Giugno 15th, 2015 Riccardo Fucile
INTERVISTA ALLA PRESIDENTE LAURA RAVETTO: “IL TESTO VIETA IL RIPRISTINO UNILATERALE DEI CONTROLLI ALLE FRONTIERE”
“La Francia sta violando il trattato sulla libera circolazione delle persone all’interno dell’Europa che vieta di ripristinare unilateralmente i controlli alle frontiere”.
Laura Ravetto (Fi), presidente del Comitato Schengen della Camera, non ha dubbi. “La Francia ha torto – dice – e spero che Renzi, quando incontrerà mercoledì Hollande, il presidente francese, glielo dica”.
Ma i francesi si difendono dicendo che non hanno chiuso le frontiere, a Ventimiglia, ma solo ripristinato i controlli.
“Schengen vieta proprio il ripristino unilaterale dei controlli alle frontiere. La sospensione del Trattato di Schengen è prevista solo in casi di emergenza, quando un afflusso improvviso di cittadini di Paesi terzi in uno Stato membro costituisca problemi di ordine pubblico”.
Con quali modalità ?
“I francesi, per ripristinare i controlli, avrebbero dovuto avvisare la Commissione Europea, avvisare lo Stato confinante, e fornire una motivazione esaustiva. Non mi risulta abbiano fatto nulla di tutto ciò. Tant’è che la Commissione ha aperto una indagine”.
Però Oltralpe sostengono di avere dei motivi di ordine pubblico.
“I francesi vogliono forse dire che il passaggio di siriani e eritrei, richiedenti asilo, che cercano di raggiungere le loro famiglie in giro per l’Europa, costituisce un problema di ordine pubblico? Se la pensano così, lo dicano chiaramente. E se ne assumano la responsabilità di fronte all’Europa e al mondo”.
I francesi si difendono anche sostenendo che è l’Italia che viola il Regolamento di Dublino che impone l’identificazione al momento dello sbarco dei migranti.
“È una motivazione assurda: rispondono a una presunta violazione con una violazione? Ma che modo di comportarsi è?”.
Come interpreta, allora, il comportamento della Francia?
“I francesi dicono di non avere chiuso le frontiere perchè gli italiani possono passare. Passano gli italiani e gli altri no? Questo concetto equivale a dire che dei migranti siamo solo noi italiani a farcene carico”.
Cosa ha deciso il Comitato Schengen che presiede?
“La risoluzione del Comitato, che ha avuto il parere favorevole del governo, prevede che si attui in maniera reale e completa il Trattato di Dublino”.
Può spiegare di che si tratta?
“C’è una clausola all’articolo 17 che consente la deroga all’identificazione durante il primo approdo per motivi umanitari, come ad esempio i ricongiungimenti familiari”.
Ma è una clausola obbligatoria?
“No, ma sarei indignata se gli Stati Europei si rifiutassero di recepirla. Sarebbe la prova che ci vogliono lasciare soli”.
Alberto Custodero
(da “La Repubblica”)
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Giugno 15th, 2015 Riccardo Fucile
ENTRO 5 GIORNI LA DECISIONE DEI GIUDICI SULLA RICHIESTA DI SCARCERAZIONE DEI DIFENSORI
Da 29 giorni è a Opera, carcere di massima sicurezza, perchè le autorità tunisine sostengono abbia dato un contributo alla strage del museo del Bardo in cui morirono anche quattro cittadini italiani.
Oggi Abdel Majid Touil, 22 anni, marocchino, che per la Procura di Milano e gli investigatori della Digos era in Italia nel giorno dell’attentato, davanti ai giudici della V corte d’Appello — che dovrà decidere sull’istanza di scarcerazione presentata dal difensore e sul mandato di arresto emesso dalla Tunisia — ha dichiarato nuovamente di essere “innocente” e ha spiegato di “aver fiducia nella giustizia” e nei magistrati italiani dai quali vuole essere “giudicato”.
Il giovane marocchino, che è arrivato in Italia su un barcone e del cui passaporto era stato denunciato lo smarrimento, continua a chiedere: “Se non ho fatto niente, non devo temere niente, vero?”.
