Settembre 10th, 2015 Riccardo Fucile
SONO 37.000 I PROFUGHI CHE HANNO RAGGIUNTO LA GERMANIA NEGLI ULTIMI GIORNI
Washington e’ pronta a farsi carico di oltre 10mila rifugiati siriani il prossimo anno fiscale (ottobre 2015-settembre 2016).
Lo ha riferito il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, rivelando l’orientamento dell’amministrazione Obama. “Il presidente ha indirizzato il team di lavoro verso questo numero di rifugiati a partire dal prossimo anno fiscale” e chiesto di “partire con i preparativi”, ha ammesso Earnest aggiungendo che gli Usa sono già a buona strada per offrire ospitalità a circa 1.500 rifugiati siriani, in fuga da un Paese devastato dalla guerra, entro la fine dell’anno fiscale che si chiude al termine di questo mese.
Intanto, in Europa la Danimarca riapre i collegamenti con l’Ungheria e l’Austria li chiude temporaneamente, perchè la rete non riesce a sostenere il volume di migranti che attraversano il confine.
“Troppo presto”, ha spiegato un portavoce della compagnia ferroviaria, “per poter dire se i treni ricominceranno a circolare domani.
Il servizio danese era stato sospeso ieri a tempo indeterminato a causa dell’afflusso di “centinaia di migranti”, come aveva annunciato un portavoce della società ferroviaria Dsb.
Riapre dunque parzialmente ai profughi siriani il corridoio che li potrebbe portare in Svezia, una delle terre maggiormente ambite dall’esodo che attraversa in queste settimane l’Europa.
Oggi è stata Vienna a sospendere i viaggi su linea ferroviaria a causa dell’eccessivo flusso di migranti.
Copenaghen resta cauta. Il traghetto che di norma collega Redby con la cittadina tedesca di Puttgarden non potrà ospitare treni ma solo autovetture. E l’autostrada scelta ieri da circa trecento persone per una faticosa traversata a piedi rimane sotto controllo. Arrivano, intanto, altre foto che fanno discutere con un danese che sputa sui profughi.
Intanto domani a Praga è in programma un mini vertice sulla crisi dei migranti tra i ministri degli Esteri di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchi con i colleghi di Germania e Lussemburgo.
L’incontro, hanno fatto sapere da Praga, “contribuirà a una migliore comprensione reciproca tra gli Stati membri dell’Ue alla luce di alcune visioni differenti sulla soluzione all’attuale crisi”.
I quattro Paesi dell’Est sono i più duri oppositori al sistema delle quote obbligatorie avanzato dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, per assicurare un’equa ridistribuzione dei rifugiati tra il blocco dei 28.
Intanto domani a Praga è in programma un mini vertice sulla crisi dei migranti tra i ministri degli Esteri di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchi con i colleghi di Germania e Lussemburgo.
L’incontro, hanno fatto sapere da Praga, “contribuirà a una migliore comprensione reciproca tra gli Stati membri dell’Ue alla luce di alcune visioni differenti sulla soluzione all’attuale crisi”.
I quattro Paesi dell’Est sono i più duri oppositori al sistema delle quote obbligatorie avanzato dal presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, per assicurare un’equa ridistribuzione dei rifugiati tra il blocco dei 28.
E se la Merkel continua a essere ottimista e ripete “ce la faremo” in Germania sono circa 450mila i migranti arrivati dall’inizio dell’anno, ben 37mila dei quali solo nei primi otto giorni di settembre. Lo ha comunicato il vice cancelliere tedesco Sigmar Gabriel in un’audizione in Parlamento.
Ad agosto i rifugiati registrati nel Paese sono stati 105mila. Secondo Gabriel, a settembre la cifra di migranti in Germania potrebbe superare quota 100mila.
“Questo dimostra, francamente, che la ripartizione dei 160mila rifugiati in Europa non è che un primo passo, una goccia d’acqua nel mare”, ha sottolineato Gabriel, in un riferimento alla proposta presentata ieri dalla Commissione europea per la redistribuzione dei richiedenti asilo da Ungheria, Grecia e Italia.
Nei giorni scorsi, la Germania ha detto di aspettarsi che fino alla fine dell’anno saranno 800mila i rifugiati che entreranno nel Paese.
