Febbraio 12th, 2016 Riccardo Fucile
GRASSO APRE UN’INCHIESTA SUI FURBETTI DEL TESSERINO
Palazzo Madama come il Municipio di Sanremo.
Dopo il caso del vigile urbano che passava il badge in mutande, scoppia una nuova polemica attorno ai furbetti della diaria.
A Palazzo Madama – scrive il Messaggero – è sempre più in voga tra i senatori l’abitudine di lasciare inserito il tesserino sul loro scranno per poi tornare a prenderlo a fine seduta. Il loro voto non risulterà ma verranno considerati presenti a tutti gli effetti.
Evitando così la decurtazione della diaria, la cui indennità fissa è di 3.500 euro al mese. Sulla pratica il presidente del Senato Pietro Grasso ha aperto un’inchiesta esterna che vedrà coinvolto tutto il collegio dei questori.
Scrive il Messaggero:
Tutto nasce dalla necessità di garantire ai senatori la possibilità di essere ”presenti ma non votanti”. Necessità dettata dal fatto che in Senato, a differenza della Camera, l’astensione è considerata voto contrario. Nulla a che vedere dunque con i pianisti, vizietto non legato alla diaria. «Quando la seduta è finita noi giriamo tra i banchi ed è… una pesca miracolosa», racconta un commesso, ovviamente off the records. I tesserini “dimenticati” vengono pazientemente raccolti e riconsegnati su richiesta del legittimo proprietario alla seduta successiva.
Dal primo gennaio 2001 la diaria è stata portata a 3.503 euro mensili.
Somma che viene decurtata di 206,58 euro per ogni giorno di assenza.
Il trucco del tesserino consente ai furbetti di evitare la decurtazione di 206,58 euro prevista per chi non partecipa almeno al 30% delle votazioni effettuate nell’arco della giornata.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 12th, 2016 Riccardo Fucile
VERSO L’INDAGINE PER BANCAROTTA SU ROSI, BERNI E PAPA’ BOSCHI
Tre giorni sono bastati al tribunale di Arezzo per dichiarare lo stato di insolvenza di Banca Etruria. E aprire così la strada a una nuova inchiesta per bancarotta fraudolenta nei confronti dei vecchi amministratori.
Il «buco» di oltre tre miliardi di euro è stato infatti causato – secondo i giudici – da un’opera di dissipazione del patrimonio anche a fini personali.
E questo ha convinto il collegio ad accogliere senza riserve l’istanza presentata dal commissario liquidatore Giuseppe Santoni e quella depositata in udienza dal procuratore Roberto Rossi, titolare dell’indagine sul dissesto e sulla regolarità dell’operato dei vertici dell’istituto di credito, anche rispetto all’emissione delle obbligazioni poi diventate carta straccia con il decreto «salvabanche» varato dal governo il 22 novembre scorso
La motivazione dei giudici non lascia spazio alla difesa dell’ex presidente Lorenzo Rosi costituito in giudizio in quanto rappresentante legale della passata gestione, con l’assistenza dell’avvocato Michele Desario: «Nell’arco di nove mesi – tra dicembre 2014 e settembre 2015 – emerge una riduzione del patrimonio netto di circa i 2/3». E, sottolineano i giudici, «alla data di avvio della risoluzione (il 22 novembre) il patrimonio netto risultava integralmente eroso da ulteriori perdite».
I magistrati stanno studiando il «verdetto», entro breve potrebbero decidere l’iscrizione nel registro degli indagati dei vecchi amministratori, a cominciare da coloro che guidavano Etruria al momento del commissariamento deciso da Bankitalia nel febbraio 2015.
E dunque lo stesso Rosi e i suoi due vicepresidenti: il vicario Alfredo Berni e Pierluigi Boschi, padre della ministra delle Riforme Maria Elena.
È un passaggio che appare obbligato, come del resto era stato sottolineato nelle scorse settimane, dopo l’apertura del fascicolo per conflitto di interessi contro Rosi e l’ex consigliere di amministrazione Luciano Nataloni.
