Febbraio 7th, 2016 Riccardo Fucile
SALA 42%, BALZANI 34%, MAJORINO 25%: MR EXPO CANDIDATO SINDACO DEL CENTROSINISTRA GRAZIE ALLA DIVISIONE DELLA SINISTRA
Alla fine ha vinto Mr. Expo, ha perso la sinistra che lo osteggiava (facendosi anche male).
E’ Giuseppe Sala, con circa il 42% dei voti, il candidato ufficiale del centro sinistra per le comunali di Milano.
Le primarie lo hanno premiato con numeri non altissimi ( -7mila votanti rispetto al 2010), erosi solo in parte dalla competizione serrata tra i due rivali d’area, Francesca Balzani e Pierfrancesco Majorino che si fermano al 34 e 25%.
I due nemici-amici hanno frantumato il voto più polarizzato della sinistra milanese che valeva, virtualmente, il 58%.
Balzani lo ammette ed esprime “rammarico”. Domani, potrà partire il processo a chi ha sbagliato, a caldo fioccano promesse di “unità ” in vista della sfida di primavera. L’esito della competizione non ribalta un pronostico scritto da mesi, e tuttavia inverte alcuni numeri, anche quelli dell’ultimo (contestatissimo) sondaggio che indicava un distacco più netto tra Sala e Balzani.
Alla fine vince Sala, vince anche Matteo Renzi che lo ha benedetto con un endorsement che — evidentemente — ha pesato ed era plasticamente rappresentato dai ministri e big del Pd nazionale presenti al suo comitato in via Casati.
Ringrazia e sorride, Sala.
Accanto a lui c’erano il ministro per la Politiche agricole, Maurizio Martina, il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, il sottosegretario (neopromosso) Ivan Scalfarotto, il deputato Emanuele Fiano e alcuni degli assessori che hanno dato l’appoggio a Sala. Perde lo schieramento trasversale che intorno a Giuliano Pisapia si era stretto nell’idea della rivoluzione arancione tenendo insieme le anime della sinistra.
Cinque anni sono finiti in una sera. Non è bastato, in ogni caso, l’appoggio (tardivo) del sindaco uscente alla sua “vice”, quando ormai quasi tutti gli assessori erano andati ad appoggiare Sala.
La fotografia, magari non esaustiva, del cambiamento è data dal voto in centro dove Sala ha avuto un gradimento elevatissimo e la sinistra è quasi scomparsa.
Nel seggio di via Montenapoleone, ad esempio, Balzani e Majorino hanno preso un pugno di voti.
Le prime reazioni dai comitati
“Sindaco, sindaco”: così hanno iniziato ad acclamare le persone presenti al comitato di Giuseppe Sala per le primarie del centrosinistra.
Il telefono di Sala ha squillato e risposto a Renzi che gli ha fatto personalmente i complimenti.
Fair play da Francesca Balzani, la prima degli sconfitti. “Faccio i miei complimenti a Beppe Sala che ha fatto certamente un buon risultato. Spero di vederlo quanto prima per iniziare a ragionare insieme con lui per come arrivare insieme vittoriosi alla sfida di giugno”.
Sulla competizione a sinistra con Majorino esprime rammarico: “Fino all’ ultimo giorno ho continuato a ripetergli che la porta era aperta, che avrei voluto con lui un progetto comune. Questo non è stato possibile e tra le tante realtà dei numeri c’è, anche, questa. Per me, e per molti milanesi, una nota di rammarico”, ha concluso.
Gli risponde, a stretto giro, il rivale: “Una sommatoria algebrica è impossibile farla — dichiara Majorino — mi pare che nessuna di noi ha preso poco, smettiamo di dire cosa si poteva fare”.
Giuliano Pisapia si mostra sereno, e commenta: “E’ stato un risultato positivo, sono contento di come è andata Francesca Balzani e complimenti a Sala per il suo successo”.
E sulle divisioni a sinistra che hanno caratterizzato la competizione: “Con un elettorato che dà un forte segnale a sinistra non può non esserci continuità — ha concluso -. Sono state primarie partecipare e combattive. Il sindaco, come gli altri candidati, sosterrà Sala”.