(da “La Repubblica“)
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Settembre 10th, 2015 Riccardo Fucile
“NO A VENDETTE, MA CI SARANNO CONSEGUENZE”… “PER RIMETTERE ROMA SUI GIUSTI BINARI CI VORRANNO LUSTRI”
Al secondo piano della Prefettura, sul tavolo d’angolo dell’ufficio di Franco Gabrielli, allineate in buon ordine, tre grandi borse di cuoio da medico d’altri tempi suggeriscono la metafora più facile.
E del resto, la Grande Ammalata ne ha una al giorno. Oggi, per dire, torna a ballare il fantasma di Vittorio Casamonica con l’ospitata a “Porta a Porta” della figlia Vera e del nipote Vittorino. Lui ne sorride con una battuta. “Deve essere la maledizione della legge di Murphy. Se qualcosa può andar male, andrà male”.
Di nuovo un’ira di Dio. Sindaco, vicesindaco, opposizioni. “Oltraggio a Roma”. Richiesta di scuse.
“Io faccio il Prefetto. E ci manca solo che tra i mille mestieri impropri che mi sono stati attribuiti ci siano ora quello di Presidente della Rai o di direttore di testata. Per carità “.
Un’idea se la sarà fatta.
“Di merito certamente. Che il funerale di Vittorio Casamonica e la celebrazione del suo clan ne saranno la nèmesi. Vedere figlia e nipote del boss con il cappello in mano da Bruno Vespa è la dimostrazione che i Casamonica hanno compreso in quale guaio si siano infilati e quale errore abbiano fatto ad accendere un riflettore che ora, con ogni evidenza, non controllano più. Mettiamola così: pagheranno a breve il giusto fio di quello che hanno combinato. E lo dico non per annunciare vendette, ma semplicemente per segnalare che, nella logica del ripristino della legalità in questa città , va affermato il principio che a un atto corrisponde una conseguenza”.
Converrà che quel funerale non è stato e non è solo un problema dei Casamonica.
“Ci mancherebbe. È stata una pagina grave della storia della città che noi delle Istituzioni ci saremmo dovuti risparmiare. E dico noi perchè in quella vicenda mi sono sentito e sono direttamente coinvolto. Potrei dire – e direi la verità – che quel giorno ero in uno dei miei tre giorni di ferie di quest’estate e che il mio vicario, come del resto il Questore di Roma e tutti i vertici delle autorità di pubblica sicurezza non erano stati informati. Ma questo non toglie che, come responsabile di vertice della sicurezza e dell’ordine pubblico io non possa sostenere che non è stato affar mio. Come ho avuto modo di dire, è stata una falla del sistema informativo a cui ho messo riparo con una direttiva che modifica il flusso dello scambio di informazioni. Prevedendo di qui in avanti non solo che si comunichi dal basso in alto, come fisiologico, ma che dall’alto arrivino indicazioni che consentano a chi è sul territorio di valutare quali sono le priorità . Cosa è importante e cosa lo è meno. Che insomma, non debba essere l’agente di un commissariato o il carabiniere di una stazione a decidere una mattina di agosto se il funerale di Vittorio Casamonica sia o meno questione rilevante di sicurezza o ordine pubblico”.
A proposito di mestieri, nell’ultimo mese, lei è stato definito alternativamente “la badante del sindaco Marino”, il “tutor”, “la stampella”, “il commissario de facto”.
“Capisco che è noioso dirlo, ma sono solo il Prefetto di questa città . Un Prefetto, evidentemente chiamato agli straordinari in una terra di confine, ma una terra i cui confini sono e restano delimitati. A me questa storia della “badante” non piace, con tutto il rispetto per le badanti. E sa perchè? Perchè quella definizione presuppone una condivisione di responsabilità tra me e il Sindaco. Cosa che non è. Siamo fuori dallo schema Totò, per altro a molti caro. Ha presente? Quando va bene, viva Michele e quando va male in quel posto a Pasquale. Le cose sono molto chiare e l’ho detto anche a Marino nel nostro primo incontro la scorsa settimana. Roma non ha due sindaci. Io sarò esclusivamente responsabile della correttezza e legittimità delle procedure del Comune. Diciamo una sorta di vecchio Comitato regionale di controllo. Ma saranno solo e soltanto il Sindaco e la Giunta i responsabili, nel bene e nel male, delle scelte che saranno fatte per la città e su cui questa amministrazione verrà giudicata”.