Soprattutto tenendo conto di tutte le «uscite» ritenute illegittime dagli ispettori di Bankitalia, a cominciare dai 17 milioni di consulenze per arrivare ai finanziamenti senza garanzie.
Soddisfatto Roberto Bertola, amministratore delegato di Nuova Banca Etruria, secondo il quale «era necessario che fosse fatta chiarezza in tempi brevi: atto doveroso verso tutti i soggetti coinvolti del nostro territorio.
La Nuova Banca, rinnovata come noto nei vertici e pienamente operativa, guarda al futuro forte di una solida posizione patrimoniale e di liquidità , oltre a non avere più il peso delle sofferenze».
Nuovi documenti sulle indagini in corso sono stati chiesti ieri dal Consiglio superiore della magistratura che deve valutare l’eventuale incompatibilità ambientale del procuratore Rossi per l’incarico di consulente ottenuto e per aver taciuto, durante la sua audizione, il fatto di aver indagato su Boschi in passato.
F. Sar.
(da “il Corriere della Sera”)
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Febbraio 12th, 2016 Riccardo Fucile
L’EX PREMIER NOTATO DAI PAZIENTI DI UN OSPEDALE MILANESE INSIEME ALLA MOGLIE: “IN FILA COME TUTTI, UN ESEMPIO”
“Ieri mi è capitata una cosa singolare. Ero in un ospedale milanese con mia mamma ed a un certo punto è arrivato il prof. Mario Monti con sua moglie”.
E’ diventato virale in tempi di “accusa alla casta” il post di un utente di Facebook che ha deciso di raccontare e condividere la sorpresa di vedere l’ex premier, presidente della Bocconi, comportarsi come un “comune mortale”: nessuna corsia privilegiata per saltare i tempi di attesa della Sanità , e nessuna stanza riservata.
Lì, ad aspettare, come tutti gli altri, seduto sulle scale a lavorare.
Un understatement eletto a modello di sobrietà , caratteristica tra le più elogiate quando il professore arrivò a prendere il posto di Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi.
“La signora Monti – è il racconto condiviso sui social – si doveva sottoporre alla stesso intervento per il quale era in attesa anche mia mamma. La cosa inaspettata è che il Professore è arrivato senza scorta, ha fatto la coda come chiunque e la moglie ha aspettato il suo turno come chiunque. È rimasto seduto sulle scale in attesa per tutto il tempo, poco prima c’era anche la moglie, nessun salottino privato o quant’altro. Ha parlato con chiunque gli chiedesse qualcosa senza nessun problema ed ha lavorato tutto il tempo.
“Vorrei dedicare tutto ciò – sottolinea l’utente – a quei beceri che ci rappresentano che in continuazione sfruttano la loro posizione per avere un proprio tornaconto sempre e comunque. Il senso di tutto è che quando si è grandi lo si è senza bisogno di doverlo palesare ed ostentare ! Personalmente – conclude con ironia – resto con un solo dubbio …….. non so se preferisca l’acqua gassata o naturale! Complimenti”.
Alessia Gallione
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Febbraio 12th, 2016 Riccardo Fucile
MUYAZAKI, PRIMO POLITICO A CHIEDERE IL PERMESSO, E’ STATO PIZZICATO CON UNA MODELLA MENTRE LA MOGLIE ERA INCINTA
Il congedo di paternità per tradire la moglie.
È successo in Giappone dove un deputato liberaldemocratico di 35 anni, Kensuke Miyazaki, è stato costretto alle dimissioni dopo che un settimanale locale ha rivelato la sua relazione con una modella di 34 anni a pochi giorni dalla nascita del figlio.
Miyazaki, primo deputato giapponese a prendere un congedo di paternità , aveva chiesto di usufruire del permesso per aiutare la moglie incinta.
La domanda aveva sollevato molte critiche – in Giappone gli uomini che chiedono un congedo di paternità sono ancora pochissimi, appena il 2% – ma aveva ottenuto il sostegno del premier Shinzo Abe, che aveva definito l’idea «innovatrice».
