Febbraio 4th, 2016 Riccardo Fucile
VIRA DA SINISTRA A DESTRA CON L’AVVENTO DI CUFFARO E PER LUI INIZIANO LE PROMOZIONI
Un curriculum brillante, un cursus honorum fulmineo, una carriera veloce e irreprensibile nella Sicilia dei camici bianchi cresciuta all’ombra di Totò Cuffaro.
È il profilo di Giovanni Corsello, il presidente della società italiana di pediatria, che ha appena guadagnato notorietà nazionale con il suo intervento contro la stepchild adoption, cioè le adozioni del figlio del partner.
Ma chi è il medico che con la sua dichiarazione ha praticamente fornito un alibi alle frange più conservatrici del Parlamento?
Nato a Cefalù 57 anni fa, laureatosi in medicina nel 1982, quattro anni dopo si specializza in pediatria a Palermo. Il suo maestro è Liborio Giuffrè, barone universitario e apprezzato luminare, che prima di lui aveva diretto la società italiana di pediatria.
Dietro a Giuffrè, Corsello fa un’ottima carriera universitaria e professionale: nel 1990 si specializza in genetica medica a Catania, nel 1994 diventa professore associato di neonatologia all’Università di Palermo, quando ha appena 36 anni.
Ma se nella Sicilia di trentacinque anni fa il suo mentore Giuffrè era considerato vicino alla sinistra Dc di Piersanti e Sergio Mattarella, negli anni ’90 il giovane Corsello si sposta più a destra.
Si ricolloca cioè nella nascente area di potere fiorita attorno a Cuffaro, l’ex governatore della Sicilia poi condannato per favoreggiamento alla mafia e rilasciato due mesi fa dopo cinque anni di detenzione.
È proprio a cavallo tra gli anni ’90 e quelli duemila che in Sicilia la sanità si lega indissolubilmente alla politica: Cuffaro, di professione medico radiologo, cavalca l’onda dei camici bianchi, si costruisce un gigantesco cerchio magico fatto di primari, professori universitari, ricchi proprietari di case di cura.
Sono gli anni in cui il ricco ingegnere Michele Aiello (poi condannato per associazione mafiosa) decide d’investire nella clinica Villa Santa Teresa, contrattando direttamente con Cuffaro i tariffari per i rimborsi pubblici delle prestazioni.
Tra il 2006 e il 2008, invece, il potentissimo assessorato regionale alla Sanità , che gestisce dieci miliardi di euro all’anno, è guidato da Roberto Lagalla, ex professore di diagnostica alla facoltà di Medicina di Palermo, futuro rettore dell’Ateneo siciliano. Nello stesso periodo, Adelfio Elio Cardinale, ex preside di Medicina e poi sottosegretario del governo di Mario Monti, viene indicato dal governo di Totò Vasa Vasa come vicepresidente della Istituto superiore sanità , mentre Mimmo Miceli, medico pure lui, è l’uomo di fiducia dell’ex governatore al comune di Palermo, dove verrà nominato assessore alla Sanità dal sindaco Diego Cammarata, prima di finire condannato a sei anni e mezzo per concorso esterno a Cosa nostra.
Un posto tra i convinti sostenitori di Tòtò, è occupato anche dallo stesso Corsello: è in quegli anni in cui primari e baroni universitari sono la punta di diamante del potere cuffariano che la carriera del professore comincia a correre.
Nel 1999 viene promosso direttore della divisione dell’ospedale Cervello.
Incarico che dura fino al 2002 quando diventa professore ordinario di pediatria dell’università di Palermo e viene nominato al vertice della clinica pediatrica e dell’unità operativa di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale del policlinico palermitano.
Nel 2003 altra nomina: viene chiamato a dirigere la scuola di specializzazione in pediatria dell’università , mentre quattro anni dopo — poco prima delle dimissioni di Cuffaro da governatore — diventa responsabile dell’intero dipartimento materno infantile.
Nel frattempo comincia la carriera all’interno della società dei pediatri italiani: prima presidente siciliano, poi vice presidente nazionale, quindi il balzo alla presidenza nazionale.
Il legame tra Corsello e Giuffrè, però, non si esaurisce: nello staff del professore all’interno dell’ambulatorio di genetica medica del policlinico c’è, infatti, anche Mario Giuffrè, figlio del suo mentore.
Che nel frattempo è deceduto nel 2000, stroncato da un ictus proprio mentre partecipava ad un congresso della società italiana di pediatria.
Che oggi, per bocca del suo presidente, si è schierata apertamente contro le stepchild adoption: una posizione che a molti è sembrata più politica che scientifica.