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 7th, 2016 Riccardo Fucile
A SONCINO IL PRIMO CITTADINO NON HA SENSO DELL’UMORISMO… IL DISEGNATORE: “CENSURA BELLA E BUONA”
Via subito quella locandina a sfondo rosa con il volto di Matteo Renzi, rossetto sulle labbra, e la parrucca di Moira Orfei.
A Soncino, un borgo ad una trentina di chilometri da Cremona, è stato bocciato dal sindaco il manifesto che annunciava così l’arrivo del Carnevale, in programma in uno storico locale del paese, sotto la scritta ironica “Circo alla Leopolda”.
Ma difende la bontà della scelta il primo cittadino Gabriele Gallina: una festa come il Carnevale “non deve avere alcuna connotazione politica”.
“E’ censura bella e buona”, replica Luca Imberti, l’artista al quale il Comune aveva affidato l’organizzazione della kermesse, già da lui curata in passato.
Ma la bagarre politica si è ormai innescata.
Un dibattito nel quale si inserisce anche il deputato 5 Stelle Danilo Toninelli. Anche lui parla senza mezzi termini di censura: “È molto preoccupante un simile gesto da parte di un’amministrazione comunale, proprio perchè spia di un clima che non bisogna esitare a definire pericoloso, perchè pervasivo al punto tale da coinvolgere perfino la festa popolare e satirica per eccellenza. Penso di non sbagliare nel dire che il livello dell’intolleranza verso chi anche solo scherza sulla classe politica si manifesta soprattutto nei fatti del quotidiano. Questa è censura di una libera scelta artistica”.
Gallina, sindaco da poco più di anno e sostenuto dal centrodestra, afferma, considerato che l’organizzazione del Carnevale sarebbe spettata all’amministrazione comunale e la festa si sarebbe tenuta in spazi comunali, che i festeggiamenti “non devono assolutamente avere riferimenti politici, e per rispetto istituzionale nei confronti del nostro presidente del Consiglio ho chiesto di eliminare la locandina e di denominare la festa in altro modo”. Imberti non ha raccolto la richiesta del sindaco e, più deluso che arrabbiato, ha quindi lasciato in polemica l’incarico: “E’ tutto assurdo. Siamo nel 2016 e mi convinco sempre di più di vivere in un Paese dove la satira non è tollerata”.
Ma perchè scegliere proprio Renzi e Moira?
“Non c’è altro motivo se non quello di aver voluto utilizzare per il manifesto due personaggi molto noti come veicolo pubblicitario. La politica non c’entra proprio nulla. Ci fosse stato il premier Berlusconi, sulla locandina avrei messo Berlusconi con parrucca, rossetto e orecchini”.
Statue coperte qualche settimana fa, volti in qualche modo ‘coperti’ oggi.
Analogie per l’artista soncinese: “L’amministrazione è in perfetta linea con il governo che copre le statue capitoline per paura di chissà che cosa. Un atteggiamento che denota la chiusura dell’amministrazione a ciò che non è mainstream”.
Alla fine l’evento carnevalesco si terrà come da programma, ma la locandina sarà un’altra: Peter Pan, sirene, pesci e personaggi dei cartoni animati.
E diversi i partner che per conto del Comune organizzeranno la serata di chiusura, che richiamerà almeno 2-3mila persone nei locali della vecchia Filanda: Pro Loco e Comitato per il Carnevale.
Vista la nuova locandina, Imberti sorride: “Avranno chiesto il copyright alla Disney? Eppoi che ci fa Peter Pan in fondo al mare? Muore annegato?”.
Simone Bacchetta
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Febbraio 7th, 2016 Riccardo Fucile
PRIMA HA TRAMATO PER FAR FUORI IL CDA DI COGEMA, POI NON RIESCE A FARSI ELEGGERE NELLA MUNICIPALIZZATA PADANA… E ARRESTANO PURE IL LEGHISTA CHIRICHELLI PER APPROPRIAZIONE INDEBITA
La recente acquisizione del 51 per cento di Lgh da parte di A2A, operazione che ha dato vita alla più grande multiutility della Lombardia e tra le prime in Italia, si è svolta parallelamente al tentativo leghista di mantenere il proprio sistema di potere sul territorio. Azione che però è fallita.
