Settembre 13th, 2015 Riccardo Fucile
IL PROPRIETARIO AVEVA GIA’ RICEVUTO UNA LETTERA ANONIMA: I CATTIVI MAESTRI FANNO SCUOLA
Nuove minacce via Facebook a Giulio Salvi, titolare dell’hotel Bellevue di Cosio Valtellino, che da mesi dà ospitalità a un gruppo di richiedenti asilo su richiesta della Prefettura di Sondrio.
Sul social network sono stati postati messaggi che invitano amici e concittadini “a incendiare l’hotel che accoglie i profughi”.
“Diamo fuoco all’albergo” che “sta a due minuti da casa mia”, incita dal suo profilo un uomo di cui appaiono soprannome, cognome e foto.
Seguono accuse alla struttura ricettiva che, a suo dire, “incassa 4,5 milioni di euro con i profughi (finti)…”.
Già nelle scorse settimane Salvi aveva ricevuto una lettera anonima con minacce xenofobe: “Via i migranti dall’hotel o li uccido uno a uno”.
L’albergatore, che attualmente accoglie un’ottantina di migranti, si è rivolto ai carabinieri di Morbegno che ora indagano con i colleghi del Nucleo investigativo del Comando provinciale.
Informate anche la Digos della Questura di Sondrio e la stessa Prefettura.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 13th, 2015 Riccardo Fucile
“IL PARTITO NON ESISTE PIU’, NON FACCIAMO FINTA”
C’è un forte odore di fegatino, alla Cascina di Firenze. Impregna la Festa dell’Unità . 
Ma a ben sentire l’odore è più spigoloso, aspro. Sta arrivando Massimo D’Alema. L’attesa si consuma come si può.
Gianni Cuperlo riunisce il pezzo fiorentino della sua corrente nel ristorante Campi.
Sempre lì ma nella pizzeria accanto, la direttrice del Tg3 Bianca Berlinguer, che avrà l’arduo compito di condurre un faccia a faccia tra D’Alema e un dalemiano che negli anni si è costruito una sua storia e una sua autonomia, invece incassa saluti, selfie, incoraggiamenti e l’augurio di una signora: «Speriamo che fai te la sfidante di Renzi al congresso».
Poi le si avvicina Mary, racconta la sua saga familiare tutta interna al Pci e le chiede: «Io non so’ mica renziana, ma in passato mi ricordo che si discuteva, si discuteva, ma poi una decisione la si prendeva a maggioranza, e la minoranza si adeguava. E ora? Lo chieda un po’ a D’Alema».
Sarà fatto, pochi minuti dopo, quando sul palco sale l’ex premier: «Non facciamo finta di essere un partito, con la maggioranza e la minoranza. Tutto questo non c’è più». Boato dalla platea.
E’ solo un assaggio. D’Alema rispolvera il miglior D’Alema. Tagliente, sarcastico.
Si sente a casa, altro che nella tana del lupo, come gli ricorda un curioso liquidato con la fede giallorossa: «Gli unici lupi che conosco sono a Frosinone».
Il pensiero, come è ovvio, va alla riforme, alle lacerazioni del Pd. «Sta a Renzi decidere se avere una discussione che sia vera. Sento parlare tanto di disciplina di partito. Tra tutti i valori della sinistra che abbiamo perso, l’unico che abbiamo conservato è il peggiore».
D’Alema punta direttamente al cuore del renzismo e risfodera il paragone con il soviet: «Mi ricordano il compagno Pjatakov, passato alla storia per una memorabile frase: “Quando il partito dice che il bianco è nero, allora noi dobbiamo dire che il bianco è nero”. Ora al posto di Pjatakov abbiamo Lotti».
Gli applausi sigillano una corrispondenza sentimentale con gli spettatori. Soltanto uno di loro in risposta gli urla «40 per cento», come a ricordare a D’Alema il successo elettorale di Renzi che lui non ha mai visto neanche con il binocolo.