Resta il fatto che con Marino lei dovrà ” lealmente collaborare” e l’uomo, come ormai è noto, è tipo difficile. Permalosissimo, polemico. Tanto per dire, pare che la sua battuta sulla lunga assenza ai Caraibi – “Ci sentiamo tra un’immersione e l’altra” – non lo abbia divertito affatto.
“Faccio ammenda e, da toscano quale sono, prometto che sorveglierò la mia innata propensione alla battuta. Perchè capisco che non tutti sono uguali e non tutti la prendono allo stesso modo. Detto questo, credo in assoluta sincerità , che Marino mi riconosca la lealtà istituzionale nei suoi confronti”.
E magari anche gratitudine per la conversione a U della sua relazione che ha evitato lo scioglimento per mafia del Comune.
“Questo va chiesto a lui. Io posso serenamente dire che non mi sono pentito un solo istante di quella decisione, che, per altro, hanno preso il ministro dell’Interno e il Consiglio dei Ministri. E posso altrettanto serenamente dire che la ragione della mia decisione è stata nella possibilità di dare veste e solidità giuridica a una soluzione che rispondeva tuttavia a un convincimento che avevo maturato nel mio foro interiore. Pensavo e penso che sciogliere il Comune di Roma sarebbe stato un danno irreparabile per la città e la sua comunità . Un danno misurabile in punti di pil. Di cui avrebbero pagato le conseguenze le amministrazioni future. E penso anche – me ne sono convinto in questi mesi – che il Sindaco sia una persona onesta”.
Marino però ha attaccato Alfano.
“Penso che il ministro sia stato generoso. Tanto per dire, avrebbe potuto, pur non sciogliendo per mafia, porre un termine imperativo oltre il quale, nell’ipotesi del ripetersi di gravi violazioni di legge, il comune sarebbe stato sciolto. Non lo ha fatto. E anche per questo a Marino ho detto nel nostro primo incontro che dobbiamo dimostrare di essere persone serie. Dunque, quel termine ce lo siamo dati noi. Tre mesi. Perchè una cosa è certa. Non aver sciolto non può significare far finta che in questa città non sia successo quello che è successo e che, nonostante il tanto pure fatto, non ci siano ancora molte cose da fare “.
Quali?
“Le elenco quello che abbiamo chiesto al Segretario generale del Campidoglio. Vogliamo sapere che cosa ne è stato dei dirigenti coinvolti dall’inchiesta Mafia capitale, quali delibere viziate siano state annullate, quali siano i nuovi meccanismi di controllo interno della macchina comunale”.
Tre mesi per rimettere Roma sui binari?
“No. Per verificare il ripristino della ordinaria legalità amministrativa. Per rimettere Roma sui binari giusti, non ci vorranno nè mesi, nè anni. Ma lustri”.
Carlo Bonini
(da “la Repubblica”)
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Settembre 10th, 2015 Riccardo Fucile
RIVOLTA SUL WEB PER LO SCEMPIO SU UN TESORO D’ARTE
La guerra su Facebook è stata feroce, scatenata dal gruppo «Anima vesuviana» che ha postato una foto abbastanza choccante: un’antica fontana pompeiana a cui era stato sostituito il più consono tubo di rame con un rubinetto da giardino di pochi euro .
La foto ha fatto il giro del mondo.
Che il nostro Paese si sia già reso ridicolo sulla vicenda Pompei è ormai una triste realtà .
Ci sono stati i crolli causa incuria di uno dei più importanti centri di arte del mondo,, non ci siamo risparmiato gli scioperi selvaggi che hanno abbandonato per ore i turisti sotto il sole cocente.
E ancora le liti sindacali, le bugie della direzione, le infiltrazioni della camorra: ci mancava il rubinetto applicato come se fossimo ai giardinetti pubblici.
Dopo esserci fatti ridere dietro da mezzo mondo, ora la Soprintendenza ha deciso di sostituire il rubinetto con un altro un po’ più consono alla statua che pure ai tempi degli antichi romani fungeva da fontana.
L’effetto è sicuramente migliore, ma sempre rubinetto è.
(da “il Corriere della Sera”)
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Settembre 10th, 2015 Riccardo Fucile
ERA L’ALLENATORE DI UNA SQUADRA DI CALCIO IL PROFUGO SIRIANO CON IL FIGLIOLETTO DI 7 ANNI SGAMBETTATO
Si chiama Osama Abdul Mohsen e stringeva in braccio il suo piccolo Zaid, di sette anni, il papà siriano che è stato fatto cadere con uno sgambetto dalla videoreporter ungherese Petra Laszlo.
