Destra di Popolo.net

VIP E MENO VIP, TRA SELFIE, FIGURACCE E GAFFE SUL TERREMOTO

Agosto 24th, 2016 Riccardo Fucile

C’E’ ANCHE CHI SI METTE IN POSA PER SOLIDARIETA’ AI TERREMOTATI: AL CATTIVO GUSTO NON C’E’ MAI FINE

Un post su Facebook che vorrebbe essere solidale con le vittime del terremoto, ma di fatto inopportuno e di cattivo gusto su tutti i fronti.
La showgirl genovese Federica Torti, conduttrice di La7 fino all’anno scorso del programma “Chi guida meglio?”, è incappata in una figuraccia che sta facendo il giro dei social network, una gaffe che gli utenti non le stanno perdonando: in mattinata, per solidarizzare con la popolazione del centro Italia colpita dal sisma, ha postato una foto da shooting fotografico, in posa, decisamente fuori contesto.
«Quando ti sorprende un terremoto di magnitudo 6.0, se sei in un luogo chiuso cerca riparo nel vano di una porta inserita in un muro portante (quelli più spessi) ti può proteggere da eventuali crolli – ha scritto la conduttrice nella didascalia che accompagna la foto – Di fronte alla catastrofe avvenuta questa notte nel centro Italia esprimo tutto il mio dolore e la solidarietà , ho pensato se fossi stata lì come mi sarei comportata e cosa avrei potuto fare… poco sicuramente, ma meglio di niente».
Tutto condito con gli immancabili hashtag: #terremoto e #ioterremoto, con tanto di crediti al fotografo che ha scattato l’immagine.
Il post è stato cancellato dopo pochi minuti ma lo screenshot ha iniziato a girare, diventando virale in poche ore, e la Torti non è stata risparmiata dalle critiche.
Ma Torti non è stata l’unica a farsi “pizzicare” con dichiarazioni o “esternazioni” quanto meno discutibili.
Per cominciare Simone Coccia, il giovane e già  discusso fidanzato di Stefania Pezzopane, ex presidente della Provincia dell’Aquila, che ha ben pensato di farsi un selfie davanti alle macerie.
Ancora peggio la “pasionaria” vegana Daniela Martani, ex “gieffina”, che ricordando che Amatrice è la patria del famoso sugo all’amatriciana (che contiene il guanciale di maiale) non ha esitato a scrivere: «E vabbè ma allora è karma. Il karma non perdona».
Casca malissimo anche Dino Giarruso, “Iena” televisiva che simpaticamente scrive: «Ma è stata una scossa di terremoto, o il quarto gol del Porto?», facendo riferimento alla gara della Roma di Champions League.

(da “il Secolo XIX“)

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TITTI POSTIGLIONE, UNA DONNA IN PRIMA LINEA PER L’EMERGENZA DEL TERREMOTO

Agosto 24th, 2016 Riccardo Fucile

45 ANNI, SALERNITANA, E’ ALLA GUIDA DELL’UFFICIO EMERGENZE DELLA PROTEZIONE CIVILE

Determinata, spigliata e sicura di sè. Immacolata “Titti” Postiglione, 45 anni, originaria di Salerno, è la donna alla guida dell’Ufficio Emergenze della Protezione Civile. Che in queste ore si sta occupando di coordinare e guidare tutte le operazioni di soccorso per le vittime del sisma che ha duramente colpito il centro Italia tra Lazio, Umbria e Marche.
Una vita in prima linea quella della Postiglione, che ha conseguito un dottorato di ricerca in geofisica e vulcanologia all’Università  Federico II di Napoli e dal 2002 è in forze alla Protezione Civile italiana, passata a gestire situazioni di grande crisi legate soprattutto ai terremoti, come quello dell’Aquila del 2009 e quello in Emilia del 2012.
Un’esperienza che le ha permesso non solo di mettere in piedi la macchina dei soccorsi per le vittime del terremoto, ma anche di riuscire a comunicare in maniera chiara e risoluta le informazioni vitali sul dramma dell’ultimo sisma.
Facendo regolarmente il punto sullo stato dell’emergenza e sul numero ufficiale delle vittime, ad esempio, ma anche smentendo con forza e senza formalismi l’esistenza di una “emergenza sangue” nelle ore successive alle scosse.

