Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
IL DELIRIO DEL SINDACO LEGHISTA DI CASTELMELLA … UNA EX CONSIGLIERA: “A CHI L’HA SCRITTO CONSIGLIO UN BUON PSICHIATRA”
Non residente vade retro, non sei welcome.
Castelmella, Brescia, parco del Fontanone: documenti, prego.
Il divieto di accesso è scritto sul cartello, tre righe in neretto: «È fatto obbligo: per gruppi di cittadini non residenti a Castel Mella richiedere la prescritta autorizzazione all’amministrazione comunale almeno 10 giorni lavorativi prima della data d’utilizzo dell’area con pagamento del canone di occupazione del suolo pubblico».
La lista dei divieti.
Oltre ai forestieri che non hanno chiesto l’autorizzazione, l’ingresso è vietato a chi vuole «utilizzare strumenti radiofonici e musicali», parcheggiare le auto in sosta vietata, «provocare schiamazzi e rumori molesti».
Il cartello è stato postato, copiato e incollato su Facebook sabato scorso: la foto ha i crediti di Mafalda Gritti, consigliere comunale in Loggia e cittadina di Castel Mella (era anche in giunta).
Testuale: «A chi ha scritto questo regolamento consiglio un buon psichiatra».
Il suggerimento è per il sindaco del paese, Giorgio Guarneri, Lega Nord: ha messo lui l’autografo sulla delibera numero 34 del 25 luglio, quella che ha piantato il cartello della discordia.
Vai e multa, pattuglia.
«Ma non siamo così intransigenti: se viene qualcuno da fuori, due o tre persone da Brescia, faccio un esempio, li lasciamo entrare anche se sono rumeni (bonta’ sua… n.d.r.)
E sapete perchè bisogna chiedere l’occupazione del suolo pubblico dieci giorni prima? «In questo modo, se qualcuno fa qualche danno, sappiamo nome, cognome e indirizzo».
Come se fosse automatico che i danni li facessero solo i non residenti…
Ma se i vigili ci sono per bloccare chi fa danni, non sarebbe più semplice metterne uno fisso all’ingresso del parco senza inventarsi ordinanze che fanno ridere l’Italia?
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
“HA PERSO IN CREDIBILITA’ E REPUTAZIONE, NON NE HA AZZECCATA UNA NELLA GESTIONE DELLA SUA IMMAGINE”
Ragioni di opportunità non consentono di scrivere per filo e per segno cosa dovrebbe fare il leader della Lega, ma è indubbio che quest’estate l’aspirante numero uno di un centro destra unificato in compagnia di Giovanni Toti, Renato Brunetta e Giorgia Meloni non ne abbia azzeccata una.
A meno che tutto non risponda a una strategia delle figuracce.
Nell’arco di poche settimane, Salvini si è contraddistinto per uscite che hanno suscitato polemiche senza produrre per lui alcun vantaggio.
E siccome la comunicazione porta al consenso sulla base della credibilità e della reputazione (se si preferisce, della stima), questi tre mesi di strategia delle figuracce hanno solamente danneggiato l’ uomo politico.
Ripercorriamo sinteticamente le tappe estive salviniane più ‘significative’: ha paragonato una bambola gonfiabile alla presidente della Camera, Laura Boldrini, producendo a favore di una carica istituzionale che non gode di larghissima popolarità nel Paese un moto di istintiva solidarietà , mentre per Salvini sono giunte prevedibili accuse di sessismo.
Ha poi condiviso dal “Papeete” di Milano Marittima una foto in compagnia del governatore della Liguria, Giovanni Toti, mentre lui e una bella ragazza in costume da bagno mostravano la lingua.
Non proprio lo stile di uno statista, senza bisogno di scomodare De Gasperi, e non proprio quel che il clima attuale nel Paese si attende dalla politica, ovvero serietà , rigore, sobrietà .
Infine, la brutta figura sul tormentone estivo – la canzone “Andiamo a comandare” – con tanto di stroncatura dell’autore, il rapper Rovazzi.
