clandestini. Tanto vale augurarsi che i Crs, i reparti antisommossa francesi messi dall’Eliseo a presidiare le redivive frontiere, non lo trovino.
In modo che possa raggiungere la meta dopo venti giorni e 8mila chilometri di viaggio.
Mentre Mohamed sfreccia in ferrovia verso Menton, la stazione di Ventimiglia e il vicino parco sono dei campi profughi a cielo aperto.
Di fianco agli anziani che giocano a bocce sotto il fresco degli alberi bivaccano sull’erba decine di africani fra un tentativo e l’altro di raggiungere la Francia.
Il racconto è sempre lo stesso.
“La polizia ci prende, ci identifica, ci carica su dei furgoni e ci riporta al confine con l’Italia. Da lì sono quattro ore a piedi per tornare in paese”, spiega Amjad, sudanese anche lui: “Questo giardino è la mia nuova casa, vivo qui, mangio quello che trovo e i vestiti li lavo in mare. Ma prima o poi ce la farò a passare”.
L’ultimo tentativo, il più costoso, è il viaggio in macchina. Sì, perchè la serrata francese ha fatto fiorire l’economia dei passeur, gli ex spalloni che al posto della merce di contrabbando, ora commerciano in esseri umani.
Li si vede arrivare alle prime luci della sera, quando i controlli in frontiera si allentano, e offrono viaggi nel bagagliaio delle proprie auto fino a Nizza per 50 euro. “Sono principalmente nordafricani con passaporto francese — racconta Amjad — Ma se avessi avuto quel denaro, 50 euro per Nizza e 120 di treno per Parigi, sarei rimasto a casa mia. Con quei soldi in Sudan una famiglia mangia per mesi”.
Nell’androne dello scalo la situazione non cambia: gruppi di migranti col naso all’insù per controllore sui tabelloni l’orario del prossimo treno.
Il tutto nella totale indifferenza della polizia di frontiera che, vista la situazione, non fa neanche finta di controllarli lasciando il compito ai colleghi francesi qualche decina di chilometri più in là .
“Io non faccio più biglietti agli extracomunitari”, attacca il direttore dell’agenzia Avast che però subito dopo precisa: “Mica per razzismo, solo perchè buttano via dei soldi, dato che la Francia ce li rimanda indietro e io non posso rimborsare tutti i titoli di viaggio”.
Ma sui controlli d’Oltralpe i poliziotti italiani hanno più di un dubbio.
“Se li bloccassero davvero qui avremmo 100mila clandestini — rivela un agente del Centro di Cooperazione e di Dogana a patto di rimanere anonimo — E’ un dispositivo messo in piedi per tenere calmo l’elettorato francese, ma prima o poi, in treno, in macchina o a piedi, gli immigrati passano tutti”.
Nel frattempo Mohamed, seduto sul convoglio e con la testa piena di pensieri, vede passare dai finestrini Latte, Mortola e Grimaldi, ultimo borgo italiano.
Si alza improvvisamente e si chiude nel gabinetto. Dopo pochi minuti il treno è a Menton-Garavan e, non appena si aprono le porte, negli scompartimenti salgono una decina di agenti: fuori dalla stazione i furgoni hanno già il motore acceso per riaccompagnare gli immigrati al confine.
I poliziotti chiedono i documenti a tutti, turisti compresi, e fanno scendere una decina di africani, ma non notano che il bagno del vagone quattro è occupato, così Mohamed riesce a passare.
Roquebrune, Montecarlo, Beaulieu sur Mer. Le stazioni scorrono veloci e nel giro di 40 minuti il sudanese è a Nizza.
In stazione fa conoscenza con Therese Maffeis dell’Associazione per la democrazia che, dopo le presentazioni, si mette a scherzare: “Visto che in Costa Azzurra non votiamo tutti Marine Le Pen?”.
Mohamed non capisce, ma la simpatia della volontaria è contagiosa, così comincia finalmente a rilassarsi e a raccontare il suo viaggio: “Sono partito dal Cairo e dopo nove giorni in mare una nave mi ha salvato sbarcandomi a Crotone. Dopo tre notti in un centro mi hanno detto che potevo andare via. Impronte digitali? No, non me le hanno prese”.
Therese annuisce: “Nessuno in Italia le prende perchè altrimenti dovrebbe accoglierli invece che mandarli qui”.