(da “La Stampa”)

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INTERVISTA AL GEOLOGO TOZZI: ” “IN UN PAESE NORMALE NON SAREBBE STATO UN DISASTRO”

Agosto 24th, 2016 Riccardo Fucile

“UNA SCOSSA DI MAGNITUDO 6 NON DOVREBBE PROVOCARE QUESTI DISASTRI”

“Ormai abbiamo osservato che ogni 4 o 5 anni c’è un sisma che colpisce la dorsale appenninica. Eppure gli amministratori non fanno prevenzione. Il risultato è che l’Italia è arretrata come il Medio Oriente: in un paese avanzato una scossa di magnitudo 6 non provoca crolli e vittime”.
Mario Tozzi, geologo e noto divulgatore scientifico in tv, non usa giri di parole contro la politica che a sette anni dal tragico terremoto dell’Aquila non ha fatto quasi nulla per prevenire il disastro di questo 23 agosto. La terra ha nuovamente tremato violentemente devastando i paesi vicini all’epicentro: Amatrice, Accumoli, Arquata e Pescara del Tronto.
“Le zone dalla Garfagnana a Messina, e cioè la dorsale appenninica, sono tutte sismiche e appartengono alla stessa regione geologica. L’Italia è un territorio geologicamente giovane e perciò subisce queste scosse strutturali di assestamento. Non stiamo dicendo che i terremoti sono prevedibili”, puntualizza Tozzi, “perchè sappiamo che è una sciocchezza. Ma stupisce che in una zona sismica non si faccia quasi nulla per impedire che una scossa di magnitudo 6 possa addirittura far crollare un ospedale come è accaduto ad Amatrice”.
Non esiste alcun alibi, continua il geologo: “Non veniteci a dire che i paesini del centro Italia sono antichi e perciò crollano più facilmente. Gli antichi sapevano costruire bene e basta pensare che a Santo Stefano di Sessanio, vicino l’Aquila, era crollata soltanto la torre perchè restaurata con cemento armato, mentre a Cerreto Sannita nel Beneventano quasi tutto era rimasto intatto dopo il terremoto dell’Irpinia: non fu un caso, era stato costruito bene”.
Dunque “siccome ormai è chiaro che dobbiamo avere a che fare con i terremoti dovremmo costruire e fare una manutenzione antisismica di tutti gli edifici pubblici e privati, i soldi devono essere impiegati in questo modo: è la priorità “, sottolinea ancora Tozzi, ricordando che “in Giappone e in California con una scossa simile a quella di Amatrice c’è soltanto un po’ di spavento ma non crolla nulla”.
Mancati investimenti, fatalismo: il terremoto per Tozzi è soltanto una delle cause delle decine di morti di questa notte.
“Facciamo sempre i soliti discorsi ma vediamo che non cambia nulla. Siamo il paese europeo con numero record di frane e alluvioni, siamo territorio sismico eppure per chi ci governa quando qualcosa succede è sempre una fatalità : bisognerebbe smetterla di pensare in questo modo e cominciare a ripensare seriamente al territorio”.

(da “Huffingtonpost”)

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LASCIÃ’ L’AQUILA DOPO IL SISMA, PERDE LA FIGLIA AD ARQUATA

Agosto 24th, 2016 Riccardo Fucile

DOPO LO CHOC DEL 2009, MARTINA SI ERA TRASFERITA NELLE MARCHE: STANOTTE NEL CROLLO DELLA CASA LA SUA BIMBA DI 18 MESI NON CE L’HA FATTA

Dormiva nel suo lettino nella casa delle vacanze ad Arquata del Tronto, ma il terremoto l’ha portata via.
Marisol Piermarini aveva solo 18 mesi. E’ morta stanotte nel crollo della casa dove si trovava insieme al papà  Massimiliano e alla mamma Martina Turco, una giovane abruzzese scampata al terremoto dell’Aquila, la sua città , nel 2009.
La donna aveva deciso di trasferirsi ad Ascoli dopo quella terribile esperienza, ma un altro terremoto le ha strappato la figlioletta.
Martina è ricoverata all’ospedale regionale Torrette di Ancona, dove è stata sottoposta a esami diagnostici approfonditi per scongiurare gravi conseguenze per essere rimasta a lungo sepolta sotto le macerie.
Il compagno Massimiliano è ricoverato all’ospedale Mazzoni di Ascoli per le ferite riportate in varie parti del corpo, ma non è in pericolo di vita.
In una stanza del nosocomio è stato composto il corpicino di Marisol ed è già  iniziato il viavai dei familiari e dei parenti, sconvolti per la perdita.
Su tutti il nonno ascolano Massimo Piermarini: è stato lui la notte scorsa tra i primi a raggiungere l’abitazione di Arquata. “Non volevano farmi passare perchè era tutto pericolante, ma io ho detto che non me ne importava niente, che dovevo andare a cercarli: purtroppo per la bambina non c’è stato nulla da fare” ha raccontato, disperato.

