Febbraio 26th, 2016 Riccardo Fucile
LA UMORISTICA FOTO DI GRUPPO TRA I DUE INCIUCISTI
Ncd e Lega con Stefano Parisi a Milano, prove di “nuova piattaforma per il centrodestra”. L’ex ad di Fastweb, candidato sindaco del centrodestra, parte con la sua campagna elettorale e accanto a sè trova tutti i big dei partiti che lo sostengono: Maurizio Lupi di Ncd, Maria Stella Gelmini di Fi, Ignazio La Russa di Fratelli d’Italia e Matteo Salvini della Lega che manda subito un messaggio al governo: “Se vinciamo sarà l’avviso di sfratto a Renzi”.
Affermazione ridimensionata da quello che sarà lo sfidante di Giuseppe Sala: “Non esageriamo”.
“Si sta creando una nuova piattaforma per il centrodestra, miracolo lo hanno chiamato, ed è il motivo vero per cui ho scelto di candidarmi – spiega Parisi – ma è un po’ eccessivo parlare di avviso di sfratto al premier”.
Le idee per la città . “Dobbiamo guardare a come sarà Milano tra 10 o 20 anni. Oggi nei cassetti di Pisapia non c’è nulla e bisogna riprendere il percorso iniziato con Albertini e gli Stati generali del 1998”.
Questa la prospettiva del candidato per la città . Quanto al pedaggio d’ingresso in città Area C, Parisi assicura che “non verrà toccato il perimetro” nel quale è ora in vigore. “Fra cinque anni avremo una città cambiata e molto migliorata”, dice ancora l’ex city manager.
Tra le proposte: ancora sicurezza, con le telecamere del Comune e dei privati messe in rete per creare metadati, la riqualificazione delle periferie, l’innovazione e la semplificazione della macchina comunale.
La coalizione.
E’ stato – dice Parisi – il sostegno dei quattro partiti che gli ha fatto decidere di candidarsi. E l’occasione serve a Lupi per parlare di Milano come di laboratorio politico. Il capogruppo di Ap alla Camera commenta il rapporto con la Lega. “Non siamo un’unione civile con Salvini – dice – nè una coppia di fatto. A Milano abbiamo sempre lavorato assieme, ognuno di noi dando il proprio contributo per tornare a fare grande questa città . Io e Salvini, tra l’altro, siamo stati, per la prima volta, consiglieri comunali insieme, nel 1993. E ora la candidatura di Parisi ci ha rimesso insieme”.
Salvini ha ribadito che sarà impegnato personalmente nelle comunali della sua città , come capolista della Lega e potenziale assessore del futuro sindaco (“se gli servirò”). Preoccupato da un candidato come Parisi nato a Roma? “Preferisco un milanese di adozione piuttosto che un milanese con la puzza sotto il naso”.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2016 Riccardo Fucile
IL LEADER DELLA LEGA RISULTA CONSIGLIERE DI “OCTOPUS BRAIN” INSIEME ALL’EX PD GIANCARLO SERAFINI, CONDANNATO PER CORRUZIONE QUANDO ERA AMMINISTRATORE INAIL
Il leader della Lega Matteo Salvini è tra i soci fondatori di Octopus Brain, un’associazione per la prevenzione del disagio giovanile presieduta niente meno che da Mario Valentino Longo, il factotum di Fabio Rizzi (consigliere regionale leghista arrestato per le tangenti sulla sanità in Lombardia ndr), arrestato nell’ambito dell’inchiesta Smile della procura di Monza.
Il segretario del Carroccio non è un socio qualunque, era anche consigliere dell’associazione, carica che divideva proprio con il compagno di partito Fabio Rizzi. Quando gli si chiede conto della sua presenza tra i ranghi dell’associazione Salvini risponde: “Sono presente in decine di associazioni in Italia, e non ho mai preso una lira. Tra i soci fondatori della Octopus Brain c’era anche Giancarlo Serafini, ex senatore e consigliere regionale del Pdl (oggi in Forza Italia) che nel 1994 ha patteggiato una condanna per corruzione quando era consigliere d’amministrazione Inail.