Giuseppe Pipitone
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 4th, 2016 Riccardo Fucile
DALLA CATTANEO A SCAPARRO: I COLLEGHI CONTRO CORSELLO CHE A SUA VOLTA HA FATTO DIETROFRONT
Non è bastata una nota di precisazione. Nello scontro continuo sulla legge per le unioni civili il nuovo ring è la presa di posizione del presidente della Società italiana di pediatria, Giovanni Corsello.
Prima ha detto di non poter escludere effetti negativi per i bambini che non hanno una madre o un padre come modelli di riferimento, poi ha spiegato che l’adozione del figlio acquisito (la cosiddetta stepchild adoption) “non è rischiosa di per sè”, mentre è “rischioso un dibattito teso a promuovere situazioni simili come assolutamente fisiologiche”.
Piccola marcia indietro, ma ormai la miccia era accesa. E così da una parte il pediatra siciliano ha raccolto un numero non indifferente di repliche e critiche da parte di diversi specialisti (dalla scienziata lena Cattaneo allo psicologo Fulvio Scaparro), tutti d’accordo nel dire che la letteratura scientifica in materia è “scarna e non consolidata” e quindi che prima di dichiarare qualcosa sarebbe stata necessaria una maggiore cautela.
E, dall’altra parte, il sostegno dei politici, naturalmente quelli contrari al ddl Cirinnà , che hanno utilizzato quel primo comunicato di Corsello come spada e scudo. A partire dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
Tra i primi a replicare a Corsello è stato Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria: “Ciò che conta è la capacità affettiva dei genitori, la capacità di accogliere e seguire la crescita dei bambini, creando un ambiente sicuro, sereno e protettivo. E questo non dipende certo dal ‘genere’ dei genitori” ha detto, sottolineando che “è prematuro esprimere opinioni scientifiche”.
Critico anche un collega di Corsello, Giampietro Chiamenti, presidente della Federazione medici pediatri, che rappresenta circa 6mila medici: “A schierarmi in una qualsivoglia direzione su questo tema, complesso e condizionabile dalle implicazioni citate sopra, non potrebbe sorreggermi neppure una letteratura scientifica scarna e non consolidata da verifiche di lungo periodo”.
Al contrario dice Chiamenti di sottoscrivere “quelle affermazioni, condivise e riconosciute da tutti gli esperti in pediatria, neuropsichiatria e psicologia dell’età evolutiva, che riconoscono ai bambini il diritto e l’esigenza di crescere in un contesto di grande affetto e rispetto a loro dovuto dalla nascita fino all’età adulta, senza distinzione di sesso, etnia e residenza”.
Alle dichiarazioni di Corsello aveva replicato anche la scienziata Elena Cattaneo, da tre anni senatrice a vita. Quelle parole sull’omogenitorialità , secondo la Cattaneo, sono “prive di significato scientifico“.
“Stupisce la costruzione della frase priva di un significato ‘scientifico’ — dice la Cattaneo — nella misura in cui è indimostrabile in astratto che qualcosa non possa avvenire, dovendosi al contrario, con dati empirici alla mano, dimostrare che l’effetto indesiderato si è realizzato”.
Al contrario, la senatrice a vita ricorda “numerosi studi scientifici affermano il contrario, come quello American Academy of Pediatrics del 2006, secondo cui i bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso si sviluppano come quelli cresciuti da genitori eterosessuali”.
Quanto alle preoccupazioni di Corsello sulla necessità di valutare caso per caso le condizioni di adottabilità del minore “ricordo che l’articolo 5 del disegno di legge Cirinnà non fa altro che estendere la possibilità di adozione coparentale disciplinata dalla legge 184 del 1983 al genitore sociale” che “prevede già il passaggio dal tribunale dei minori”.
Firmano invece una nota congiunta 7 esperti che affermano tra l’altro che il tema è di tale importanza “che dovrebbe suggerire a ciascuno — quando ritiene di voler dire qualcosa in proposito — una grandissima cautela e alcune semplici regole comportamentali: la prima è distinguere nettamente posizioni personali generate da proprie convinzioni etiche e morali che — condivisibili o non condivisibili — vanno comunque rispettate, da dichiarazioni a nome o per conto anche di altri”.
Il riferimento appare chiaro. La nota è firmata da Maurizio Tucci (Laboratorio Adolescenza), Fulvio Scaparro (noto opinionista del Corriere della Sera, psicoterapeuta dell’infanzia, fondatore di Genitori Ancora), Piernicola Garofalo (Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza), Gianni Bona (direttore del Dipartimento per la salute della donna e del bambino dell’Asl di Novara), Cinzia Marroccoli (Telefono Donna Potenza), Alessandra Marazzani (Psichemilano), Andrea Vania (pediatra).