Il video mostra bene come non ci sia nulla di spontaneo e di casuale nel balletto inscenato nell’ambito di una delle feste leghiste:
Salvini ha ‘cammellato’ un gruppo di ragazzi per il ballo di gruppo e l’effetto è assai poco edificante, ma soprattutto non aggiunge nulla alla figura di Salvini che, anzi, finisce con l’essere danneggiata dal commento tranchant di Rovazzi: “Credevo di aver visto tutto nella vita, sbagliavo”.
Andrea Camaiora
Spin doctor, esperto in communication
(da “il Fatto Quotidiano“)
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Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
GLI “ANCORAGGI” DICHIARATI E MAI FATTI
C’è un documento riservato che dimostra le irregolarità compiute nella ristrutturazione degli edifici pubblici di Amatrice e Accumoli dopo il sisma del 1997 dell’Umbria.
È la relazione dell’ente attuatore su 21 appalti assegnati per la messa a norma degli stabili. E svela nei dettagli anche alcuni casi clamorosi, come quello della Torre Civica di Accumoli, manufatto del XII secolo che è il più antico del paese, gravemente danneggiato dalla scossa della notte del 24 agosto scorso.
E quello della caserma dei carabinieri, crollata per il terremoto. Ma anche le procedure seguite per numerose chiese e complessi parrocchiali.
Il rapporto sui due milioni di euro
Si tratta di 2 milioni e 300 mila euro, soldi pubblici che si aggiungono agli altri 4 milioni spesi dopo il 2009. Il dossier elenca i soldi stanziati, gli interventi effettuati, il nome dei progettisti, le ditte incaricate.
Indica anche l’effettuazione dei collaudi per la convalida di quanto era stato fatto. Interventi per una spesa ingente, che evidentemente non erano stati svolti adeguatamente, visto che alcuni edifici sono stati distrutti dal sisma di sei giorni fa e altri risultano gravemente lesionati.
E questo avvalora il sospetto dei magistrati: alcuni certificati sono stati falsificati.
Atti che riguardano le strutture pubbliche, ma pure le abitazioni private.
Ai Vigili del fuoco sono già arrivate numerose segnalazioni di cittadini che raccontano di aver acquistato la casa con la certificazione dell’avvenuto «ancoraggio» proprio per scongiurare il pericolo di crolli.
E invece, dopo la scossa che ha devastato interi paesi, si è scoperto che nulla del genere era mai stato fatto.
Controlli saranno effettuati anche dai magistrati di Ascoli che indagano sui crolli avvenuti ad Arquata e Pescara del Tronto.
In particolare bisognerà verificare come mai alcuni edifici di Arquata – l’ufficio postale, la scuola, il Comune e la caserma dei carabinieri – dovranno essere demoliti perchè dichiarati inagibili nonostante dovessero essere perfettamente a norma.
La torre civica e la caserma
Caso esemplare è quello della Torre Civica di Accumoli, edificio storico conosciuto anche a livello internazionale. Lo stanziamento iniziale di 100 mila euro viene ridotto a poco più di 90 mila.
L’impresa individuata è la «Giuseppe Franceschini». Responsabile del procedimento è l’architetto Cappelloni.
È l’esperto che segue altri progetti, compreso quello del complesso parrocchiale in cui è inserita la chiesa di San Francesco, dove il campanile è crollato e ha travolto un’intera famiglia. Vengono effettuati due collaudi: uno l’11 ottobre del 2012, l’altro il 28 maggio 2013. Non vengono evidenziati problemi e la verifica concede il via libera.
Ma qualcosa evidentemente non ha funzionato: le scosse di sei giorni fa non hanno lasciato scampo e la Torre risulta gravemente lesionata. L’edificio è venuto giù.
Storia analoga è quella della caserma dei carabinieri di Accumoli. Dopo il terremoto dell’Umbria si decide di effettuare lavori di ristrutturazione e vengono stanziati 150 mila euro. La ditta prescelta è la «Impretekna».
