Giugno 16th, 2015 Riccardo Fucile
QUANDO ERA MINISTRO DEGLI INTERNI AVALLO’ TAGLI PER OLTRE 2 MILIARDI AL COMPARTO SICUREZZA E ORA HA ANCORA IL CORAGGIO DI PARLARE… ECCO I DOCUMENTI DI DENUNCIA DI ALLORA
Era il 10 dicmbre 2010.
Sui bollettini dei vari sindacati di polizia si poteva leggere quanto segue.
“I Sindacati di Polizia hanno protestato ieri in tutta Italia (ed anche ad Arcore all’esterno della residenza del Premier) contro i tagli alla sicurezza.Nelle ultime finanziarie i tagli sono stati di oltre due miliardi di euro e siamo al collasso. Oltre alla mancanza di personale dobbiamo anche fare i conti con il blocco degli stipendi. Vuol dire che se sono necessari straordinari per far fronte alla mancanza di personale, questi non vengono pagati. Il parco veicolare da tempo non viene rinnovato, le macchine spesso non sono in condizione con il risultato che i pattugliamenti vengono svolti a piedi. Abbiamo serie problematiche legate al controllo del territorio. Solo in Lombardia, c’è un ammanco di 1.300 persone.”
Nel documento unitario si snocciolavano i dati:
“Nella polizia postale manca l’80% del personale, nella stradale il 45%, un altro 45% alla Polfer”.
Maroni oggi alza la voce chiedendo a polizia e militari di sorvegliare maggiormente le stazioni e perfino di sparare se necessario.
Ma quand’era ministro dell’Interno non mostrò lo stesso impeto per evitare ingenti tagli di risorse alle forze dell’ordine e in particolare alla polizia ferroviaria.
Oggi si parla di eliminare 15 treni perchè non si è in grado di garantirne la sicurezza.
Siamo l’unico Stato civile in cui invece di assicurare la presenza della polizia ferroviaria sui convogli a rischio preferiamo tagliare le corse, roba da farci ridere dietro da mezza Europa.
E il capocomico fa il presidente della regione Lombardia: lui è abituato a far assumere le segretarie, non gli agenti.
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Giugno 16th, 2015 Riccardo Fucile
ARGENTERIA E BOLLETTE CON SOLDI PUBBLICI: DUE CONDANNE…SONO 90 ANCORA GLI INDAGATI
Le condanne sono arrivate insieme a metà mattina.
Si chiudono così due dei processi nell’ambito della maxi inchiesta sui fondi ai gruppi nel Consiglio regionale della Sardegna, l’accusa per tutti è di peculato aggravato.
Per Silvestro Ladu, ex di Fortza Paris — e già senatore del Pdl, sei anni di reclusione, per Beniamino Scarpa, ex onorevole Psd’Az ed ex sindaco di Porto Torres, quattro anni e sei mesi. Oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Così i giudici del Tribunale di Cagliari hanno accolto — quasi in modo totale — le richieste del pm Marco Cocco che, primo in Italia, nel 2009, ha aperto il filone di indagine che riguarda due distinte legislature e che coinvolge a vario titolo circa 90 consiglieri.
L’impianto vale per tutti: i soldi per i fondi ai gruppi, da utilizzare esclusivamente per le spese istituzionali, sarebbero stati impiegati altrimenti, per scopi personali. L’elenco è vario: dai tradizionali pranzi (elettorali e pure matrimoniali) alle notti in albergo e ai viaggi fino all’argenteria, ai libri antichi, alle penne Mont Blanc.
E ancora bollette, auto, carrozzeria, stipendi di colf e finti convegni.
Una montagna di attività spesso non tracciata per cui mancano appunto le cosiddette pezze giustificative, scontrini e fatture, il vero snodo da cui è partita l’indagine con la testimonianza chiave di una funzionaria, Ornella Piredda.
I soldi e la condanna della Corte di conti
Per Ladu non è valsa la richiesta di assoluzione della difesa portata avanti anche da Piero Longo — uno dei legali storici di Berlusconi — insieme a Mariano Delogu.
All’ex senatore si contestano spese non lecite per 274mila euro: soldi spesi tra il 2004 e il 2009, anni in cui è stato capogruppo del Misto.