Poi la triste verità : alcuni paparazzi hanno svelato la relazione con la modella e Miyazaki è stato costretto al mea culpa in diretta televisiva.
La scintilla sarebbe scattata a gennaio quando la donna aveva aiutato il giovane politico a scegliere l’abito cerimoniale per l’apertura del Parlamento.
«Ho fatto una cosa crudele nei confronti di mia moglie», ha dichiarato Miyazaki nel corso di una conferenza stampa, aggiungendo di essere «profondamente dispiaciuto» che la richiesta per il congedo sia stata «contraddetta dalle mie azioni sconsiderate».
Poi sono arrivate le dimissioni.
Insomma, che la politica fosse l’arte di tradire ce lo aveva insegnato già Arturo Graf (Ecce Homo, 1908), ma Miyazaki ha tirato troppo la corda.
Enrico Caporale
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Febbraio 12th, 2016 Riccardo Fucile
IL QUOTIDIANO “IL TEMPO” STAMANE AVEVA LANCIATO UN SONDAGGIO SU QUALE CANDIDATO IL POPOLO DI CENTRODESTRA VOLESSE: MARCHINI BATTE RAMPELLI (MENO MALE CHE FDI SAREBBE IL PRIMO PARTITO DI AREA), STORACE STACCATO, BERTOLASO RACCOGLIE SOLO L’1% (QUINDI E’ IL CANDIDATO IDEALE PER PERDERE)
Le comiche sono finite: a Roma, dopo l’ennesima giornata di polemiche tra “fratelli coltelli”, si celebra il rito post-terremoto.
La triplice non sindacabile (Be-Sa-Me) stila l’invito a Bertolaso e l’esperto in massaggi risponde a stretto giro, allegando la cartella clinica della nipote che fino a ieri gli aveva impedito di accettare la candidatura “ma che ora è migliorata”.
Parte prima, il comunicato Be-Sa-Me dei terremotati
“Avendo appreso che le motivazioni legate alle condizioni di salute di un suo carissimo famigliare e che avevano indotto Guido Bertolaso a declinare l’invito a candidarsi per il Comune di Roma sono fortunatamente venute meno, il Presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, il leader della Lega Matteo Salvini e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni hanno chiesto a Guido Bertolaso di voler guidare, nel ruolo di candidato sindaco, un’ampia coalizione di centrodestra aperta anche al contributo delle migliori risorse della società civile, una coalizione in grado di conquistare il più ampio consenso dei cittadini romani e di ridare a Roma il ruolo che merita nello scenario nazionale ed internazionale.”
Parte seconda: l’intervento della Protezione civile
Risponde Bertolaso a stretto giro: “Sono onorato della proposta che Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni mi hanno formulato. Grazie al progressivo miglioramento delle condizioni di salute della mia adorata nipotina, accetto questa nuova sfida consapevole che sarà indispensabile l’impegno di tutti per ridare decoro e prestigio ad una città ormai ridotta davvero in condizioni di emergenza. Per amore di Roma, per la sua storia e per il rispetto che i romani meritano”.
Qualche ora prima
Ma fino a qualche ora prima la situazione era diversa: Salvini non considerava competitivo Bertolaso, sottolineando i processi in corso a suo carico proprio a ridosso delle elezioni (uno per corruzione, tra l’altro) e tramite il fido Giorgetti chiedeva le primarie «Per Roma conviene coinvolgere i cittadini nella scelta del candidato sindaco”.
A sua volta la Meloni accettava anche Bertolaso, ma a una condizione: che si facessero le primarie in tutte le città : non solo Roma quindi ma anche Bologna ad es (dove Salvini ha imposto la candidatura dell’ex centro sociale Lucia Bergonzoni).
Insomma la solita guerra per bande.