Lo scorso 5 febbraio è stato rinnovato il consiglio di amministrazione della multiutility della Franciacorta, Cogeme.
Nessun esponente della Lega nord è stato scelto. Un’assenza che sa di flop, visto che era da lì che il Carroccio dava l’impressione di voler partire per mantenete un proprio posizionamento all’interno delle grandi municipalizzate sparse in Padania.
Ma andiamo con ordine.
Linea group holding (Lgh) è la più grande multiutility del sud della Lombardia. Comprende parte della provincia di Brescia (la Franciacorta) e le province di Pavia, di Lodi di Cremona e Crema; raccoglie, in quei territori, le aziende pubbliche che si occupano di energia, raccolta e gestione dei rifiuti e distribuzione gas.
Nel 2014 i ricavi sono ammontati a 610 milioni di euro. Oltre mille i dipendenti al servizio di un bacino che supera il milione di abitanti.
Attualmente a detenere la quota maggioritaria (col 30,915% delle azioni) sono contemporaneamente Aem Cremona e proprio Cogeme, che presenta la città di Rovato (Brescia) come comune capofila.
Qui è la Lega Nord a comandare a differenza delle altre municipalizzate, riferite ad amministrazioni del Pd. Ed è da Rovato che i vertici del Carroccio sono partiti per mantenere il proprio posizionamento e tentare la scalata.
Nell’ottobre del 2015 viene catapultato direttamente da Milano, tra le vigne e le dolci colline della Franciacorta, Giulio Centemero, niente meno che l’amministratore federale di via Bellerio, il responsabile economico del Carroccio (con il licenziamento di molti dei suoi dipendenti) ed ex portaborse di Matteo Salvini all’Europarlamento.
Centemero viene eletto non presidente (come era suo obiettivo) ma consigliere delegato in Cogeme e inizia a lavorare.
Quale sia il suo fine, lo comunica lui direttamente al consiglio comunale di Rovato nell’ultima seduta prima della pausa natalizia, quella in cui si sarebbe dovuta ratificare (come è poi avvenuto) l’operazione di A2A.
“L’impegno nel cda di Cogeme — afferma Centemero — sarà sicuramente quello di fare in modo che Rovato, come è giusto che sia, porti a casa dei risultati e come tale mi immagino il presidente di Lgh”.
Detto questo, visto che gli accordi parasociali seguiti all’acquisizione da parte di A2A (che saranno ufficializzati a fine marzo assieme al piano industriale), prevedono la ridefinizione del cda di Lgh, dando l’amministratore delegato ad A2A e la presidenza a uno dei soci Lgh, è probabile che a quel punto la Lega avrebbe stoccato il colpo decisivo.
Tutto però sembra sfumare col recente rinnovo del consiglio di amministrazione Cogeme, senza alcuna tinta di verde.
Ma quanto la Lega è stata causa del proprio mal?
Fu infatti lo stesso Centemero, assieme ad altri due consiglieri, lo scorso 16 gennaio, a sfiduciare l’allora presidente, Giuseppe Mondini (quello contro cui l’amministratore di via Bellerio perse la sua battaglia appena arrivato nel bresciano e che il 5 febbraio è stato riconfermato) e conseguentemente a far decadere il cda.
Il sindaco leghista di Rovato, Tiziano Belotti, aveva dichiarato che la sua amministrazione non si sentiva “più adeguatamente rappresentata dall’attuale presidente” di Cogeme.
Era quindi necessario rivedere le cariche ed eccoci arrivare all’ultimo disastroso rinnovo. Nel frattempo il Carroccio subiva un’altra doccia fredda: il 3 febbraio veniva arrestato per appropriazione indebita assieme ad altre tre persone Giampaolo Chirichelli, sempre in quota Lega e fino al febbraio del 2015 presidente di Asm Pavia, gruppo Lgh. Pavia, già persa, vedeva oltre al danno la beffa.
Bisognava quindi mantenere almeno il bresciano, ma così non è stato.
Nella riunione del 5 febbraio pare che Centemero abbia tentato di ritirare le dimissioni, per evitare di veder definitivamente tramontare le sue aspettative.
Anche questa mossa è fallita e tutto sta sembrano la plastica rappresentazione di una disperata ed inutile battaglia leghista per contare qualcosa all’interno delle multiutility del profondo nord.