Bisogna essere, spiegano, “estremamente rigorosi e cauti quando si invocano evidenze scientifiche e che, quanto meno, si abbia l’accortezza di citarne esplicitamente la fonte. Sul tema specifico, non sembrano esserci in letteratura evidenze scientifiche dalle quali emerga che una famiglia adottiva omosessuale possa — in quanto tale — procurare situazioni di disagio ad un bambino. Chi ne fa riferimento darebbe un prezioso contributo al dibattito se fornisse gli estremi per consentire a tutti di prenderne visione”.
E ancora, poi, il presidente dell’Enpap, l’ente nazionale di previdenza per gli psicologi, Felice Damiano Torricelli: “La comunità scientifica degli psicologi ha raggiunto da tempo il consenso sul principio che non sussistono significative differenze tra figli di genitori omosessuali e figli di genitori eterosessuali”.
La ricerca “a livello internazionale — assicura — dimostra che non esistono differenze significative legate all’orientamento di genere nella capacità di essere genitori” e “ha chiarito, in studi numerosi ed approfonditi che la qualità dello sviluppo dei bambini è indipendente dal fatto che i genitori siano conviventi, separati, single, risposati o dello stesso sesso”.
“I pediatri sono al servizio dei bambini, non delle ideologie. Ritengo che le recenti dichiarazioni del collega Giovanni Corsello, non vadano nella direzione che i pediatri si auspicano e che è quella di potersi prendere cura dei loro pazienti a prescindere da quella che è la cultura, l’orientamento, le convinzioni della famiglia di origine”, conclude il presidente dell’osservatorio Paidoss e della Società italiana dei medici pediatri, Giuseppe Mele.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 4th, 2016 Riccardo Fucile
DALLA CATTANEO A SCAPARRO: I COLLEGHI CONTRO CORSELLO CHE A SUA VOLTA HA FATTO DIETROFRONT
Non è bastata una nota di precisazione. Nello scontro continuo sulla legge per le unioni civili il nuovo ring è la presa di posizione del presidente della Società italiana di pediatria, Giovanni Corsello.
Prima ha detto di non poter escludere effetti negativi per i bambini che non hanno una madre o un padre come modelli di riferimento, poi ha spiegato che l’adozione del figlio acquisito (la cosiddetta stepchild adoption) “non è rischiosa di per sè”, mentre è “rischioso un dibattito teso a promuovere situazioni simili come assolutamente fisiologiche”.
Piccola marcia indietro, ma ormai la miccia era accesa. E così da una parte il pediatra siciliano ha raccolto un numero non indifferente di repliche e critiche da parte di diversi specialisti (dalla scienziata lena Cattaneo allo psicologo Fulvio Scaparro), tutti d’accordo nel dire che la letteratura scientifica in materia è “scarna e non consolidata” e quindi che prima di dichiarare qualcosa sarebbe stata necessaria una maggiore cautela.
E, dall’altra parte, il sostegno dei politici, naturalmente quelli contrari al ddl Cirinnà , che hanno utilizzato quel primo comunicato di Corsello come spada e scudo. A partire dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
Tra i primi a replicare a Corsello è stato Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di psichiatria: “Ciò che conta è la capacità affettiva dei genitori, la capacità di accogliere e seguire la crescita dei bambini, creando un ambiente sicuro, sereno e protettivo. E questo non dipende certo dal ‘genere’ dei genitori” ha detto, sottolineando che “è prematuro esprimere opinioni scientifiche”.
Critico anche un collega di Corsello, Giampietro Chiamenti, presidente della Federazione medici pediatri, che rappresenta circa 6mila medici: “A schierarmi in una qualsivoglia direzione su questo tema, complesso e condizionabile dalle implicazioni citate sopra, non potrebbe sorreggermi neppure una letteratura scientifica scarna e non consolidata da verifiche di lungo periodo”.
Al contrario dice Chiamenti di sottoscrivere “quelle affermazioni, condivise e riconosciute da tutti gli esperti in pediatria, neuropsichiatria e psicologia dell’età evolutiva, che riconoscono ai bambini il diritto e l’esigenza di crescere in un contesto di grande affetto e rispetto a loro dovuto dalla nascita fino all’età adulta, senza distinzione di sesso, etnia e residenza”.