D’Alema ricorda un partito guidato da un premier che è anche segretario, «che, abbandonato a se stesso, sta deperendo»; ricorda i milioni di voti persi alle ultime elezioni regionali, «e non perchè il Pd si sta affrancando dai post-comunisti, ma perchè sono i post-comunisti a essersi affrancati dal Pd».
E’ una questione di popolo, di identità . Che è alla base della stessa straziante domanda che arriva alla fine, conseguente all’ipotesi di riforme votate senza un pezzo del Pd e con l’aiuto di Denis Verdini.
La scissione è un tabù che Cuperlo scalfisce appena. Non la cita, ma la evoca: non è il Pd che voleva, dice, e «se venisse a mancare la ragione fondativa del partito, questo potrebbe non essere più la casa di molti di noi».
Il Pd «non è un destino, ma una scelta».
Ilario Lombardo
(da “La Stampa“)
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Settembre 13th, 2015 Riccardo Fucile
DOPO I SONDAGGI IL CAVALIERE SI SMARCA DALLA LEGA ED ELOGIA LA MERKEL: “RIPRENDIAMOCI I VOTI MODERATI”
La campagna di liberazione dall’abbraccio “mortale” di Salvini parte dalla Crimea e passa per Fiuggi.
Silvio Berlusconi è al fianco dell’amico Vladimir Putin e rientrerà a Milano solo oggi, in tempo per assistere (in tv o allo stadio) al derby, ma la drammatica voragine in cui è caduta Forza Italia, la perdita secca di gran parte dell’elettorato moderato lo costringe a intervenire per marcare la distanza.
Il più benevolo degli ultimi sondaggi (Euromedia, Ghisleri) inchioda Forza Italia al 12%, quello pubblicato ieri da Repubblica ( Demos, Diamanti) all’11.
Comunque ormai alle spalle del Carroccio che cavalca quattro punti avanti.
«Non possiamo andare ancora dietro a Salvini, così ci schiantiamo, finiamo schiacciati, dobbiamo reagire subito », ha concordato l’ex premier coi consiglieri italiani al telefono. È una questione di sopravvivenza ormai.
Approfitta così di quella sorta di due giorni dell’”orgoglio azzurro” organizzata dal vicepresidente Ppe Antonio Tajani a Fiuggi per lanciare l’affondo in prima persona. Proprio a cominciare dal tema più caro alla Lega, l’immigrazione.
«L’Europa dalle radici cristiane non può voltare le spalle» dice in una lunga telefonata alla kermesse. E se non è un endorsement in favore della nuova strategia targata Merkel, sull’emergenza, poco ci manca.
Anche perchè Forza Italia, proprio in barba ai diktat di Salvini, resta saldamente ancorata nel Ppe: Berlusconi fa sapere che tornerà a partecipare, dopo l’esecuzione della condanna, al congresso dei popolari europei in programma a Madrid il 21 e 22 ottobre.
Lui è impegnato nella conquista dei moderati disillusi e lontani e chiama i suoi a una nuova “crociata democratica”, invitando a lasciar perdere gli elettori «incazzati» perchè quelli, testuale, «votano Salvini se sono di centrodestra e Grillo se di centrosinistra ». Più distante di così non si può
Tant’è vero che il capo del Carroccio accusa il colpo e contrattacca. «Non è vero che noi stiamo con gli incazzati — replica Matteo Salvini — Noi vorremmo allearci con tutti quelli che sono all’opposizione di Renzi ma non a tutti i costi. Se Forza Italia continua in Europa a essere alleata della Merkel come si fa? Si chiarissero le idee, io sono a disposizione»
Il faccia a faccia sembrava imminente tra i due alla vigilia della partenza del Cavaliere per la Russia torna ad allontanarsi, anche se alcuni nello staff non escludono che invece proprio al ritorno, da lunedì, possa tenersi («Escludo al derby» taglia corto scherzando il leghista, «forse dopo se il Milan vince»).
Al momento il clima volge al freddo glaciale.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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