Giugno 21st, 2015 Riccardo Fucile
OGNI GIORNO SONO 70.000 I LAVORATORI ITALIANI CHE ATTRAVERSANO LA FRONTIERA
L’Italia lancia un’offensiva europea contro la Svizzera: nel mirino c’è il regime fiscale che, partire dal gennaio 2015, il Canton Ticino applica ai frontalieri.
Secondo quanto risulta a La Stampa, Roma ha chiesto alla Commissione Ue di aprire una procedura d’infrazione nei confronti di Berna, accusata di penalizzare i nostri connazionali che, ogni giorno, attraversano il confine per lavorare.
Questione di tasse, e di un aumento che violerebbe «l’accordo sulla libera circolazione delle persone» nella Confederazione: documento che deve garantire ai cittadini stranieri le stesse condizioni di vita, di occupazione e di lavoro di cui godono gli svizzeri. L’intesa, che risale al 1999, prevede una «protezione contro le discriminazioni fondate sulla nazionalità ».
La misura contestata
E invece, sostiene il governo, la Svizzera discrimina eccome, per lo meno quando si parla di buste paga: da inizio anno il Canton Ticino ha aumentato al 100% il moltiplicatore comunale per le imposte, cioè l’indicatore che i Comuni utilizzano per calcolare l’importo delle trattenute sui redditi dei frontalieri.
Prima dell’aumento, la percentuale variava da Comune a Comune, con un coefficiente medio – applicato ai sensi dell’accordo firmato tra Italia e Confederazione nel 1974 – che ammontava al 78%.
Ora la cifra è schizzata verso l’alto, ovunque: la misura, approvata tra le contestazioni della sinistra, garantisce 20 milioni di franchi (19,1 milioni di euro) di entrate in più all’anno.
Il tutto a spese dei quasi 70 mila italiani che ogni giorno attraversano la frontiera, sfavoriti rispetto ai residenti temporanei.
Il popolo del confine
Il numero dei pendolari, tra l’altro, sembra destinato ad aumentare: gli stipendi, a pochi chilometri dal confine, sono praticamente doppi, le offerte di lavoro in crescita.
Anche se non è una vita facile: ore in macchina, contratti individuali, meno tutele.
E il balzo del moltiplicatore, messo nel mirino da Roma, non è neppure la stangata più temuta.
«Su uno stipendio da 5000 franchi, a fine mese pesa per 120-130 franchi. Pensavamo l’effetto fosse peggiore», dice Antonio Locatelli, presidente del Coordinamento provinciale frontalieri del Verbano Cusio Ossola.
A spaventare di più, spiega, «è la proposta di tassare annualmente il permesso dei frontalieri. Quello sarebbe un vero problema».
L’ennesimo, dopo il referendum «contro l’immigrazione di massa» del febbraio 2014 e le polemiche sugli stipendi seguite al nuovo tasso di cambio.
«La crisi ha colpito anche in Svizzera – racconta Stefano, comasco occupato nel settore agricolo -. Siamo in un’isola felice ma ci sentiamo sempre più accerchiati».
La mossa a Bruxelles
Ora l’Italia è pronta a intervenire, e si rivolge all’Unione Europea, convinta di trovare una sponda: il regime svizzero di imposizione alla fonte a Bruxelles piace poco e, a quanto si apprende, ci sono parecchie possibilità che venga giudicato discriminatorio.
A quel punto a Berna non resterebbe che trattare.
Giuseppe Bottero
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 21st, 2015 Riccardo Fucile
IL DECRETO CHE RIVOLUZIONA IL CATASTO
Addio vecchie A1, A2 o A3, avanti O e S. 
Ci vorrà ancora del tempo, ma la rivoluzione del catasto passa anche per le nuove sigle che andranno a distinguere le categorie immobiliari.