Alle dichiarazioni di Corsello aveva replicato anche la scienziata Elena Cattaneo, da tre anni senatrice a vita. Quelle parole sull’omogenitorialità , secondo la Cattaneo, sono “prive di significato scientifico“.
“Stupisce la costruzione della frase priva di un significato ‘scientifico’ — dice la Cattaneo — nella misura in cui è indimostrabile in astratto che qualcosa non possa avvenire, dovendosi al contrario, con dati empirici alla mano, dimostrare che l’effetto indesiderato si è realizzato”.
Al contrario, la senatrice a vita ricorda “numerosi studi scientifici affermano il contrario, come quello American Academy of Pediatrics del 2006, secondo cui i bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso si sviluppano come quelli cresciuti da genitori eterosessuali”.
Quanto alle preoccupazioni di Corsello sulla necessità di valutare caso per caso le condizioni di adottabilità del minore “ricordo che l’articolo 5 del disegno di legge Cirinnà non fa altro che estendere la possibilità di adozione coparentale disciplinata dalla legge 184 del 1983 al genitore sociale” che “prevede già il passaggio dal tribunale dei minori”.
Firmano invece una nota congiunta 7 esperti che affermano tra l’altro che il tema è di tale importanza “che dovrebbe suggerire a ciascuno — quando ritiene di voler dire qualcosa in proposito — una grandissima cautela e alcune semplici regole comportamentali: la prima è distinguere nettamente posizioni personali generate da proprie convinzioni etiche e morali che — condivisibili o non condivisibili — vanno comunque rispettate, da dichiarazioni a nome o per conto anche di altri”.
Il riferimento appare chiaro. La nota è firmata da Maurizio Tucci (Laboratorio Adolescenza), Fulvio Scaparro (noto opinionista del Corriere della Sera, psicoterapeuta dell’infanzia, fondatore di Genitori Ancora), Piernicola Garofalo (Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza), Gianni Bona (direttore del Dipartimento per la salute della donna e del bambino dell’Asl di Novara), Cinzia Marroccoli (Telefono Donna Potenza), Alessandra Marazzani (Psichemilano), Andrea Vania (pediatra).
Bisogna essere, spiegano, “estremamente rigorosi e cauti quando si invocano evidenze scientifiche e che, quanto meno, si abbia l’accortezza di citarne esplicitamente la fonte. Sul tema specifico, non sembrano esserci in letteratura evidenze scientifiche dalle quali emerga che una famiglia adottiva omosessuale possa — in quanto tale — procurare situazioni di disagio ad un bambino. Chi ne fa riferimento darebbe un prezioso contributo al dibattito se fornisse gli estremi per consentire a tutti di prenderne visione”.
E ancora, poi, il presidente dell’Enpap, l’ente nazionale di previdenza per gli psicologi, Felice Damiano Torricelli: “La comunità scientifica degli psicologi ha raggiunto da tempo il consenso sul principio che non sussistono significative differenze tra figli di genitori omosessuali e figli di genitori eterosessuali”.
La ricerca “a livello internazionale — assicura — dimostra che non esistono differenze significative legate all’orientamento di genere nella capacità di essere genitori” e “ha chiarito, in studi numerosi ed approfonditi che la qualità dello sviluppo dei bambini è indipendente dal fatto che i genitori siano conviventi, separati, single, risposati o dello stesso sesso”.
“I pediatri sono al servizio dei bambini, non delle ideologie. Ritengo che le recenti dichiarazioni del collega Giovanni Corsello, non vadano nella direzione che i pediatri si auspicano e che è quella di potersi prendere cura dei loro pazienti a prescindere da quella che è la cultura, l’orientamento, le convinzioni della famiglia di origine”, conclude il presidente dell’osservatorio Paidoss e della Società italiana dei medici pediatri, Giuseppe Mele.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 4th, 2016 Riccardo Fucile
LA RIVELAZIONE DI DON FABBRI ALLA COMMISSIONE PARLAMENTARE RIAPRE IL CASO: ERA LA “FIRMA” DI UN EX DETENUTO CHE CONOSCEVA BENE…MA IL CAPPELLANO “FECE UN ACCORDO CON ADREOTTI” PER ESSERE TENUTO FUORI DALLA VICENDA… SEGRETATE LE RIVELAZIONI SUI 10 MILIARDI RACCOLTI DA PAOLO VI PER LIBERARE IL PRESIDENTE DC
“Studiate l’autopsia, lì c’è la firma del killer di Aldo Moro“.
L’audizione di don Fabio Fabbri, il braccio destro del cappellano delle carceri Cesare Curioni, scorreva liscia, interessante ma senza particolari novità .