(da “Huffingtonpost”)

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ALMENO 63 VITTIME ACCERTATE: CASE IMPLOSE, LA FASE CRITICA DEVE ANCORA INIZIARE

Agosto 24th, 2016 Riccardo Fucile

SI SCAVA TRA LE MACERIE, ANCORA IMPOSSIBILE ENTRARE IN MOLTE ABITAZIONI

Paesi rasi al suolo, cumuli di macerie. Almeno 63 morti, decine di dispersi, centinaia di feriti e oltre 2.500 sfollati.
“E’ un dramma, un macello”, dice Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice, in provincia di Rieti. Un paese devastato dalla scossa di magnitudo 6.0 avvenuta alle 3.36, che ha travolto anche Accumoli — sempre in provincia di Rieti -, Arquata, in provincia di Ascoli Piceno, e la sua frazione Pescara del Tronto. Distrutta.
L’epicentro del sisma — avvertito in Abruzzo,Umbria, Lazio ed Emilia Romagna – è stato a 4 chilometri di profondità  nei pressi ad Accumoli, dove la situazione è “drammatica — dice il primo cittadino Stefano Petrucci -. Continuano ad esserci persone nelle macerie accertate e chissà  quante ancora non accertate”. Le scosse continuano: oltre 160 nelle ultime 9 ore, la più forte di magnitudo 4.9 nel pomeriggio.
Il ministro Delrio parla di “situazione molto grave” e le previsione per le prossime sono ancora più allarmanti.
“La strada di Amatrice è piena di macerie — ha detto Paolo Crescenzi, responsabile della protezione civile della Valle del Velino, la prima a essere intervenuta nel paese colpito dal sisma -. Prima bisogna pulire le strade e poi si può prestare i soccorsi. La fase critica deve ancora arrivare e sarà  quando riusciremo a entrare nelle case implose su se stesse. Sarà  allora che troveremo i cadaveri. Questa seconda fase potrà  cominciare già  questa sera perchè i lavori procedono veloci ma sarà  soprattutto domani e dopodomani”.
L’area è classificata ad alta pericolosità  e per il sismologo Enzo Boschi, ex Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, c’è il rischio di una seconda forte scossa.
La protezione civile chiede di evitare il volontariato spontaneo, mentre l’Avis Provinciale di Rieti scrive su facebook che serve sangue di tutti i gruppi sanguigni per aiutare i feriti. E’ possibile donare dalle 8 alle 11, all’ospedale de Lellis di Rieti portando con sè documento di identità  e codice fiscale.
Una seconda scossa di magnitudo 5.4 è stata registrata alle 4:33 con epicentro tra Norcia (Perugia) e Castelsantangelo sul Nera (Macerata) ed ipocentro a 8,7 chilometri di profondità . Il forte terremoto più recente, di magnitudo 5.9, ha colpito Norcia nel 1979, altri forti terremoti sono avvenuti fra ‘600 e ‘700.
Il più violento, di magnitudo stimata 7, colpì Norcia e Cascia nel gennaio 1703.
Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e il Capo del Dipartimento della Protezione Civile Fabrizio Curcio sono attesi sul posto.
Facebook ha attivato il suo servizio “Safety check“, che consente agli utenti di segnalare che sono in sicurezza in caso di pericolo.
Nel Lazio le vittime sono almeno 46. Trentasette ad Amatrice, che risulta quindi il Comune più colpito.
Lo scenario è di totale devastazione: il centro storico della città  della cittadina sabina è letteralmente in rovina.
Il paese è diviso letteralmente in due dalle macerie e i soccorritori depositano le salme in due punti distinti: a nord e a sud del paese.
Sette invece i morti ad Accumoli, ai quali si aggiungono 4 dispersi. Concluso il recupero della intera famiglia che ha perso la vita tra le macerie. Si tratta di Andrea Tuccio, della moglie Graziella Torrone e dei figli piccoli Riccardo e Stefano di 8 anni e di 7 mesi. Oltre loro si registrano altri 3 morti e 4 dispersi, questi tutti nella frazione di Illica (Rieti). Ad Accumoli è stato invece estratto vivo dalle macerie Luciano Peri.
Arquata e Pescara del Tronto
Sono 17 invece le vittime nelle Marche, nella zona di Arquata del Tronto. Tutte le salme sono state portate nell’obitorio di Ascoli Piceno.
“Si continua a scavare — dicono i soccorritori — ma purtroppo cresce la richiesta di bare e sacchi mortuari”. “A Pescara del Tronto potrebbero esserci una decina di dispersi ma non è facile avere un quadro preciso — ha detto il sindaco di Arquata del Tronto Alessandro Petrucci -. In questo periodo oltre ai residenti qui c’è chi torna in paese per trascorrere le vacanze e il centro si ripopola. La situazione è drammatica, un vero disastro — ha proseguito .