Il sondaggio de “il Tempo”
Nel frattempo il quotidiano”il Tempo”, notoriamente vicino al centrodestra romano, stamane ha lanciato un sondaggio che sa di primarie: dieci nomi da votare, quale preferite? E l’esito è tragico per la Meloni (e non solo). Quando hanno votato 33.000 lettori Marchini è primo col 34%, Rampelli solo secondo con il 31%, Storace quarto staccato all’ 11%, preceduto dal forzista Aracri. La leghista Sbai a un misero 8%.
Da sottolineare il grande consenso per Bertolaso all’ 1% che riesce comunque a battere la Pivetti allo 0%.
Insomma, “il più forte partito della destra romana” secondo la sua leader, non riesce neanche a battere Marchini.
E l’altro leader de “La Destra” prende un terzo dei voti di Marchini.
A questo punto la scossa provoca il crollo definito della casamatta e Salvini e Meloni si precipitano a chiamare la Protezione civile per i primi soccorsi.
Ora tutti in attesa di Bertolaso: non si sa se arriverà con i fuoristrada dei vigili del fuoco o sul cellulare della penitenziaria (visti i due processi che lo attendono, uno per corruzione).
Se vi è venuto mal di testa a leggere, rivolgersi a Francesca del Salaria Sport Village: sull’efficacia dei suoi massaggi garantisce Bertolaso.
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Febbraio 12th, 2016 Riccardo Fucile
IL QUOTIDIANO “IL TEMPO” STAMANE LANCIA UN SONDAGGIO SU QUALE CANDIDATO IL POPOLO DI CENTRODESTRA PREFERISCA: MARCHINI BATTE RAMPELLI (MENO MALE CHE FDI SAREBBE IL PRIMO PARTITO DI AREA), STORACE STACCATO, BERTOLASO RACCOGLIE SOLO L’1% (QUINDI E’ IL CANDIDATO IDEALE PER PERDERE)
Le comiche sono finite: a Roma, dopo l’ennesima giornata di polemiche tra “fratelli coltelli”, si celebra il rito post-terremoto.
La triplice non sindacabile (Be-Sa-Me) stila l’invito a Bertolaso e l’esperto in massaggi risponde a stretto giro, allegando la cartella clinica della nipote che fino a ieri gli aveva impedito di accettare la candidatura “ma che ora è migliorata”.
Parte prima, il comunicato Be-Sa-Me dei terremotati
“Avendo appreso che le motivazioni legate alle condizioni di salute di un suo carissimo famigliare e che avevano indotto Guido Bertolaso a declinare l’invito a candidarsi per il Comune di Roma sono fortunatamente venute meno, il Presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, il leader della Lega Matteo Salvini e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni hanno chiesto a Guido Bertolaso di voler guidare, nel ruolo di candidato sindaco, un’ampia coalizione di centrodestra aperta anche al contributo delle migliori risorse della società civile, una coalizione in grado di conquistare il più ampio consenso dei cittadini romani e di ridare a Roma il ruolo che merita nello scenario nazionale ed internazionale.”
Parte seconda: l’intervento della Protezione civile
Risponde Bertolaso a stretto giro: “Sono onorato della proposta che Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni mi hanno formulato. Grazie al progressivo miglioramento delle condizioni di salute della mia adorata nipotina, accetto questa nuova sfida consapevole che sarà indispensabile l’impegno di tutti per ridare decoro e prestigio ad una città ormai ridotta davvero in condizioni di emergenza. Per amore di Roma, per la sua storia e per il rispetto che i romani meritano”.
Qualche ora prima
Ma fino a qualche ora prima la situazione era diversa: Salvini non considerava competitivo Bertolaso, sottolineando i processi in corso a suo carico proprio a ridosso delle elezioni (uno per corruzione, tra l’altro) e tramite il fido Giorgetti chiedeva le primarie: «Per Roma conviene coinvolgere i cittadini nella scelta del candidato sindaco”.