Responsabile del provvedimento è il geometra Granato che risulta aver seguito ben nove progetti. Anche in questo caso i lavori sono classificati come «ultimati e collaudati». Sembra che sia tutto regolare, almeno a leggere le carte. E invece la sede dei carabinieri ha subito danni gravissimi.
Il campanile crollato e la chiesa di San Michele
Sono i documenti ufficiali a dimostrare che la chiesa di Accumoli e il campanile erano stati inseriti in un «sistema» ben più ampio che prevedeva la ristrutturazione dell’intero complesso parrocchiale.
Spesa prevista: 125 mila euro che scendono a 116 mila. L’appalto se lo aggiudica la «Ste.Pa» che evidentemente poi concede alcuni subappalti.
Alla fine arriva il collaudo e la pratica si chiude. Nessuno immagina che in realtà i soldi stanziati per il campanile siano stati utilizzati per la chiesa. E soprattutto che non sia stato effettuato alcun adeguamento antisismico, ma semplici migliorie che nulla garantiscono.
La notte del 24, dopo la prima fortissima scossa, il campanile si sbriciola e uccide quattro persone. Viene giù anche la chiesa di San Michele Arcangelo di Bagnolo, frazione di Amatrice. A disposizione erano stati messi 100 mila euro. Ente attuatore in questo caso era la Curia vescovile di Rieti che aveva indicato anche gli esperti responsabili dei lavori.
E adesso saranno proprio gli ingegneri e gli architetti incaricati di occuparsi del controllo delle attività a dover chiarire ai magistrati che cosa sia accaduto tra il 2004, quando si decide di mettere a norma gli edifici, e il 2013 quando risultano effettuati gli ultimi collaudi.
I certificati dei collaudatori
Nei prossimi giorni i magistrati coordinati dal procuratore di Rieti Giuseppe Saieva – i pubblici ministeri Cristina Cambi, Lorenzo Francia, Raffaella Gammarota e Rocco Marvotti – acquisiranno la documentazione su tutti gli stabili crollati.
La decisione è quella di aprire un fascicolo su ogni edificio in modo da poterne ricostruire la storia ed effettuare le eventuali contestazioni a chi ha seguito le ristrutturazioni.
Per questo verranno interrogati gli architetti e gli ingegneri indicati nella relazione sui lavori decisi dopo il sisma dell’Umbria. Saranno loro a dover chiarire come mai si decise di effettuare – nella maggior parte dei casi – soltanto delle «migliorie», chi diede le indicazioni sugli interventi e soprattutto che cosa fu scritto nelle relazioni finali per ottenere il via libera dei collaudatori.
Questi ultimi dovranno invece chiarire che tipo di controlli furono svolti, consegnando anche la documentazione relativa a ogni progetto seguito.
Gli «ancoraggi» mai eseguiti
L’attività dei pubblici ministeri in questa prima fase dell’inchiesta si muove su un doppio binario: da una parte gli edifici pubblici e dall’altra le abitazioni private. In questo secondo caso l’attenzione si concentra soprattutto sui cosidetti «ancoraggi». Nei giorni successivi al terremoto sono arrivate numerose segnalazioni di persone che hanno raccontato di aver comprato il proprio immobile e di aver ricevuto – al momento dell’acquisto – la certificazione sulla messa in sicurezza rispetto al rischio sismico.
Quando i palazzi sono crollati è apparso evidente come non fosse stato effettuato alcun intervento mirato.
Per questo bisognerà confrontare gli atti di compravendita con quelli registrati nei Comuni. Partendo naturalmente dagli edifici crollati che hanno provocato morti e feriti
Ilaria Sacchettoni e Fiorenza Sarzanini
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
“GENTE VIENE CACCIATA DAI TG SE NON E’ D’ACCORDO CON IL GOVERNO”
Massimo D’Alema torna, lancia stilettate contro il premier, «questo ragazzo che qualche volta sembra che ci prenda per i fondelli».
E poi estrae quello che chiama «l’uovo di Colombo»: «Una riforma di mezza paginetta, a cui stanno lavorando tre costituzionalisti. La presenterò presto».
Ritorno in grande stile, in una festa della sinistra a Vicenza, che preannuncia un tour tra le città per il No al referendum.
