Giugno 29th, 2015 Riccardo Fucile
LA CAMPANIA RIDOTTA A BARZELLETTA NAZIONALE CON UN POPOLO RASSEGNATO AL NULLA
De Luca‬, tramite i suoi avvocati, sulla scorta dell’esito favorele frattanto acquisito da ‪DeMagistis‬ su
analoga vicenda, ha depositato il ricorso ex art. 700 – quindi d’urgenza – contro il provvedimento di sospensione ex lege Severino.
Quasi sicuramente sarà oggetto d’accoglimento.
Sullo specifico punto la Severino è chiaramente incostituzionale (ancorare la decadenza ad una sentenza di condanna di primo grado offende l’impianto complessivo della nostra Carta Fondamentale).
Ciò non toglie che la politica e lo stesso popolo che si è recato alle urne per votarlo, avrebbero dovuto agire diversamente.
La confusione “sulla Severino” e lo stesso disinteresse di tanta gente che non ha nemmeno sentito il bisogno di approfondire l’impianto programmatico di specie, ci hanno regalato una delle pagine più tristi della storia Repubblicana, satura di contraddizioni, arroganze varie e tanta, tantissima superficialità .
L’ordinamento giuridico – che, grazie agli operatori pratici, riesce sempre a risolvere le contraddizioni interne a se stesso – è una cosa; le scelte di “campo” sono altro.
Per i prossimi 5 anni avremo un governo regionale che asseconderà egoismi e visioni programmatiche al ribasso e che non li risolverà certi problemi ma soltanto li rinvierà , frattando sperperando denaro pubblico in alternative ipotesi gestionali.
Comunque sia, ognuno ha quel che semina.
Un centrodestra locale incapace, una sinistra assurda ed un popolo sempre piu’ rassegnato al nulla, hanno consumato un “grande capolavoro anti-politico”.
Forse, soprattutto da ste’ parti, davvero ci vorrebbe un nuovo “Masaniello” e sempre “a condizione” che ci sia la sincera e audace voglia democratica di battersi davvero.
Salvatore Castello
Right BLU – La Destra Liberale
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Giugno 29th, 2015 Riccardo Fucile
IL PREMIER TEME DI RITROVARSI IN CASA UN ASSE ANTI-EURO SALVINI-GRILLO
Il risultato, quale che sia, del referendum greco è destinato a rimescolare nel profondo gli umori della politica italiana e infatti i principali leader, sia pure a distanza, hanno iniziato un personalissimo countdown.
E ognuno di loro – Renzi, Salvini, Grillo, Berlusconi, Vendola – prende parte alla contesa con un sentimento assai più intenso di quel che pare. Tifo vero.
E’ entrato in apnea Matteo Renzi, che si rende conto come una eventuale vittoria in Grecia dell’anomalo fronte anti-europeista (Tsipras-Alba dorata, dunque post-comunisti e post-nazisti) darebbe da noi la stura a umori imprevedibili e comunque farebbe da moltiplicatore per un altro duo anomalo, quello di casa nostra: Salvini-Grillo.
E d’altra parte una vittoria del Sì alla proposta Ue, rassicurante a breve, ridimensionerebbe un fronte del No che, in Grecia come in Italia, mette assieme forze antitetiche ma determinatissime?
In definitiva è tutta la vicenda “Grexit” ad avere conseguenze imponderabili per gli attori politici.
Ecco perchè il loquace presidente del Consiglio italiano per tutta la giornata di ieri è restato defilato sulla questione greca, pur così strategica in queste ore.
Renzi tifa come un “ultrà ” per il sì, legge con soddisfazione i primi sondaggi, giudica negativamente il governo greco, che, a suo avviso, non ha mantenuto tutte le promesse fatte.
E d’altra parte, da quando Tsipras ha vinto le elezioni, sei mesi fa, Renzi si è tenuto puntualmente a distanza.
Pochi giorni dopo la vittoria, il premier greco venne a Roma e in un incontro a quattr’occhi, chiese a Renzi se volesse far parte del gruppo ristretto chiamato a mediare, ma il capo del governo italiano rispose negativamente.
Per evitare di restare invischiato in una trattativa difficile e dall’esito incerto?
Una cosa è certa: negli ultimi mesi il premier italiano ha continuato ad avere sulla vicenda greca un atteggiamento mediano, «politicamente corretto».