Il politico, oltretutto, è già destinatario di una precedente condanna della Corte dei conti che ha intimato la restituzione di una cifra vicina a 250mila euro e ricostruito i movimenti effettuati — secondo i magistrati contabili — in contanti, assegni e carte di credito.
Ed è proprio attorno alle tesserine magnetiche che il consigliere avrebbe basato una delle sue spiegazioni: la carta personale e quella legata al conto del gruppo politico erano vicine nel portafoglio e lui le avrebbe semplicemente confuse.
“Peccato — ha detto stamattina il pm Cocco — che il 100 per 100 degli errori fossero tutti nella stessa direzione”, una statistica che non ha evidentemente convinto.
I soldi sono stati spesi in benzina, non solo del rappresentante politico, per il meccanico e per i sensori dell’auto.
E poi valigie, vestiti, telefono.
E ancora nel 2004 il famoso ricevimento elettorale, di festeggiamento per l’elezione, meglio noto in Sardegna come “spuntino” con i soldi del gruppo per acquistare le pecore e il vitello.
Ma a posteriori, con un piccolo accorgimento di date e al di là dei tempi tecnici, perchè il gruppo non era ancora stato costituito.
Cifra contestata inferiore per l’ex sardista Beniamino Scarpa (poi Pd): circa 116mila euro, spesi quando apparteneva al Misto.
C’è l’Audi — 30mila euro — destinata al suo staff ma in uso alla moglie, anche lei una collaboratrice della prima ora con cui è convolato a nozze nel 2008. In piena legislatura.
E attorno a questa figura si è arrotata anche l’ultima tesi difensiva secondo cui i 2.500 euro devoluti dal Gruppo al singolo consigliere — con il metodo paghetta con cui venivano distribuiti i soldi — servivano proprio per il suo stipendio.
Per entrambi, Ladu e Scarpa, le motivazioni della sentenza della prima sezione Penale del tribunale di Cagliari saranno depositate tra 90 giorni, scontato il ricorso in appello.
Le condanne di oggi arrivano dopo quella di Adriano Salis (ex Idv) — arrivata col rito abbreviato — a un anno e otto mesi, e il patteggiamento di Sisinnio Piras (ex consigliere Pdl).
Due le assoluzioni finora: Renato Lai (ex Pdl) e il socialista Peppino Balia: la richiesta, con un colpo di scena, è stata avanzata dallo stesso pm perchè il loro comportamento si è distinto, nettamente, da quello degli altri imputati.
Monia Melis
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 16th, 2015 Riccardo Fucile
“LE PAURE DERIVANO DALLE LACERAZIONI DELL’EUROPA”… “UN’EUROPA SENZA SOLIDARIETA’ NON HA PIU SENSO”
«L’emergenza immigrazione rivela tutte le nostre debolezze e paure».
Per l’antropologo Marc Augè, quello che accade in questi giorni tra il Mediterraneo e l’Europa è il sintomo di una società in difficoltà , senza più progetti e convinzioni forti.
«Le tensioni provocate dall’arrivo dei migranti rivelano soprattutto il malessere acuto dei nostri paesi», spiega lo studioso francese autore di diversi saggi, tra cui Le nuove paure (Bollati Boringhieri) e L’antropologo e il mondo globale (Raffaello Cortina). «Di conseguenza, la politica interna interferisce con un problema d’ordine planetario che bisognerebbe affrontare globalmente con la cooperazione di tutti. Naturalmente sarebbe meglio risolvere la questione alla fonte, nei paesi da cui partono i migranti, solo che non ne siamo capaci. Anche perchè per troppo tempo abbiamo lasciato deteriorare una situazione le cui conseguenze esplodono oggi, producendo problemi che non possono essere affrontati con misure improvvisate ».
Cosa bisognerebbe fare?
«Ci vorrebbe una politica europea forte e coraggiosa, ma l’assenza e l’immobilità dell’Europa è evidente. Da qualche tempo, le divisioni e le paure lacerano il continente, tanto che alcuni vorrebbero perfino reintrodurre le frontiere interne. Invece, se si rinunciasse alle reazioni emotive, si potrebbe cercare di valutare i problemi razionalmente e ipotizzare innanzitutto alcune soluzioni immediate d’ordine umanitario per garantire l’accoglienza e la protezione dei migranti. Queste soluzioni a breve avrebbero però senso solo se contemporaneamente si cercassero anche soluzioni di lungo periodo. Ad esempio immaginando una grande iniziativa collettiva, una sorta di piano Marshall dell’immigrazione. A un problema d’ordine planetario occorre rispondere con una politica globale di cui i paesi più ricchi d’Europa dovrebbero farsi promotori».