Octopus Brain è un Associazione con sede a Varese, fondata nel 2010 da Matteo Salvini insieme a Fabio Rizzi, Mario Longo ed un po’ di dentisti, per prevenire il disagio minorile. Tesoriere quella Silvia Bonfiglio, compagna di Longo ai domiciliari…
Su 7 membri del direttivo 4 vengono arrestati, come possiamo definire l’associazione?
Un caso di cattive compagnie?
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 26th, 2016 Riccardo Fucile
“L’INTERVENTO SULLA FONDAZIONE C’E’ STATO NONOSTANTE IL TRASFERIMENTO DEL PREFETTO” DICE ALFANO… MA DIMENTICA DI DIRE CHE IL PROVVEDIMENTO E’ ARRIVATO IL 1 FEBBRAIO, IL GIORNO IN CUI L’INDAGINE E’ STATA NOTIFICATA AGLI INTERESSATI
Angelino Alfano è indagato per abuso d’ufficio per il trasferimento di un prefetto che dava fastidio a Vladimiro, detto Mirello, Crisafulli, ex parlamentare Pci, Pds, Ds nonchè ras del Pd di Enna, escluso dalle liste alle ultime elezioni nazionali poi sconfitto (senza simbolo Pd) alle comunali e ora tutto dedito alla sua creatura: l’università Kore.
Anche lui è indagato con il viceministro dell’Interno Pd Filippo Bubbico, il suo segretario particolare Ugo Malagnino e con il presidente dell’università Kore di Enna, Cataldo Salerno.
Il reato contestato ad Alfano è imbarazzante per Renzi.
L’abuso d’ufficio si sarebbe realizzato in un Consiglio dei ministri da lui presieduto il 23 dicembre. Quel giorno è stato varato il trasferimento del prefetto Fernando Guida, che aveva osato commissariare l’Università cara a Mirello.
Il 18 dicembre il prefetto avvia le pratiche per il commissariamento dell’università Kore che poteva essere deliberato allo scadere di un mese per dare modo di presentare le eccezioni difensive.
Appena cinque giorni dopo, il 23 dicembre, a sorpresa, prima dei due anni dall’insediamento che di solito si attendono, il nemico di Crisafulli viene spostato dal Cdm.
Quel giorno sono stati approvati altri trasferimenti di prefetti ma quello di Guida era imprevisto tanto che il suo posto resta vacante per mesi.
Le indagini sono state avviate dal procuratore capo di Enna Calogero Ferrotti che, prima di lasciare Enna, un po’ come il prefetto, ha battuto un forte colpo spedendo il fascicolo alla Procura di Roma.
È stato quindi il procuratore capo Giuseppe Pignatone, letta la lettera del pm di Enna e l’informativa della Guardia di Finanza, a iscrivere Alfano e soci.
Prima di trasmettere al Tribunale dei Ministri. Al Fatto risulta che la pista investigativa che porta ad Alfano passa da Giuseppe Firrarello, detto Pino, ex senatore del Pd, ex sindaco di Bronte, grande collettore di voti nonchè suocero del sottosegretario del Ncd Giuseppe Castiglione.
Al Fatto risulta che, alla vigilia del consiglio dei ministri del 23 dicembre, Crisafulli chiede a Firrarello un incontro urgente, secondo l’ipotesi degli investigatori mirato proprio a contattare Alfano prima delle feste al fine di spostare il prefetto Guida.
Gli investigatori, mediante i tabulati telefonici, hanno ricostruito la compresenza di Firrarello e Crisafulli in un punto del centro di Catania e ritengono che l’incontro ci sia stato. Il 26 dicembre, tre giorni dopo il consiglio dei ministri, c’è anche una telefonata di auguri tra Firrarello e Crisafulli.
Nel fascicolo che ora sarà esaminato dal Collegio dei reati ministeriali, sono confluiti i tabulati telefonici di Firrarello.
I pm li hanno chiesti per trovare telefonate con il ministro Alfano o con ambienti a lui vicini . Alfano potrebbe essere chiamato a rendere dichiarazioni ma come indagato può avvalersi della facoltà di non rispondere o di mentire.
Firrarello invece non risulta sia indagato e dovrebbe essere un po’ più loquace di quanto lo è stato ieri con Il Fatto: “Non è vero niente. Andate al diavolo”.