A sua volta la Meloni accettava anche Bertolaso, ma a una condizione: che si facessero le primarie in tutte le città , non solo Roma quindi ma anche Bologna ad es. (dove Salvini ha imposto la candidatura dell’ex centro sociale Lucia Bergonzoni).
Insomma la solita guerra per bande.
Il sondaggio de “il Tempo”
Nel frattempo il quotidiano”il Tempo”, notoriamente vicino al centrodestra romano, stamane ha lanciato un sondaggio che sa di primarie: dieci nomi da votare, quale preferite? E l’esito è tragico per la Meloni (e non solo).
Quando hanno votato 32.000 lettori, Marchini è primo col 34%, Rampelli solo secondo con il 31%, Storace quarto staccato all’ 11%, preceduto dal forzista Aracri. La leghista Sbai a un misero 8%.
Da sottolineare il grande consenso per Bertolaso all’ 1% che riesce comunque a battere la Pivetti allo 0%.
Insomma, “il più forte partito della destra romana” secondo la sua leader, non riesce neanche a battere Marchini.
E l’altro leader de “La Destra” prende un terzo dei voti di Marchini.
A questo punto la scossa provoca il crollo definito della casamatta e Salvini e Meloni si precipitano a chiamare la Protezione civile per i primi soccorsi.
Ora tutti in attesa di Bertolaso: non si sa se arriverà con i fuoristrada dei vigili del fuoco o sul cellulare della penitenziaria (visti i due processi che lo attendono, uno per corruzione).
Se vi fosse venuto mal di testa a leggere, rivolgersi a Francesca del Salaria Sport Village: sull’efficacia dei suoi massaggi garantisce Bertolaso.
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Febbraio 12th, 2016 Riccardo Fucile
PD 33,3%, M5S 24,9%, LEGA 14%, FORZA ITALIA 11,7%, SINISTRA ITALIANA 4,8%, FDI 4,4%, NCD-UDC 2,1%
Calano il Pd e la fiducia nel governo e in Matteo Renzi scende di un punto.
E se gli italiani potessero dedicare una canzone del festival di Sanremo al presidente del Consiglio sarebbe: “Si può dare di più”.
Sono queste le rilevazioni dell’Istituto Ixè per Agorà (Raitre).
Il sondaggio mostra inoltre che il 69 per cento degli italiani ha paura della recessione economica.
Nella settimana caratterizzata dalla discussione sul ddl Unioni civili in Senato, provvedimento proposto dal Pd e sponsorizzato dal presidente del Consiglio i dem perdono lo 0,8 per cento nelle intenzioni di voto.
In una settimana, infatti, il partito del premier Renzi è passato dal 34,1% al 33,3%, mentre sale leggermente il Movimento 5 Stelle, che si assesta al 24,9% (+0,2%).
Altro calo della Lega Nord, dal 14,2% al 14%.
In salita di mezzo punto Forza Italia (11,7% contro l’11,2% di una settimana fa).
Se si votasse oggi, l’affluenza sarebbe al 61,4%.
Scende dell’1% la fiducia in Matteo Renzi (31%) e nel governo (28%).
Secondo di Roberto Weber al comando tra i leader politici c’è sempre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che si attesta al 61%. Più in alto di tutti come al solito Papa Francesco, con l’89% di fiducia.
Questo il quadro completo delle intenzioni di voto (tra parentesi la variazione percentuale rispetto alla scorsa settimana): PD 33,3% (-0,8). M5S 24,9% (+0,2). LEGA NORD 14,0% (-0,2). FI 11,7% (+0,5), SINISTRA ITALIANA 4,8% (+0,6). FDI 4,4% (+0,4), AP (NCD+UDC) 2,1% (-0,6). PRC 1,5% (+0,4). IDV 0,7% (+0,1). VERDI 0,6% (+0,1). SC 0,3% ( = )
(da agenzie)
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Febbraio 12th, 2016 Riccardo Fucile
CAMERON USA UN AEREO RIADATTATO DELLA RAF, LA MERKEL UN EX VELIVOLO DELLA LUFTHANSA… E OBAMA INDICA PERSINO IL COSTO ORARIO PRECISO: 206.337 DOLLARI
Aerei di Stato della flotta militare o dalla compagnia di bandiera, Airbus comprati per gravare meno sui contribuenti ed evitare voli charter più costosi.