Per far questo ci vorrebbe un’Europa più sicura di sè…
«Invece l’Europa si scopre debole, divisa e incerta di fronte a un problema che in termini numerici non è certo insormontabile, se solo ci fosse la volontà politica. Ma un’Europa senza solidarietà è un’Europa che non ha più senso. Certo, tutto ciò ha un costo, che deve essere stimato. L’Europa unita è ancora essere sufficientemente forte per provarci. Se però non è in grado, allora accetti la propria sconfitta e lasci intervenire l’Onu».
Oggi compassione e solidarietà sono spesso considerate un sintomo di ingenuità e debolezza…
«Sì, ed è disdicevole. Per paesi che si richiamano ai diritti dell’uomo, la solidarietà dovrebbe essere normale, senza dimenticare che è anche vantaggiosa, visto che una parte non indifferente del nostro Pil è prodotto dagli immigrati».
Perchè i migranti suscitano ancora tanta paura nell’opinione pubblica?
«Prima di tutto perchè sono l’esempio vivente dello sradicamento. Hanno lasciato il loro luogo d’origine e ciò, per noi che viviamo nel culto delle radici, è una sorta di sacrilegio. Come tutti i nomadi, ci costringono a rimettere in discussione l’idea che un uomo sia legato per sempre alle proprie radici, ricordandoci che un giorno anche noi potremmo trovarci sradicati. Questa paura dello sradicamento è particolarmente sentita nel mondo globalizzato di oggi. Da qui le reazione identitarie di coloro che s’identificano ossessivamente a un luogo, tanto da volerlo preservare a tutti i costi dall’arrivo degli altri».
I migranti sono l’immagine di una vulnerabilità che un giorno potrebbe essere la nostra?
«Certamente. E la presenza pubblica della loro miseria ci terrorizza, perchè la crisi la rende una possibilità concreta anche per noi. Nella loro immagine si rispecchiano le nostre paure, rivelando tutto il paradosso di una mondializzazione che lascia circolare le merci, il denaro e le informazione, ma non le persone».
Cosa pensa delle eventuali missioni militari contro i trafficanti?
«Le reti di trafficanti devono essere combattute vigorosamente, ma la risposta non può essere solo militare. Occorre creare condizioni per viaggi più sicuri, mettendo a disposizione delle navi e magari organizzando dall’altra parte del Mediterraneo l’accoglienza dei migranti e la raccolta delle domande d’asilo politico. Occorre trovare soluzioni nuove all’altezza della fase di transizione in cui ci troviamo, tra la fine del vecchio mondo e la nascita di un mondo nuovo, quello dell’umanità planetaria. Di fronte a questa vasta e dolorosa transizione, gli individui si sentono soli, senza strumenti e senza protezione. Cercano quindi un capro espiatorio cui attribuire le colpe di tali situazione, aiutati da demagoghi, populisti e xenofobi di ogni tipo che provano a sfruttano le loro paure. Di fronte a questa situazione, i politici dovrebbe assumersi le loro responsabilità , invece di correre dietro l’opinione pubblica».
Fabio Gambaro
(da “La Repubblica”)
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Giugno 16th, 2015 Riccardo Fucile
LE PROPOSTE UE SONO RIDICOLE, TERMINI COME “VINCOLANTI MA CONCORDATI” SONO CONDIZIONI CHE PENALIZZANO SOLO L’ITALIA
Si è tenuto oggi a Lussemburgo il vertice dei ministri degli Interni europei per dirimere la vicenda “ripartizione dei profughi”.
Al di là dei convenevoli e della parole sconsiderate di Alfano che vuol far intendere che la quote saranno obbligatorie e vincolanti, dalle parole dei rappresentanti di Germania e Francia emerge un’altra realtà .
Intanto il problema è urgente e la Ue di fatto rinvia tutto all’autunno.
In secondo luogo per accogliere una quota ridotta di profughi (diciamo 20.000) pretende che l’Italia crei degli “‘hotspot’ (più comprensibilmente: campi profughi) gestiti dall’Ue per distinguere i cosiddetti migranti economici da coloro che hanno i requisiti per richiedere lo status di rifugiato.