Fabio Abati
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 7th, 2016 Riccardo Fucile
BLOCCARE IL LIBERO SCAMBIO DI PERSONE E MERCI NELL’UE AVREBBE UN IMPATTO PARI ALLO 0,8% DEL PIL EUROPEO… PER GERMANIA, FRANCIA E ITALIA I DANNI MAGGIORI
L’addio a Schengen potrebbe costare all’Europa fino a 100 miliardi l’anno.
A calcolare i danni economici di un ripristino delle frontiere legato alla crisi-rifugiati è stato France Strategie, autorevole think-tank governativo francese: un intervento soft e ridotto nel tempo — spiega lo studio — avrebbe effetti relativamente “limitati” e colpirebbe soprattutto il turismo giornaliero e dei week-end (previsti in calo del 5 e del 2,5%), i lavoratori transfrontalieri e il trasporto merci.
Se i controlli al confine durassero nel tempo, invece, le conseguenze rischiano di essere pesantissime: gli scambi commerciali all’interno dell’Unione calerebbero del 10-20%, un danno pari all’imposizione di una tassa del 3% su tutti i beni trasportati.
Mandando in fumo — al netto dei mancati investimenti esteri — lo 0,8% del Pil continentale.
Percentuale pari a 28 miliardi per la Germania, 13 per l’Italia, 10 per la Spagna e 6 per l’Olanda.
I problemi, in qualche caso, sono già ben visibili sul campo. I pendolari sul ponte tra Danimarca e Svezia hanno allungato di circa 45 minuti il loro viaggio da quando Copenaghen ha ripristinato costo circa 150mila euro al giorno — la verifica dei documenti. L’attesa di auto e Tir alla dogana tra Francia e Belgio, dove fino a poco fa si transitava senza staccare il piede dall’acceleratore, si sono allungate fino a mezz’ora.
L’aeroporto di Helsinki dovrà aggiungere 15 addetti ai varchi dell’immigrazione per smaltire le code bibliche che si sono formate dopo la decisione di controllare l’identità anche ai passeggeri in arrivo dalla Ue.
Quanto costano questi tappi di bottiglia?
Una coda di 10 minuti al confine per gli 1,7 milioni di transfrontalieri vale un buco da 1,2 miliardi in dodici mesi per l’economia europea.
Un’ora di attesa per i camion alla frontiera — dicono gli autotrasportatori olandesi — comporterebbe un pedaggio da 600 milioni per Amsterdam.
In Europa circolano 60 milioni di mezzi pesanti l’anno, in Germania ne entrano 54mila al giorno. E bloccarli ad ogni valico significherebbe ingolfare il motore della crescita continentale.
Senza contare che il semplice riposizionamento di due agenti (il minimo sindacale) ad ognuno dei 3.100 posti di confine cancellati da Schengen, comporterebbe un onere di almeno 300 milioni.
Tanti soldi.
Briciole però rispetto ai danni potenziali causati da uno stop prolungato al Trattato di libera circolazione.
A pagare il conto più salato, in questo caso, sarebbero i paesi più piccoli e più dipendenti dagli scambi interni all’Unione.
Il 70% dell’economia della Slovacchia, per dire, dipende dai rapporti commerciali con gli altri paesi continentali. Merci che oggi viaggiano da uno Stato all’altro senza difficoltà e che nell’Europa prossima ventura – separata di nuovo dalle frontiere – aumenterebbero di molto tempi e costi di trasporto.
Il ritorno dei confini costerebbe moltissimo anche all’Italia. Nei primi undici mesi del 2015 il nostro paese ha esportato verso l’Unione beni per 208 miliardi, importandone per 197. Nel 2014 sono arrivati da noi 17 milioni di turisti Ue.
Numeri destinati inevitabilmente a ridimensionarsi.
Ettore Livini
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 7th, 2016 Riccardo Fucile
DOPO AVER DETTO NO PER TRE MESI, ALLA FINE MELONI E SALVINI DEVONO SPERARE CHE MARCHINI ACCETTI L’ALLEANZA
Guido Bertolaso avrebbe inviato in queste ore una lettera al presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, per spiegargli le ragioni di una propria impossibilità ad accettare una eventuale candidatura per la corsa a sindaco di Roma.