La scena è rimbalzata su tutti i media: mentre un gruppo di profughi cercavano di raggiungere la frontiera a Roszke e fuggire dalla polizia ungherese che li inseguiva, una videoreporter alta e bionda ha tirato di proposito un calcio a un papà siriano che portava in braccio il figlio piccolo facendoli cadere al suolo davanti alla polizia.
La videogiornalista è stata subito licenziata dalla tv di estrema destra ungherese N1Tv.
Un allenatore di calcio
I media arabi sono riusciti a identificare l’uomo che viene da Deir Ezzor, città siriana dalla quale è fuggito con tutta la sua famiglia dopo lo scoppio della guerra.
Nel suo paese era allenatore di una squadra di calcio e si era rifugiato in Turchia dove ha lasciato la moglie e i due figli più grandi.
Insieme al piccolo Zaid, lui invece era partito da Bodrum con l’intenzione di raggiungere la Germania e di chiedere asilo.
Poi voleva farsi raggiungere dal resto della sua famiglia che è rimasta in attesa in Turchia e ha scoperto tramite le immagini della televisione che cosa era accaduto ai suoi familiari alla frontiera dell’Ungheria.
Osama, sulla sua pagina Facebook, aveva postato l’ultima volta il 9 giugno scorso, prima di intraprendere il suo viaggio rischioso, la foto della sua squadra di calcio in Siria con accanto il piccolo Zaid.
Il titolo che gli ha dato è «Speranza» e i suoi amici hanno commentato facendogli gli auguri per il lungo viaggio che si apprestava a iniziare.
Non era la prima volta che Osama ci provava: per tre volte aveva tentato di entrare in Grecia e era stato respinto con il piccolo Zaid.
Ma alla fine era arrivato in Grecia e poi si era diretto verso la Macedonia. Quindi era entrato in Serbia e aveva viaggiato fino al confine con l’Ungheria, come ha raccontato il figlio maggiore Muhannad, di 19 anni, intervistato da «The Huffington Post Arabi». Il giovane ha detto che lui e la sua famiglia sono rimasti sotto choc dopo aver visto le immagini del padre aggredito dalla videogiornalista ungherese e che stanno pensando di intraprendere un’azione legale contro la donna.
Elisabetta Montanari
(da “Huffingtonpost”)
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Settembre 10th, 2015 Riccardo Fucile
AL VAGLIO LA POSIZIONE DI ALTRI DUE MILITARI PER LE BOTTE AL RAGAZZO
Tre carabinieri sono sotto inchiesta per la morte di Stefano Cucchi.
Uno di loro, l’ex vicecomandante della stazione di Tor Sapienza dove il ragazzo fu portato la notte dell’arresto (il 15 ottobre 2009), è indagato per falsa testimonianza.
Si tratta del maresciallo Roberto Mandolini la cui deposizione al processo d’appello contro medici e agenti della polizia penitenziaria è risultata in conflitto con i fatti accertati dai pm.
Gli approfondimenti riguardano anche altri due militari: Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro.
Nei loro confronti non è stata ancora formalizzata una contestazione, ma rischiano l’iscrizione al registro degli indagati per lesioni colpose: le percosse inflitte al ragazzo.
«Malmenato più volte»
Secondo i risultati del processo, Cucchi sarebbe stato malmenato più volte dal momento dell’arresto fino alla detenzione in carcere, passando per le mani degli agenti di custodia. Ma per la prima volta sarebbero coinvolti anche i carabinieri.
La prima inchiesta – criticata pesantemente dal difensore della famiglia Fabio Anselmo – non aveva portato a risultati significativi su questo fronte, individuando invece responsabilità della penitenziaria e dei medici del Pertini che ebbero in custodia Cucchi durante la detenzione.
Le contraddizioni del militare
Ora queste sono le prime novità dell’inchiesta bis della Procura di Roma.
Dopo l’assoluzione in corte d’appello di medici e agenti della penitenziaria la Procura si è mossa, sollecitata in parallelo da un nuovo esposto della famiglia Cucchi e dalle indicazioni sulla falsa testimonianza di Mandolini fornite dal presidente della Corte d’appello.
Il vice comandante di Tor Sapienza, caduto in contraddizione sulla propria partecipazione alle perquisizioni domiciliari eseguite nei confronti di Cucchi, ha spiegato senza convincere le ragioni del mancato fotosegnalamento.