La seconda strada adottata da Crisafulli per fare fuori il prefetto farebbe perno — secondo gli investigatori — su Ugo Malagnino, ex parlamentare e segretario particolare del viceministro dell’Interno Bubbico, Pd.
Malagnino viene messo in pista a metà dicembre da Crisafulli per perorare la causa dell’università Kore.
In alcune telefonate a Malagnino viene anche ventilata la possibilità di diventare consigliere di amministrazione della Fondazione Kore.
Poi gli investigatori assistono ai preparativi per un incontro a Roma tra il presidente dell’università (e fino a novembre anche della Fondazione Kore) Cataldo Salerno e lo stesso Bubbico.
Il Fatto ha chiesto a Bubbico via sms se l’incontro si è realizzato ma ieri fino alla chiusura del giornale il viceministro non ha sentito l’esigenza di rispondere.
Nè al messaggio sms nè a voce alle chiamate sul cellulare.
Comunque Crisafulli, come con Firrarello, si sente dopo lo spostamento del prefetto Guida anche con Malagnino.
Il fascicolo è stato inviato al collegio dei reati ministeriali che si occupa dei reati contestati ai ministri nell’esercizio delle loro funzioni.
Alfano si è difeso così: “È un caso nato morto, superato e smentito dai fatti”. Secondo Alfano la sua difesa migliore è proprio il commissariamento: “Da oltre 20 giorni è stata commissariata — spiega il ministro — la Fondazione Università di Enna”.
Qualcuno potrebbe obiettare però che il fascicolo è arrivato a Roma prima del commissariamento, avvenuto il primo febbraio per mano della Prefettura di Enna, proprio il giorno in cui il ministro dell’Interno Alfano ha ricevuto l’avviso di garanzia firmato dal procuratore aggiunto Francesco Caporale e dal sostituto Roberto Felici.
Nell’atto si legge che gli atti sono trasmessi nello stesso giorno, primo febbraio, al collegio dei reati ministeriali e che il ministro e gli altri indagati sono “sottoposti a indagini per il reato di cui all’articolo 323 del codice penale, commesso in Roma il 23 dicembre 2015”.
Il prefetto Guida aveva avviato già il 28 ottobre gli accertamenti per poi accelerare verso il commissariamento dell’Università Kore il 18 dicembre.
Dopo il suo trasferimento la sede è rimasta vacante e solo il primo febbraio (giorno dell’avviso di garanzia ad Alfano) la prefettura di Enna, con un decreto, ha sciolto gli organi amministrativi dell’ateneo e ha nominato tre commissari: il prefetto Francesca Adelaide Garufi e i professori Carlo Colapietro e Angelo Paletta.
Marco Lillo e Giuseppe Lo Bianco
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 26th, 2016 Riccardo Fucile
I GENERALI TRICARICO E MINI SPIEGANO PERCHE’ IL GOVERNO MENTE: “STESSA SCUSA USATA IN KOSOVO, I DRONI SERVONO PER DISTRUGGERE”
Nel tentativo di dissimulare il significato politico e strategico della decisione italiana di concedere l’uso di Sigonella per i raid americani in Libia contro l’Isis, il governo continua a ribadire il carattere esclusivamente “difensivo” delle missioni dei droni Usa che partiranno dalla base siciliana, ovvero che il loro impiego sarà solo a protezione delle forze speciali americane operanti sul terreno quando queste sono in pericolo.
Al generale Leonardo Tricarico, ex capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, la formula dei “raid difensivi” ricorda quanto accadde nel 1999 quando “si parlò di ‘difesa integrata’ per coprire il fatto che i nostri Tornado bombardavano l’ex Jugoslavia — spiega a IlFattoQuotidiano.it — così da mettere a tacere le opposizioni in Parlamento e l’opinione pubblica contraria alla guerra”.
“Ma quale funzione difensiva! Non nascondiamoci dietro un dito — dice il generale Fabio Mini, ex comandante della missione Nato in Kosovo — a parte il fatto che, per definizione, le forze speciali sono sempre in pericolo durante le loro incursioni, quindi anche seguendo questa logica i droni dovrebbero intervenire sempre per fornire copertura aerea, questo tipo di velivolo non viene usato in appoggio e protezione alle forze a terra ma, al contrario, sono queste che individuano e forniscono le coordinate esatte del bersaglio che il drone deve colpire e distruggere. Da Sigonella verranno lanciati attacchi di precisione, altro che funzione difensiva”.