Dopo aver ringraziato l’ex premier per la generosa proposta di scendere in campo per il Campidoglio, l’ex capo della Protezione civile avrebbe evidenziato che la sua rinuncia è legata esclusivamente a motivi familiari.
Un’ipotesi, quella di Bertolaso candidato alla guida della Capitale in quota centrodestra, che circolava già da tempo.
Ospite a Virus di Nicola Porro, ad esempio, ieri aveva detto: “Io candidato? Non mi risulta. Mi è stato chiesto semplicemente di essere disponibile qualora ce ne fossero le condizioni. Roma è in uno stato di degrado insopportabile, è una città in emergenza e io mi sono occupato a lungo di emergenze. Forse un po’ di esperienza ce l’ho”.
Nei giorni scorsi, peraltro, era stato proprio Berlusconi a insistere, durante una cena con gli eurodeputati, sulla bontà di tale scelta: “Il miglior candidato per Roma per me resta Bertolaso”. Su di lui, tuttavia, pesava il veto della Lega di Matteo Salvini e della Meloni.
Intanto, lfio Marchini lancia il suo ‘cuore spezzato’ – il simbolo usato nella sua precedente corsa al Campidoglio – nel recinto del centrodestra.
“Mi diranno che sono un visionario come Berlusconi, ma uniti si vince al primo turno” ha detto oggi l’imprenditore romano candidato sindaco di Roma, forte dell’endorsement di Salvini e dell’apprezzamento di Berlusconi, con il solo alt di Francesco Storace (che cambierà anche lui idea in tempo).
(da agenzie)
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Febbraio 7th, 2016 Riccardo Fucile
CONTINUA LA POLEMICA SULLA PRESENZA DI CINESI ALLE URNE
Il dato sull’affluenza delle primarie del centrosinista alle 12 è di 18.120 votanti, cui si sommano i 7.750 di ieri.
Il popolo del centrosinistra milanese torna alle urne in una giornata di pioggia per la seconda tornata di primarie, e a tenere banco è ancora la polemica sulla partecipazione della comunità cinese al voto.
Con Grillo che attacca e Renzi che a stretto giro replica. “Le primarie del Pd sono taroccate”, tuona il leader del M5s,.
Facile parlare per “chi fa le primarie con 50 clic”, ribatte il presidente del Consiglio. “Hanno sempre da ridire sulle nostre primarie – ironizza Renzi – quelli che mandano cinquanta persone a fare clic. Si lamentano delle nostre primarie con migliaia di persone. Siamo gli unici – sottolinea – ad avere il coraggio a farle. Gli altri si mettono a fondo campo e parlano”.
La seconda giornata di voto
L’obiettivo per il centrosinistra sarebbe bissare il 67mila delle consultazioni del trionfo di Pisapia. Ai nove seggi speciali tenuti aperti ieri si sono presentate 7.750 persone. Per gli amanti delle statistiche: il 49 per cento maschi e per il 51 per cento femmine, il 7 per cento dei votanti giovani under 30, il 4 per cento stranieri. In alcuni seggi ci sono stati anche quaranta minuti di fila al mattino. Si riparte dalle 8, e ci sarà tempo fino alle 20. Si vota esclusivamente nel seggio collegato alla propria residenza, per scoprire qual è basta consultare il sito primariemilano. it.
Le polemiche sugli stranieri residenti
Anche quella di sabato è stata una giornata, comunque, condita dalle polemiche sui social network. Soprattutto perchè, per la prima volta, la comunità cinese ha partecipato attivamente alla consultazione. Con centinaia di votanti che si sono presentati ai seggi con in testa un voto ben preciso, quello per Sala. Nella zona di via Sarpi, la Chinatown di Milano, è stato montato anche un gazebo, con scritte in cinese e in italiano per spiegare le modalità di voto, dove si trovano i seggi e quali sono i candidati. In zona 8 e 9 ci sono state le percentuali più alte di voto per gli stranieri, con il 10 per cento del totale.