Costi comunicati in Parlamento o direttamente dai ministeri della Difesa, dai loro bilanci o da altri organismi nazionali.
Per non lasciare all’oscuro cittadini e opinione pubblica sulle spese che i governi devono sostenere.
Se in Italia il trasporto aereo di Matteo Renzi è segreto, in tanti altri Paesi non funziona allo stesso modo.
Si chiede e si esige trasparenza, proprio quella che manca intorno al contratto che riguarda l’Air Force di Palazzo Chigi, di cui nulla si sa. Niente gara d’appalto, zero chiarezza sui costi del leasing e informazioni classificate.
Uk, aereo comprato per risparmiare
Non funziona così nel Regno Unito, esempio virtuoso — ma non esente da critiche — riguardo agli aerei di Stato utilizzati dal governo e dalla famiglia reale. A novembre 2015 Downing Street ha annunciato di volersi dotare di un Voyager A330 della Raf (Royal Air Force), risistemato ad hoc per trasformarsi nell’Air Force inglese.
Costo: 10 milioni di sterline. Risparmio annuale calcolato “come minimo per i prossimi vent’anni”: 775mila sterline.
Una cifra diffusa dal governo prima dell’entrata in uso del velivolo e dunque contestata dai Labour — che attendono di verificare la spesa reale una volta avviato l’uso del Voyager — e anche dallo Scottish National Party, che fin dalla vigilia dell’annuncio, ha chiesto la massima trasparenza intorno alla cifra.
Diffuse da membri del governo anche le cifre relative al costo orario col nuovo aereo: duemila sterline al posto delle 6700 spese con voli charter.
La scelta di Cameron è arrivata anni dopo quella di Tony Blair, che aveva scelto la linea anti-austerity. Il suo progetto era infatti quello di acquistare due jet al costo di 100 milioni di sterline. Progetto bloccato dall’allora cancelliere dello scacchiere Gordon Brown e poi definitivamente eliminato quando è diventato primo ministro. In più, il Voyager di Cameron, quando non è in uso, viene utilizzato come aereo cisterna. Ovvero nella sua funzione iniziale.
E gli Usa rispondono sui costi
Pressione trasparenza anche sui voli del presidente Usa Barack Obama, spesso criticato dall’opinione pubblica per gli elevati costi di acquisto e manutenzione del suo Air Force One. Che, in realtà , si compone di due aerei.
In ogni caso, gli attuali velivoli — Boeing 747-200 ordinati da Ronald Reagan, attivi dal 1990 e allora pagati ciascuno 250 milioni di dollari (fonte: Die Welt) — saranno sostituiti nel 2023 da due Boeing 747-8, in un programma dal costo complessivo superiore ai tre miliardi di dollari.
Attualmente il costo all’ora per il viaggio (cost per flying hour — CPFH) è di 206.337 dollari. Precisi.
Un dato reso noto dal Dipartimento dell’Air Force — Headquarters Air Mobility Command in un documento che risponde alle richiesta avanzate dalla fondazione Judicial Watch.
A ottobre 2014, in base alla legge che regolamenta l’accesso agli atti pubblici (Foia) aveva chiesto informazioni sul costo orario dell’Air Force presidenziale e sui presenti a bordo nel corso di due viaggi di Obama in California. Nel documento, il dipartimento aveva fornito soltanto il costo del volo, motivando le mancate risposte con ragioni di pubblico interesse e riservatezza.
Per Angela Merkel un ex aereo Lufthansa
Proprio come accade nel Regno Unito, nessun velivolo nuovo di zecca nemmeno per la Germania di Angela Merkel, che solo nel 2011 ha acquisito una nuova flotta, comporta da due Airbus SAS A340, da due A319 di dimensioni più ridotte.