La trattativa voluta da Paolo VI; il misterioso intermediario, forse due, che Curioni incontrava quasi sempre a Napoli, nelle toilette della metropolitana, qualche volta andò anche al Nord; i 10 miliardi raccolti dal Papa — “non erano soldi dallo Ior, questo lo so per certo”, dice Fabbri in uno dei passaggi che fin lì si annuncia come il più intrigante, tanto che la seduta per qualche minuto viene segretata (in serata in presidente Fioroni farà sapere che Fabbri ha fornito notizie utili per identificare la provenienza di quei soldi); l’interruzione dei contatti che, per tutta la durata del sequestro furono intensi, almeno una volta alla settimana; l’agente segreto “Gino“, che lo segue durante i 55 giorni, e poi incontra anche dopo: non sa il suo nome ma dà tutte le indicazioni per rintracciarlo, “era lo zio di una donna di cui ho celebrato il matrimonio”.
Ma ecco che, passata una buona oretta dall’inizio, il sacerdote fa un leggero movimento sulla sedia e dice: “A questo punto ve lo devo dire: ma l’avete guardata bene l’autopsia?”.
Silenzio in sala, come si suol dire. Fabbri prende a spiegare che il primo a cui furono mandate le foto dell’autopsia, proprio appena fatta, fu proprio Curioni: “Io ero lì con lui, come sempre, le guardammo insieme, in tutto erano 5, 6, forse 8. Si vedeva in modo chiaro che sei colpi erano stati sparati attorno al cuore di Moro, fotografato separatamente. Curioni ebbe un sussulto, ‘io conosco il killer, è un professionista, quella è la sua firma”.
Bisogna tener presente, per cogliere il peso di questo inedito ricordo (ebbene sì, dopo 38 anni) che monsignor Curioni conosceva molto bene il mondo dei penitenziari italiani: sin dal periodo dell’attentato a Togliatti (14 luglio 1948), aveva una intensa attività e frequentissime relazioni dentro le carceri italiane, ne respirava l’aria, conosceva bene i suoi abitanti, captava gli umori, sentiva le confidenze.
Ebbene di quell’uomo, il killer di professione, si parlava nell’ambiente criminale, e le dicerie erano rimbalzate anche al suo orecchio: tra quelle più macabre c’era il particolare di quella firma, i sei colpi attorno al cuore.
Curioni nel tempo aveva messo ben a fuoco l’identità di quell’inquietante personaggio perchè lo aveva conosciuto in passato, quando era ancora solo un piccolo delinquente e venne portato al Beccaria, il carcere minorile di Milano.
Forse negli anni aveva avuto qualche altra notizia di lui, sapeva che era stato a lungo all’estero.
Fino a quel giorno in cui vede il cuore di Moro e crede di riconoscere quella firma. La scena finisce qui. L’audizione è finita. C’è una nuova pista da seguire.
Ma sarà possibile trovare riscontri, fare qualche passo in avanti più concreto? Avrà mai un volto questo killer? Vedremo, forse ci saranno sviluppo investigativi.
L’inchiesta va avanti, ma che amarezza quella frase del sacerdote, persa tra l’immagine di un cuore colpito a morte e quella di killer maniacale: Fabbri svela che ci fu un “successivo accordo tra Andreotti e don Cesare che aveva chiesto al presidente del Consiglio la garanzia che non sarebbe mai stato chiamato a parlare del suo coinvolgimento nel caso Moro. Una richiesta che venne accolta dal presidente Andreotti”.
Stefania Limiti
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 4th, 2016 Riccardo Fucile
DOPO LE VIOLENZE DI CAPODANNO ARRIVA IL CARNEVALE BLINDATO… OGNI ANNO UNA MEDIA DI 50 REATI A SFONDO SESSUALE, ANCHE SENZA GLI IMMIGRATI
Ore 11.11, piazza dell’Alter Markt a Colonia.
Parte il Weiberfastnacht, il Carnevale delle donne, l’appuntamento che dà tradizionalmente il via a quello che viene considerato come il Carnevale per antonomasia in Germania insieme a quelli di Dusseldorf e Mainz.
Non è però un Carnevale come tutti gli altri. Dopo lo sgomento seguito alla notte di Capodanno, quando centinaia di donne furono circondate e molestate da gruppi di immigrati nella piazza davanti alla stazione centrale, la città è blindata e il clima è teso.
All’allerta terrorismo, che ormai caratterizza gli eventi pubblici in ogni parte d’Europa, si aggiunge il timore che simili violenze possano accadere di nuovo.