(da “il Fatto Quotidiano“)

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IL SISMOLOGO BOSCHI: “PREVENZIONE INSUFFICIENTE: IN ITALIA SI COSTRUISCE BENE SOLO DOPO SISMI GRAVI”

Agosto 24th, 2016 Riccardo Fucile

“A NORCIA DOPO IL TERREMOTO DEL 1979 SI E’ PROCEDUTO CON INTERVENTI ANTISISMICI E I DANNI OGGI SONO STATI IRRILEVANTI”

Un’area “ad alta pericolosità  sismica“, dove è possibile che “nelle prossime ore e giorni” avvengano altre forti “scosse a coppie“.
E sullo sfondo, ancora una volta, una prevenzione insufficiente perchè “purtroppo in Italia si costruisce bene, con criteri antisismici, solo dopo un terremoto grave”.
A parlare è Enzo Boschi, sismologo e geofisico, tra i massimi esperti europei di terremoti ed ex presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Intervistato dall’AdnKronos Boschi spiega che il terremoto che ha colpito l’Italia centrale “ricade in una zona già  inserita nella mappa sismica italiana e nella mappa, pubblicata a inizi 2003 in Gazzetta Ufficiale, questa zona appenninica era già  stata classificata come ad alta pericolosità  sismica”.
La classificazione risale al 2003 e fu voluta dopo il terremoto di San Giuliano di Puglia del 31 ottobre 2002, a causa del quale morirono 27 bambini e un’insegnante nel crollo della scuola Francesco Jovine.
Sul fronte dei terremoti “siamo ancora indietro sulla prevenzione”, dice Boschi.
La controprova è Norcia: lì “dopo il terremoto del 1979 si è proceduto con interventi antisismici sugli edifici” e così “i danni provocati dal sisma di questa notte sono quasi irrilevanti”.
“Purtroppo in Italia si costruisce bene, con criteri antisismici, solo dopo un terremoto grave” aggiunge il sismologo.
“Eppure — spiega lo scienziato — l’area colpita oggi dal grave sisma è una zona in cui la Terra si sta come ‘lacerando’, un’area che è nota per essere ad alto rischio sismico”. “Quando nel 2003 è stata pubblicata la Mappa del rischio sismico in Italia, bisognava intervenire con lavori di prevenzione sugli edifici nelle zone più vulnerabili, ma non in tutte le zone è stato fatto. Invece le maggiori vittime il terremoto le provoca proprio con i crolli di case ed edifici“.
Quanto allo sviluppo delle scosse “bisogna fare grande attenzione nelle prossime ore e giorni perchè in queste zone spesso avvengono forti ‘scosse a coppie’, cioè si ripete una seconda scossa forte nella stessa zona e uguale alla prima”.
“A fronte di questo alto rischio, non bisogna entrare negli edifici che sono rimasti in piedi oggi prima di un attento controllo di tecnici e esperti della Protezione Civile”, avverte Boschi.
“Nel terremoto dell’Emilia Romagna si ebbe, a distanza di pochi giorni, una forte scossa uguale alla prima e — ricorda il geofisico — molte vittime si ebbero proprio a causa della seconda perchè molte persone entrarono negli edifici ancora in piedi, senza preventivi controlli sulle strutture”.

