Febbraio 10th, 2016 Riccardo Fucile
A PRESCINDERE DALL’ESITO DELLA LEGGE CIRINNA’, IL PREMIER PUO’ VANTARE CHE IN ITALIA SI PARLI DI COPPIE GAY
Se ci si attacca alle parole, Elton John ha messo ieri sera un dito nell’occhio del premier.
Perchè ha confessato l’emozione di essere due volte padre grazie alla maternità surrogata, laddove poche ore prima Renzi aveva denunciato lo squallore dell’utero in affitto…
Però quello che i grandi artisti sostengono dal palco non viene mai preso per oro colato. Si sa che sono personaggi spesso sopra le righe.
Mentre conta moltissimo, ai fini della politica, l’onda emotiva del festival, la coda di sensazioni tra la gente, l’effetto sulla “pancia” profonda del Paese.
La vera cosa importante è che sulle coppie gay l’Italia si appassioni, si divida, ci litighi sopra, vada in piazza ma non rimanga indifferente.
E, se ne parla Sanremo, indifferente non può restare. Da questo punto di vista, per Renzi è già una vittoria.
Quale che sia l’esito delle votazioni al Senato (la prima oggi pomeriggio, forse a scrutinio segreto) il premier potrà dire che tutto questo grande dibattito è stato merito suo.
Perchè nessuno mai in Italia aveva avuto il coraggio di portare in Parlamento una legge così al passo coi tempi.
Talmente avanzata che, perfino se venisse amputata del pezzo più controverso (le adozioni), sarebbe comunque un passo avanti nella coscienza civile. Renzi difende l’articolo 5 sulla stepchild adoption, ma lascia intendere che per lui se ne potrebbe fare tranquillamente a meno.
Tanto il suo obiettivo lui lo ha già centrato.
Ugo Magri
(da “La Stampa“)
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Febbraio 10th, 2016 Riccardo Fucile
TRA I REPUBBLICANI TUTTO COME PREVISTO, PREVALE TRUMP
Donald Trump e Bernie Sanders hanno dominato le primarie del New Hamsphire, segnate da
un’affluenza record.
Stavolta non ci sono state grandi sorprese, rispetto ai sondaggi della vigilia, ma la corsa alla Casa Bianca si è complicata ancora di più per entrambi i partiti.
Fra i repubblicani Trump ha archiviato in fretta il secondo posto dell’Iowa, battendo anche le migliori aspettative.
Ha preso circa il 35% dei voti, più che doppiando il secondo. Così ha confermato di essere il front runner del Grand Old Party, per la disperazione dell’establishment, che non lo considera un candidato con cui potrà riconquistare la Casa Bianca a novembre.
Alle sue spalle, però, la competizione per individuare l’alternativa presentabile si è complicata.
Marco Rubio, che con il solido terzo posto dell’Iowa sembrava destinato ad interpretare questo ruolo, è finito quinto.
Una grossa delusione, attribuita in buona parte alla sua incapacità di rispondere agli attacchi lanciati contro di lui dal governatore del New Jersey Christie durante l’ultimo dibattito presidenziale fra i repubblicani.
Il suo posto stavolta lo ha preso John Kasich, che si è piazzato secondo dopo Trump, col 15% dei voti.
Il governatore dell’Ohio ha puntato sulla sua esperienza, e pensa di poter vincere quando le primarie si sposteranno nel suo Midwest. Il problema però è vedere se riuscirà ad ottenere abbastanza voti nel sud, per tenere in vita la sua campagna prima di andare negli stati più favorevoli per lui.
Ted Cruz, che aveva vinto in Iowa, è finito in un testa a testa con Jeb Bush per il terzo posto.
Il senatore del Texas ha dipinto questo risultato come un successo, perchè il suo conservatorismo e il legame con la destra evangelica non lo favorivano in New Hampshire.
Bush pensa di aver salvato la sua campanga con il risultato di ieri, e ora punta sulla South Carolina, dove suo fratello George aveva bloccato McCain, per cominciare a vincere e diventare l’alternativa responsabile a Trump.
La corsa quindi si è complicata, almeno alle spalle di Donald. Christie, Carson e Fiorina probabilmente si ritireranno, ma per il secondo posto continuerà una sfida a quattro, che i risultati nelle prossime primarie al sud dovranno cercare di decidere.