D’altro canto, negli anni scorsi sono stati denunciati in media 50 reati a sfondo sessuale nel periodo fra il Weiberfastnacht e la fine del carnevale.
Per questo è stato raddoppiato il numero degli agenti, oltre duemila; è stata potenziata la videosorveglianza, migliorata l’illuminazione, installato nei pressi del Duomo un “security point” per le donne vittime di molestie o minacce.
Colonia è mobilitata per evitare che si ripeta quanto accaduto durante i festeggiamenti per il nuovo anno. Si sono moltiplicati gli sforzi per spiegare le usanze del Carnevale ai migranti arrivati da poco nella città della Renania.
Il Comitato organizzatore ha diffuso un opuscolo, in tedesco, inglese e arabo, e la Caritas ha messo in piedi un corso accelerato di Carnevale per i migranti, a cui ha partecipato un centinaio di persone: si arriva a spiegare che un bacio furtivo sulla guancia o anche sulle labbra che le donne scambiano con conoscenti o sconosciuti non va interpretato come una proposta di matrimonio, si invita a non essere invadenti o insistenti.
Il Messaggero ha lanciato l’iniziativa #tutteaColonia. Il “tutte a Colonia” – scrive Maria Latella – invia un messaggio ben diverso dal semplice “prendiamoci la città e divertiamoci”: le donne, a Colonia e altrove, non hanno intenzione di cambiare i loro programmi.
All’iniziativa ha aderito, tra le altre, la vicepresidente del Senato Valeria Fedeli:
“Andare a Colonia il 4/5 febbraio è un atto di europeismo forte, vuol dire andare a difendere nello stesso tempo i valori dell’accoglienza, della tolleranza e del rispetto, che fanno del nostro continente un faro di civiltà , ma vuol dire anche chiedere che i temi posti dall’immigrazione, dal mescolarsi di culture spesso molto diverse, da forme ed equilibri di convivenza che dobbiamo costruire giorno dopo giorno, non vengano espulsi dall’agenda politica una volta spentisi i riflettori su queste violenze”.
Il Weiberfastnacht è considerato uno dei dieci carnevali più insoliti del mondo, come spiega l’Ansa:
Tagli di cravatta e lanci di rose dai carri sono i gesti che contraddistinguono il Carnevale della grande città sul Reno, più simile a una parata storica che a una festa in maschera.
Quest’anno il Carnevale di Colonia, che risale al Medioevo, inizia il 4 febbraio con l’immancabile festa delle donne che al grido di Kà¶lle Alaaf! tagliano le cravatte ai malcapitati uomini, chiedendo loro un bacio sulla guancia.
La Weiberfastnacht dà l’avvio al periodo carnevalesco chiamato “Quinta stagione dell’anno”, che terminerà il 10 febbraio, mercoledì delle ceneri, con l’immancabile e benaugurante banchetto a base di pesce.
Sempre il giorno d’apertura vengono nominati i protagonisti del Carnevale: il “Principe”, il “Fante” e la “Vergine” che ricevono le chiavi della città e aprono ufficialmente i festeggiamenti.
Da allora, di giorno e di notte, è un susseguirsi di cortei e sfilate in costume per le strade e nei locali; tra gli appuntamenti più attesi c’è il raduno di sabato in piazza Neumarkt, dove tra balli, maschere e gustose pinte di birra si assiste alla sfilata storica degli uomini vestiti con le giubbe rosse, che ricordano i soldati di Colonia.
Il momento clou del Carnevale, tuttavia, è il “lunedì delle rose”, Rosenmontag, quando un corteo di migliaia di persone attraversa la città su carri allegorici da cui lanciano rose e dolci alla gente assiepata dietro le transenne.
Il martedì grasso, penultimo giorno di Carnevale, si assiste al rogo del Nubbel, uno spaventapasseri di paglia che rappresenta l’inverno, tenuto appeso in diverse birrerie della città e solo alla fine esposto in piazza per essere bruciato.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 4th, 2016 Riccardo Fucile
L’ARBITRO COSTRETTO A SOSPENDERE LAZIO-NAPOLI PER I BUU RAZZISTI CONTRO IL GIOCATORE FRANCESE DI COLORE… POI IL GRANDE GESTO FINALE DI KALIDOU: VA A DONARE LA MAGLIA A UN BAMBINO LAZIALE
All’ennesimo buu contro Koulibaly, difensore di colore del Napoli, e all’ennesimo coro «O Vesuvio lavali con il fuoco», l’arbitro Irrati di Pistoia decide di dire basta e ferma la partita prendendo una decisione storica: si fa consegnare il pallone e spiega che in queste condizioni non può andare avanti.