Ma ora che siamo al dunque, Renzi intimamente tifa per la sconfitta di Tspiras.
Non può dirlo per non interferire troppo con una vicenda (relativamente) “interna” di un altro Paese e per non guastare i rapporti con l’elettorato sinistrorso di casa nostra. Ma il suo orientamento lo lascia trapelare attraverso una lunga dichiarazione affidata al vicesegretario del Pd Debora Serracchiani che, dopo aver spiegato le «ragioni di carattere storico, economico e geopolitico per le quali la Grecia, non deve andare alla deriva» alla fine preannuncia la linea del governo: «La Bce sta dimostrando di avere un atteggiamento di estrema responsabilità , una responsabilità che, stando ai sondaggi, il popolo greco dimostra di avere in misura maggiore di chi ha vinto le elezioni facendo promesse che sapeva di non poter mantenere».
E tifa per Tsipras chi scommette sullo scardinamento dell’ordine costituito, in Europa, come in Italia. Beppe Grillo lo ha detto chiaramente: «Avevo dei dubbi su Tsipras, invece quell’uomo si sta comportando in maniera straordinaria, portando al popolo greco l’ultima parola».
Grosso modo sta con Tsipras anche Matteo Salvini: «Questa è un’Europa da abbattere. Tsipras fa bene a tenere alta la testa, ma il referendum non lo annunci oggi e si fa tra dieci giorni, o lo fai subito o no. È uno scontro tra due errori».
Salvini simpatizzante ma non troppo perchè Tsipras è sinistrorso e destinato a una sconfitta?
Distinguo che non coinvolgono il berlusconiano Renato Brunetta: «Io tifo Tsipras, con tutte le contraddizioni, però almeno mette sul piatto le contraddizioni di questa Europa di burocrati, a trazione tedesca».
Fabio Martini
(da “La Stampa”)
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Giugno 29th, 2015 Riccardo Fucile
L’ECONOMISTA: “EUROPA IN AGONIA PERCHE’ SONO I CONSERVATORI AD AVERLA DEVASTATA”…” SERVE UNA CONFERENZA PER RISTRUTTURARE I DEBITI INSOSTENIBILI”
L’Europa sta per essere distrutta. Ma non dai greci e dall’ostinazione di Tsipras e Varoufakis, ma dai
“conservatori” del Vecchio Continente, in particolare quelli tedeschi.
E’ un Thomas Piketty furente a dire la sua, in un’intervista alla Zeit che il settimanale tedesco pubblica non a caso con grandissimo rilievo.
Perchè è un j’accuse – quello dell’economista divenuto una star internazionale con il suo “Il capitale del XXI secolo” – che cade come un meteorite in fiamme sulla cronaca greca di questi giorni.
“I conservatori stanno ad un passo dal devastare definitivamente l’idea europea, e lo fanno per colpa di uno spaventoso deficit di memoria storica. In particolare per quello che riguarda i debiti. Proprio la Germania di oggi dovrebbe capire il significato di quello che sta accadendo: dopo la guerra Gran Bretagna, Germania e Francia soffrirono di una situazione debitoria peggiore di quella della Grecia di oggi. La prima lezione che dovremmo trarne è che ci sono molti modi per saldare dei debiti: e non uno solo, come Berlino vorrebbe far intendere ai greci”.
Sul banco degli imputati, non è difficile immaginarlo, soprattutto Angela Merkel e Wolfgang Schaeuble.
“Quando sento i tedeschi dire che sono mossi solo dall’etica e che sono fermamente convinti che i debiti debbano essere pagati, penso: ma questa è una barzelletta! La Germania è esattamente il paese che non ha mai onorato i suoi debiti, nè dopo la prima nè dopo la seconda guerra mondiale”.
Niente a che vedere con “l’accezione comune di ordine e giustizia: perchè se la Germania nel secondo dopoguerra realizzò il boom, fu proprio grazie del fatto che i suoi debiti furono abbattuti, cosa che oggi neghiamo con ferocia ai greci”.
Quello che propone Piketty è chiaro: una grande conferenza europea sul tema dei debiti.
Qualcosa di paragonabile, come dimensione strategica, al Piano Marshall. Ma niente del genere è all’orizzonte, anzi. “La verità è che una ristrutturazione dei debiti è inevitabile in molti paesi europei, non soltanto in Grecia.