La proclamazione del vincitore in serata
In serata tutti i candidati nei rispettivi comitati elettorali. Francesca Balzani nel suo quartier generale in piazza Oberdan. Majorino al Franco Parenti, Sala in via Felice Casati. Con i primi risultati, tutti all’Elfo, dove il comitato organizzatore delle primarie ha messo in piedi la maratona fino a mezzanotte.
Arriverà anche Giuliano Pisapia, che proprio all’Elfo festeggiò la sua vittoria da sindaco, nel 2011.
(da agenzie)
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Febbraio 7th, 2016 Riccardo Fucile
“COSI’ AIUTIAMO RENZI A FARE COMPROMESSI AL RIBASSO CON ALFANO”
Ivan Della Valle è un deputato piemontese. Un no tav ortodosso, nel Movimento da 10 anni, che ora dice: “È inaccettabile che qualcuno si arroghi il diritto di scavalcare il lavoro di chi ha lavorato su questa legge per due anni usando il blog”.
E tira in ballo “qualcuno in auge che non ha il coraggio di passare per l’assemblea”.
Il post sulla libertà di coscienza vi ha colti di sorpresa?
“È una decisione che ci ha sorpresi e come sempre non si sa da chi sia stata presa e perchè esca a quattro giorni dal voto senza interpellare le persone interessate. C’è gente che ha lavorato a questo disegno di legge per due anni, e il cui lavoro non è minimamente stato preso in considerazione”.
Siete tutti a favore del ddl Cirinnà ?
“Nelle riunioni fatte, il consenso sul provvedimento era quasi unanime. Solo due senatori hanno espresso perplessità , una cosa irrisoria. E che succede? Arriva un post del genere, non condiviso, non concordato con chi si è occupato della questione, quasi a voler imporre tramite blog una scelta contraria alla volontà dell’assemblea”.
Chi ha deciso di scrivere questo post secondo lei?
“Mi spaventerebbe se un’esigua minoranza composta da qualche nome in auge riuscisse a imporre la linea tramite blog perchè non è capace di trovare il consenso necessario a farla passare in assemblea”.
Allude a qualcuno nel direttorio?
“Spero non sia così, spero non basti avere un cognome piuttosto che un altro per poter decidere via blog cosa possa fare l’assemblea. C’era stato un voto sulle unioni civili e andava rispettato”.
Compresa la stepchild?
“Non era stata esplicitata ma se ne era parlato nei commenti e comunque l’intero testo della legge era stato allegato. Il 91% dei votanti si era informato e aveva detto sì. Non solo. All’inizio noi chiedevamo di più, proponevamo il matrimonio egualitario, poi abbiamo scelto di non fare emendamenti al rialzo per portare a casa almeno questo testo, almeno questi diritti. E paradossalmente ora siamo proprio noi a metterli in pericolo”.
Qualcuno dirà che non era nel programma.
“E allora cosa vuol dire il nostro motto, nessuno deve rimanere indietro? Noi abbiamo sempre chiesto tutti i diritti per tutti, le discriminazioni fra coppie gay e eteri sono la negazione di questo principio”.
Crede che sia una scelta tattica per mettere in difficoltà il Pd?
“Ho visto commenti sulle pagine Facebook, persone che ci chiedevano di non fare da stampella al Pd, che dicevano così aiutiamo Renzi. Ma è un giudizio politico sbagliatissimo. È proprio così che aiutiamo il Pd a fare compromessi al ribasso con Alfano. Abbiamo fatto felice il leader di Ncd. Abbiamo detto al Pd per mesi: prenditi la tua responsabilità , i numeri li hai, ci pensiamo noi, e a quattro giorni dal voto ci rimangiamo tutto. È una cosa da irresponsabili”.
Lei è piemontese, come il senatore Airola, che ha lavorato sulla legge per due anni. L’ha sentito?
“Sì, lui cerca di rassicurare. Non cambia nulla perchè tutti metteranno su Facebook dei post in cui dicono il loro sì al testo e si impegnano a votarlo tutto. Ma io ne faccio una questione di metodo. Non è possibile che si prendano decisioni senza coinvolgere chi lavora sulle leggi. Libertà di coscienza o meno, il 95% dei parlamentari 5 stelle di Camera e Senato non farà mancare i voti al ddl Cirinnà , ma politicamente c’è un problema enorme all’interno del Movimento”.