Ora il pubblico ministero Giovanni Musarò, al quale è affidata l’inchiesta bis, dovrà accertare anche eventuali omissioni dei militari.
In borghese
A quanto pare Di Bernardo e D’Alessandro quella notte avrebbero operato in borghese, come Cucchi avrebbe confidato a un altro detenuto di Regina Coeli.
C’è però un mistero: nè Di Bernardo nè D’Alessandro risultano ufficialmente fra chi eseguì l’arresto di quella notte.
E allora, come e perchè lo avvicinarono? E perchè mai, successivamente, non fu fatto il fotosegnalamento presso il comando provinciale dai carabinieri di Roma, come prevede la procedura?
La spiegazione
La spiegazione offerta in aula da Mandolini è stata la seguente: «Il signor Cucchi mi disse che non gradiva sporcarsi con l’inchiostro per gli accertamenti dattiloscopici (impronte, ndr) e fotosegnaletici. Dopo questa sua richiesta non ho ritenuto necessario farlo, visto che era una persona tossicodipendente, non l’ho voluto sforzare a fargli questa identificazione e non gli feci fare questi rilievi».
Da questo passaggio, ora, bisognerà risalire per accertare la verità .
“Oggi sento di poter respirare un’aria diversa. Questa è la sensazione. Tra pochi giorni sarebbe stato il compleanno di mio fratello. Mi piace pensare che questa notizia arrivi oggi non a caso”. Sono le parole di Ilaria Cucchi, intervistata da Alessio Falconio su Radio Radicale.
“E’ sicuramente una nuova fase” — afferma Ilaria Cucchi — “lunedì io e il mio avvocato incontreremo il procuratore Pignatone. La nostra battaglia ormai va avanti da sei anni, dal giorno della morte di mio fratello, è una battaglia che non si è mai fermata. Sento che c’è la volontà di arrivare finalmente alla verità su ciò che accadde a mio fratello”.
E sottolinea: “La responsabilità più grande nel fallimento del processo sulla morte di Stefano è di coloro che per tutta la durata di quel processo hanno voluto sostenere, anche nelle maniere più bizzarre, che in qualche modo mio fratello sarebbe morto di suo. E mi riferisco a chi ha effettuato l’autopsia, ai consulenti, ai periti. Si è cercato di dimostrare addirittura che Stefano sarebbe morto a casa sua, nel suo letto. Per me, che non ho mai cercato un colpevole a tutti i costi o un capro espiatorio, sarebbe già una grande vittoria se, rispetto alla morte di mio fratello, la si smettesse di parlare di lesioni, ma di omicidio“
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Settembre 10th, 2015 Riccardo Fucile
“CARO SILVIO, ORA BASTA: GLI ELETTORI DEVONO SAPERE CHI E’ SALVINI”
“Caro presidente Berlusconi, ora basta”.
L’eurodeputata di Forza Italia Laura Comi, vicepresidente del gruppo Ppe del parlamento Ue, usa un post su Facebook per diffondere due foto dell’aula di Strasburgo e pubblicare il suo sfogo contro il segretario della Lega Matteo Salvini.
“Dopo la presentazione del piano Juncker, votiamo un’ importante risoluzione sull’ immigrazione, fondamentale per l’italia. Salvini, che aspira ad essere il leader del centrodestra, invece d’ essere al nostro fianco, è ancora una volta assente perchè impegnato in tv a Roma”.
E aggiunge, rivolgendosi appunto a Berlusconi: “Te l’ho detto più volte di persona, ma ora devono saperlo anche i nostri elettori di Forza Italia, devono sapere chi lavora e chi fa solo spot per sottrarci voti!”
(da agenzie)
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Settembre 10th, 2015 Riccardo Fucile
“RENZI VA LASCIATO LAVORARE, E’ STATO UN ERRORE ROMPERE IL PATTO DEL NAZARENO”
Confalonieri rischia di arrivare primo.
Nel 2007 Silvio Berlusconi infatti raccontò: “Con Fedele Confalonieri abbiamo fatto un patto: il primo che vede l’altro un po’ rincoglionito glielo dice”.
E il presidente di Mediaset ora prova a incardinare il discorso.
L’ex Cavaliere non è più così centrale come prima, gli fanno notare in un’intervista alla Stampa.
“Il tempo passa per tutti — risponde lui — Anche per noi”.