Poi sorridente si rivolge di nuovo a Mohamed: “Benvenuto in Francia ragazzo”
Cosimo Caridi e Lorenzo Galeazzi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 13th, 2015 Riccardo Fucile
GIGLIO MAGICO ATTENZIONE, L’ESERCIZIO DEL POTERE INGRIGISCE
Giglio Magico, avete un problema. Il vostro Renzi sta diventando un primo ministro come gli altri.
Ieri si trovava all’Expo per un incontro Italia-America Latina. Ma il Matteo di un anno fa avrebbe liquidato rapidamente la questione Morales per precipitarsi in ospedale dal ferroviere che, in un altro incontro Italia-America Latina appena avvenuto su un treno milanese, si era visto affettare il braccio sinistro da un machete.
Poi Renzi è andato a un convegno istituzionale, mentre il fu Matteo si sarebbe precipitato alla stazione per rendersi conto di persona dell’emergenza del momento, i migranti che bivaccano sui binari di mezza Italia nella speranza di raggiungere un’Europa che ha chiuso loro le porte e sputato in faccia al governo italiano.
Avrebbe coordinato i soccorsi, quel Matteo, magari alzato un po’ di polvere con dichiarazioni roboanti.
Ma avrebbe comunicato ai cittadini la presenza fisica dello Stato, di uno Stato giovane, energico e impegnato ad affrontare i problemi in modo anticonformista.
Così avrebbe oscurato le parole d’ordine dell’antistato leghista, incarnato da quel Maroni che, da quando è finito nel tritacarne per l’assunzione delle sue amiche, ha dismesso i panni del burocrate invisibile per trasformarsi in un Salvini senza felpa che vuole mandare l’esercito a sparare sui treni.
Giglio Magico, attenzione: l’esercizio del potere ingrigisce, spolpa e fa perdere di vista l’essenziale.
Chi ha plebiscitato il vostro Renzi alle primarie e dato il 40% dei voti europei al Pd lo ha fatto per avere Matteo.
Se avesse voluto un leader imbalsamato si sarebbe tenuto Letta, che era più competente.
Massimo Gramellini
(da “la Stampa“)
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Giugno 13th, 2015 Riccardo Fucile
RIPESCATA LA SANATORIA BERLUSCONIANA DEL 2003… I COMUNI DOVREBBERO RIESAMINARE 30.000 DOMANDE DI CONDONO
«Abusivi! In cabina elettorale ricordatevi di noi!» Un appello così spudorato no, non si son sognati di farlo. Ci mancherebbe.
Ma il messaggio della giunta Crocetta col ripescaggio della sanatoria berlusconiana del 2003, quella che l’allora segretario Pietro Fassino bollò come «il peggior condono mai visto a fini elettoralistici», è chiarissimo.
Tanto più che è stato lanciato poche ore prima dei ballottaggi per le Comunali siciliane.
Dice ora il governatore, che si era presentato come portatore di una stagione di rinnovamento, che lui non sapeva, che le malizie sulla coincidenza con le elezioni sono immotivate, che ha fatto tutto l’assessore Maurizio Croce, che in fondo si tratta d’un passaggio tecnico perchè come spiega la circolare la scelta «è legata alla necessità di non soccombere davanti ai contenziosi».
Vari abusivi che avevano costruito in aree soggette a vincolo «non assoluto» di inedificabilità , come quelle a rischio idrogeologico o sottoposte a tutela paesaggistica, avevano infatti già vinto ricorsi al Consiglio di Giustizia Amministrativa, che nell’isola ha il ruolo del Consiglio di Stato.
Il tutto perchè in quel lontano 2003 il parlamentino regionale dominato dalla destra recepì solo i termini di presentazione delle domande della sanatoria nazionale e non la norma nel suo insieme: temeva fosse di manica più stretta rispetto a quella locale.
Una «dimenticanza» che spalancò la porta alle richieste di condono anche per abusi altrimenti impossibili da condonare.
Richieste rimaste per anni sospese nel vuoto. Col risultato che ora, come ieri denunciavano in coro gli ambientalisti, da Legambiente alla Federazione dei verdi, da Italia Nostra ai grillini, i comuni sarebbero costretti a riesaminare trentamiladomande. Una follia.