Tra i democratici la vittoria di Sanders era scontata, ma è stata ancora più netta del previsto, toccando la soglia del 60% dei voti. Un brutto colpo per Hillary, al punto che già circolano voci di una rivoluzione nello staff della sua campagna.
La versione dei consiglieri della Clinton è che Bernie era favorito, perchè viene dallo stato confinante del Vermont, e perchè il New Hampshire è abitato soprattutto da bianchi.
Ora si va al sud, prima nel Nevada popolato dalla minoranza ispanica, e poi nella South Carolina dove i neri sono in maggioranza. Hillary è forte fra questi gruppi, e pensa che si prenderà rivincite decisive.
Sanders però risponde che la sua vittoria nel New Hampshire non era affatto scontata: quando si era presentato la Clinton aveva un vantaggio di oltre 40 punti, e l’appoggio di tutto l’establishment democratico dello Stato.
Secondo Bernie la sua campanga ormai ha innescato una rivoluzione politica, che sta contagiando tutto il paese, come dimostrano l’affluenza record alle urne, il coinvolgimento dei giovani, e la scelta delle donne di appoggiarlo.
Sanders quindi ritiene che la logica dei consiglieri di Hillary non rifletta più la realtà , e lui potrà continuare a vincere ovunque.
Dietro le quinte, infatti, c’è già chi immagina di richiamare nella corsa il vice presidente Biden, per avere un candidato di consenso che riunisca il partito e sia eleggibile a novembre.
Paolo Mastrolilli
(da “La Stampa”)
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Febbraio 10th, 2016 Riccardo Fucile
“SPERO CHE GLI ELETTORI PD DISERTINO LE PRIMARIE DEI CAPIBASTONE”… CONTATTI CON FASSINA
“Spero che gli elettori del Pd a Roma, non partecipando alle primarie, determinino una riflessione molto profonda per permettere così al Pd di ritrovare il contatto con la città . Il Pd deve far prevalere gli interessi di Roma a quelli dei capibastone e accettare la formazione di unica lista civica di centrosinistra, rinunciando al proprio simbolo”.
Lo afferma Ignazio Marino in una intervista al Fatto.
E aggiunge che “ci sono enormi spazi lasciati scoperti dall’ossessione renziana di allargarsi a destra. A Roma dobbiamo far prevalere il partito dei cittadini a quello della Nazione di Renzi e Alfano”, “Fassina sta facendo molto. Abbiamo parlato a lungo. E’ importante che le forze che si stanno muovendo per continuare l’azione di cambiamento che abbiamo avviato lavorino insieme”
Inoltre l’ex sindaco di Roma delle primarie afferma: “Non solo non parteciperò a queste primarie romane nè da candidato nè da elettore, ma ho anche chiesto al Pd di fare un atto di umiltà e non presentarsi. L’attuale gruppo dirigente del Pd che propone le primarie a Roma è lo stesso che le ha violentate e tradite, mandando via con un atto dal notaio, il 30 ottobre 2015, chi come me le aveva stravinte. E non hanno neanche l’onestà di restituire agli oltre centomila votanti le centinaia di migliaia di euro che chi ha fatto la coda ai gazebo aveva versato per votare: l’inganno a danno dei romani è stato doppio. E’ stato tradito il voto e il Pd si è intascato i soldi degli elettori. Dovrebbero chiedere scusa ai romani, fare un passo indietro e favorire la formazione di liste civiche a sostegno di candidati con un reale appoggio popolare”.
E di Giachetti e Morassut dice: “Sono due parlamentari che non ci pensano proprio a lasciare la poltrona che frutta a ciascuno circa 20 mila euro lordi al mese”.
Su Milano Marino osserva: “Noto soltanto che si rischia un confronto fra due ex city manager di giunte di centrodestra. Un epilogo molto renziano”.
E conclude: “Io il Pd ho contribuito a fondarlo, credo ancora e crederò sempre in quei valori, che sono i valori della giustizia sociale, dell’uguaglianza, dei diritti e della trasparenza. Quei valori restano, anche se adesso c’è Renzi. Ma Renzi non ha comprato il Pd, ne è solo temporaneamente il segretario”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 10th, 2016 Riccardo Fucile
“ME LO CHIEDONO IN TANTI, CERCHIAMO UN NOME CHE UNISCA”
Benvenuti in Italia. Purtroppo le cose sono finite come si sapeva che sarebbero finite, con uno
sbilanciamento verso il centro e la destra che toglie a Milano quell’eccezionalità in cui aveva vissuto negli ultimi anni, peraltro ormai già ridotta al lumicino. Il Partito della Nazione è approdato anche qui».