Certo, all’amico di una vita non può non concedere l’onore delle armi: “Berlusconi resta il capo politico di un partito importante. E’ ancora lui il leader, mi sembra, no?”. In Forza Italia sì, anche se il partito ha perso via via pezzi di gruppi parlamentari, dirigenti e, in qualche modo, di storia: da Denis Verdini a Sandro Bondi fino a Raffaele Fitto.
In più da tempo i berlusconiani non rappresentano il partito più rappresentativo del centrodestra, a beneficio della Lega Nord: lo dicono i sondaggi tutti i giorni, ma lo hanno anche detto i “voti veri”, nelle urne delle Regionali.
Così le parole di Confalonieri — presidente di Mediaset, consigliere di Arnaldo Mondadori, consigliere del Giornale — possono rendere la fotografia del momento.
E’ l’anima “dialogante” di Forza Italia: è lui, con Gianni Letta, che rappresenta la vera “unità di crisi” di Palazzo Grazioli ed è lui — sempre con Letta — che spinge ogni volta per far mettere Berlusconi al tavolo delle riforme.
E una volta di più lo ribadisce anche alla Stampa: e le riforme?, gli chiedono, e lui ribatte che “tanto lo sa come la penso”.
Berlusconi non doveva rompere il patto del Nazareno? “Of course”.
La fotografia del momento, d’altra parte, è di un partito ormai a pezzi (quelli che rimangono) tra chi tira da una parte per fare l’opposizione su tutto e quelli a cui piacerebbe tanto, tantissimo votare le riforme istituzionali che il centrodestra ha tante volte promesso e mai attuato e che, a questo giro, ha anche contribuito a scrivere con quell’intesa del gennaio 2014, la “profonda sintonia” del Patto del Nazareno, appunto.
E il retro di quella fotografia è l’immagine di Silvio Berlusconi che almeno in queste settimane pare voler rimanere lontano dal dibattito politico, quasi svogliato.
A Roma prendeva fuoco la polemica sui funerali dei Casamonica (e tutti a intervistarli, e nessuno diceva niente) e lui era allo Smaila’s in Costa Smeralda.
I senatori di Forza Italia si riuniscono a Palazzo Madama per decidere la linea da tenere sulle riforme istituzionali e lui declina l’invito spiegando che il giorno dopo partirà per la Russia, dove andrà a far visita al presidente Vladimir Putin. Il Giornale lo invita alla sua festa e lui, appunto, è ancora là , dall’amico Vladi.
L’unico suo intervento negli ultimi 15 giorni è stata una telefonata al campus politico di Forza Italia “Everest 2015″ nel quale ha spiegato che con le riforme istituzionali vede “il rischio forte all’orizzonte di due riforme che potrebbero portare ad un regime se non saranno modificate: il combinato disposto di una riforma costituzionale che praticamente abolisce il Senato trasferendo la funzione legislativa solo alla Camera ed il premio (di maggioranza, ndr) ad un solo partito che con meno del 40% dei voti potrebbe ottenere la guida unica del Paese”.
Vale a dire quello che ha sempre sognato e promesso per anni, sul quale peraltro è stato attaccato per gli stessi anni e che poi non è riuscito mai a fare.
Non è arrivato il momento di ritirarsi, allora, chiede la Stampa a Confalonieri?
“Penso che l’esperienza sia importante — risponde il presidente di Mediaset — e il Cavaliere ne ha più di chiunque altro”.
E allora potrebbe fare il sindaco di Milano, c’è chi dice che stravincerebbe contro chiunque. Qui Confalonieri invece dell’inglese usa il milanese: “Chi, Berlusconi? Ma va… Un sindaco lavora 15 ore al giorno per 365 giorni l’anno. E’ un lavoro che ti impegna tantissimo, e in una città così importante come Milano ancora di più. Certo, è uno stakanovista. Però, come le ho detto, il tempo passa per tutti”.
E Renzi invece, quanto tempo ha? “Dico di farlo lavorare. Perchè mi pare che qualcosa la stia facendo, ha iniziato un percorso: ora vediamo un po’ dove arriva”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 10th, 2015 Riccardo Fucile
“NON SPETTA A NOI DS STABILIRE LA VERITA'”
«Vuole l’intervista? Non gliela do».
Transatlantico di Palazzo Madama, sono ore concitate perchè si entra nel vivo del ddl Boschi, quello che divide i renziani dai 28 dissidenti firmatari di un documento sul Senato elettivo.