Gli scenari di un possibile intervento sono stati discussi giovedì pomeriggio al Quirinale, nella riunione del Consiglio supremo di Difesa, presieduto dal capo dello Stato, Sergio Mattarella.
L’organismo, si legge nella nota finale, ha “attentamente valutata la situazione in Libia, con riferimento sia al travagliato percorso di formazione del Governo di accordo nazionale sia alle predisposizioni per una eventuale missione militare di supporto su richiesta delle autorità libiche”.
Non avrà natura difensiva neanche per l’invio in primavera di 500 soldati con carri armati, artiglieria ed elicotteri “a protezione degli operai italiani” della Trevis Spa di Cesena che lavoreranno per mettere in sicurezza la pericolante diga di Mosul.
“Dietro il pretesto della difesa del cantiere — spiega Gabriele Iacovino del Cesi, Centro Studi Internazionali — si nasconde la vera natura della spedizione militare italiana a Mosul richiesta dal Pentagono, che in quell’area strategica a pochi chilometri dalle roccaforti dell’Isis vuole un forte avamposto militare alleato, un trampolino di lancio in vista della grande offensiva per la riconquista di Mosul”.
Le foglie di fico con cui il governo cerca di camuffare il reale livello di coinvolgimento dell’Italia alla guerra all’Isis non inganna militari ed esperti, ma nemmeno i terroristi dello Stato Islamico e i suoi fanatici sostenitori, con gravi potenziali conseguenze.
“L’uso della base siciliana di Sigonella per i raid dei droni americani contro l’Isis in Libia espone l’Italia al rischio di sanguinose rappresaglie e attentati”, dice Gianandrea Gaiani, analista e direttore di Analisidifesa.it, aggiungendo che “il governo italiano avrebbe preferito non dare pubblicità a questo accordo, annunciato dalla stampa americana, per evitare di pagare il prezzo che tutti i paesi hanno regolarmente pagato per il loro maggiore impegno nella guerra all’Isis: i francesi con il Bataclan, i russi con l’abbattimento del charter sul Sinai, i tedeschi con la strage di turisti a Istanbul, gli hezbollah libanesi con i kamikaze nei quartieri sciiti di Beirut”.
Tra gli obiettivi più esposti a rappresaglie c’è il terminal petrolifero Eni di Mellitah, a soli 20 chilometri dalla cittadina costiera di Sabrata dove ieri 150 miliziani dell’Isis hanno sferrato un attacco in grande stile, respinto a fatica dalle forze locali.
In caso di un analogo assalto al vicino impianto dell’Eni, se non bastasse l’intervento delle forze di protezione libiche (Petroleum Facilities Guard) e dei contractor privati, entrerebbero in scena gli incursori italiani del Comsubin e i marò del Reggimento San Marco imbarcati sulle navi della Marina Italiana impegnate nella missione “Mare Sicuro”, e magari anche i parà del 9° reggimento Col Moschin che, secondo fonti non confermate, sarebbero già a Sabrata.
Enrico Piovesana
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 26th, 2016 Riccardo Fucile
BERSANI: “MANCA IL RISPETTO”… SI DELINEA LA CANDIDATURA DEL MINISTRO, CAPACE DI COAGULARE LA MINORANZA INTERNA
Il clima è da separati in casa. Roberto Speranza ha preparato la sua uscita (“congresso subito”) con tutti i big della minoranza.
Ormai, raccontano, la questione è diventata quasi antropologica. Tanta è la familiarità tra le nuove coppie, Renzi e Verdini, Lotti e Verdini — battute, telefonate, complicità ostentata — tanto è la freddezza con la Ditta che fu.
È l’aspetto che colpisce di più quel vecchio sentimentale di Bersani: “Ma è possibile — ripete — che ai nostri non arriva neanche una telefonata e Verdini sa tutto in anticipo? Manca il rispetto, non è così che si sta nella stessa comunità ”.