Con la tappa fondamentale del 5 settembre, quando ha organizzato una riunione a Roma per lanciare i comitati del no a livello territoriale: «Troppi cincischiavano, è ora di fermarli».
Il prologo è sul terremoto. D’Alema ringrazia Renzi per aver citato la ricostruzione in Umbria e Emilia, quando era premier.
E apprezza la scelta di Vasco Errani come commissario: «Non c’entra con le dinamiche interne, prenderà la tessera del Pd e la metterà nel cassetto. E poi – scherza – lui era l’unico esponente della Fgci che conosceva Baudelaire».
Ma la sintonia con il premier finisce qui. Anzi, comincia un lungo attacco: «La crescita del Paese, che era stata annunciata come strabiliante, è zero. Siamo ultimi. Diceva il premier: adesso non ce n’è per nessuno. Beh, ce n’è invece. Mi pare evidente che la politica economica del governo non è efficace».
Poi si concentra sul referendum.
Il no è senza condizioni: «Orfini ha detto che c’è libertà di coscienza. Bene, vi ricordo che Concetto Marchesi votò no alla Costituzione. Nessuno battè ciglio allora. E c’era lo stalinismo, eh».
Sempre al presidente del partito, che aveva spiegato come D’Alema sia ora appoggiato «dai girotondini», replica ridendo: «Certo, girotondini come Casavola, Onida, De Siervo. Sarà un girotondo un po’ difficoltoso, vista l’età ».
E ancora: «Già bocciammo la riforma fatta da Berlusconi, pressochè identica a questa. Loro hanno cambiato idea. Io no. Una vecchia barzelletta sovietica, diceva, cos’è il deviazionismo? È andare dritti quando la linea va a zig zag. Ecco, io sono un deviazionista».
Il confronto con l’ex Cavaliere è ripetuto: «Perchè Renzi non ha riproposto la legge uninominale? Perchè anche a lui fa comodo nominarsi i deputati. La stessa filosofia di Berlusconi. Il paradosso è che mentre lui esce di scena, il berlusconismo vince. Il centrosinistra si è fatto erede della cultura politica di Berlusconi».
«Abbiamo – prosegue – anche forme di persecuzione: gente viene cacciata dalla direzione dei tg se non è d’accordo con il governo».
Il suo no al referendum non ha le subordinate della minoranza: «Non polemizzo con Bersani. Ma, certo, nessuno cambierà la legge elettorale prima del referendum».
Nessuno scontro, però, come testimonia la presenza qui di Davide Zoggia, che spiega: «Ci sarà sicuramente una convergenza». D’Alema anticipa il suo uovo di Colombo: deputati ridotti di 250, Senato dimezzato, voto di fiducia solo alla Camera e «un comitato di conciliazione per evitare la navetta, come accade negli Usa, dove c’è il bicameralismo perfetto».
Ma se vincesse il no, sarà la fine di Renzi? «Non lo so. Certo è che sta accumulando sconfitte su sconfitte. Io però non ho chiesto le sue dimissioni. Ha fatto tutto lui, dice e disdice. Renzi contro Renzi. Noto però con piacere che ora ha sconvocato le urne anticipate». D’Alema accusa il premier per il clima che si è creato: «Era necessario spaccare il Paese e drammatizzare i toni?».
Comunque sia, il Pd di Renzi certo non gli piace: «Perdiamo i palmiri e guadagniamo i verdini e i cicchitto».
Dal pubblico c’è chi lo contesta: «Se vince il no arriva la destra». No, risponde: «Perchè non ci saranno le elezioni anticipate. Invece se andremo avanti così, finiremo come Wile Coyote e i 5 Stelle andranno al governo».
Per sventare questo scenario, tutto è pronto, o quasi, peril lancio della campagna per il no, il 5 settembre.