Pippo Civati, leader di Possibile, le primarie di Milano le ha osservate dalla finestra. Il momento di entrare in campo, per lui, arriva ora.
Che farà adesso, si candida?
Da domenica sera me lo stanno chiedendo in molti, ma io credo in una candidatura civica più che puramente politica, di qualcuno che faccia parte della società milanese e sia capace di unire mondi diversi, al di là delle sigle di appartenenza. Nomi ne circolano già (da Vittorio Agnoletto all’attuale presidente del Consiglio comunale Basilio Rizzo a Marco Mori, coordinatore di Possibile in città ed ex presidente di Arcigay Milano, ndr), ma è un processo tutto da costruire, insieme ai Socialisti, a Rifondazione, alla miriade di pezzi di società che non si riconoscono nell’offerta presentata fin qui, per il quale ora vanno accelerati i tempi. Entro febbraio dobbiamo mettere in campo una proposta alternativa in grado di intercettare il consenso più ampio possibile. A Roma partiremo sabato con un’assemblea che diverrà permanente: l’idea per le amministrative romane è di conciliare le componenti e le candidature, quella di Stefano Fassina e quella, che sta emergendo, di Ignazio Marino. Un processo analogo deve iniziare a ruota a Milano. Del resto, ci stiamo pensando da tempo: per noi l’esito delle primarie era scontato, nessuna sorpresa e nessun cambio di scena.
Qualcosa è cambiato, però: la vittoria di Sala potrebbe aprire grandi spazi a sinistra.
Sicuro. Il travaglio è già iniziato per tanti. Renzi ha chiarito la sua volontà di prendere voti da qualsiasi parte arrivino, sostenendo che non si debba fare gli schizzinosi. Ecco, noi vogliamo prendere tutti i voti degli schizzinosi. Ma, ripeto, la nostra proposta va costruita con la comunità locale, e inizieremo fin dai prossimi giorni. Inizia una storia diversa, non nel senso inteso l’altra sera da Majorino, che archiviate le primarie sosterrà Sala: inizia il lavoro per far nascere un progetto nuovo. Chiunque di noi potrà essere chiamato a candidarsi o comunque a ricoprire un ruolo, non ci sono automatismi
Come giudica quanto accaduto a Milano?
Un enorme pasticcio, un notevole problema gestionale con un solo possibile esito chiaro fin dall’inizio. Infatti, io ne sono rimasto fuori, per netta scelta politica.
Di chi sono le maggiori responsabilità ?
La responsabilità politica di Pisapia è oggettiva. E sta, di fondo, nel non aver preparato la sua successione in questo cambiamento di schema nazionale così clamoroso. Non voglio buttargli la croce addosso, però è proprio questo che più mi ha deluso di lui: il basso profilo che ha tenuto nei confronti di Renzi, il fatto di non essere mai critico, mai incalzante rispetto alle scelte del governo. Del resto, la sua posizione è quella che di recente ha sottoscritto insieme ai sindaci Doria e Zedda con l’appello pubblico per il centrosinistra, che prevede un’alleanza organica col Pd. Noi invece pensiamo a ricostruire la sinistra in alternativa al Pd. Ora lui sosterrà Sala, come prevedibilmente faranno tutti i soggetti coinvolti nelle primarie, compresa Sel o gran parte di essa.
Era credibile pensare che Pisapia avrebbe rotto con il Pd?
È chiaro che sarebbe stata una scelta molto pesante. La verità è che il modello che lui ha incarnato a Milano non esiste più, non c’è più quell’afflato che nel 2011 l’ha portato alla vittoria.
E dei due contendenti a sinistra, Majorino e Balzani, che dice?
Li stimo molto entrambi, ma penso che non avrebbero dovuto giocare la partita delle primarie così concepite, una volta capito che cos’è oggi il Pd.
Avrebbero dovuto lasciare il partito?
Non necessariamente. Ma credo che Majorino, in particolare, avrebbe potuto candidarsi già a maggio in modo indipendente. Ecco, quella sarebbe stata una chiave possibile che avrebbe potuto incontrare il nostro gradimento.
Laura Matteucci
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