Ecco il perchè dell’affondo su Verdini, nel day after delle unioni civili: “Ormai — dice Speranza nelle riunioni — un pezzo dei nostri se ne sta andando. È in atto un’emorragia silenziosa. Il partito è allo sbando completo”.
Poi l’intervista all’HuffPost e dichiarazioni ovunque.
E la richiesta del congresso, pur nella consapevolezza che, prima dell’inizio del prossimo anno è difficile celebrarlo. Sia come sia è un modo per lanciare la sfida in nome dell’alternativa a Renzi.
Poi verranno le alleanze congressuali, il gioco di correnti, i posizionamenti. Ma la richiesta sancisce l’avvio di fatto del congresso, perchè a questo punto alla candidatura di Speranza manca solo l’annuncio ufficiale che secondo alcuni dei suoi potrebbe avvenire già a Perugia, all’iniziativa della minoranza il prossimo dieci marzo.
Un congresso, appunto, da separati in casa. Gli rispondono, in modo rude, i falchi del premier, a partire da Deborah Serracchiani: “Speranza insegue fantasmi. Forse più che al congresso del Pd vuole candidarsi a segretario di Ala. Avrebbe più chance”. “Condivido la Serracchiani”, dice il solitamente taciturno Luca Lotti.
Parole, sbrigative, che indicano che per Renzi è un non problema, anzi che quello di Speranza è quasi un autogoal perchè chiedere un congresso dopo l’approvazione delle unioni civili è roba incomprensibile nel paese.
L’obiettivo, dei falchi e del falco dei falchi, ovvero il premier, è chiaro sin da ora. La pulizia etnica della sinistra.
Un dirigente di rango del Pd, giovane turco, spiega: “Lo schema è chiaro. Speranza si candida con l’obiettivo di prendere un 15-20 per cento al congresso e negoziare un 15-20 per cento di posti in lista al prossimo giro. Matteo lo sa e proverà a sterminarli. Si è candidato Rossi, l’opposizione di sua maestà come Pittella la scorsa volta, ce ne saranno altri. Lotti ha fatto il pieno di tessere. Alle prossime liste non li vuole tra i piedi. L’unica variabile che può far cambiare qualcosa sono le amministrative”. Proprio sul default alle amministrative si fondano le speranze congressuali della sinistra.
A fine giornata l’ideologo della Ditta, Miguel Gotor su facebook inserisce un brano dei Quaderni di Antonio Gramsci, una lezione altissima di politica.
Questa: “Ciò che si chiamava ‘massa’ è stata polverizzata in tanti atomi senza volontà e orientamento e una nuova ‘massa’ si forma, anche se di volume inferiore alla prima, ma più compatta e resistente, che ha la funzione di impedire che la primitiva massa si riformi e diventi efficiente”.
Il “politico realista”, per Gramsci, ha il dovere di partire da questa constatazione e fare lavoro politico nel tempo nuovo. Gli effetti della lezione? Si vedranno.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 26th, 2016 Riccardo Fucile
“AVEVAMO DETTO ‘MAI PIU’ CON LA DESTRA’ E CI RITROVIAMO VERDINI IN CASA”
Roberto Speranza arriva dritto al punto: “È inutile girarci attorno o far finta di non vedere. Siamo di fronte a un fatto politico enorme. D’un colpo solo è cambiata la maggioranza con l’ingresso di Verdini, perchè da che mondo è mondo se uno vota la fiducia entra in maggioranza. Ed è cambiato il Pd in cui prevalgono le spinte conservatrici. Di fronte a tutto questo, che tocca la natura e l’identità del Pd, è necessario un congresso”.
Sta anche dicendo che si candida?
Non sto parlando di persone. Quelle verranno. Sto parlando di linea e di progetto politico. Avevamo detto “mai più con la destra” ed ora ci troviamo Verdini in casa. E quello che sembrava un compromesso parlamentare su singoli provvedimenti sta diventando un orizzonte strategico e identitario.
Il partito della Nazione.