(da “il Fatto Quotidiano”)

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PERCHE’ RISCHIAMO SEMPRE UN’ALTRA AQUILA

Agosto 24th, 2016 Riccardo Fucile

LE TRAGEDIE CI HANNO INSEGNATO POCO A LIVELLO DI PREVENZIONE E DI EDUCAZIONE DI MASSA

L’ora, la stessa. Minuto più minuto meno. 3,36 segna l’orologio sul campanile di quel che resta di Amatrice. Erano le 3,32 sette anni fa all’Aquila. L’ora dolce della notte. Sonno profondo. 24 agosto 2016, un mercoledì di fine estate, borghi dell’Appennino centrale ancora affollati di turisti; per molti è un ritorno a casa: quella dei genitori, dei nonni.
Le radici, non le puoi tagliare.
6 aprile 2009, un lunedì della settimana santa: tanti studenti universitari erano già  andati via dall’Aquila per tornare in vacanza alle loro case. Le radici, furono la salvezza. Non per quei poveri figli che erano invece rimasti ospiti nella malmessa Casa dello studente. E poi il risveglio con gli occhi sgranati per il terrore, l’odore acre della polvere che ti toglie il respiro, il buio, le prime voci che diventano pianti, disperazione. La malanotte.
Scossa di magnitudo 6.0 alle 3.36 di questa notte, seguita da uno sciame sismico. Colpito il paese laziale e quelli dell’Alta Valle del Tronto, crollano palazzi e strade nei centri storici dei borghi antichi.
Bilancio provvisorio di oltre una ventina di vittime tra Amatrice, Arquata del Tronto, Peschiera del Tronto e Accumoli, epicentro del sisma. I soccorsi faticano a raggiungere le zone colpite. Volontari scavano per recuperare morti e feriti tra le macerie
Quante similitudini. I luoghi sono contigui, oggi come sette anni fa.
Rieti, Amatrice, Accumuli, Pescara del Tronto, L’Aquila, Onna. Borghi antichi solo in parte preservati dal dilagare delle costruzioni in cemento armato non meno fragili di quelle d’un tempo. Presepi preziosi e sfasciume pendulo, secondo la definizione dei primi del ‘900 di un meridionalista appassionato quale fu Giustino Fortunato.
“L’Italia è tutta ad alto rischio sismico, non esistono zone veramente sicure per questo è necessario costruire bene”, così Warner Marzocchi, sismologo Ingv (Istituto nazionale geofisica e vulcanologia) intervenuto dopo il terremoto che ha sconvolto il centro Italia. “Abbiamo moltissime costruzioni storiche fatte in momenti in cui non si conoscevano le norme antisismiche – dice a Repubblica – ma non c’è scelta: dobbiamo adeguarle”
È la mescolanza contraddittoria di tanta parte dei nostri territori interni, appenninici, destinati all’inesorabile spopolamento, salvo rivitalizzarsi poche settimane all’anno.
Le radici profonde, ancora vitali. Oggi si sono rivelate fonte di dolore e spaesamento. Non è l’ora delle recriminazioni e delle accuse. Ma del soccorso, del conforto, dell’assistenza.
Ci sono ancora vite da salvare, si spera. Eppure la lunga sequenza di tragedie provocate dai terremoti ci ha insegnato poco nel campo della prevenzione e dell’educazione di massa.
Niente piani di evacuazione, niente punti di raccolta, niente di niente. Un’impreparazione collettiva resa ancora più evidente dal senso di impotenza trasmesso dalle immagine delle dirette televisive.
Un ultimo ricordo, infine, legato alla malanotte dell’Aquila. Si scoprì, tempo dopo, che alcuni avevano riso al telefono scambiandosi le notizie sul disastro: vedevano grandi appalti all’orizzonte. La risata delle iene.
Siamo sicuri che quella specie animale si sia estinta? Auguriamocelo.