Salvo poi non prendersi in percentuale neanche tutti i profughi, ma solo il 10-15% e in tempi biblici.
Ma nessuno dice questi hotspot dove dovrebbero sorgere, quanti sarebbero e in che tempi.
Ma soprattutto: con quale efficacia?
Il rischio è il ripetersi di una situazione esplosiva come quella che si verificò a Manduria, in Puglia, nella primavera del 2011, quando in fretta e furia venne costruita una tendopoli-centro accoglienza per far fronte al flusso di migranti per lo più tunisini. In centinaia si diedero alla fuga per le campagne pugliesi.
Quelle immagini restano il simbolo del fallimento delle politiche di confinamento.
Mentre nel 2014 su 170.000 arrivi, ne sono rimasti solo 60.000, con il sistema richiesto ce ne troveremmo 150.000 bloccati in Italia.
E chi non ha diritto allo status andrebbe rimpatriato a spese di chi?
Anche perchè l’anno scorso siamo riusciti a rimpatriarne solo 15.000, in quanto vi sono Paesi che non accettano il rimpatrio se non sulla base di accordi commerciali che dovrebbe prendere l’Europa e non l’Italia da sola.
Queste politiche di confinamento avrebbero senso se durassero una settimana al massimo, avessimo strutture adeguate, l’accoglienza o il rimpatrio avvenisse in automatico e le operazioni fossero adeguatamente finanziate.
Altrimenti la proposta Ue è il solito alibi con cui l’Europa pensa di scaricare l’accoglienza sul nostro Paese.
A quel punto tanto vale che l’Italia faccia da sola e nessuno venga più a parlarci di Europa.
Con questa Europa di egoisti e vigliacchi, la tradizione sociale e culturale italiana non ha più nulla a che fare.
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Giugno 16th, 2015 Riccardo Fucile
A MARZO RENZI AVEVA GARANTITO: “FAREMO IN TEMPO”… NON GLI E BASTATA LA LEZIONE DELLE REGIONALI: ORA IL PD(R) LA PAGHERA’ ANCORA PIU’ CARA
“Con tremila emendamenti in commissione i 100mila insegnanti non si assumono entro l’anno, sta nei fatti. Se ci sono gli emendamenti, se sono tutti contrari, sembra che sia io l’unico che vuole assumerli. Ma se tutto il mondo della scuola è in rivolta bisognerà discutere, e le assunzioni si faranno per l’anno prossimo”.
Matteo Renzi, ospite a Porta a Porta, fa retromarcia rispetto alle promesse e alle rassicurazioni fatte in questi mesi e scarica la responsabilità dello slittamento al 2016 sulle proposte di modifica delle opposizioni al ddl.
Che, peraltro, come la minoranza Pd, chiedono di separare il cammino della riforma La Buona Scuola da quello delle assunzioni dei precari.
Quindi non c’entra un bel nulla.
Oggi, però, alla vigilia della prima prova dell’esame di maturità , arriva l’indecoroso dietrofront.
E parla anche di ultimatum sulla riforma dell’Istruzione: “Faccio tesoro del suggerimento di Lula — ha detto -: se sei convinto di aver ragione ma hai l’opinione pubblica contro fai una conferenza nazionale, racconti la tua proposta, ascolti le critiche e poi decidi. A inizio luglio faccio una conferenza sulla scuola, sento tutti, dai sindacati alle famiglie per un giorno e dopo si decide” (come pare a lui, come sempre)
Sullo slittamento delle assunzioni interviene per primo Sinistra Ecologia Libertà e il suo coordinatore nazionale Nicola Fratoianni ricorda a Renzi di avere avanzato “decine di volte lo stralcio della parte relativa alla stabilizzazione dei docenti precari, dicendo che avremmo votato anche noi subito un decreto per la loro assunzione”.
E chiede al presidente del Consiglio di “non prendere in giro gli insegnanti e gli italiani abusando della Tv” e di non provare “neanche a buttare la responsabilità dell’incapacità del governo sulle opposizioni e sul Parlamento“.
La senatrice Sel Alessia Petraglia parla inoltre di “ricatto”, perchè “i tremila emendamenti non costituiscono un’ostruzione”.
Secondo la parlamentare “la verità è che il governo non ha trovato le coperture per le assunzioni“.