E invece abbiamo appena perso inutilmente sei mesi di tempo a causa di trattative tutt’altro che trasparenti con Atene”.
Non solo. A Schaeuble, che sostiene che una eventuale Grexit addirittura favorirebbe una rinnovata compattazione europea, Piketty risponde con uno scenario opposto: se non cambia passo, l’Unione europea affronterà una crisi di fiducia ancora più grave. “Sarà l’inizio di una lenta agonia, nella quale sacrificheremo all’altare di una politica debitoria irrazionale il modello sociale europeo, persino in termini di democrazia e civilizzazione”.
L’ultimo pensiero, e non poteva essere altrimenti, è per la cancellera tedesca Angela Merkel: “Se vuole assicurarsi un posto nella storia, come Kohl con la riunificazione tedesca, deve avere il coraggio di un nuovo inizio. Chi invece oggi insiste nel voler cacciare la Grecia dall’eurozona finirà nella pattumiera della storia”.
Roberto Brunelli
(da “La Repubblica”)
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Giugno 29th, 2015 Riccardo Fucile
“MI APPELLO AI CAPI DI GOVERNO, POSSONO SCONGIURARE IL DISASTRO”
Le trattative con i creditori sulla questione del debito sono fallite, la Grecia è sull’orlo dell’abisso, il primo ministro Alexis Tsipras intende indire un referendum domenica prossima sulla proposta dei creditori
La Bild ha intervistato il ministro greco delle finanze Yanis Varoufakis.
Signor Varoufakis, il suo primo ministro chiama i greci a un referendum su una proposta della Troika dei creditori. Significa che le trattative sono interrotte o terminate?
«Nè l’una, nè l’altra cosa. Il 25 giugno le istituzioni dell’Eurogruppo ci hanno presentato una proposta dettagliata. Il tempo era ormai scaduto. Non abbiamo potuto accettare, ma non abbiamo nemmeno potuto rifiutare di fronte all’importanza della cosa per il futuro della Grecia. Perciò abbiamo deciso di rivolgerci ai cittadini e di chiarire la nostra posizione contraria, lasciando però a loro la scelta. Rimaniamo comunque aperti a nuove proposte delle istituzioni. Se queste nuove proposte dovessero arrivare e noi le ritenessimo significativamente migliori, potremmo sempre cambiare le nostre indicazioni e suggerire agli elettori di approvarle. Quindi, per quanto ci riguarda, siamo ancora disponibili a trattare mentre la gente fa le sue valutazioni»
Da parte vostra arriveranno nuove proposte?
«No, abbiamo già esposto le nostre posizioni. Sono eque e accompagnate da notevoli concessioni. Si basano su un solido programma finanziario legato alla concreta aspettativa di mettere fine alla crisi senza ulteriori versamenti di denaro allo Stato greco. Sta ora alle istituzioni dimostrare buona volontà ».
Il memorandum scade il 30. Se non rispetterete questo termine non riceverete la rata di 7,2 miliardi di euro. E la Banca centrale europea bloccherà l’erogazione dei fondi di emergenza ELA. Cosa succederà allora? Un assalto alle banche? Controlli sui movimenti di capitale? E poi la Grexit?
«Se l’Europa permetterà che accada un simile disastro solo per umiliare il nostro governo e nonostante le caute, moderate, concilianti proposte venute da parte nostra – allora gli europei non potranno non porsi la domanda sollevata dal capo del governo italiano di fronte al clamoroso fallimento sulla questione dei profughi: “È questa l’Europa che vogliamo?”»
Dal suo punto di vista, c’è ancora spazio per un accordo con l’eurogruppo? E cosa si dovrebbe tentare di fare da entrambe le parti?
«Sono un eterno ottimista. L’Europa ha dimostrato di continuo di saper curare le sue ferite e di essere capace di superare i suoi litigi. Si tratta soltanto di far valere quello che ci accomuna. Finora, però, ci è sempre stato detto che è possibile qualsiasi accordo, ma solo se è conforme al memorandum delle istituzioni».
Recentemente ha dichiarato che il contributo decisivo può venire solo dalla cancelliera Merkel. È ancora così?