Non ha paura di attaccare così i vertici, chi gestisce il blog e ha messo quel post, o chi ha chiesto che venisse scritto? Non teme di essere espulso?
“Sono della bassa Val Susa. Sono un no Tav da 20 anni, nel Movimento da 10. Sono stato il primo consigliere eletto in Piemonte a fare una lista, figuriamoci se ho paura di dire quello che penso”.
La votazione è avvenuta molto tempo fa, il dibattito sulla stepchild è andato avanti. Non serviva un’ulteriore riflessione di tutti?
“Certo. Ma si poteva andare per step. Se c’erano dubbi sull’articolo 5 e sul fatto che non fosse stato spiegato a dovere, si poteva fare una seconda votazione. Invece si torna addirittura indietro sulla prima, dando libertà di coscienza su tutto”.
In effetti, la libertà di coscienza è una novità nelle votazioni a 5 stelle.
“Sa cosa? Mi sarebbe piaciuto vedere la firma su quel post. Ma capisco che per qualcuno sia più facile far passare un post sul blog piuttosto che confrontarsi in assemblea. Sfido chi lo ha voluto a metterci la faccia”.
Annalisa Cuzzocrea
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 7th, 2016 Riccardo Fucile
“A PARMA ABBIAMO VOLUTO IL REGISTRO DELLE UNIONI CIVILI”
“I diritti non sono una questione di etica o di coscienza. E non devono dipendere da questa o quella maggioranza, da questa o quella corrente religiosa o di pensiero. Come Amministrazione abbiamo fortemente voluto il registro delle Unioni Civili nel nostro Comune e sostenuto in ogni modo i diritti di parità per le persone Lgbtb”.
Così il sindaco di Parma Federico Pizzarotti interviene sulla decisione di Beppe Grillo di lasciare libertà di coscienza ai parlamentarei grillini sul disegno di legge sulle Unioni civili
“Invito quindi i parlamentari di ogni schieramento politico a votare il ddl Cirinnà¡ nella sua versione completa. Ci auguriamo che questo possa essere solo il primo passo verso il pieno riconoscimento dell’uguaglianza di diritti per le persone Lgbt” aggiunge il primo cittadino che in questi giorni ha chiesto – finora invano – l’intervento del Direttorio pentastellato per sgombrare il campo dopo la nascita in Consiglio comunale a Parma di un nuovo gruppo grillino formato da due consiglieri usciti dalla maggioranza.
“Lunedì – conclude Pizzarotti – assieme ai ragazzi del liceo Marconi abbiamo parlato di unioni civili. Civiltà è quando l’uomo riconosce agli altri un diritto che pretende per se stesso. Mi auguro che anche la politica nazionale si possa mettere a correre al passo di Parma e della società “.
(da agenzie)
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Febbraio 7th, 2016 Riccardo Fucile
RENZI AVEVA DEFINITO “GRANDE STATISTA” UN CRIMINALE: 3.000 ASSASSINATI, 465 CASI ACCERTATI DI TORTURA CON 129 DECESSI, 40.000 OPPOSITORI ARRESTATI… MA CONTANO GLI AFFARI CHE FA L’ENI IN EGITTO
Qual è la differenza tra Augusto Pinochet, golpista cileno, e Abd al-Sisi, golpista egiziano?
Nessuna differenza, risponderà chi non conosce Il Principe di Machiavelli nella versione in uso a Palazzo Chigi.
L’ignaro si lascerà impressionare dalle similitudini tra i percorsi compiuti dai due generali. Tanto Pinochet quanto al-Sisi sono nel vertice militare quando il governo che li ha nominati sprofonda in una grave crisi di consenso.
Entrambi pugnalano quel governo con un colpo di stato. Entrambi s’intestano il potere e massacrano oppositori. Entrambi massacrerebbero di più se non fossero frenati, il cileno dalla Chiesa, l’egiziano da Obama.
Così Pinochet si ferma a quota 3 mila uccisi; al-Sisi probabilmente l’ha raggiunto.
Parte alto, almeno 1.150 morti in un giorno, 14 agosto 2013. “Il più grave massacro di dimostranti nella storia dei crimini contro l’umanità ”, dice Sarah Leah Whitson, di Human Right Watch, ascoltata lo scorso novembre dal Congresso Usa.