Sono attese 150 persone: «Anche troppe, sto cercando di dissuadere la gente», spiega ironico. Pochi i nomi noti. Sicuramente ci sarà Paolo Corsini, battagliero ex sindaco di Brescia: «È una riforma persino illeggibile. Credo che i bersaniani alla fine stiano con noi». La sinistra pd diserterà l’appuntamento dalemiano: assenti Pier Luigi Bersani, Gianni Cuperlo e Roberto Speranza. Potrebbe invece palesarsi Miguel Gotor: «Dipende dai miei impegni. Però auguro il successo a questa bella iniziativa».
Tra gli altri a Roma ci saranno due eurodeputati, il napoletano e bassoliniano Massimo Paolucci e Antonio Panzeri.
Tra i pugliesi, i consiglieri Ernesto Abaterusso, Enzo Lavarra, Mario Loizzo e Pino Romano.
Tra i calabresi, il capogruppo della Sinistra in Calabria Giovanni Nucera. Subito dopo, D’Alema partirà per una vera e propria tournèe del no: dopo la festa dell’Unità di Catania di stasera (si confronterà con il ministro Gentiloni), è atteso a Lecce, Ravenna, Ferrara, Pavia, Napoli, Caserta e Bari.
Alessandro Trocino
(da “il Corriere della Sera”)
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Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
LA CONSULENZA DA 100.000 EURO AL FRATELLO DI UNA CONSIGLIERA COMUNALE DEL PD… DA RESPONSABILE DEL CENTRALINO DEL 115 DI ASCOLI ALL’ANALISI DI 8 STRUTTURE SANITARIE
La piccola storia italiana dentro la più grande storia del terremoto avviene molto prima della scossa del 24 agosto, ad Ascoli.
Un geometra incaricato dall’Asl di verificare i rischi sismici in 8 ospedali della provincia. Una consulenza da 100mila euro per 4 anni.
Secondo i magistrati, un “palese ed evidente trattamento di favore“. Senza gare, selezioni, concorsi.
Ci sono 4 imputati per abuso d’ufficio, gli amministratori dell’azienda sanitaria, anche se il processo vede da vicino la prescrizione.
Il geometra, nel frattempo diventato architetto, si chiama Stanislao Acciarri e ora è sotto inchiesta alla Corte dei Conti.
Il perchè del favoritismo? I magistrati nelle carte — rivelate da Tiscali — non lo dicono. Lo ammette, invece, senza problemi, il diretto interessato, Acciarri, intervistato da Repubblica.
Lei, chiede il cronista, ha ottenuto quel lavoro a tempo determinato per l’Asur marchigiana grazie a sua sorella?
“E’ andata così, inutile negarlo. Monica gravitava nella sanità delle Marche, mi ha segnalato la possibilità , ho fatto il colloquio e mi hanno preso. Senza di lei non avrei mai ottenuto quel posto, ma non ho rubato nulla. La selezione non prevedeva concorso, un colloquio e basta”.
Monica Acciarri, la sorella, attualmente è consigliera comunale del Pd ad Ascoli, in passato è stata candidata — ma non eletta — alle Regionali e soprattutto è dipendente della segreteria dell’assessore regionale alla Sanità .
I due fratelli, intervistati oggi da Corriere e Repubblica, forniscono versioni diverse della vicenda.
Acciarri, intanto, precisa che non si trattava della valutazione dei rischi antisismici: “Sono stato chiamato a fare una mappatura delle strutture che rispettavano le norme antincendio — dice — Vie di fuga, estintori. Un normale lavoro da vigile del fuoco coordinatore”.
Certo, “l’ambulatorio di Acquasanta e quello di Amandola so che hanno avuto danni: ma con la prevenzione da terremoto non c’entro nulla, ho solo controllato l’antincendio”.
Secondo lui tutta la vicenda è esplosa per “una faida interna al Pd di Ascoli per far fuori mia sorella”, “la denuncia è partita dal suo primo avversario”.
Ma la sorella, Acciarri, nega che lei abbia avuto un ruolo nell’affidamento della consulenza al fratello. “Ha risposto a un bando della Regione. Cercavano dei geometri e ha fatto richiesta. Fra le altre cose percependo il medesimo stipendio di vigile del fuoco. Nè un euro in più nè un euro in meno”.