Appunto. E vedo che non sono il solo a fare questa analisi: quando un renzianissimo della prima ora come Matteo Richetti parla di rottamazione tradita è un segnale non trascurabile. Glielo ripeto. Siamo a un punto di svolta: sui territori il Pd imbarca non voti, ma ceto politico che stava con Cosentino, con Cuffaro, riciclati di una stagione di destra e fallimentare nel paese; in Parlamento vota la fiducia Verdini, il più fedele collaboratore di Berlusconi ai tempi della compravendita parlamentare e delle leggi ad personam. È caduta la maschera: Renzi doveva compiere la rottamazione e invece siamo di fronte all’ennesimo capitolo del trasformismo italiano.
Il premier direbbe che coi voti non si deve essere “schifiltosi”.
Innanzitutto un conto sono i voti, un conto è il ceto politico. E quando Cuffaro dice “i miei sono tutti nel Pd e fanno tessere” io, francamente, un po’ schifiltoso lo sarei. Ma bisogna esserlo anche quando Cuffaro dice “il mio sistema di clientele e i miei voti hanno cambiato nascondiglio”. Ricorda, lei che è un cronista attento, quando Walter Veltroni, da segretario del Pd, girava per il Mezzogiorno dicendo “noi certi voti non li vogliamo”? Bene, secondo me il Pd deve essere anche il partito che “certi voti non li vuole”. E su questi temi suggerirei maggiore serietà e meno slogan.
Secondo lei, Renzi non doveva mettere la fiducia?
Non c’è dubbio che le ambiguità e i doppi giochi dei grillini hanno pesato, però si poteva comunque essere più coraggiosi portando la legge in Parlamento e affrontando un dibattitto libero e democratico. Secondo me ne sarebbe uscito un provvedimento più avanzato.
Ma se lei fosse stato capogruppo, che avrebbe detto su Verdini?
Mettiamola così: che cosa fissa il perimetro di una maggioranza di governo? Il voto di fiducia. Dunque c’è poco da fare sofismi dopo sui numeri, se sono più o meno aggiuntivi, più o meno determinanti. La sostanza resta che quando Verdini dichiara che vota la fiducia, il Pd avrebbe potuto e dovuto dire “no grazie, noi siamo un’altra cosa”.
Però nessuno l’ha detto. Ora, Speranza, parliamoci chiaro. Verdini non serve solo a garantire una navigazione tranquilla al governo. Ma la sua pattuglia rende innocua la vostra al Senato. Se domani Gotor si alza e chiede a Renzi di discutere sul prossimo provvedimento, Renzi ha Verdini che garantisce i suoi voti. È il buttafuori della sinistra, o no?
Francamente non so se Verdini ambisce a essere anche buttafuori, come coronamento della sua brillante carriera, con Berlusconi, Dell’Utri e Cosentino. Io dico: è tempo perso. Noi stiamo nel Pd e daremo battaglia, ascoltando il nostro popolo che vive certi personaggi come impresentabili ed è preoccupato per la direzione che ha preso il Pd. Per questo chiediamo un congresso per discutere e definire natura e identità del Pd.
(da “Huffingtonpost“)
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Febbraio 26th, 2016 Riccardo Fucile
LA DEPUTATA E’ DOCENTE DI FILOSOFIA A PARIGI: “UNA LEGGE CHE CREA NUOVE DISCRIMINAZIONI”
«Aspetterò la fine dell’iter di questa legge, dopo di che lascerò il Pd». Michela Marzano, deputata Pd, una cattedra di filosofia morale a Parigi e autrice di «Papà , mamma e gender», è delusa dal modo in cui il suo partito ha condotto la partita sulle unioni civili.
«Sono molto delusa e anche arrabbiata perchè ci ritroviamo con un testo di legge nato con lo scopo di correggere un’ingiustizia, di promuovere l’uguaglianza e che invece umilia le persone omosessuali – spiega -. Quindi non corregge nulla e addirittura secondo me aggiunge una discriminazione ulteriore»
Quale?
Si è talmente insistito sulla differenza che doveva esserci tra le unioni civili e il matrimonio che di fatto si è ricondotto tutto a diritti individuali. Tant’è vero che è scomparso qualunque aggancio all’articolo 29 e sono rimasti solo i riferimenti agli articoli 2 e 3 della Costituzione, che riconoscono appunto i diritti individuali. Ma quello che le persone omosessuali stanno aspettando da trent’anni sono i diritti familiari. Lo stesso statuto riconosciuto e dato alle loro coppie, al loro amore, alla loro vita comune. E non è questo che c’è nella legge. Si insiste sul fatto che si tratta di una speciale formazione sociale, rendendo fra l’altro anche difficile la decisione da parte del giudice nel momento in cui si tratteranno questioni legate alla stepchild. Finora i giudici avevano le mani libere perchè, non essendoci nessuno statuto per le coppie omosessuali, potevano applicare le norme previste dall’articolo 44 della legge sulle adozioni.