A settembre, continua, “verranno presi solo 50mila docenti per sostituire quelli che andranno in pensione. E’ da tempo che chiediamo di accelerare le assunzioni e prendere più tempo per discutere gli altri punti della riforma. Il voto sul ddl doveva partire oggi e invece è saltato tutto. Che vergogna”.
E sulla separazione tra la riforma e le assunzioni dei precari insiste anche la minoranza Pd che, come le opposizioni, chiede lo stralcio dell’articolo 10 e il rinvio a un decreto ‘ad hoc’. L’ipotesi del rinvio — probabilmente a settembre 2016 — potrebbe concretizzarsi in mancanza di un accordo all’interno dei dem, soprattutto sul tema dei poteri dei dirigenti scolastici. Durante la riunione di oggi tra i membri Pd della commissione Istruzione e la relatrice, Francesca Puglisi, i due senatori della minoranza Walter Tocci e Corradino Mineo sono tornati a chiedere lo stralcio dell’articolo.
Stessa linea anche per il Movimento 5 Stelle, dove la senatrice Manuela Serra ribadisce: “Alla Camera abbiamo chiesto subito uno stralcio sulle assunzioni, che abbiamo riproposto al Senato. Un modo per garantire il posto a tutti gli insegnanti nelle graduatorie a esaurimento già dal prossimo anno scolastico. Ma il governo non ha mai preso sul serio l’ipotesi. Nella legge di stabilità è stato previsto un miliardo di euro in più proprio per il piano assunzioni, eRenzi fa finta di niente? Un premier non puà³ fare quello che gli pare”.
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Giugno 16th, 2015 Riccardo Fucile
L’UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO RENDE UFFICIALI I RIMBORSI: DA 319 A 816 EURO, MA AVREBBERO AVUTO DIRITTO A 3.008 E 4.157 EURO… E AGLI ALTRI UN BEL NULLA
Il decreto del Governo che applica la sentenza della Corte costituzionale sul blocco della perequazione sulle pensioni prevede “una restituzione assai parziale, meno del 12% del totale, della mancata indicizzazione” ma “concentra le limitate risorse nelle classi di pensionati con redditi più bassi”.
Lo scrive l’Ufficio parlamentare di bilancio nel documento sulla “rivalutazione delle pensioni dopo il decreto legge 65/2015: effetti redistributivi sulla finanza pubblica” spiegando che ai pensionati con redditi tra tre e quattro volte il minimo (tra i 1.500 e i 2.000 euro al mese) andrà il 67,5% delle risorse stanziate dal Governo (2,8 miliardi di euro lordi nel complesso, 2,2 al netto del fisco).
Chi ha redditi da pensioni superiori a sei volte il minimo (oltre 3.000 euro al mese) non avrà alcun rimborso.
Complessivamente, rispetto a quanto sarebbe spettato in caso di rimborso integrale, la cifra restituita è minima, come mostra il grafico pubblicato dall’Upb nel suo documento.
I rimborsi da 319 a 820. euro.
In termini di importi, le cifre che saranno restituite ai pensionati vanno da 816,4 euro per le fasce più basse a 319,8 euro per le fasce più alte.
La restituzione integrale per il triennio 2012-2014 sarebbe rispettivamente di 3.008 euro e 4.157 euro; il provvedimento restituisce quindi tra il 27,1% e il 7,7% della somma complessiva.
“Il tesoretto è svanito” .
Il presidente dell’Upb Giuseppe Pisauro è poi tornato sul tema dell’ormai dimenticato tesoretto, il margine ricavato nelle pieghe dei conti tra le previsioni formulate lo scorso anno e il nuovo quadro macroeconomico delineato nel Def.
Con il decreto del governo, ha detto “è svanito quel margine”.
Non solo Pisauro non ha risparmiato critiche all’utilizzo un po’ spregiudicato di quello che era uno spazio di bilancio virtuale e tutto da confermare nel corso dell’anno. L’Upb – ha detto – è stato tra i più netti nel valutare l’eventuale utilizzo del tesoretto nel consigliare di riconsiderare tutto quando i conti sarebbero stati più stabili”. Bisognava fare attenzione ai “fattori esogeni”, ha spiegato, e la vicenda sulle pensioni oltre tre volte il minimo “è uno di questi”.