In sostanza ha chiesto di nuovo di non essere estradato in un Paese dove per altro è prevista la pena di morte
L’avvocato Silvia Fiorentino, difensore di Touil, ha spiegato che il ragazzo, in carcere a Opera in una cella di alta sicurezza, appare “provato. Sta subendo una carcerazione pesante e difficile — ha aggiunto — per via del fatto che non parla l’italiano e, dunque, non riesce a comunicare se non con un interprete”.
Secondo il legale il carcere “è una misura esageratamente afflittiva e non c’è pericolo di fuga” e ha chiesto la sostituzione della misura cautelare in obbligo di soggiorno nel comune di Gaggiano, dove Touil abitava con la madre e i fratelli prima dell’arresto, e in subordine gli arresti domiciliari sempre nell’abitazione dei suoi familiari.
“Ritengo — ha detto l’avvocato — che il pericolo di fuga sia insussistente e che le esigenze cautelari siano notevolmente diminuite, in base a quello che abbiamo saputo sulla sua vita”.
Ma è oggi è emerso l’ennesimo fatto sconcertante: al momento da Tunisi non è arrivata alcuna richiesta formale di estradizione e nemmeno, quindi, il fascicolo con le carte dell’accusa.
La richiesta avanzata dall’avvocato si basa anche sul fatto che la famiglia di Touil “è ben radicata a Gaggiano, regolare e ben inserita nel tessuto sociale. In base a tutto ciò credo che una misura meno pesante sia sufficiente”.
Il pg ha dato parere negativo e la corte deciderà entro cinque giorni.
Anche se “scaduti” 40 giorni dall’arresto in assenza di documentazione il giovane dovrà essere liberato.
Dopo aver subito un linciaggio mediatico come “pericoloso terrorista” qualcuno dovrà forse chiedergli scusa.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 15th, 2015 Riccardo Fucile
IL PD CONFERMA I VOTI DEL PRIMO TURNO, MA SUL CANDIDATO IN ALTERNATIVA CONFLUISCONO I VOTI DI TUTTE LE ALTRE MINORANZE
Una batosta. Con una pesante, pesantissima indicazione “nazionale”. Perchè non solo i ballottaggi confermano il trend delle regionali, col Pd che va peggio della Ditta di Bersani.
Ma raccontano anche altro. E cioè che, al secondo turno, i candidati del centrosinistra riportano a votare il loro elettorato, ma hanno scarsa capacità di attrazione.
E in linea di massima si produce una dinamica per cui il Pd, al secondo turno, perde perchè tutte le “opposizioni” confluiscono sul candidato che sfida il Pd.
In chiave nazionale, di Italicum, si intravede una roulette russa col voto grillino che confluisce a destra e col voto di destra che confluisce verso i Cinque stelle, quando l’avversario è il Pd.
Andiamo con ordine, partendo dai dati complessivi.
Nei 13 comuni capoluogo sopra i 13mila si partiva da 7 (governati dal centro-sinistra) a 6 (governati dal centrodestra).
Finisce col centrosinistra a 4, il centrodestra a 7 e due civiche che vincono a Fermo e Nuoro. Dei 7 però il centrosinistra riesce a “riconfermarne” solo due (Lecco e Macerata).
Riconquista Mantova e Trani. Ma perde Venezia, Arezzo, Fermo e Nuoro.
Federico Fornaro, senatore del Pd, viene considerato un “Celso Ghini”, il mitico uomo dei numeri del Pci, dei tempi moderni.
All’Huffington Post consegna la sua prima analisi del voto, attraverso i dati del primo turno.
In questi 13 comuni il Pd, che aveva ottenuto il 23 per cento di media nella precedente tornata amministrativa, passa al 19,1. Di fatto perde un elettore su 4. Mentre i candidati passano dal 41,4 al 36.
Va un po’ meglio nei comuni sopra i 15mila, ma non capoluoghi.
Qui la sinistra-sinistra aveva 4 sindaci, ora ne ha 2, il centrosinistra ne aveva 26 e rimane a 26 anche se soltanto 12 sono riconfermati.
Il centrodestra passa da 33 a 25. Il centro da tre a uno. Le civiche da 6 a 15.
E i grillini, dove vanno al ballottaggio, vincono sempre. Cinque vittorie a cinque stelle.
A Gela, città del presidente della Regione Rosario Crocetta il sindaco uscente del Pd Angelo Fasulo è stato travolto dal candidato dei Cinque Stelle Domenico Messinese, che ha preso il 64,5 per cento.