«Sì, assolutamente. Le istituzioni non hanno alcun mandato per collegare riforme pesanti a una saggia politica di rinegoziazione del debito. I vertici dell’Unione Europea a Bruxelles non sono in grado di adottare iniziative politiche. I capi di governo dell’Unione europea devono agire. E tra loro è la cancelliera Merkel, in quanto rappresentante del Paese più importante, ad avere in mano le chiavi per evitare una fine terribile di questa crisi. Spero che le usi».
Peter Tiede
(da “Bild“- “La Repubblica“)
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Giugno 29th, 2015 Riccardo Fucile
CROLLANO I LISTINI EUROPEI, BRUCIATI 340 MILIARDI IN UN’ORA
Mercati internazionali in preda al panico dopo il fallimento della trattativa sulla Grecia. Apre in netto
calo Piazza Affari, con il Ftse Mib in calo del 2,1%, per poi accentuare il rosso fino a -5%.
In rosso tutto il listino, con pesanti perdite per le banche: Intesa Sanpaolo cede il 7,71%, Unicredit il 7,74%, Mediobanca il 6,67%, Bper oltre il 7%.
Ancora sospese Carige ed Mps.
Male anche le altre piazze europee, con l’apertura di Francoforte in flessione dell’1,4%, Londra in calo del 2,2%; più accentuate le perdite per Madrid (-5%), Parigi (-4,5%) e Zurigo (-3%). Chiusa Atene, almeno fino a martedì 7 luglio.
Nella prima ora di contrattazione i listini europei hanno visto andare in fumo 340 miliardi di euro sulla base dell’indice Eurostoxx 600 che lascia sul terreno il 3,25%.
Le banche tedesche sono le più esposte verso la Grecia con 13,2 miliardi di dollari a fine 2014, di cui 5,8 miliardi verso le aziende, 5 verso le banche e solo 219 milioni al settore pubblico, mentre quelle italiane sono a un livello molto più basso: 1,3 miliardi di dollari, di cui 398 milioni verso il debito pubblico di Atene.
E’ quanto si ricava dalle tabelle della Bri, la banca dei regolamenti internazionali con sede a Basilea secondo cui Gran Bretagna e Usa viaggiano sui 12 miliardi e la Francia 1,6.
Un assaggio della giornata viene dall’Oceania e dall’Asia, che vedono i principali listini in forte calo proprio per i timori di contagio della crisi greca su altre economie e sull’Eurozona.
Chiude in perdita la borsa di Sydney, con l’indice S&P/ASX200 che cede il 2,23% fino a 5.422,5 punti.
Chiude in rosso la borsa di Seul, con l’indice Kospi in frenata dell’1,4% fino a 2.060,49 punti, la più grande perdita in un solo giorno dal 27 maggio scorso.
La borsa di Tokyo archivia in perdita la seduta, con l’indice Nikkei in calo del 2,9% fino a 20.109,95 punti, la flessione più ampia in un solo giorno dal 6 gennaio scorso. La borsa di Shanghai nella seconda parte della seduta crolla di oltre il 7% scivolando sotto i 4 mila punti, poi argina il crollo e chiude a -3,3%.
Caduta di oltre il 6% per la piazza di Shenzhen.
Le inquietudini per la crisi greca colpiscono anche Hong Kong dove l’indice è in calo del 3,63 per cento.
Non ci sono solo le Borse. Vola lo spread fra Btp e Bund tedeschi in avvio dei mercati sui timori del’uscita della Grecia dall’euro. Il differenziale schizza a 197 punti contro i 123 della chiusura di venerdì. Il rendimento espresso è pari al 2,7%.
Vola anche lo spread dei ‘bonos’ spagnoli a 182 punti.
Dopo pochi minuti, il differenziale fra titoli italiani e tedeschi ha fatto marcia indietro, attestandosi a 164 punti.
Il possibile default della Grecia pesa in avvio sul cambio tra euro e dollaro: all’apertura dei principali mercati valutari del vecchio Continente la moneta unica europea viene scambiata con il biglietto verde a 1,1023 in significativa discesa rispetto alla rilevazione di venerdì scorso della Bce.
L’effetto Grecia si fa sentire anche sulle quotazioni del petrolio sia per il rialzo del dollaro sia per il probabile contraccolpo sull’economia del Vecchio Continente da un’uscita di Atene dall’euro.
Il greggio Wti del Texas cede così 1 dollaro a 58,63 mentre il Brent del Mare del Nord arretra dell’1,4% a 62,4 dollari al barile.
(da “Huffingtonpost”)
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