I magistrati pensano cose molto diverse di questa storia.
Il progetto dell’Asl, racconta Tiscali, era finanziato dal ministero della Salute e prevedeva l’assunzione a tempo determinato di “personale tecnico qualificato” per “rilievi, prove su materiali ed analisi complesse” sulla vulnerabilità sismica delle strutture.
Secondo la ricostruzione dei pm Stanislao Acciarri veniva assunto dall’Asl delle Marche “su sua semplice richiesta e al di fuori di una qualsiasi procedura comparativa”.
Il contratto valeva per “compiti specifici altamente qualificati e tecnicamente specializzati un soggetto del tutto privo di una corrispondente qualificazione professionale mentre parallelamente la stessa unità sanitaria locale svolgeva bandi di gara per reperire figure professionali esterne (realmente) qualificate relativamente al rischio sismico; possedeva personale e strutture tecniche per svolgere attività quantomeno preparatorie e collaterali alla valutazione del rischio sismico”
I compiti di Acciarri erano molti e diversi: “Verifiche tecniche inerenti la vulnerabilità sismica delle strutture ospedaliere, recupero e/o ricerca del progetto strutturale e dei dati utilizzati per il calcolo-fasi dei lavori comprensive delle valutazioni dei D.L. e del certificato di collaudo; approvazione degli enti competenti; individuazione di eventuali modifiche strutturali successive alla costruzione e relative autorizzazioni; predisposizione di elaborati grafici di dettaglio dell’edificio, compresi i dettagli esecutivi e delle tipologie costruttive degli elementi strutturali; mappatura certificazioni VV.F. edifici sanitari di proprietà ASUR; sopralluoghi con valutazione dello stato attuale di rischio incendio sulle strutture sanitarie; indicazione di massima degli interventi da effettuare…”.
Acciarri all’epoca della consulenza era responsabile della sala operativa del 115 di quella zona. E’ un compito delicato: nel più breve tempo bisogna saper raccogliere le informazioni più importanti, prendere decisioni, mobilitare persone e mezzi.
Ma non significa che una figura così sia in grado di condurre un’analisi così complessa come la valutazione di rischio sismico su 8 strutture ospedaliere e ambulatoriali.
Per il pm Umberto Monti, peraltro, è evidente che non c’è mai stata anche solo una “mera interlocuzione” nei primi due anni di consulenza tra Acciarri e l’azienda sanitaria e non risultano controlli o verifiche in campo antisismico.
Non esistono relazioni, analisi, sopralluoghi, lettere.
Ciononostante, continua il magistrato, il direttore generale gli rinnova l’incarico per altri due anni con gli stessi compiti e con le “medesime vantaggiose modalità previste dal contratto”.
E cioè: “Assenza di badge, assenza di fogli di presenza da firmare, assenza di qualsiasi controllo sull’orario di lavoro, nessun obbligo di presenza in ufficio, sostanziale assenza di qualsiasi controllo sulla attività svolta e sui risultati della stessa”.
Attualmente Acciarri, il cui mandato è finalmente terminato, è responsabile della manutenzione interna del comando di Ascoli Piceno, si è laureato come architetto, ha anche uno studio dove progetta e disegno per — dice lui — “arrotondare”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
LA PROTESTA DELLE ASSOCIAZIONI CONTRO LA CESSIONE DEL GIARDINO PAPADOPOLI
Il parco giochi dei bambini off-limits due mesi all’anno per consentire party vip e ricevimenti: è l’accusa che l’associazione civica «Gruppo25aprile» muove al Comune, reo di aver ceduto il Giardino Papadopoli a un hotel di una prestigiosa catena internazionale.
Una vendita che potrebbe finire sul tavolo di Raffaele Cantone, a cui i cittadini stanno pensando di rivolgersi per ottenere rassicurazioni sul rispetto dei diritti della comunità locale.
Nel mirino non tanto la cessione della «Casa del custode» — un immobile abbandonato da anni, venduto per mezzo milione di euro, che sarà utilizzato per attività ricettive -, ma il contestuale affidamento della concessione e della manutenzione dell’annesso parco: operazione che si è consumata, con tempi da record, nel mese di agosto.
