Marzo 29th, 2016 Riccardo Fucile
RICHIESTE “MISURE PROVVISORIE” A TUTELA DEI MARO’… LA FINE DELL’ARBITRATO PREVISTO NON PRIMA DEL 2018
L’Italia vuole che Salvatore Girone rientri in patria e che vi resti fino alla fine del procedimento
arbitrale che la vede opposta all’India sulla vicenda dei due marò. E lo ribadirà il mercoledì e giovedì nell’udienza davanti al Tribunale arbitrale internazionale, istituito presso la Corte permanente di arbitrato dell’Aja e incaricato di dirimere la questione sulla giurisdizione del caso, contesa tra Roma e Delhi.
“Con il ricorso all’arbitrato internazionale, il caso non è più una questione bilaterale”, ha dichiarato oggi il direttore generale per l’Europa occidentale del ministero degli Esteri indiano, K. Nandini Singla, alla vigilia – il 30 marzo – dell’atteso vertice a Bruxelles tra l’Unione europea e l’India, più volte rinviato anche a causa della crisi diplomatica con l’Italia.
“Abbiamo sempre desiderato avere relazioni forti con l’Italia che – ha sottolineato ancora Nandini – vediamo come un partner chiave all’interno dell’Unione europea”.
“L’Italia ha portato la questione al tribunale dell’Aja e l’India si è unita a questo processo, partecipando già a un’udienza ad Amburgo e con l’idea di continuare a partecipare”, ha proseguito il responsabile indiano, senza tuttavia entrare nel merito dell’udienza di domani e giovedì.
L’Ue potrebbe dunque sollevare al vertice la questione dei marò con il premier Narendra Modi, in cerca di un Accordo di libero scambio per accrescere il ruolo dell’India sulla scena globale.
Il giorno dopo Modi volerà anche a Washington per il Summit sulla sicurezza nucleare, dove auspica di superare le resistenze degli Stati Uniti all’ingresso indiano al Nuclear Suppliers Group e di aprire così una via preferenziale verso l’adesione al Missile Technology Control Regime (Mtcr), su cui l’Italia ha invece posto il veto proprio per aumentare la pressione su Delhi.
La richiesta di “misure provvisorie” a tutela del Fuciliere di Marina, da quattro anni residente nell’ambasciata italiana nella capitale indiana dove vive in libertà vigilata, era stata avanzata lo scorso 11 dicembre dal governo italiano.
Richiesta resa ancor più urgente anche alla luce dei tempi lunghi previsti per la fine dell’arbitrato – non prima dell’estate del 2018 – che dovrà decidere se spetti alla magistratura italiana o a quella indiana occuparsi del caso dei due militari in servizio antipirateria accusati di aver ucciso due pescatori indiani il 15 febbraio 2012 al largo del Kerala.
Massimiliano Latorre si trova già a Taranto su permesso della Corte Suprema indiana per motivi di salute concesso dopo l’ictus che lo colpì nell’estate del 2014 e da allora più volte reiterato. L’ultimo permesso scadrà il 30 aprile e una nuova udienza dell’Alta corte indiana è prevista il 13 aprile.
Dal canto suo, l’Italia ha già fatto sapere che Latorre, tuttora alle prese con la difficile riabilitazione dalla malattia, resterà a casa fino alla fine dell’arbitrato, forte della sentenza con cui lo scorso agosto il Tribunale del mare di Amburgo (Itlos) impose a Italia e India di congelare ogni procedimento giudiziario nei confronti dei due militari.
(da agenzie)
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Marzo 29th, 2016 Riccardo Fucile
IN CRISI L’EDILIZIA, CRESCONO I SETTORI LEGATI ALLA CURA DELLA PERSONA
Giardinieri, parrucchieri, estetiste, ma anche tassisti privati, take away, fornai.
Gli anni di crisi hanno trasformato il volto dell’artigianato italiano, come emerge dai dati di Unioncamere e InfoCamere sulla base delle iscrizione al registro delle imprese. Tra il 2009 e il 2015 oltre 117mila unità in meno (-8 per cento), un saldo che racconta una vera rivoluzione nelle scelte lavorative degli italiani (ma anche degli immigrati che decidono di lavorare qui).
Un’emorragia di muratori (35.800), carpentieri (-6100). Idraulici (-3500), falegnami (-3450), imbianchini (-2600), serramentisti (-2000). Mentre aumentano imprese di pulizia, manutentori di paesaggi, e figure dedicate alla cura della persona come estetiste e parrucchieri. Ed esplodono i take away (+3240).
MALE IL MATTONE
Una fotografia dell’Italia (e non solo) che cambia, che si adatta al nuovo tenore di vita e modifica le abitudini.
Le professioni legate all’edilizia versano in crisi profonda da anni e fino a che la casa non tornerà ad essere un investimento remunerativo la gente sarà sempre meno disposta ad investirci. Questione di logica.
E così tutti quelli che in qualche modo legano il proprio mestiere al mattone sono penalizzati e in molti decidono di mollare. Magari migrando verso altri lavori.
Il più redditizio di tutti? Sembra essere il take away, cibo su ordinazione, un modo rapido di risolvere il problema «fame» ma anche un nuovo costume di vita.
Sempre più donne lavorano e la sera c’è meno tempo di fare la spesa ma anche di preparare una cena. Più semplice una chiamata e avere dopo un quarto d’ora pizza, hamburger, insalata, cibo etnico a domicilio. Stesso discorso per le imprese di pulizia:facile e con meno impicci burocratici da sbrigare rispetto all’assunzione di un dipendente.