A questi si aggiungono quattro aerei Bombardier Global Express.
I primi due sono aerei usati Lufthansa riadattati per le esigenze e con i comfort di Stato. Valore totale della nuova flotta: un miliardo di euro.
Il velivolo sul quale viaggia la cancelliera è dotato di un imponente sistema di sicurezza ed è stato ribattezzato Konrad Adenauer, primo cancelliere della Germania del secondo dopoguerra.
La nuova flotta va a sostituire velivoli che risalivano al 1990. In particolare, l’A340 della Merkel era stato acquistato dall’ex governatore della Ddr Erich Honecker prima della caduta del muro di Berlino.
Rajoy risponde alle interrogazioni parlamentari
Per quanto invece riguarda la Spagna, il premier Mariano Rajoy e la casa reale si servono della flotta del Grupo 45, che appartiene alla Fuerzas Aèreas Espaà±olas e si occupa proprio dei loro spostamenti.
E’ composta da sette aerei, due Airbus A-310 e cinque Dassault Falcon-900. Spesso il governo si è trovato a rispondere a interrogazioni parlamentari intorno al costo sostenuto coi mezzi di Grupo 45.
Nel 2014, ad esempio, il parlamentare Gaspar Llamazares, ex leader della coalizione Izquierda Unita e attualmente esponente del Partito comunista spagnolo (Pce) aveva chiesto all’esecutivo quanto fosse costato il viaggio di Rajoy a bordo del Falcon di Stato diretto a Dublino, dove aveva partecipato a un congresso europeo del PP.
E il governo, come altre volte, ha risposto: 14.500 euro.
Eleonora Bianchini
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Febbraio 12th, 2016 Riccardo Fucile
DAL 2008 NESSUNO IN EUROPA HA PERSO TERRENO COME NOI E LA RIPRESA E’ LA PIU’ LENTA DI TUTTE
Con le nuove previsioni autunnali della Commissione Europea, che contengono le stime più aggiornate sullo stato dell’economia, finalmente è possibile cominciare a tirare le somme sull’anno appena passato — capire a che punto siamo di questa crisi che ormai va avanti da sette anni.
Intanto conviene guardare alla crescita complessiva, che tutto sommato è l’indicatore generale di come le cose si sono rimesse in moto e — soprattutto — quanto in fretta.
Fra i principali in Europa, l’Italia è il paese ad aver perso di più dal 2008.
E quand’è così, com’è naturale, la strada per risalire risulta lunga e ripida.
Per recuperare il terreno perduto dovremmo allora correre più in fretta di altri: ma sta andando in questo modo? Per nulla.
Fino al 2013 l’Italia ha lasciato sul campo l’8,7 per cento del proprio Pil, e soltanto la Spagna si avvicina a noi pur fermandosi al 7,8.
E la ripresa? Se Francia, Germania, Spagna e Regno Unito hanno ricominciato a correre con almeno uno o due anni di anticipo, il primo segno positivo per l’economia italiana arriva soltanto nel 2015.
Poi c’è ripresa e ripresa: si può ripartire a razzo, come hanno fatto proprio Spagna e Regno Unito, oppure incerti e lenti come tartarughe. Quest’ultimo è il caso dell’Italia.
Fra 2014 e 2015 le stime aggiornate indicano una crescita complessiva per l’Italia di 0,4 punti percentuale.
Tutti gli altri — che pure avevano meno da recuperare — l’hanno fatto in misura maggiore: la Francia è all’1,3, la Germania al 3,3. Spagna e Regno Unito, appunto, viaggiano al rispettivamente a 4,6 e 5,2 punti: diverse volte il risultato dell’Italia.
E se è vero che usciamo dalla recessione, il quadro della situazione diventa completo soltanto ricordando che lo facciamo appena per qualche zero virgola.
Numeri minuscoli, che applicati all’intero sistema economico diventano miliardi e miliardi di euro in meno per famiglie e imprese
Poi c’è la questione — non meno importante — del lavoro. Sotto questo aspetto, fra le grandi nazioni europee soltanto la Spagna perde più dell’Italia.