E non sarà più così?
Io ho qualche dubbio. Resta la legislazione vigente, ma come si applica a una specifica formazione sociale? La legislazione vigente riguarda la famiglia così come è riconosciuta all’interno del matrimonio e ammette delle eccezioni quando si ha a che fare con una persona single oppure nel caso in cui c’è il decesso del padre o della madre. Ma sempre all’interno della famiglia. Qui però si sta parlando di una specifica formazione sociale. Spero che non ci saranno conseguenze peggiori.
Una specifica formazione sociale per la quale non è obbligatorio essere fedeli.
E’ l’esempio di quanto dicevo prima. Si è voluto specificare, attraverso l’assenza di determinati concetti, il fatto che si tratta di coppie di serie B, che l’amore tra due persone dello stesso sesso non è come quello eterosessuale, è un amore minore. Questa legge sancisce che le persone omosessuali sono figlie di un dio minore. Tutto è meno, tutto non è all’altezza, è meno importante, è meno profondo. Si insiste sulla precarietà
Per il filosofo Gianni Vattimo la fedeltà è un termine etico e non giuridico, quindi non ha senso inserirla in una legge.
Peccato che ci sia già , che sia presente all’interno del quadro e della definizione del matrimonio. Quando ci si sposa ci si promette fedeltà . Poi ci si può interrogare sul suo significato, su cosa vuol dire promettere amore eterno. Però o si fa una riflessione sul significato della promessa in amore, indipendentemente dall’orientamento sessuale delle persone, oppure negarlo alle persone omosessuali è un modo per delegittimare queste relazioni e l’amore omosessuale.
Lei venne chiamata nel Pd da Bersani per seguire le questioni legate ai diritti. Adesso lascerà il partito?
Più che essere io a lasciare il Pd, è il Pd che mi ha lasciata, probabilmente ha smarrito il significato stesso del termine uguaglianza che dovrebbe essere la stella polare della sinistra.
Anche a maggio del 2015 si disse molto delusa dal Pd e dichiarò al sua intenzione di voler uscire dal partito.
Avevo a cuore determinate leggi. Nel frattempo è stata approvata almeno in prima battuta alla Camera la legge sul doppio cognome, quella per l’accesso alle origini da parte dei bambini nati da madri che hanno mantenuto l’anonimato e si è affrontato il tema della continuità affettiva, anche se io ho votato in dissenso perchè anche lì si è introdotta una discriminazione. C’era comunque una serie di battaglie che si annunciavano e che pensavo di poter fare meglio e bene all’interno del Pd. Fino ad oggi. In futuro resterò in parlamento, forse nel gruppo misto. Poi quando finirà la legislatura tornerò a tempo pieno con i miei studenti, i miei libri, i miei lettori.
Si aspettava di più da Renzi?
Molto di più. L’ho appoggiato alle primarie perchè pensavo che sarebbe potuto essere una ventata di aria fresca. E’ una persona brillante, intelligente, intuitiva e capace. Si sarebbe potuto fare tanto di più e bene. Oggi penso che sia stata sprecata una grande opportunità .
Carlo Lania
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Febbraio 26th, 2016 Riccardo Fucile
“L’INFLUENZA DELLA CHIESA HA DETERMINATO IL TRADIMENTO DI RENZI”… “SUI DIRITTI CINQUESTELLE IMBARAZZANTI”
I giornali stranieri hanno guardato con molto interesse al dibattito e alla successiva approvazione della legge sulle unioni civili.
Eppure il giudizio che è emerso non è affatto positivo.
Tanti media di altri Paesi giudicano la legge Cirinnà così come modificata dall’emendamento del governo “annacquata”, a causa dello stralcio della stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner.
Secondo il Guardian, per esempio, un dato certo emerso dall’approvazione delle unioni civili al Senato è la vittoria politica di Angelino Alfano.