«Le condizioni sono oltremodo penalizzanti per i residenti e per i turisti che lo utilizzano per pause di relax durante la visita della città , essendo il primo parco che si incontra per chi arriva a Venezia», sostiene Nicola Tognon, portavoce del «Gruppo25aprile».
Nel capitolato si legge che l’albergo potrà disporre «dell’esclusività dell’area per dodici eventi l’anno, di particolare pregio e interesse per la città ».
«La traduzione è semplice – incalzano i cittadini -: per quasi due mesi all’anno, sicuramente quelli di maggior frequentazione dei Giardini da parte di famiglie e turisti, quella zona non sarà a disposizione della gente. Una decisione assurda, che avrà effetti sui dieci anni di validità dell’accordo, contro cui ci batteremo perchè il parco rappresenta un patrimonio di tutti».
Lorenzo Padovan
(da “La Stampa“)
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Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
PROGETTO DA 120 MILIONI DEL COMUNE DI NAPOLI, FINANZIATO CON FONDI GOVERNATIVI
Simbolo del degrado e della malavita napoletana, ma ancora per poco. Tre delle “vele” di Scampia, i palazzi divenuti celebri in tutto il mondo dopo Gomorra la serie, saranno abbattute.
La quarta sarà trasformata, nei prossimi anni, in un comprensorio di uffici pubblici e nel frattempo ospiterà alcuni nuclei familiari.
Lo ha deciso la Giunta comunale di Napoli, approvando una delibera che prevede un progetto di riqualificazione urbana, per cui il Comune chiede al governo di iniziare a sbloccare parte dei 120 milioni di euro previsti per il capoluogo campano, previsti dalla legge 208 del 2016 per la rigenerazione delle aree urbane degradate.
Demolizione immediata per le vele A, C, D quindi e lavori di ristrutturazione per la vela B, nel piano del Sindaco Luigi De Magistris. E’ lui il primo firmatario di “Restart Scampia, da margine urbano a centro dell’area metropolitana”, il progetto per il capoluogo.
Nella vela che rimarrà in piedi il sindaco vorrebbe addirittura piazzarci la nuova sede della città metropolitana di Napoli.
Ora però serve sbloccare i fondi del governo.
Secondo quanto riporta il Mattino, della questione si starebbe occupando Matteo Renzi in prima persona e negli uffici del comune partenopeo, in contatto con quelli romani, trapelerebbe ottimismo sulla celerità con cui i fondi saranno resi disponibili.
Napoli si candida quindi ad accedere a quel “Bando per progetti di riqualificazione urbana e sicurezza delle periferie delle Città metropolitane e dei comuni capoluoghi di provincia”, per cui il governo prevede 18 milioni di euro da utilizzare nel capoluogo e 40 milioni per i comuni della città metropolitana.
A questi si aggiungono i circa 9 milioni di euro già stanziati dall’amministrazione comunale per il progetto di riqualificazione presentato sul lotto M, nell’ambito del Pon Metro.
Tale progetto ricade tra quelli finanziabili all’interno del Piano urbanistico attuativo, che prevede della premialità per i piani cofinanziati con programmi europei, nazionali o regionali.
Solo per l’abbattimento delle tre vele servono 4,3 milioni e per la ristrutturazione della terza ce ne vorranno 15.
Il Comune partenopeo si legge in una nota, intende “realizzare un significativo innalzamento della qualità della vita e della condizione abitativa di coloro che vivono nell’area di Scampia”: riqualificazione ambientale e funzionale di alcune scuole, interventi di miglioramento e riqualificazione delle vie di accesso, installazione di dispositivi di controllo elettronico della velocità e di monitoraggio traffico e la riqualificazione degli svincoli dell’Asse mediano.