Secondo i dati Ocse, a inizio 2008 erano molti di più gli spagnoli ad avere un impiego (quello che viene definito come “tasso di occupazione”): il 65,5 per cento di loro contro appena il 58,7 per cento degli italiani.
Da lì in poi nel paese iberico le cose peggiorano in fretta, tanto che a metà 2013 il tasso di occupazione italiano supera — anche se di poco — lo spagnolo.
Un mercato del lavoro colpito con maggiore durezza rispetto al nostro, dunque. Eppure risalito con altrettanta rapidità , tanto che all’ultimo trimestre per cui sono disponibili dati risulta due punti e mezzo superiore all’italiano: ovvero con molte centinaia di migliaia di posti di lavoro in più.
Certo è che nessuno dei due può essere preso a modello.
In Germania e nel Regno Unito l’occupazione — almeno per quanto riguarda i posti disponibili — è anche in salute migliore rispetto all’inizio della crisi, tanto che ormai in questi due paesi ha un impiego fra il 72 e il 74 per cento delle persone in età da lavoro. Un esercito in più rispetto all’Italia.
Caso a parte è la Francia, dove dal 2008 non si sono verificate grosse perdite ma neppure chissà quali miglioramenti.
Al contrario, osserviamo piuttosto un lento, costante scivolamento all’indietro, ma che nonostante tutto consente oggi a un maggior numero di persone di avere un impiego rispetto a Italia e Spagna.
Cos’è successo, esattamente, al lavoro in Italia?
Grazie ai dati Istat sappiamo che a inizio 2008 i disoccupati erano grosso modo 1,6 milioni. Il picco negativo arriva a novembre 2014, quando a cercare un lavoro senza trovarlo diventano 3 milioni e 350mila, per poi scendere nello scorso novembre a 2,8 milioni: ancora tanti rispetto a sette anni prima.
Al contrario, nel momento di maggiore difficoltà erano circa un milione gli occupati in meno, e di questi ne sono stati recuperati grosso modo uno su tre.
L’ultimo tassello è quello degli inattivi , cioè delle persone che nè lavorano nè cercano un impiego — coloro che spesso vengono definiti come “scoraggiati”.
Comunque vogliamo chiamarli, già all’inizio della crisi si trattava di un super gruppo di 14,3 milioni di persone, saliti poi a 15 milioni nell’aprile del 2011, per poi tornare a un valore leggermente inferiore rispetto al 2008.
Ancora nulla per cui scrivere a casa, comunque, tanto che per trovare un paese con una fetta tanto grande della popolazione in questa condizione bisogna arrivare in Romania.
Eppure anche quel leggero aumento di occupati, in Italia, non è cosa per tutti. In effetti — e ormai da anni — il tasso di occupazione aumenta soltanto per le persone fra 55 e 64 anni. Si impenna anzi dal 2011, insieme alle riforme che aumentano l’età pensionabile.
Cala viceversa per tutti gli altri — e per alcuni assai più in fretta. Viene fuori, per esempio, che ad aver sofferto di più la crisi sono i trentenni: se nel 2008 il 70 per cento di loro aveva un lavoro, sette anni avanti siamo passati al 60 per cento circa — il minimo da parecchio tempo a questa parte.
E certo si tratta della media italiana, che spesso però nasconde grosse differenze regionali.
Così, a guardare da vicino, emerge come al sud il calo sia stato maggiore, tanto che lì i trentenni senza lavoro arrivano al 42,7 per cento del totale.
Ma neppure quarantenni e cinquantenni posso sentirsi troppo tranquilli. Per entrambi, è vero, la caduta dell’occupazione è stata meno ripida, ma ancora oggi poco meno del 30 per cento di loro resta senza impiego.
Numeri impensabili, anche solo qualche centinaio di chilometri al di là dei confini.
Davide Mancino
(da “L’Espresso”)
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