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“PORTA A PORTA”, I CASAMONICA TIRANO PIU’ DI RENZI: SCOPPIA IL CASO SULLA LORO PRESENZA DA VESPA

Settembre 9th, 2015 Riccardo Fucile

“UN OLTRAGGIO A ROMA”: PROTESTANO TUTTI, MA VESPA GONGOLA PER L’AUDIENCE

“Uno spettacolo vergognoso e offensivo”, “un affronto a chi è impegnato nella battaglia alle mafie”, “un abuso ai danni dell’immagine della capitale”. “Servizio pubblico paramafioso”.
Bufera dopo la puntata di Porta a Porta con lo show dei familiari di Casamonica, la figlia e il nipote del capofamiglia Vittorio, che hanno difeso defunto, famiglia e funerale senza un efficace contradditorio.
Il primo a twittare è il presidente del Pd Matteo Orfini: “Ospitarli è stato un errore grave”. Il Pd romano aveva aperto il fuoco: “Loro ospiti nel salotto buono della tv, è stato un affronto per tutti coloro che sono impegnati nella battaglia contro le mafie e l’illegalità “. Poi via via l’indignazione è montata.
Grillo, nel suo blog ha sparato contro il “servizio pubblico paramafioso”. Fratojanni, di Sel, ha chiamato in causa la presidente Rai Monica Maggioni: “Intervenga lei”.
Il neoconsigliere Rai Guelfi attacca: “Le fasce morbose fanno l’indice di ascolto”.
“Spettacolo inaudito” per Marco Causi, vicesindaco della Capitale: “La Rai chieda scusa alla città : trovo davvero inaudito che il Servizio Pubblico, ospiti componenti della famiglia Casamonica per fare intrattenimento mascherato da informazione. Quella andata in scena ieri sera sulla prima rete Rai e’ la piu’ clamorosa dimostrazione di cio’ che dico da tempo: la mafia a Roma e’ da molti sottovalutata e c’e’ ancora chi la ritiene alla stregua di un fenomeno folkloristico”, dichiara il vice del sindaco Marino “che la tv pubblica dedichi una trasmissione mettendo sotto i riflettori queste famiglie conosciute per la loro storia giudiziaria e per i noti caratteri di criminalita’ organizzata, e si dimentichi invece delle giornaliste e giornalisti minacciati da quegli stessi personaggi per le loro inchieste su Ostia o degli amministratori locali che viaggiano sotto scorta, e’ sconcertante. Mi auguro che qualcuno alla Rai abbia il buongusto di chiedere scusa alla citta’ di Roma, ai romani e a tutti i cittadini”, conclude Causi.
Ma Vespa festeggia i buoni numeri: audience più alta che con Renzi.
Ieri sera sulla Rai ospiti in studio erano Vera e Vittorino Casamonica, rispettivamente la figlia e il nipote del capofamiglia Vittorio, quel “re di Roma”, come lo chiamavano i suoi, i cui funerali-show, celebrati venti giorni fa nella chiesa di Don Bosco al Tuscolano   tra carrozze, cavalli, elicotteri, petali di rosa, Rolls Royce, gigantografie del defunto vestito da Papa e le note del “Padrino” e di “2001 Odissea nello spazio”, hanno fatto il giro del mondo, una Capitale da basso impero che non ha impedito le spettacolari esequie di un esponente di una famiglia con noti malavitosi pluricondannati.
Le proteste dal Pd romano a Grillo, da Fratojanni a Guelfi
Polemico il neoconsigliere della Rai Guelfo Guelfi su Facebook. Scrive: “Approfondimenti. Si chiamano così. Ripassano sul caso e lo espongono. Era così con i plastici, con i corpi, con le violenze sui corpi. D’altra parte Porta a Porta è normalmente in seconda serata. Le fasce protette dormono e le fasce morbose fanno l’indice d’ascolto. Ieri rientrando a casa saranno state le 11 e mezzo accendo la TV e infatti c’è l’approfondimento sul caso. Meno male il morto era già  morto e seppellito compresi i petali che cadevano dal cielo. In studio la figlia che sosteneva : ” e noi facciamo sempre così, maronna mia quanto la fate lunga”, e nemmeno di nascosto, esibendo pendagli, rideva, Vespa si fregava le mani. Ieri ho passato la giornata in Rai a Roma, ci sono così tante cose da fare”.