La giunta Crocetta (anche se si dovrebbe parlare di «giunte» dato che il governatore è rimasto lo stesso ma di assessori ne ha cambiati trentatrè!) ci aveva in realtà già provato, tra mille polemiche, a recuperare il condono berlusconiano, con una circolare dell’allora assessore Mariella Lo Bello.
Circolare poi revocata esattamente un anno fa, tra gli applausi degli stessi ambientalisti e perfino dei grillini, dalla nuova responsabile del Territorio Maria Rita Sgarlata, lei stessa successivamente scaricata per la famosa «piscina abusiva» che poi si sarebbe rivelata, standoalle inchieste, una forzatura un po’ «bufalesca».
Il deputato regionale del Pd Anthony Barbagallo, che si presenta come «il volto nuovo della politica siciliana» (andiamo bene…), esulta per lo sblocco del condono. Consentirà , dice,«il rilascio della concessione edilizia in sanatoria in tutte le zone sottoposte a vincolo di inedificabilità relativa, con un duplice vantaggio: da un lato si consente ai cittadini di regolarizzare la loro posizione, dall’altro si consente all’erario di incassare quanto dovuto a titolo di risarcimento».
Il tutto a poche ore, come dicevamo, dai ballottaggi in zone diciamo così «sensibili».
«Fra le zone più colpite dell’abusivismo», scriveva ieri Emanuele Lauria sulle pagine locali di Repubblica, c’è ad esempio l’area fra Milazzo e Barcellona dove «i duelli elettorali coinvolgono anche il Pdr, ovvero il partito di Croce», cioè l’assessore che ha firmato la circolare.
Non solo: «fra le zone a più alto tasso di violazioni urbanistiche c’è Gela, la città di Crocetta, dove il candidato del Pd, Angelo Fasulo, si gioca la partita con il grillino Domenico Messinese».
Cosa sia Gela lo spiega Giorgio Galli nel libro «Petrolio e Complotto italiano» scritto due anni dopo il condono berlusconiano: «è stata a lungo il regno della mafia» ed è «la capitale italiana del mattone selvaggio: su 77 mila abitanti, 17 mila sono le richieste di sanatoria e l’80% della periferia è fuori legge».
Di più: il recupero da parte del centrosinistra isolano della vecchia sanatoria berlusconiana arriva a ridosso (coincidenza bis…) della sfida del procuratore Ignazio Fonzo agli amministratori agrigentini («mandate le ruspe o procedo per omissione di atti d’ufficio») che da decenni non eseguono gli abbattimenti decisi da sentenze definitive di circa 600 edifici abusivi nell’area di tutela accanto alla Valle dei Templi.
Al di là del fatto che l’erario non ha mai incassato «quanto dovuto a titolo di risarcimento», perchè come ha dimostrato lo studioso Paolo Berdini sommando tutti i condoni edilizi «per incassare in totale poco più di 15 miliardi di euro d’oggi, lo Stato ha dovuto spenderne poi in oneri d’urbanizzazione 45», cioè il triplo, vale la pena di ricordare quale è la situazione isolana.
Spiega un dossier Legambiente che la Sicilia, con 63.089 case abusive costruite dal 1994 al 2003, cioè tra il primo e il secondo condono berlusconiano, copre da sola un sesto dell’intero panorama (362.676)dell’edilizia illegale italiana esplosa in quel decennio.
Spiega ancora che un’abitazione su tre «non è occupata e quindi rientra tra le cosiddette “seconde case”» che si potrebbero abbattere senza lacrime di senzatetto.
Eppure sapete quante ne hanno abbattute, negli anni?
Lo 0,3% di quelle colpite dall’ordine di demolizione. Lo zero virgola tre.
Dice tutto, del resto, il risultato della «sanatoria delle sanatorie» varata da Totò Cuffaro. L’autocertificazione offerta ai 400 mila siciliani colpevoli di abusi edilizi, i quali dopo aver pagato la 1 ª rata del condono per fermare le inchieste e le ruspe avevano lasciato per anni ammuffire le pratiche nella certezza che nessuno li avrebbe disturbati, fu accolta così: 1,1%di adesioni a Palermo, 0,37% a Messina, 0,037% a Catania…
Gian Antonio Stella
(da “il Corriere della Sera”)
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