(da “Huffingtonpost“)
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Giugno 16th, 2015 Riccardo Fucile
INDAGATO ZANGRILLO, MEDICO DI BERLUSCONI….E’ QUESTO IL MODELLO CHE TOTI VUOLE IMPORTARE IN LIGURIA?
Durante gli interventi “le equipe” destinate alle sale operatorie sulla carta erano “regolarmente costituite”, ma in realtà “chirurghi e/o anestesisti” erano “presenti contestualmente in più sale operatorie”.
È la tesi della Procura di Milano che contesta una truffa da 28 milioni di euro al servizio sanitario nazionale a medici, tra cui Alberto Zangrillo, primario della Terapia intensiva e Rianimazione generale e medico di Silvio Berlusconi, e amministratori dell’ospedale San Raffaele.
Secondo gli investigatori delle Fiamme gialle sui registri figuravano che tutti i ‘requisiti’ di presenza per ottenere i rimborsi drg (Diagnosis Related Groups) erano stati rispettati.
Il pm Giovanni Polizzi, nell’avviso di chiusura delle indagini, contesta presunte irregolarità nei rimborsi percepiti su 4mila interventi chirurgici nell’ex regno di don Luigi Verzè travolto dal crac e morto il 31 dicembre del 2011.
L’inchiesta “Pronto rimborso” ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati 9 persone, tra rappresentanti legali, dirigenti, primari e l’amministratore delegato del gruppo Nicola Bedin.
I reati contestati — a vario titolo sono la truffa aggravata a danno del Servizio Sanitario e falso.
Tra gli indagati figurano Mario Valsecchi, in qualità di amministratore dell’ospedale fino al 2012 (che ha patteggiato 2 anni e 10 mesi nell’ambito del processo sul crac del San Raffaele), Roberts Mazzuconi, in qualità di direttore sanitario.
Poi ancora Ottavio Alfieri, primario e direttore dell’unità operativa di Cardiochirurgia, Piero Zannini, primario e direttore dell’unità operativa di Chirurgia Toracica, Roberto Chiesa, primario e direttore dell’unità operativa di Chirurgia Vascolare, Patrizio Rigatti, primario e direttore dell’unità operativa di Urologia fino al 2012, Francesco Montorsi, primario e direttore dell’unità operativa di Urologia dal novembre 2012. Indagati anche per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti la Fondazione Monte Tabor, nella persona del legale rappresentante Claudio Macchi, e l’ospedale San Raffaele, in persona del legale rappresentante Gabriele Pelissero. I fatti contestati vanno dal 2011 al 2013.
Per gli inquirenti sono state violate le norme di accreditamento che impongono una presenza minima di operatori e anestesisti, nonchè di quelle relative all’impiego di medici specializzandi.
La struttura ospedaliera, questa l’ipotesi, ha autocertificato il mantenimento dei requisiti richiesti per l’accesso al rimborso delle prestazioni sanitarie, ottenendo appunto indebiti rimborsi per oltre 28 milioni di euro.
Nei confronti degli enti che hanno gestito nel tempo la struttura ospedaliera è stata contestata la responsabilità amministrativa secondo la legge 231/2001.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 16th, 2015 Riccardo Fucile
A CALVI RISORTA SCOPERTI FANGHI INDUSTRIALI, SOSTANZE CHIMICHE TOSSICHE, FUSTI DETERIORATI… I PM: “ANALISI PER STABILIRE DANNOSITA'”
Si ritiene che questa possa essere la discarica abusiva più grande d’Europa, ma la procura di S. Maria Capua Vetere, che ha disposto gli scavi, invita alla prudenza: “Il materiale è in fase di campionamento — si legge in una nota — solo all’esito delle analisi si potrà valutare l’effettiva natura dei rifiuti e quindi la loro eventuale potenzialità dannosa“.
Sono ormai molto numerose le buche realizzate dalle ruspe dell’esercito sotto lo sguardo degli uomini della Forestale che coordinano le operazioni per conto della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere; e in ogni buca i rifiuti fuoriescono già a livello della superficie, a conferma delle cifre date ieri dal Comandante Regionale del Corpo Forestale dello Stati, Sergio Costa, che aveva parlato di una discarica sotterranea di circa 25 ettari per un volume di rifiuti sotterrati di due milioni di metri cubi.
“Presto — assicura Costa — saremo in grado di stabilire anche a chi sono stati venduti questi prodotti realizzati all’estero”.