Ma da Porta a Porta fanno sapere che “grazie alla presenza in studio della figlia e del nipote di Casamonica, Porta a Porta ha fatto ascolti record. La media della puntata poco inferiore al 15 per cento, questo vuol dire che la prima parte ha raggiunto picchi del 20. Quindi più della puntata in cui è stato ospite il premier Renzi”.
Più tranchant Michele Anzaldi, segretario della Vigilanza Rai. “La puntata di ‘Porta a Porta’ sui Casamonica lascia sconcertati e configura – afferma il deputato Pd – una potenziale violazione del contratto di servizio della Rai: non si capisce come quello show possa essere considerato compatibile con il servizio pubblico. I nuovi consiglieri di amministrazione, che hanno anche conoscenze dirette della deontologia giornalistica a partire dalla presidente, si esprimano subito. Chiederò che l’ufficio di presidenza della commissione – anticipa – si occupi della vicenda. Si fatica a comprendere la scelta di dare una visibilità  del genere ad una famiglia così discussa, tra l’altro dopo diverse settimane da quel fatto che ha gettato discredito su Roma e sull’Italia a livello internazionale. Nel giorno in cui l’attualità  propone questioni di primissimo piano, come la crisi migranti nella Ue, il caso Germania-Ungheria, la situazione bellica in Siria, lascia stupefatti che venga ritirata fuori una vicenda ormai passata. E’ stato realizzato il sogno dei Casamonica, dargli piena visibilità  sula rete ammiraglia del servizio pubblico. E’ inaccettabile”.
Fulmini su viale Mazzini anche dal senatore Franco Mirabelli, capogruppo Pd in commissione Antimafia: “Domani in commissione Antimafia chiederemo di audire al più presto i vertici del servizio pubblico e dell’ordine dei giornalisti per aprire una riflessione a partire da questa preoccupante vicenda”, annuncia.
“E’ stato uno spettacolo vergognoso ed offensivo quello al quale i cittadini e le cittadine romane in primis, ma anche tutti gli italiani, hanno dovuto assistere ieri sera durante la trasmissione Porta a porta di Bruno Vespa – aveva sottolineato il gruppo del Pd romano in una nota – Vedere accomodati rappresentanti della famiglia Casamonica nel salotto buono della tv di stato finanziata con il canone dei contribuenti, doverli sentire rivendicare proprio quei funerali che hanno indignato e offeso la nostra comunità , ascoltarli mentre stabilivano accostamenti improponibili e ignominiosi tra grandi figure della Chiesa e il loro congiunto, è stato un vero e proprio affronto per tutti coloro che sono impegnati nella battaglia contro le mafie e l’illegalità , mettendo spesso a rischio la loro stessa incolumità “.
Per questo i consiglieri chiedono “ai parlamentari eletti nel collegio di Roma e del Lazio e a quelli che siedono nella commissione di vigilanza Rai di intervenire”. Inoltre verrà  presentata “immediatamente all’assemblea di Roma Capitale una mozione di censura di questo abuso compiuto ai danni del servizio pubblico, dell’immagine della Capitale e di tutti coloro che sono impegnati per combattere le mafie e la criminalità  organizzata”.
Grandi ascolti in tv
Grande risultato in termini di ascolto per la puntata.   In seconda serata ha fatto registrare 1 milione 340 mila spettatori e uno share del 14.54. Numeri vicini in termini assoluti al debutto di lunedì, con ospite il premier Renzi, che fece un milione e mezzo di spettatori in media, e uno share medio persino superiore.