In un angolo Ugo Sposetti, tesoriere degli eredi di Botteghe Oscure, parla al telefono. Con una mano copre la bocca per non fare leggere il labiale. Il motivo? È indaffarato in un’altra questione.
Proprio in quei minuti i Democratici di sinistra (Ds) non si sono presentati in aula alla ripresa del processo sul “sistema Sesto”, autoescludendosi così formalmente dalle parte civile contro l’ex presidente della provincia di Milano, Filippo Penati, ex braccio destro di Pier Luigi Bersani, reo di aver incassato presunte tangenti.
La decisione, secondo la versione del legale, sarebbe stata presa di concerto con il tesoriere
Sposetti, avete salvato Penati, chissà cosa penserà adesso il premier Renzi.
«Per voi giornalisti non costituirsi come parte civile equivale a una condanna di primo grado. Giusto? Ho un dossier con tutte le cose che scrivete. Lo faccio per mia figlia. A ogni modo, io non voglio associare il mio nome a un processo penale. Le ripeto, preferisco non parlare».
Per quale motivo ora questa retromarcia?
(La questione si fa seria e Sposetti inforca gli occhiali). «Lo studio legale che ha seguito la vicenda ha presentato una nota. Per adesso il reato è presunto. Giusto? ».
Vi siete sfilati perchè non c’è solo Filippo Penati, ma mezza nomenclatura lombarda di ex Ds?
«Finchè non si accerta se questi fatti sono realmente avvenuti e, soprattutto, chi per conto dei Ds si è preso le tangenti, non ci presenteremo. D’altro canto, l’avvocato quale arringa avrebbe dovuto fare? Su cosa?»
Dunque, ritenete l’ex presidente della Provincia di Milano innocente?
«È un cittadino come tutti gli altri ed è un suo diritto difendersi. Non spetta a noi Ds, ma ad altri soggetti stabilire la verità . Le dico di più, vuole sapere come andrà a finire?».
Come?
«Si concluderà il primo grado. E poi andrà tutto in prescrizione. Del resto, alcuni reati del processo sono già stati prescritto. Giusto?».
I 5Stelle già parlano di “incoerenza della sinistra”. Come replica?
«Non rispondo ai 5Stelle. Mi faccia andare, adesso presento un emendamento per eliminare il Senato».
Giuseppe Alberto Falci
(da “La Repubblica”)
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Settembre 10th, 2015 Riccardo Fucile
IL SOLENNE FRANCOBOLLO DA 0,80, OMAGGIO ALLA GRANDE RIFORMA DEGLI OTTANTA EURO
Vergini di servo encomio, ma patriotticamente dedite a celebrare la Città Natia di cotanto Premier, le Poste Italiane hanno virilmente emesso uno speciale annullo filatelico per ricordare l’ingiustamente negletto 150° anniversario dell’erezione di Firenze a Capitale d’Italia.
Il solenne francobollo, subito andato a ruba fra i migliori collezionisti, effigia con la dovuta evidenza un rigoglioso e pettoruto Giglio Rosso, accanto al Palazzo Vecchio — che per cinque anni ebbe l’onore di ospitare l’Augusto Sindaco — circonfuso di un’aureola tricolore.
La scritta “150° Firenze Capitale d’Italia 1865-2015” sovrasta nettamente quella che, in corpo minore, rammenta l’ingiusto scippo del titolo già nel 1870 a vantaggio della più provinciale Urbe capitolina.
E l’importo di 0,80 euro è un omaggio alla Grande Riforma degli Ottanta Euro.
Ora s’impone un Regio Decreto dal titolo “Firenze Capitale 2015-in saecula saeculorum” per riparare al torto subìto dalla Predappio renziana e riportare la Capitale sulle ubertose rive dell’Arno.Sarà poi cura del Comitato Olimpico Roma 2024 riconvertirsi in “Firenze 2024”, con speciali discipline che andranno dal calcio storico fiorentino al salto nel cerchio di fuoco, dalla marcia al passo dell’oca al sollevamento pesi con la lingua, con unico concorrente — il Caro Premier — e unico arbitro: Gianni Riotta.