Ad Augusta la candidata grillina Cettina di Pietro ha vinto contro un cartello di liste civiche.. Vittoria dei Cinque Stelle anche nei comuni di Venaria Reale (Torino), Porto Torres (Sassari) e Quarto (Napoli), primo comune conquistato in Campania da Beppe Grillo.
A Quarto ha vinto contro le civiche, mentre a Venaria Reale contro il Pd.
Il candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, Roberto Falcone, al primo turno aveva ottenuto il 17,3, al secondo si è infatti imposto con il 69,1 per cento.
Ed è proprio in questi dati la “chiave” politica del voto, pensando all’Italicum, la legge elettorale per le politiche che prevede il ballottaggio.
Se i cinque Stelle vanno al ballottaggio, vincono.
Il che significa che sul candidato grillino confluiscono tutti i voti delle opposizioni al Pd.
Ma anche quando vince il centrodestra si produce la stessa dinamica.
Il Pd non solo restringe i suoi confini elettorali (andando peggio delle Ditta) ma al secondo turno conferma i voti del primo. È percepito come un partito di “sistema” e contro si uniscono nell’elettorato tutte le opposizioni al Pd.
Ecco i numeri di Venezia.
Al primo turno Casson prende 46.298 voti (38,01 per cento), Luigi Brugnano, sostenuto da Forza Italia e civiche prende 34.790 voti (28,56) mentre il candidato della Lega Gian Angelo Bellatti 14.482 (11,89) e il grillino Davide Scano 15.348 (12,60).
Al secondo turno Casson, di fatto, conferma il risultato del primo con un lieve incremento (47.838), mentre Brugnano raccoglie bene 54.405 voti.
Dunque ha una forte capacità espansiva: anche sommati tutti i voti del candidato leghista va oltre.
È la stessa dinamica che si produce ad Arezzo.
Matteo Bracciali, il pupillo di Maria Elena Boschi, al primo turno prende 18.919 voti (44,21), Alessandro Ghinelli, candidato di tutto il centrodestra — Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega — ne raccoglie 15.393 (35,98). Mentre Massimo Ricci, candidato dei Cinque Stelle 3.879 (9,06).
Al secondo turno confluiscono tutti i voti delle opposizioni al Pd su Ghinelli che arriva a 18.651. Mentre il candidato del Pd ha addirittura una lieve flessione rispetto al primo turno 18.043.
Comparando i dati del primo e del secondo turno, il trend è confermato ovunque.
Negli 11 comuni dove si è andati al ballottaggio il centrosinistra va al ballottaggio in tutti e 11 e prende esattamente gli stessi voti: un totale di 145.385 al primo, 145.358 al secondo.
Soltanto in tre casi prende più voti al secondo, a Lecco e Mantova (dove vince), e Chieti (dove perde).
A Venezia, come visto, aumentano di poco.
Il centrodestra va al ballottaggio in 8 comuni e passa dai 93.018 voti del primo turno ai 130.515. Una bella cifra. Aumenta di 37.497 voti.
Considerando la storica disaffezione degli elettori del centrodestra, poco inclini ad andare al votare al ballottaggio, è un chiaro segnale di confluenza delle opposizioni .
Altro dato: il Pd va contro le liste civiche in tre casi e perde a Nuoro e Fermo mentre vince a trani.
A Fermo la civica raddoppia da 4.255 a 10.067 e a Nuoro passa da 4.219 a 10.482 (raddoppia e qualcosa di più).
Secondo Fornaro il segnale è da allarme rosso: “Nella prospettiva dell’Italicum, le notizie che arrivano dal ballottaggio sono tutto fuorchè rassicuranti per il Pd. Il Pd pare non avere capacità attrattiva. Centrodestra e civiche invece catalizzano i consensi di chi sta all’opposizione del Pd. è devastante”.
E qui finiscono i numeri. E si apre il dibattito.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 15th, 2015 Riccardo Fucile
CINQUESTELLE VINCONO A GELA E AUGUSTA
L’imbattibile e ex impresentabile Vladimiro Crisafulli battuto nella sua Enna, dove diceva di poter vincere anche con il sorteggio.