La sospensione arriva al minuto 68′, cioè nel secondo tempo e la gara si blocca per tre minuti. Intanto lo spekaer dello stadio Olimpico ricorda che sono vietate cori di discriminazione razziale e territoriale che però proseguono da parte della curva laziale.
Poi la partita riprende ma il comportamento della curva laziale riprende e ogni volta che Koulibaly tocca il pallone riprendono gli ululati verso il difensore di colore del Napoli, mentre un’altra parte di tifosi si dissocia apertamente da questo comportamento fischando questi miserabili.
Al termine dell’incontro il difensore del Napoli ha deciso di lanciare la sua maglia a un piccolo tifoso laziale, accorso a bordo campo dagli spalti della tribuna Monte Mario.
Koulibaly ha indicato il bambino e gli ha donato la maglia.
Un gesto esemplare dopo i cori razzisti che hanno indotto l’arbitro Irrati a fermare la sfida per qualche minuto nel corso del secondo tempo.
“Voglio ringraziare tutti per i messaggi di solidarietà che mi sono arrivati – ha scritto il giocatore nella notte sul suo profilo Istagram – Sono grato anche ai miei colleghi della Lazio e soprattutto all’arbitro Irrati, per il suo coraggio. E poi ai miei compagni di squadra, alla società e ai nostri tifosi, che sono stati di un grande sostegno contro queste brutti cori”.
Da apprezzare la posizione presa da Keita Balde. “Il calcio non deve avere colori: nero, rosso o verde. Tanta ammirazione per te, amico”.
(da agenzie)
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Febbraio 4th, 2016 Riccardo Fucile
IL PD HA UN CONTENZIOSO PER 170.000 EURO
Ci sono anche i partiti nello scandalo Affittopoli a Roma. Come documentano oggi alcuni quotidiani da molti anni le forze politiche beneficerebbero di canoni a prezzi stracciati per le proprie sedi.
A due passi dal Colosseo – scrive il Messaggero – si troverebbero ad esempio due locali, uno occupato da Sel e l’altro da Fratelli d’Italia, concessi al costo record di soli 12,91 euro al mese.
In centro, riporta sempre il quotidiano romano, in una delle sedi più famose della città , quella di via dei Giubbonari, il Partito democratico avrebbe un “arretrato” da pagare con il Comune di ben 170 mila euro.
Solo una piccola parte di un debito nei confronti degli enti pubblici che ammonterebbe a circa un milione di euro.
Si dirà magari i dem avranno pagato fior di quattrini per occupare 60 metri quadrati alle spalle di Campo de’ Fiori? Sbagliato: anche qui prezzi popolari, appena 102 euro al mese.
All’inizio partì da 320 lire nel dopoguerra, per arrivare a 12 mila lire negli anni ’80.
Il Corriere della Sera aggiunge qualche dettaglio in più
Con l’avvento della giunta di centrodestra guidata da Gianni Alemanno, il canone «schizzò» a 1.200 euro mensili, il prezzo attuale. Solo che, a quel punto, furono gli stessi «compagni» della sezione a riabbassarsi (in piena autonomia) l’affitto a 102 euro al mese.
Un pasticcio, proseguito sotto la giunta Marino, che decise di «stralciare» il palazzo di via dei Giubbonari dall’operazione di vendita del patrimonio immobiliare.
Così, di lite in lite, un contenzioso dopo l’altro, polemica su polemica, si arriva ai giorni nostri. L’amministrazione Tronca, vista la pesante morosità arretrata, invia la lettera di sfratto esecutivo: la missiva arriva il 24 dicembre, come un bel regalo di Natale.
La lista è lunga. In zona Esquilino un circolo del Pd – scrive il Messaggero – paga 667 euro al mese. Quella di Sel circa 700. A Tor Tre Teste invece l’associazione il Segno vicino a Sel paga 142 euro al mese.
Sempre nella galassia delle associazioni il Corriere della Sera riporta anche il caso dell’associazione Imagine, in via dei Volsci, definita “la onlus di Ignazio Marino” e che “occupa ancora uno stabile comunale dove pagava 239,76 euro al mese”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 4th, 2016 Riccardo Fucile
BANCA ETRURIA, 17 MILIONI DI CONSULENZE INUTILI SECONDO LA BANCA D’ITALIA
Il padre del ministro delle riforme Maria Elena Boschi, Pier Luigi Boschi, è stato indagato per dieci volte dal 2010 al 2015.
Lo scrive oggi il Fatto Quotidiano, sottolineando che tutti i procedimenti – tranne quello in corso – sono stati archiviati.