Il quale, stando a Renzi come Emilio Fede stava a B. e Achille Starace a M., potrà ripetere i fortunati omaggi testè sperimentati al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Nell’ordine: “Potete dare il benvenuto al Presidente del Consiglio Matteo Renzi.Siete testimoni del Suo debutto qui al Forum di Villa d’Este. Poi un domani ai vostri nipoti potrete dire: io c’ero, quella volta!”.
E ancora, siccome le mani degli astanti restavano gufescamente immobili, il piccolo rinforzìno gravido d’empito patrio: “Siamo qui con il Presidente del Consiglio: era detto perchè voi faceste un applauso!”.
E infine, dopo la spontanea standing ovation, l’ultimo slancio gonfio di trasporto nazionale: “Non sono il portavoce di Renzi, ma del suo portavoce Filippo Sensi!”.
E giù un altro applauso, al portavoce e pure al portavoce del portavoce.
L’Impero dei Sensi. Salutiamo nel Premier il Rifondatore del Senato! Saluto al Premier! Eja eja alalà !
Più problematico appare, per ragioni di tempo, il trasferimento nella Città Natìa dell’imminente Giubileo della Chiesa Cattolica, ma all’inconveniente si potrà agevolmente ovviare con una straordinaria indulgenza plenaria per tutti i fiorentini il cui nome inizi per M e il cognome per R,estensibile a congiunti e conoscenti.
Per l’occasione, il Caro Premier incederà pancia in dentro e petto in fuori fra due ali di bambini festanti che spontaneamente lanceranno petali di rosa: i Balilla Democratici dell’istituto elementare Raiti di Siracusa che il 5marzo 2014, anno I dell’Era Renzista, ebbero l’onore di accogliere in coro Sua Eccellenza nella sua prima ispezione scolastica sulle note del nuovo Inno Nazionale, “Clap and Jump per Matteo Renzi”, adattamento di un noto motivetto a opera degli insegnanti e del preside, precursori della Buona Scuola: “Facciamo un salto/ battiam le mani/ ti salutiamo tutti insieme. / Presidente Renzi/Muoviam la testa,/facciamo festa. / A braccia aperte ti diciamo: / benvenuto al Raiti! / I bambini,gli insegnanti,/i bidelli e poi l’orchestra / lasceremo improvvisar così./Siamo felici e ti gridiamo: / da oggi in poi, / ovunque vai, / non scordarti di noi… / Le ragazze, i ragazzi, / tutti insieme / alle tue idee e al tuo lavoro/affidiamo il futuro…/ sempre a tempo di blues”.
Particolare attenzione, durante le celebrazioni, andrà prestata alla Sua Famiglia.
Stante l’indisponibilità di Donna Agnese, schiva, riservata e frugale almeno quanto Donna Rachele, si suggerisce massima considerazione per il più presenzialista Padre Tiziano,di cui nei giorni scorsi l’apposita Unità , nel solco del Popolo d’Italia, riproduceva col dovuto rilievo una gigantografia — comodamente staccabile a uso di poster murale — che lo ritraeva in cordiale e affettuosa stretta di mano con Sua Eccellenza Luca Lotti.
Si raccomanda altresì l’istituzione della speciale figura istituzionale di Padre del Premier, con erezione di monumenti equestri anche in vita, intestazione di strade, piazze, colonnati e rotatorie al Suo Nome e trasformazione del Suo Genetliaco in Festa Nazionale da solennizzare nei cinegiornali delle principali emittenti radiotelevisive, a cura del nuovo Direttore Generale dell’Eiar Antonio Campo Dall’Orto.
Raifiction e Raicinema sono sin d’ora comandate a produrre, sceneggiare e distribuire film e serie tv dedicati all’avventurosa vita del Caro Premier, della Sacra Famiglia e dei Suoi Ministri, nonchè alla Santa Maria Elena da Arezzo, titolare delle Grandi Riforme e Presidentessa Onoraria delle Massaie Rurali, già paragonata dall’ottimo Bruno Vespa a “Santa Teresa d’Avila che, scolpita dal Bernini per Santa Maria della Vittoria a Roma, acquista sensualità nel momento in cui la trafigge la freccia dell’estasi divina ” (Panorama , 21.7.2014).
Massima diffusione in prima serata, onde evitare spiacevoli incidenti come quello occorso l’altra sera, quando il Vespa ha inopinatamente ospitato a Porta a Porta i membri di un’altra famiglia, i Casamonicas, consentendo loro di superare in ascolti il Divin Matteo.
Marco Travaglio
(da “il Fatto Quotidiano“)
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