E quel vizietto non se l’era tolto nemmeno questa volta: “Mi preparo per questo secondo turno non preventivato — aveva detto l’ex senatore dopo il primo turno — e, visto il risultato delle mie liste, sarà un ballottaggio semplice e avremo anche il premio di maggioranza”.
Niente: è stato battuto dal suo rivale “storico”, Maurizio Dipietro, ex Pd espulso dal partito, che ha raccolto il 51,8 per cento dei voti.
E che il Partito democratico non sta tanto bene nemmeno in Sicilia lo conferma anche il risultato di Gela, la città governata per quasi 10 anni dall’attuale presidente della Regione Rosario Crocetta, dove ha vinto il candidato il Movimento Cinque Stelle Domenico Messinese che ha battuto con il 65% il sindaco uscente democratico Angelo Fasulo (35).
I grillini vincono anche ad Augusta (in provincia di Siracusa) con Maria Concetta Di Pietro che doveva vedersela con Domenico Paci (sostenuto da liste civiche).
Al primo turno il M5s aveva conquistato il piccolo municipio di Pietraperzia (sempre in provincia di Enna), mentre nei ballottaggi di domenica 14 la fascia tricolore è andata ai candidati grillini di Venaria Reale (in provincia di Torino), Porto Torres (Sassari) e Quarto di Napoli.
“Cinque ballottaggi, 5 vittorie per i cittadini — scrive Luigi Di Maio su facebook — Il Movimento 5 Stelle ha appena conquistato Augusta e Gela in Sicilia. Ironia della sorte, Rosario Crocetta, Governatore della Sicilia e cittadino di Gela, ha un nuovo sindaco, Domenico Messinese del Movimento 5 Stelle. E questo è solo l’inizio”.
Il presidente Crocetta dice di non avere i dati definitivi “ma una cosa è certa: la democrazia si rispetta, a prescindere dal colore politico del sindaco. Io collaborerò con tutti per il bene della Sicilia e delle città . Rispetterò i risultati elettorali”.
Tra gli altri Comuni al voto a Barcellona Pozzo di Gotto vince Roberto Materia (sostenuto da una coalizione di centrodestra), a Licata Angelo Cambiano (centrodestra). Marsala va al Pd con Alberto Di Girolamo così come Graziano Calanna a Bronte (Catania).
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 15th, 2015 Riccardo Fucile
NELLA CITTA’ NATALE DELLA BOSCHI LA SINISTRA EXTRA DEM NON VOTA IL RENZIANO
È successo tutto quello che non ti aspetti nella città toscana, è successo che al primo turno Matteo Bracciali il trentunenne candidato renzianissimo si è visto trascinare al ballottaggio dal suo competitor Alessandro Ghinelli alla guida di una coalizione composta dalla sua lista civica e poi dalla Lega, Fratelli d’Italia, e Forza Italia. L’ingegnere aretino è riuscito nell’impresa di riunire tutto il centrodestra, impresa che in tanti oggi vorrebbero poter replicare.
E chissà che non voglia esportare il brand vincente. Già assessore fino a nove anni fa in un governo di centrodestra conclusosi bruscamente a seguito di un’inchiesta giudiziaria sulla svendita di varianti urbanistiche, che non lo toccò assolutamente, ma che aprì la strada al nipotissimo, quel Giuseppe Fanfani del Pd che ha governato Arezzo fino allo scorso anno quando supportato dalla spinta renziana e dal ministro Boschi in prima linea, si accomodò al Csm.
Tirava una bella aria in quel periodo, il renzismo era al suo apice ed Arezzo ne era uno dei migliori interpreti.
Alle elezioni europee del 2014, nella cittadina toscana, il Pd aveva toccato quota 55, una vetta bulgara che avrà fatto pensare al ministro Boschi e al Pd romano che conta: ”andiamo pure alle elezioni anticipate, tanto qui si vince comunque”.
E invece a Bracciali, leopoldino della prima ora, è toccato sorbirsi la peggiore delle brevi stagioni renziane: la vittoria monca nelle regioni, l’impopolare riforma della scuola, il conflitto di trincea con il sindacato. Tanto che Matteo Renzi ad Arezzo non si è visto proprio, tanto che alla fine qualcuno ha pensato che in fondo era meglio che non venisse proprio.