Il padre del ministro è stato indagato o coindagato per turbativa d’asta, estorsione, dichiarazione infedele, omesso versamento dei contributi.
Di quattro dei dieci fascicoli era titolare il procuratore capo di Arezzo, Roberto Rossi. Gli altri sei sono stati assegnati ad altri magistrati.
L’ultimo, avviato nel dicembre 2014 e ancora in corso, è stato aperto dal pm Ersilia Spena poi andata in pensione.
Per quest’ultimo, che ipotizza a carico di Boschi l’omissione dei versamenti dei contributi per alcuni dipendenti di un’azienda agricola, è stata chiesta l’archiviazione ma il giudice per le indagini preliminari non si è ancora pronunciato.
Il resoconto delle indagini avviate a carico di Pier Luigi Boschi è contenuto nel fascicolo trasmesso dall aprocura di Firenze al Csm che ne aveva fatto richiesta per valutare eventuali ruoli di incompatibilità per il procuratore capo Rossi e il ruolo di consulenza svolto per il governo.
Intanto procedono le indagini sul dissesto di banca Etruria.
Secondo il Corriere della Sera nella relazione del liquidatore Giuseppe Santone figurerebbero anche 17 milioni pagati per incarichi di consulenze ritenute “inutili” dagli ispettori della Banca d’Italia per “lavori affidati a professionisti diversi ma che avevano per oggetto la stessa materia”.
In particolare viene contestato il «pagamento di 35 fatture a fronte di prestazioni non preventivamente contrattualizzate» per 2 milioni e 666mila euro, 4 per 180mila euro e una di 2 milioni e 283mila euro «da parte del servizio amministrazioni fornitori in assenza di delibera».
Sono invece 14, per un totale di 180mila euro, le fatture «per delibere di importo inferiore a quanto pagato. Ben più alto, 5 milioni e 118mila euro il valore delle fatture giustificate da «delibere con importo generico» e addirittura 17 fatture per un totale di due milioni e 815mila euro «per le quali la data della delibera è successiva alla data del contratto o della fattura».
Comportamenti contestati anche all’ex direttore generale che sarebbe andato in svariati casi oltre i propri poteri.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 4th, 2016 Riccardo Fucile
SESTRIERE, IL SINDACO MARINO PRESIEDE L’ENTE PUBBLICO CHE SI OCCUPA DELLA GESTIONE DELLE OPERE REALIZZATE PER LE OLIMPIADI INVERNALI DEL 2006… SI STACCA UN ASSEGNO DI CONSULENZA DI 23.000 EURO
Il caso riguarda Valter Marin, sindaco leghista di Sestriere (Torino) e presidente della Fondazione XX Marzo, un ente pubblico che deve gestire alcune opere realizzate per le Olimpiadi invernali del 2006 e un “tesoretto” di quasi 40 milioni, frutto dei risparmi ottenuti dieci anni fa.
Da questi risparmi però sono arrivati anche i 23mila euro finiti a Marin tramite una consulenza su cui i revisori dei conti nutrono dei dubbi.
La vicenda comincia l’8 aprile 2015 quando il consiglio di amministrazione “aveva conferito al presidente della Fondazione stessa un incarico di consulenza, con scadenza a fine 2015, per un compenso pari a 28mila euro”, ha ricordato nella sua interrogazione alla giunta regionale il consigliere Andrea Appiano.
Marin avrebbe dovuto coordinare tre tecnici per la “valorizzazione e promozione dei siti dei Giochi olimpici”, concetto un po’ vago.
Però già alla fine di aprile la questione aveva sollevato i dubbi sulla legittimità .
Così vengono bloccate solo le assunzioni dei tre tecnici, ma non l’incarico al presidente Marin che nel 2015 ottiene il pagamento di due fatture da 23mila euro circa.
I revisori dei conti dubitano e inviano ai consiglieri della fondazione una memoria per riepilogare la situazione e per chiedere al presidente Marin di “precisare le motivazioni e le funzioni di coordinamento delle attività e delle risorse da lui svolte che lo hanno indotto ad emettere ed incassare le suddette parcelle” da 15mila e 7mila euro circa.
Gli domandano inoltre una relazione dettagliata sulle attività svolte data per data.
Lo stesso giorno, il 28 gennaio, il consigliere Appiano scrive la sua interrogazione. Secondo lui e secondo Davide Gariglio “è vergognoso che il presidente si sia fatto liquidare una prestazione professionale mai fatta”.
Andrea Giambartolomei
(da “il Fatto Quotidiano”)
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