Dai giorni della strage il regime ha continuato a reprimere nel sangue le manifestazioni e ha arrestato 41 mila egiziani, tra Fratelli musulmani e militanti di partiti laici.
Uno studio legale cairota ha documentato, finchè ha potuto occuparsene, 465 casi di tortura, 129 dei quali hanno condotto alla morte del torturato.
Lo stupro delle donne arrestate, o di mogli o figlie di arrestati, è diventato un metodo per intimidire ed estorcere confessioni.
La stampa non può scriverlo, una nuova legge stabilisce che è grave reato smentire la versione prodotta dalle centrali della repressione.
Ma allora perchè — si domanderà a questo punto l’ignaro — Matteo Renzi si vanta (con la platea di Cl) di essere stato il primo capo di governo occidentale ad aver incontrato il Pinochet egiziano?
Perchè lo definisce “un grande statista” e invita a riconoscergli “il merito di aver ricostruito il Mediterraneo”, frase priva di senso ma ammirativa nella sua sonorità ?
“La tua guerra à la nostra guerra, e la tua stabilità è la nostra stabilità ”, gli disse l’anno scorso, come ricorda impietosamente un saggio recentissimo, The Egyptians.
Non sarà stato quel saltellare festoso intorno allo sterminatore lo spettacolo più basso mai offerto all’estero da un nostro premier ?
Quando poi constata che i salamelecchi di Renzi non hanno provocato il minimo sussulto nei partiti e nei media maggiori, l’ignaro comincia a sospettare che quelle smancerie corrispondano ai costumi di una classe dirigente cui l’odore del petrolio abbatte il senso del pudore.
L’Eni ha interessi enormi in Egitto e la benevolenza del Cairo è necessaria per qualsiasi iniziativa militare in Libia, altra cruciale piazza petrolifera.
Eppure neanche questo è sufficiente a spiegare gli slanci di Renzi, così intensi e reiterati da risultare sinceri.
Quando il premier dice ad alla tv Al Jazeera che “in questo momento l’Egitto può essere salvato solo dalla leadership di al-Sisi (…), sono orgoglioso della nostra amicizia e lo aiuterò a proseguire nella direzione della pace”, non recita.
È davvero convinto che l’amico del Cairo applichi, con metodi inevitabilmente duri, quella famosa teoria di Nicolò Machiavelli oggi conosciuta come la dottrina del male minore.
Qui è cruciale sapere che Renzi si ispira al Machiavelli, come ci ricordano i giornali. Dunque diamo per scontato che il premier abbia letto Il Principe e ricordi il capitolo 17, dove sono i paragrafi che fondano la dottrina del male minore, spesso spiegata nei termini del fine che giustifica i mezzi.
E così paiono interpretarla tanto Renzi quanto il nostro giornalismo. Ma per Machiavelli un governo incalzato da una suprema emergenza può ricorrere alla ‘crudeltà ‘, solo a patto che quel male porti a un bene maggiore; e comunque rappresenti la deroga, non il sistema.
Il male praticato da al-Sisi non soddisfa nè l’una nè l’altra condizione. È il sistema, non la deroga. E non funziona.
Non riesce a fermare gli attentati nel Sinai. Smantella legalità , accresce corruzione. E potenzia il terrorismo.
Nelle carceri e nei centri di tortura gli jihadisti incalzano i detenuti politici: ora sapete dove conducono non-violenza e democrazia in questa regione; e sapete anche quanto gliene importi alle democrazie europee dei diritti umani, li hanno scordati appena al-Sisi ha aperto i forzieri; convincetevi, l’unica soluzione è la guerra santa.
Nessuno dei leader europei tranne Renzi si è spinto fino a dire ad al-Sisi quel che mai fu detto a Pinochet, neppure dall’amica Thatcher: “La tua guerra è la nostra guerra”.
Nel caso non improbabile che la casta militare liquidi al-Sisi e s’accordi con i protagonisti della tenace ‘primavera araba’, il machiavellismo alla Checco Zalone ci costerà molto più del disonore che oggi ci attira quella terribile ammissione di complicità .
Guido Rampoldi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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