E poi il ballottaggio. Bracciali ci arriva 8 punti sopra con 3mila e passa voti in più, ma con un avversario che nel frattempo aveva resuscitato, rinvigorito tutte le anime del centrodestra cittadino, di una città che poi alla fine all’illuminazione renziana non ci ha mai creduto convintamente.
Arezzo, la città dell’oro, abituata ai fasti del secolo scorso ed ora investita da un crisi che nelle proporzioni è anche meno devastante di quella che ha coinvolto tutto il paese, ma che nei fatti ha generato un sentimento di sfiducia ed insicurezza.
Un senso di decadimento. È stato un testa a testa, sezione per sezione, ma alla fine Ghinelli ce l’ha fatta con il 50,8 recuperando 8 punti in 15 giorni e prendendo 2mila voti in più rispetto al primo turno.
Una rivoluzione in salsa perugina, perchè tutto sommato lo spettro della città umbra aleggiava anche da queste parti.
Il giovane trentenne non ha sfondato, non ha convinto, il fascino rottamatore si è sciolto come neve al sole e per paura di osare è finito per essere il secondo di due. Vittima anche di quella sinistra che ha corso fuori dal Pd e che prima si è adoperata in una scissione interna candidando due sindaci alternativi e poi non ha dato nessuna indicazione a favore del candidato del Pd.
Pensare che quei voti della sinistra extra dem sarebbero bastati ed avanzati a Bracciali. E poi la solita mina vagante del movimento 5 stelle che aveva raggiunto l’8 al primo turno e che ha deciso di non dare indicazioni.
Ed ecco che questa mattina Matteo Renzi si è svegliato con un fortino in meno, con un suo fedele della prima ora azzoppato a soli trent’anni e con la coscienza che il partito liquido va come una schioppettata sulle autostrade nazionali, ma quando imbocchi le provinciali son dolori.
Si fora nemmeno le ruote fossero di cartone.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 15th, 2015 Riccardo Fucile
SIBILLA, DI RITORNO DAL BILDERBERG, NE COMBINA UN’ALTRA… IRONIA SU TWITTER
L’entusiasmo a volte gioca brutti scherzi.
Forte del successo del Movimento 5 Stelle ai ballottaggi delle elezioni comunali (i grillini portano a casa cinque comuni su cinque), il deputato Carlo Sibilia, responsabile Scuola e Università per il Movimento di Beppe Grillo, è inciampato in un errore da matita blu.
La sua collega M5S Giulia Di Vita festeggia su twitter: “Primo sindaco 5 stelle in Campania! Benvenuti anche a voi! Congratulazioni a Rosa e M5S di Quarto! Che emozione!”, esulta.
Sibilia, di ritorno da Telfs-Buchen, in Austria dove si è recato per manifestare contro la riunione del gruppo Bilderberg, ha allora risposto alla parlamentare grillina: “Vai Rosaaaaaaaa! Viva Quarto! Da quello in Liguria sbarcarono i mille.Sarà profetico?”
Peccato che i Mille sbarcarono a Marsala e non a Quarto: “Da Quarto partirono i mille, non sbarcarono…Sbarcarono a Marsala, in Sicilia. Se si cita si faccia bene…”, fa puntualmente notare un utente.
(da “Huffingtonpost“)
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Giugno 15th, 2015 Riccardo Fucile
RENZI PAGA SCANDALI, PROMESSE MANCATE E RIFORMA DELLA SCUOLA… A DESTRA VINCONO LA COPPA DEL NONNO CON UNA SQUADRA DI BOLLITI… E FANNO FESTA, SENZA CAPIRE CHE SONO COME I TACCHINI A NATALE
Se si esaminano i risultati delle ultime elezioni regionali, con il corollario degli esiti delle comunali di ieri, emerge un primo dato: non esiste omogeneità , ma solo qualche piccola tendenza.
Oggi chi nel centrodestra esulta per i successi a Venezia ed Arezzo dovrebbe piangere per aver perso Mantova e Lecco.
Chi nel centrosinistra ha festeggiato la vittoria in Campania, si lagna della sconfitta in Liguria.
Chi come la Lega ha raggiunto alle regionali il 16% ha però preso una sonora batosta al Sud.
I Cinquestelle hanno conquistato tre cittadine su circa ottanta, non certo un gran risultato.
Pro e contro, insomma. con un unico dato rilevante: il calo dei votanti e il relativo cedimento del Pd renziano.