Secondo Costa “nell’area ex Pozzi di Calvi Risorta i rifiuti sono stati tombati secondo un sistema quasi scientifico usato dal clan dei Casalesi”.
“Il nostro è uno spunto investigativo che va approfondito — prosegue — ma abbiamo constatato che qui a Calvi Risorta come in altre zone del Casertano, dove i rifiuti sono stati sotterrati dai Casalesi, sono state usate modalità che rendono il terreno compatto e non franoso, con vari strati di rifiuti e terra che si sovrappongono fino all’ultimo strato superficiale di poche decine di centimetri di terreno in buono stato. Quel che sembra certo è che chi ha eseguito il tombamento dei rifiuti è un soggetto diverso da chi la commissionato”.
L’ufficio inquirente retto da Raffaella Capasso ha poi confermato che nella giornata di ieri sono emersi dagli scavi sacchi riportanti le seguenti scritte: “politilene/riblene”, “pliolite/Good Year chimica Division”, “Basf”, “Eltex”.
Sono stati rinvenuti inoltre altri quattro fusti di cui uno riportante la scritta “Pozzi vernici”.
Sul posto erano presenti anche i vigili del fuoco di Caserta del Nucleo Nbcr che non hanno al momento rinvenuto tracce di sostanze radioattive. Domani arriveranno i tecnici dell’Ingv per ulteriori analisi sul terreno.
Il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha convocato per la giornata di domani al ministero una riunione urgente: presenti il Corpo Forestale dello Stato, il Comando Carabinieri per la Tutela dell’Ambiente e le strutture tecniche del Dicastero.
Galletti ha già incaricato Corpo Forestale e Carabinieri di compiere immediate e dettagliate verifiche sull’inquinamento ambientale delle aree interessate.
Don Patriciello: “Il presidente Mattarella venga qui”
“Questa mattina in una lettera scritta al direttore di Avvenire ho invitato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a venire qui a Calvi Risorta, dove sta emergendo un vero disastro ambientale — dice il parroco antiroghi di Caivano (Napoli), don Maurizio Patriciello -. Già qualche mese fa — prosegue il sacerdote icona della battaglia contro il degrado ambientale nella Terra dei Fuochi tra Napoli e Caserta — scrissi una lettera al Capo dello Stato in cui lo invitato a venire nelle nostre terre per stare vicino alla gente e vedere di persone questo scempio. Ora spero che dopo la scoperta di questa bomba ecologica possa accettare l’invito e venire a Calvi”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 16th, 2015 Riccardo Fucile
70 EURO AI PASSEUR O LE STRADINE DI MONTAGNA
Alla spicciolata ma costantemente, i profughi bloccati a Ventimiglia riescono a passare il confine della Francia senza essere osservati nè identificati dalla polizia.
Il quotidiano La Stampa svela le modalità che i migranti hanno trovato per raggiungere finalmente il paese d’Oltralpe:
Molti si incamminano a piedi, a notte fonda, verso l’ex frontiera di San Ghetto, tra Olivetta San Michele e Sospel, sulla statatle del Colle di Tenda, e li vedi camminare in silenzio lungo il ciglio della strada.
Altri saltano sui vagoni diretti a Marsiglia allo scalo merci.
Altri riprendono il treno e si dirigono verso nord, in Piemonte.
C’è chi, pagando una guida, si avventura sul sentiero della morte sopra i paesi di Mortola e di Grimaldi.
Ma basta pagare 70 euro ai passeur per provare un’altra strada, ancora più illegale:
Nabir è algerino. Avvicina i migranti e si fa capire: “Io vi posso aiutare”.
I suoi due amici sono l’uno tunisino, l’altro marocchino.
Anche loro indossano camicie verdi, quasi fosse un codice per riconoscersi.
Abitano oltreconfine, in regola con i permessi di soggiorno.
Dall’altra parte della strada, all’angolo del viale che scende verso il mare, c’è un italiano (…).
Le auto dei passeur si muovono in coppia. Davanti una Renault bianca, anonima, Dietro una station wagon o un furgoncino.
Il primo tentativo è alla frontiera della seconda cornice, quella di Ponte San Luigi.
Se il conducente della prima auto vede i gendarmi schierati, avvisa i complici che lo seguono e che fanno dietrofront.
Poi si tenta l’autostrada.
(da “Huffingtonpost“)
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