Crescono anche gli NCC (noleggio con conducente) in perenne e ferrea lotta con i tassisti. Il loro successo è dovuto alle tariffe concorrenziali, ma anche al servizio su misura che offrono al cliente.
350MILA IMPRESE STRANIERE
In questa mappa delle professioni artigiane che cambiano occorre tenere presente il fenomeno degli stranieri che scelgono di venire in Italia e che qui investono nella loro vita privata e professionale.
L’anno scorso le imprese individuali aperte da cittadini nati fuori dall’Unione Europea sono state 23mila in più. In totale sono più di 350mila e rappresentano il 10,9% delle imprese individuali che operano in Italia. E i piccoli imprenditori sono per circa un terzo artigiani. Gran parte di loro si dedicano ai servizi alle imprese e al commercio.
Quasi due titolari su 10 delle imprese extra-Ue arrivano dal Marocco e quasi uno e mezzo dalla Cina.
La maggior presenza è in Lombardia, Liguria, Toscana, Lazio dove le piccole imprese di immigrati superano il 15 per cento del totale delle imprese presenti nella regione. Ed è Prato la città «simbolo» di questa invasione di stranieri nel tessuto economico. Ed è sempre qui che esplodono le contraddizioni di un fenomeno che se da un lato, e per alcuni, è il segno di una maggior integrazione dei cittadini stranieri, dall’altro, e per altri, è il sintomo di uno squilibrio e non una ricchezza per la nostra economia quando i profitti di queste professione vengono poi portati all’estero, nei paesi di origine di questi imprenditori.
Secondo il presidente di Unioncamere Ivan Lo Bello «i dati dimostrano che gli artigiani hanno messo in campo nuovi modelli di sviluppo per reagire alla crisi, ma è necessario preservare quelle tradizioni e quelle competenze che sono l’espressione più elevata del nostro saper fare e che rendono i nostri prodotti unici e riconoscibili nel mondo».
“LA MIA VITA DI COLF 2.0: DECIDO IO ZONE E ORARI”
Colf 2.0 alla riscossa. Se fosse un film, sarebbe questo il titolo della nuova leva delle pulizie domestiche. L’ennesimo mondo facilitato da una startup innovativa.
Questa si chiama Helpling ed è la migliore piattaforma per trovare online un aiuto qualificato per le faccende di casa. L’Uber delle colf, che ha da poco lanciato una crociata contro il mercato nero. E da quasi un anno ha cambiato la vita di Tiziana Clemente, una delle prime iscritte: «Prima di me ha iniziato a collaborare con Helpling il mio compagno. Io avevo sempre lavorato con anziani e disabili. Poi ho visto che lui lavorava tanto e ho deciso di seguirlo». La richiesta, in un mercato da 19 miliardi l’anno, non manca. E ora c’è anche una piattaforma sul web. «A me – dice Tiziana – è bastato creare un profilo, e scegliere giorni, orari e zona. Gestisco io tutto, è la cosa più importante».
“NON C’È TEMPO DI CUCINARE, COSàŒ LA MIA PIZZA VA A RUBA”
Giuseppe ha 40 anni, viene dalla Calabria e ha aperto un take away in una zona centrale di Roma, Pizza style.
È felice di aver trasformato in professione la sua passione, la cucina, ma anche di avere centrato il settore dove investire.
«Il take away è in espansione perchè c’è tanta gente che non ha il tempo di fare da mangiare, a pranzo o quando torna a casa la sera. I nostri clienti hanno tutte le età , perchè ormai sono cambiate le abitudini degli italiani e bisogna essere in grado di intercettare i nuovi bisogni».
Ma la cosa di cui va fiero è quella di avere dato lavoro a sette persone. «Le ho assunte prima e dopo il jobs act». Ma anche qui le grane non mancano: «Il problema è che ci sono tante persone che si improvvisano e invece occorre formazione e serietà ». C’è anche molta concorrenza. «Ho deciso da poco di fare pagare la consegna, per avere la possibilità di assumere altre persone, ma sono in tanti a tenere i prezzi all’osso e rovinano il mercato. Anche se poi la gente capisce l’importanza di un servizio di qualità ».
“CONSEGNO A DOMICILIO CIBI SELEZIONATI DI QUALITà€”
Filosofia e bicicletta. Libri e piatti gourmet. La vita di Stefano Lanzi, 21 anni, è come quella di tanti studenti. Divisa tra studio e lavoro. Ma in più c’è il gusto di lavorare in un campo emergente, giovane, di gran moda: quello del «food delivery».
Non più solo la pizza: grazie ai tanti nuovi servizi nati sul web, le scelte per il cibo a domicilio si sono moltiplicate. E Stefano, a Milano, fa il fattorino ciclabile per Foodora: la startup tedesca specializzata in menu selezionati e di qualità . «È un mondo che ho conosciuto grazie ad amici – spiega – e ho deciso di provare. Ho fatto domanda per diventare “rider” ed eccomi: ora ho un contratto part-time».
Ed è un lavoro che ammicca anche a un certo tipo di stile di vita.
Ecologico, senza corse in motorino, tutto da pedalare. «Tra noi rider si è creata una community: ci fermiamo a chiacchierare nel giardino di Foodora, in via Morone, e spesso si esce insieme».
Maria Corbi, Stefano Rizzato
(da “La Stampa”)
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