In pratica una forma di disobbedienza civile: l’elettore di sinistra non va votare per protesta.
Anche perchè il Pd di Renzi di sinistra ha poco e nulla e non si comprende perchè uno di sinistra dovrebbe votarlo.
Come rilevato da Diamanti nella sua ultima ricerca, tutti perdono milionate di voti, anche a destra, dove ormai sono oltre 5 milioni gli elettori di destra che non vanno a votare per l’attuale offerta politica di destra (o presunta tale).
Ormai non vince chi va avanti, ma chi non va troppo indietro.
E Renzi è riuscito ad allontare più elettori di quanti vi siano riusciti Berlusconi e Salvini.
Fa sorridere vedere in questi giorni personaggi della “destra zombie” esultare per aver conquistato non la Champion ma al massimo la coppa del nonno.
Pazienza vendersi idee e anima per un posto da assessore, ma un minimo di decoro non guasterebbe.
Anche perchè senza idee non si riconquista il 50% di elettorato di centrodestra scazzato che mai voterebbe per certi figuri da Cayenna.
E senza quelli basta che a sinistra si diano una mossa e qualcuno torni alle urne e addio sogni di gloria e di poltrona.
Salvo che non ci accontenti di qualche seggio in più per il proprio partito, senza l’ambizione di cambiare l’Italia.
E allora potete continuare a gioire e mangiare, rutti compresi.
Buona digestione.
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Giugno 15th, 2015 Riccardo Fucile
ANCHE ALLORA EMERGENZA PROFUGHI A VENTIMIGLIA E SILVIO CONCESSE AI TUNISINI IN FUGA UN PERMESSO DI SOGGIORNO TEMPORANEO CON CUI TRANSITARE IN AREA SCHENGEN…FURONO INUTILI LE PROTESTE DELLA FRANCIA
Matteo Renzi dice di avere una carta segreta da giocare nel caso le risposte europee per condividere l’emergenza immigrazione continuino a essere insufficienti.
E lo scontro diplomatico con la Francia sui migranti bloccati al confine di Ventimiglia non lascia presagire niente di buono.
Per fortuna c’è il famoso piano B che il presidente del consiglio minaccia senza però rivelarne i contenuti.
Così, se il progetto di Jean-Claude Juncker per la ripartizione dei profughi fosse rigettato al prossimo Consiglio europeo, Roma ha già pronta la contromossa.
Quale? Sui giornali è un florilegio di ipotesi: dagli accordi separati con Francia e Germania per l’accoglienza, all’iniziativa per modificare il famigerato regolamento di Dublino, quello che inchioda i migranti a fare richiesta d’asilo nel primo paese di arrivo.
Fino alle misure più muscolari: sospendere il pagamento delle quote italiane all’Ue, come scrive Repubblica.
Eppure il piano B è già stato utilizzato, e con successo, da un illustre predecessore di Renzi a Palazzo Chigi: Silvio Berlusconi che anche lui nel 2011 si trovò a gestire un’emergenza immigrazione sull’orlo di trasformarsi in un problema di ordine pubblico.
Come in questi giorni a Ventimiglia dove, con la chiusura delle frontiere da parte di Parigi, la situazione sta sprofondando nel caos con sempre più migranti accalcati al confine con la Francia.
Nel 2011 l’Italia si trovò da sola a dover affrontare l’esodo dei tunisini in fuga dal proprio paese in seguito alla rivolta contro Zine El-Abidine Ben Ali.
Esattamente come oggi, una volta approdati in Italia i migranti riuscivano a scappare dalle strutture d’accoglienza dirigendosi verso nord nel tentativo di espatriare Oltralpe.
Così in poche settimane la città ligure di frontiera si trasformò in campo profughi a cielo aperto perchè, anche in quell’occasione, l’Eliseo optò per la linea dura bloccando il valico di Menton.
A quel punto il governo italiano, superate le divisioni con gli alleati della Lega Nord, optò per la mossa del cavallo lasciando con un palmo di naso i francesi: un permesso di soggiorno temporaneo.