(da “la Repubblica”)

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CASAMONICA, A LATINA IL CLAN DI SILVIO E IL LEGAME CON IL DEPUTATO DI FRATELLI D’ITALIA

Settembre 9th, 2015 Riccardo Fucile

COSTANTINO “CHA-CHA” DI SILVIO E IL DEPUTATO PASQUALE MAIETTA, FIANCO A FIANCO NEL LATINA CALCIO… SULLO SFONDO LE INCHIESTE SU USURA

Campo Boario era poco più di una periferia. Case basse cresciute tra il centro di Latina e la stazione ferroviaria, accanto ad uno dei canali della bonifica mussoliniana, chiamato “acque medie”.
Zona anonima, lontana dalla bellezza della pianura pontina costellata di eucaliptus e casali dei primi del Novecento.
Campo Boario è anche il nome di una piccola squadra di calcio, che ha come motto “Forti e liberi”. Costantino “Cha cha” Di Silvio è cresciuto qui, dove lo conoscono fin da ragazzo come dirigente sportivo.
Ed è qui che ha visto giocare sui campi di calcio il suo amico di sempre Pasquale Maietta, di professione commercialista e oggi deputato di Fratelli d’Italia.
Figlio, a sua volta, della tradizione della Latina nera, che vedeva nell’ex sindaco Ajmone Finestra un leader indiscusso.
Maietta il calcio lo ha nel sangue, tanto da dirigere la squadra principale, quel Latina calcio che due anni fa ha sfiorato la promozione in A. Cha cha lo ha seguito, comandando gli ultras, pronto a evitare contestazioni sgradite o intemperanze pericolose.
Ed è una amicizia che a Latina fa discutere, molto. Lo “zingaro” e il “nero”.
Di Silvio è uno dei più giovani esponenti di un gruppo strettamente legato ai Casamonica romani. Oltre alla sua famiglia, ci sono i Ciarelli, arrivati decenni fa dall’Abruzzo e dal Molise. Parenti, più o meno stretti, di “zio Vittorio”, il boss santificato nella chiesa di don Bosco a Roma, tra carrozze a cavallo ed elicotteri.
Per il Tribunale di Latina queste due famiglie sono il potere che conta nella città . Un’associazione per delinquere (saranno poi l’appello e la cassazione a confermare o meno la decisione del primo grado) che da trent’anni gestisce usura, estorsioni e droga. Pronti a sparare, se necessario. O far scoppiare una guerra tra bande, come quella che sconvolse Latina nel gennaio del 2010.
Qualcuno ferì il capo indiscusso, Carmine Ciarelli. In poche ore vi furono due morti, Massimiliano Moro e Fabio Buonamano, detto “er bistecca”.
E ancora, dopo cinque mesi, altri due tentati omicidi, fino a quando la squadra mobile catturò buona parte degli esponenti delle due famiglie, dando vita all’operazione Caronte.
Il canale “acque medie” di Campo Boario ancora oggi ospita sulla sponda le stalle usate dagli allevatori del sud pontino.
Era il luogo preferito dai Ciarelli/Di Silvio per far capire a tutti chi comanda in città : “Sono stati massacrati! … Buttati tutti dentro nelle stalle, tutti nella merda! Un macello!.. G., l ‘abbiamo buttato dentro alla stalla! La dove c ‘e la merda… gli abbiamo preso le mani … e le gambe! L’abbiamo alzato e poi buttato dentro!”, spiegavano — in una intercettazione agli atti del processo Caronte — Carmine ed Antonio Di Silvio.
Gente dura, che non perdona. Un testimone, vittima di usura, ha raccontato quello che avveniva nelle stalle.
Non solo l’umiliazione dello sterco, ma anche botte: “Sono stato legato ad una sedia e picchiato”. E per rendere il tutto più credibile, “Carmine Di Silvio lo minacciava dicendogli che lo avrebbe crivellato con due pistole calibro 9”.
Anche nella aule dei tribunali i parenti di zio Vittorio se li ricordano bene.
Quando nel 2013 iniziò il processo contro di loro — dove per la prima volta veniva contestata l’associazione per delinquere, oltre all’usura e al tentato omicidio — le udienze furono una sorta di gimcana, tra testimoni intimiditi, avvocati che davano forfait e insulti alla corte.
Decine di pagine di motivazione della sentenza usate solo per raccontare le difficoltà  di un processo che ricorda — per lo sprezzo e l’arroganza — altri clan molto più noti.
I magistrati hanno ricordato poi il vero terrore che si poteva leggere negli occhi delle vittime del clan. “Lei è una madre”, sussurrava S. I., uno dei testimoni chiave, durante la deposizione, quasi chiedendo clemenza per una ritrattazione così evidente da risultare palesemente dovuta alla paura: “Il tribunale chiedeva a S. I. se avesse paura — si legge nelle motivazioni della sentenza — il teste affermava di essere preoccupato per i suoi nipoti e per i suoi figli e che i propri nipoti non dovevano essere toccati”.
E d’altra parte lo stesso patriarca Carmine Ciarelli era ben conscio del peso del suo ruolo: “Mi temono, gli basta ascoltare il mio nome”, spiegava in una intercettazione.
Il processo Caronte ha solo in parte fermato l’ascesa dei Ciarelli/Di Silvio.
Continuano a contare a Latina, provincia crocevia delle mafie.
Se la destra nera è sempre pronta ad invocare ruspe e fuoco per il locale campo Rom “Al Karama” (coinvolto al massimo in qualche piccolo furto), quasi nessuno ricorda il peso criminale dei Sinti ormai stanziali.
In fondo vanno in giro con macchine di lusso, tifano Latina calcio e, soprattutto, votano.