Così come è evidente “l’influenza della Chiesa cattolica” sulla politica italiana.
Dello stesso avviso il New York Times che riporta come “la stepchild adoption è stata osteggiata dai partiti di centrodestra e dalla Chiesa, i cui valori ancora permeano la società italiana” e come le molti esponenti del mondo Lgbt non considerino la legge una “piena vittoria”.
Anche per la Bbc si tratta di una legge annacquata. “Le associazioni Lgbt” leggono l’approvazione della legge come un “tradimento”.
Lettura simile viene fatta dal Boston Globe: “Il premier Renzi ha definito il passaggio ‘storico’. Ma esponenti Lgbt hanno denunciato l’indebolimento della legge come un tradimento perchè il Pd di Renzi ha sacrificato l’adozione per consentire il passaggio della legge”.
Per il Financial Times la legge è stata, di nuovo, “annacquata”, Renzi ha virato sul supporto “dei membri parlamentari di centrodestra” perchè “inaspettatamente il Movimento 5 Stelle ha ritirato il suo appoggio per le “obiezioni sulle procedure parlamentari utilizzate da Renzi, con una mossa che si può definire errore imbarazzante da parte del partito”.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2016 Riccardo Fucile
A ROMA IN TESTA LA RAGGI (25,5%), SEGUITA DA GIACHETTI (22%), BERTOLASO (21%), MARCHINI (14%), FASSINA (5,5%) E STORACE (5%)… A MILANO SALA AL 41%, PARISI AL 36,5%, BEDORI AL 14%
Nella capitale, secondo un sondaggio Ipr raccontato dal Corriere della Sera, Alfio Marchini sostenuto dal centrodestra potrebbe arrivare al ballottaggio e, sempre per Ipr, potrebbe addirittura incalzare Virginia Raggi, candidata M5s data per favorita.
In mezzo Giachetti e il Pd.
Queste le cifre: primo M5S col 25,5%, poi Roberto Giachetti del Pd col 22% e Guido Bertolaso al 21% e infine Marchini al 14% dato però in forte ascesa.
Seguono Stefano Fassina (Sinistra italiana, 5,5%) e Francesco Storace (La Destra, 5%). Debacle per Noi con Salvini che si fermerebbe al 2,5%,
E’ chiaro che però se Lega e Storace appoggiassero Marchini questo potrebbe arrivare al pari di Bertolaso e giocarsi realmente la sfida del ballottaggio (se superasse il Pd). Adirittura, ricorda il Corriere, se l’intero centrodestra appoggiasse Marchini (e dunque non Bertolaso) Alfio potrebbe arrivare a sfiorare il 29%.
Per ora solo fantanumeri ma indicativi di possibili scenari futuri.
Il dato più chiaro al momento resta comunque quello che senza una intesa difficilmente la destra entrerebbe nella partita che al momento vede in sfida nella Capitale M5s e Pd.
Un sondaggio simile su Roma, fatto da termometropolitico, lo racconta anche Affari Italiani. In questo caso la Raggi è data al 22% e Giachetti al 20. Dietro sempre Bertolaso e Marchini. Secondo Affari Italiani è dato in crescita anche Marino, intorno all’8,5%.
MILANO
Sempre Termometropolitico analizza anche la situazione sotto la Madonnina. Affaritaliani.it ha chiesto ai votanti di dare la propria preferenza a uno tra Patrizia Bedori del Movimento 5 Stelle, Stefano Parisi del centrodestra, Corrado Passera di Italia Unica e Beppe Sala del centrosinistra.
Sala (Pd) è al primo posto al 41%,Parisi distaccato al 36,5%, dati che preconfigurano un ballottaggio. Più indietro Patrizia Bedori, al 14 per cento. Corrado Passera si attesta al 3 per cento.
Come partiti “il Pd si attesta sul 35,5 per cento. Lega Nord e Forza Italia sono praticamente appaiate (17 contro 17,5), il Movimento 5 stelle è al 15 per cento, FdI al 3,5 per cento, Sel è alla stessa percentuale, Ncd si ferma al 2 per cento (come altri di centrosinistra), chiude altri di centrodestra all’1,5 per cento”.
(da “Huffingtonpost“)
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