Con il decreto del presidente del Consiglio dell’8 aprile 2011 si consentiva ai “cittadini nordafricani giunti in Italia fra il primo gennaio ed il 5 aprile”, qualora volessero andare in un altro paese, di richiedere “entro il 16 aprile” il lasciapassare. Quel documento, si legge nel Dpcm, autorizza gli interessati, “titolari di un documento di viaggio, la libera circolazione nei Paesi Ue, conformemente alle previsioni dell’Accordo di Schengen e della normativa comunitaria”.
Inutili le proteste francesi che nonostante avessero provato a porre una serie di paletti puntualmente aggirati dall’Italia si trovarono costretti ad aprire le loro frontiere.
Così dal 17 aprile il confine di Menton cominciò a essere attraversato regolarmente dagli stessi tunisini che fino al giorno prima la polizia d’Oltralpe rispediva a Ventimiglia.
Stupisce oggi che nessuno si ricordi di quel “capolavoro diplomatico”, come venne subito ribattezzato dai giornali vicini al centrodestra.
Nè l’ex premier Berlusconi nè tantomeno l’allora titolare degli Interni Roberto Maroni che oggi sostiene come l’unico piano B praticabile siano “i campi profughi in Libia e lo stop alle partenze”.
Non una parola sui permessi temporanei che Berlusconi lo costrinse a digerire.
C’è da capirlo: se i lasciapassare agli stranieri erano indigesti per la Lega del 2011 guidata allora da Umberto Bossi, rischiano di essere veleno puro per il leghismo lepenista di Matteo Salvini che Bobo rincorre nel tentativo di non scomparire politicamente.
La vittoria dell’Italia sulle resistenze dell’allora capo dell’Eliseo Nicolas Sarkozy fu resa possibile anche grazie alla sponda di quell’Unione europea che oggi Renzi prova a intimorire con il suo piano B.
Un ruolo di primo piano fu quello dell’ex commissario per gli Affari esteri Ue Cecilia Malmstrà¶m che arrivò a adombrare l’impiego della Direttiva 2001 sulla protezione temporanea degli sfollati: regolamento, ancora mai applicato, che obbliga gli stati a cooperare trasferendo l’obbligo della protezione ai rifugiati al secondo paese membro.
Oggi però sulla poltrona di Lady Pesc siede l’italianissima Federica Mogherini, le cui ultime dichiarazioni pubbliche sull’argomento risalgono a maggio e sono del tenore di “ogni stato deve fare la sua parte”.
Lorenzo Galeazzi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 15th, 2015 Riccardo Fucile
“SI CHIAMA PAOLO? VOTATELO”
Deve aver funzionato l’endorsement di Silvio Berlusconi: il nuovo sindaco di Segrate è il candidato di centrosinistra Paolo Micheli.
Se l’esito dei ballottaggi delle elezioni comunali segnano un’altra battuta d’arresto per il Pd, il segretario Matteo Renzi può gioire per la vittoria nel comune milanese. Dovrebbe, però, ringraziare anche il leader di Forza Italia.
Ironia a parte, Paolo Micheli è il candidato del Pd che in una festa organizzata dalla sua lista civica ‘Paolo Micheli-Segrate Nostra’ si ritrovò di fronte un ospite inaspettato che faceva il tifo per lui: era Silvio Berlusconi.
L’ex Cav, la sera del 29 maggio, si è presentato ad una festa in piazza per giovani organizzata dalla lista civica di centrosinistra che corre per le elezioni al Comune di Segrate ed è rimasto là per circa cinque minuti “prima di accorgersi che aveva sbagliato manifestazione e che quella non era la festa della candidata del centrodestra”.
Come ha raccontato lo stesso Micheli, “è accaduto verso le 23: Berlusconi si è messo a parlare con alcuni giovani, ha chiesto loro quale fosse il nome del candidato e poi ha detto ‘allora domenica trovate un’ora per andare a votare Paolo, prima di rendersi conto che era la festa sbagliata”.
Poco dopo, però, sempre stando alla versione di Micheli, “si è reso conto che era la festa sbagliata, anche perchè il candidato del centrodestra è una donna”.
Quella di Micheli è una vittoria sul filo di lana: il centrosinistra ha conquistato il Comune per soli 59 voti: Micheli ha raccolto 6.693 preferenze, mentre la sua avversaria appoggiata dal centrodestra Carla Maria Fraschin si è fermata 6.634.
Una manciata di voti: e se l’endorsement di Berlusconi avesse funzionato?
(da “Huffingtonpost”)
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