Andrea Palladino
(da”il Fatto Quotidiano“)

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SCATTONE: “STUFO DELLE POLEMICHE SONO 10 ANNI CHE INSEGNO”

Settembre 9th, 2015 Riccardo Fucile

LA RABBIA DEI GENITORI DI MARTA RUSSO: “HA UCCISO NOSTRA FIGLIA, NON PUO’ EDUCARE”… LUI REPLICA: “NON POSSO CHIEDERE SCUSA DI UNA COSA CHE NON HO COMMESSO”

“Una grande ingiustizia”. Così Aureliana Russo, mamma di Marta Russo, la studentessa uccisa nel 1997 a soli 22 anni mentre passeggiava nei cortili dell’Università  La Sapienza di Roma, commenta la notizia della cattedra assegnata a Giovanni Scattone, l’assassino di sua figlia, il quale insegnerà  psicologia ai ragazzi del liceo romano Einaudi.
Uno Scattone che invece si sfoga con gli amici, si dice “stufo di queste polemiche, ogni anno è la stessa storia” e ribadisce nuovamente la sua innocenza.
“Provo rabbia. Tanta” afferma la signora Aureliana in un’intervista alla Repubblica, “in questi anni, già  altre volte questa brava persona ha avuto cattedre, come supplente, in istituti romani. Anche al Cavour, la scuola dove andava Marta: ma almeno in quell’occasione ha avuto il buon senso di lasciare l’incarico”.
Giovanni Scattone ha scontato la sua pena ed è stato riabilitato da una sentenza della Cassazione che ha annullato l’interdizione.
Tuttavia secondo Aureliana Russo “una persona colpevole di un omicidio non può fare l’educatore. Io non dico che non debba avere un lavoro, ma almeno non quello di trasmettere nozioni e valori a ragazzi. Quest’uomo – prosegue ancora – in 18 anni non mi ha mai chiamato, nemmeno una volta, per chiedere scusa, perdono, a me e alla mia famiglia. Le sembra una persona riabilitata o che abbia capito il suo sbaglio?. A me no. Perchè oggi Marta avrebbe 40 anni. E l’ultima volta che l’ho potuta abbracciare ne aveva 22”.
Aureliana riconosce che “il Ministero, se lui ha diritto a partecipare a concorsi e li vince, non può far nulla”, per cui si rivolge direttamente a Giovanni Scattone: “È lui che dovrebbe fare un passo indietro, rinunciare alla sua professione e chiudersi in un ufficio. Un buon insegnante, moralmente, deve essere un bravo uomo. E Scattone, malgrado le sentenze che lo riabilitano, resta l’assassino di mia figlia. L’ha uccisa per un gioco, il gioco del cecchino, del tiro al bersaglio, non per un motivo”.
Parla al Corriere della Sera Donato Russo, il padre di Marta, insegnante per 41 anni nei licei romani: “Ai miei tempi per diventare di ruolo bisognava presentare il certificato del casellario giudiziario e bisognava che fosse pulito. Ma oggi a quanto pare è cambiato tutto. Oggi anche un assassino può fare l’educatore”.
Alla Stampa il signor Donato si dice infastidito dalla “totale mancanza di buon senso di Scattone. Se ne avesse solo un briciolo, rinuncerebbe all’insegnamento: un assassino non può entrare in una classe di ragazzi e impartire lezioni su come funzionano e si gestiscono le emozioni”.
Il Corriere e il Messaggero riportano poi la reazione di Giovanni Scattone al clamore suscitato dal suo incarico al liceo.
Uno sfogo con pochi amici, nessuna intervista, che trapela sulle pagine dei quotidiani.
“La verità  è che un altro lavoro, diverso dall’insegnante, io lo farei volentieri. Solo che a quasi 50 anni, faccio fatica a trovarlo. Farei anche un lavoro per cui non serve la mia laurea. Però sono stufo di queste polemiche, ogni anno è la stessa storia e ormai sono 10 anni che insegno nei licei. Per 10 anni ho fatto il supplente, ho insegnato storia e filosofia e con i ragazzi mi sono trovato sempre bene, anche loro con me… Ora ho vinto questo concorso, anzi l’ho vinto tre anni fa per insegnare Filosofia e Scienze Umane e non c’entra niente la Buona Scuola, sarei entrato comunque, per la regola del turnover”.
E aggiunge poche parole, ma significative, rivolte ai genitori di Marta Russo: “Io li rispetto, ma come posso chiedere perdono, se non ho l’uccisa io”.