Se prima le case erano distinte in “signorili” (A1), “civili” (A2) ed “economiche” (A3) e così via, ora avremo le abitazioni “ordinarie” (O) – con una catalogazione per vani, metri quadri ma anche piano, ascensore, balconi e quant’altro determina il loro valore commerciale – e le abitazioni “speciali” (S) che sono immobili pubblici e quelli a uso commerciale.
Continueranno ad essere esentasse i luoghi di culto.
Il decreto legislativo destinato a rivoluzionare catasto e tassazione sulle case è sul tavolo del governo, che dopo una girandola di rinvii dovrebbe dare il via libera all’operazione. L’Agenzia delle entrate inizierà così ad esaminare uno a uno gli oltre 60 milioni di immobili assegnando loro valori molto più simili a quelli di mercato, che entreranno poi in vigore nel 2019.
Il decreto, scrive oggi La Stampa, promette che alla fine sarà assicurata l’invarianza di gettito, per cui se ci sarà qualcuno che pagherà di più ci sarà anche qualcuno che pagherà di meno.
Secondo i geometri fiscalisti dell’Agefis per molte abitazioni di periferia o di nuova costruzione classificate oggi come di tipo economico (A3) o civile (A2) alla fine si pagherà meno, visto che spesso si tratta di abitazioni di modesta metratura ma divise in molti vani.
Tremeranno invece i polsi di chi possiede case nei centri storici, ma classificate come popolari o ultrapopolari, o dei proprietari dei rustici trasformati in ville.
La Uil Servizio politiche territoriali stima che i 4,6 milioni di immobili classificati nelle più modeste categorie A4 e A5 potrebbero vedere quadruplicate le proprie rendite catastali.
Per gli altri immobili il valore medio sarebbe di 168 mila euro, il doppio di quello attuale. Non per questo raddoppieranno anche Imu e Tasi, visto che spetterà ai Comuni rimodulare le aliquote e che, come dice il decreto, la revisione «dovrà assicurare la sostanziale invarianza del gettito»
Le stime dei nuovi valori catastali nelle principali città le ha fatte l’Agefis, che ha basato i sui calcoli sulla superficie media di ogni singolo capoluogo. I maggiori aumenti si verificherebbero per le abitazioni di tipo civile, oggi classificate A2, di Milano (+ 310% sia in zona periferica che centrale), Napoli (+223% anche qui in entrambe le due zone), Roma (+ 222% in zona semi centrale e +163% altrove), mentre l’aumento più contenuto sarebbe a Torino (+51% in centro e periferia, solo +24% in zona semi centrale).
Per le abitazioni di tipo economico il boom sarebbe in centro a Milano (+379%), Venezia (+329%) e Napoli (+246%). Lievi aumenti in periferia a Torino (+16%).
In zona semicentrale le rendite salirebbero del 29%, mentre in centro raddoppierebbero.
Se le aliquote Tasi restassero al due per mille con i nuovi valori catastali un appartamento semi centrale di 120 metri quadri a Torino pagherebbe 535 euro contro gli attuali 433.
Ma saranno i sindaci a decidere come rimodulare le aliquote di quella che in futuro si chiamerà Local tax.
Le previsioni si basano sulle decine di pagine fitte di tabelle e algoritmi allegate al decreto, che disegnano in questo modo il catasto che sarà .
Prima di tutto si calcolerà il valore a metro quadro sulla base delle rilevazioni periodiche Omi, l’osservatorio del mercato immobiliare. In assenza di queste si terrà conto dei valori delle compravendite degli ultimi 3-4 anni o dei prezzi d’offerta delle principali agenzie immobiliari.
A questo valore medio si applicheranno algoritmi che devono tener conto di cose come affaccio, piano, ascensore, balconi, doppi servizi e quant’altro determini il maggior valore dell’immobile.
Sul dato finale si applicherà infine una riduzione del 30% ed ecco il nuovo valore catastale.
Destinato a turbare il sonno a più di un proprietario.
(da “La Stampa”)
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