(da “L’Espresso”)

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TERREMOTO DEVASTA IL CENTRO ITALIA: AMATRICE, ACCUMOLI E ARQUATA I CENTRI PIU’ COLPITI

Agosto 24th, 2016 Riccardo Fucile

MAGNITUDO 6.0, OLTRE 100 SCOSSE, RECUPERATE PER ORA 24 VITTIME

Notte di terrore nel cuore dell’Italia, dove un forte terremoto di magnitudo 6,0 ha colpito la vasta area fra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo provocando morti e feriti. La prima scossa, violentissima, alle 3.36 del mattino ha buttato giù dal letto migliaia di persone, sentita molto forte da Rimini fino a Napoli.
L’epicentro è nei pressi di Accumoli, in provincia di Rieti, Lazio, a soli 4 chilometri di profondità , un paese equidistante da Amatrice e Norcia.
E proprio ad Accumoli, dove ci sarebbero sei morti, e nella vicina Amatrice si registrano i danni più gravi. “Il paese non c’è più. Sotto le macerie ci sono decine di persone”: è la prima, drammatica, testimonianza del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi.
La gravità  della situazione è confermata anche dal responsabile della Croce Rossa locale che ha parlato di un ponte pericolante, quello di Tre occhi, che costringe ad entrare nel paese solo a piedi rallentando i soccorsi e di una importante fuga di gas. Nell’area ci sono stati altri movimenti sismici successivi, con scosse più forti di magnitudo 5,1   alle 4.32 e 5.4 alle 04.33 con epicentro a 5 chilometri da Norcia. Moltissime le chiamate alla protezione civile e ai vigili del fuoco da tutto il centro Italia.
E purtroppo è già  iniziata la triste conta dei morti: almeno sei ad Accumoli dove da ore si tenta di salvare una famiglia di quattro persone – mamma, papà  e due bambini piccoli – bloccati sotto le macerie.
Lo ha raccontato all’Ansa il fotografo Emiliano Grillotti, descrivendo il lavoro frenetico di almeno 15 persone che stanno scavando a mani nude per salvarli: “Si sentono le urla della mamma e di uno dei bimbi”.
E proprio poco fa, per cercare di evitare ulteriori crolli nel tentativo di soccorerli, i vigili hanno chiesto l’aiuto di una termocamera, che dovrebbe permettere di individuare meglio i quattro. Mentre il sindaco Stefano Petrucci lancia l’allarme: “Nessuna casa è agibile, serve urgentemente una tendopoli”.
Intanto il sacerdote Franco Gammarota, che sta collaborando ai soccorsi, parla di almeno sei cadaveri estratti dalle rovine di Amatrice, numero confermato anche dal presidente della Regione Nicola Zingaretti, accorso sul posto: “Temo che il numero sia provvisorio”. In paese ci sarebbero anche dei turisti bloccati fra le macerie dell’Hotel Roma. Mentre un gruppo di rifugiati afgani sta disperatamente cercando di salvare due donne loro connazionali disperse sotto le macerie della loro casa distrutta.
Dieci persone sono invece morte a Pescara del Tronto, frazione di Arquata, uno dei paesi più colpiti. Dove a metà  mattinata anche il corpicino di una bimba di nove mesi è stata estratta morta dalle macerie, mentre i suoi genitori si sono salvati.
Ma proprio da qui arriva almeno una buona notizia: due bimbi di 4 e 7 anni sono stati estratti vivi dalle macerie. La nonna li aveva fatti infilare insieme a lei sotto al letto. La donna è viva ma ancora bloccata. Nel paese ci sono intanto gli agenti del Corpo forestale che hanno già  estratto decine di persone.
Ad Accumoli, Amatrice e Posta, nel reatino e a Pescara del Tronto, frazione di Arquata, in provincia di Ascoli Piceno, si registrano d’altronde i danni più gravi. Numerosi anche gli edifici crollati: distrutta la chiesa di Amatrice, inagibile l’ospedale Grifoni: medici e infermieri hanno allestito un punto di primo soccorso all’aperto. Crollato il campanile di Castelluccio di Norcia. Evacuato l’ospedale di Amandola, gravemente danneggiato.
I viglili del fuoco parlano di danni anche a Gualdo e Mogliano nel Maceratese. Sono attivi i numeri della Protezione Civile: 840840 e   803555. Una frana sarebbe avvenuta sulla parete Est del Corno Piccolo del Gran Sasso, lo conferma a Repubblica Luca Mazzoleni del rifugio Franchetti, appunto sul monte a 2433 metri, dopo averlo raccontato su Facebook. “Abbiamo sentito i rumori di una frana. Aspettiamo le prime luci per capire meglio di cosa si tratta”.

(da “La Repubblica”)

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