(da “Huffingtonpost“)

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LA SVOLTA DI EMILIO FEDE: “VOTERO’ PER RENZI”

Settembre 9th, 2015 Riccardo Fucile

“SU BERLUSCONI CALERA’ IL SIPARIO”

“Sono diventato renziano a mia insaputa”. Su Silvio Berlusconi sta calando il sipario, e io “voterò sicuramente Matteo Renzi”.
Dopo decenni di fedeltà  assoluta all’amico Berlusconi, Emilio Fede sembra pronto a voltare pagina.
Lo dice in un’intervista al Fatto Quotidiano, in cui presenta il suo ultimo libro: “Se tornassi ad Arcore”.
“Berlusconi al sipario? Alla fine della carriera politica? Potrebbe essere. Non credo che sia andato a caso dal suo amico Putin in questi giorni”, osserva l’ex direttore dei tg Mediaset.
“Il 17 settembre decidono sul Ruby ter, nello stesso giorno esce il mio libro. Il 22 si pronuncia la Cassazione su di me (sulla condanna a 4 anni e 10 mesi per favoreggiamento della prostituzione, ndr). Sono giorni in cui le storie tornano a intrecciarsi”.
Ormai, Fede spiega di essere diventato “renziano a sua insaputa”.
Se Berlusconi uscisse dalla scena politica, “voterei sicuramente per lui”, anche se Silvio “è e resterà  unico”.
Fede racconta di aver sentito l’ultima volta Berlusconi un paio di mesi fa, per telefono. “Una chiacchierata fra vecchi amici che non si sentivano da tempo. Alla fine della telefonata mi ha detto: ‘Adesso non sparire, telefonami’.
Gli ho risposto: ‘No, ho già  pagato abbastanza’”.
Il libro — aggiunge Fede — si intitola “Se tornassi ad Arcore” perchè “se ci tornassi davvero farei aprire a Berlusconi gli occhi su tante cose”.
Ce l’ha con la Pascale? “No. Diciamo che da Francesca mi sarei almeno aspettato una telefonata di solidarietà ”.
Di una cosa Fede si dice certo: “La sentenza mi risarcirà , vedrete”.

(da “Huffingtonpost”)

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I NUOVI EROI MAGIARI: REPORTER SGAMBETTA BAMBINA RIFUGIATA IN FUGA

Settembre 9th, 2015 Riccardo Fucile

QUANDO FUGGIRONO IN 300.000 IN SEGUITO ALL’INVASIONE SOVIETICA E VENNERO ACCOLTI IN EUROPA

Le immagini parlano chiaro: Petra Lazlo, reporter dell’emittente ungherese N1TV, ostacola violentemente i migranti in fuga dal campo di Roezske, al confine tra Serbia e Ungheria.
I migranti, frustrati per la mancanza di assistenza da parte del governo ungherese, hanno rotto il cordone della polizia nel punto più debole e sono fuggiti sotto gli occhi delle videocamere dei reporter presenti.
Lazlo, la donna bionda con fazzoletto rosso al collo in foto, li ostacola e arriva addirittura a dare un calcio a una bambina.
L’emittente N1Tv avrebbe immediatamente licenziato la donna.
Sono lontani i ricordi dei 300.000 ungheresi accolti in Europa in seguito all’invasione sovietica: allora erano loro a fuggire coe i profughi di oggi.
Ma allora nessuno pensò di usare gas urticanti, manganelli e fare sgambetti.
Oggi i nuovi eroi magiari sono questi.

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