Le Vele sono quindi state individuate come elemento di cerniera con i comuni limitrofi. Al loro posto e all’interno di quella che resterà in piedi saranno localizzare alcune funzioni privilegiate nonchè nuove funzioni, a carattere urbano e metropolitano.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
CONTATTI CON MALAGO’ SULLE OLIMPIADI A ROMA, LA SINDACO HA PAURA DEL REFERENDUM TRA I ROMANI, MARONI FA FINTA DI CANDIDARE MILANO
Se c’è ancora una speranza per le Olimpiadi a Roma è grazia a una triangolazione tra Andrea Malagò, Virginia Raggi e Luigi Di Maio.
Protagonisti istituzionali di una trattativa che sembra lasciare più spiragli di quelli che ci si immagina a sentire i giudizi grillini sui Giochi.
Il presidente del Coni ha chiesto a Raggi tempo fino a settembre. La sindaca vuole rispettare il timing e di fronte agli atleti paralimpici in partenza per Rio, accolti in Campidoglio, ribadisce che darà una risposta definitiva solo dopo l’incontro con Malagò.
Il presidente del Coni nel frattempo ha sentito via telefono il vicepresidente della Camera Di Maio, considerato la sponda più dialogante del Movimento e la voce più ascoltata dalla sindaca di Roma.
Il no alle Olimpiadi non è scalfito nel granito, anche all’interno del M5S. Anzi. Qualche dubbio comincia a insinuarsi tra i vertici pentastellati.
Sia chiaro: Beppe Grillo e il direttorio sono contrari. Raggi, sulla carta, pure. Ma sia lei, sia Di Maio sono consapevoli che la partita non sarà così semplice. Per una serie di motivi che il Coni è pronto a elencare alla sindaca, quando la tenterà con quella offerta «irrinunciabile» che Raggi si è detta pronta a ricevere.
La prospettiva di Di Maio è la stessa, attendere e dare la parola a Malagò.
Senza far precipitare le cose con un «no» netto, come chiedono dalla base e come vorrebbe il resto del direttorio a partire da Carla Ruocco e Alessandro Di Battista.
Il Coni è pronto a impacchettare una proposta che farà leva sui soldi, sgraverà il Campidoglio dalle spese e aiuterà il risanamento di molti impianti e aree urbane della città .
Parliamo di 1,6 miliardi che arriveranno dal Cio e oltre 3 dal governo.
«A quel punto perchè Raggi dovrebbe dire di no?» è il ragionamento che fanno al Coni. Intanto, Palazzo Chigi non esclude come exit strategy di inviare comunque la documentazione per la candidatura entro il 7 ottobre, di fatto aggirando il Campidoglio.
Esclusa invece la possibilità di sostituire Roma con Milano, nonostante il governatore lombardo Roberto Maroni l’abbia rilanciato con un referendum. Sia il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, sia il Coni fanno sapere che è impossibile.
Ma il supplemento di riflessione della sindaca è motivato anche da un’altra ragione economica.
Approvato il bando delle periferie, ora, dopo attenta valutazione dei progetti, devono arrivare i soldi dal governo . «Sono sicura che saranno imparziali» ha risposto a chi le chiedeva se temesse che da Chigi avrebbero vincolato le risorse al sì alle Olimpiadi. Di certo nel pacchetto offerto ai 5 Stelle ci dovrebbero essere rassicurazioni sui nomi meno graditi ai grillini, tra quelli coinvolti sia nel comitato promotore sia tra gli imprenditori interessati.
«Virginia devi dire di no, altrimenti aiuterai Caltagirone» l’hanno incalzata gli attivisti l’altro ieri durante la festa del Fatto. E quello del costruttore romano è uno dei nomi su cui il Movimento ha posto il veto.
Ma nelle chat dei militanti che più sospettano dei tentennamenti di Raggi, è anche rispuntato il tema del referendum sulle Olimpiadi, a suo tempo evocato da Malagò ma sostenuto davvero solo dai Radicali italiani che ora accusano la sindaca di tradire i principi di democrazia partecipata del M5S, lo stesso partito che aveva esultato per la parola al popolo data da Alexis Tsipras in Grecia e con la Brexit a Londra.
«Adesso capiamo perchè Raggi non ha mai risposto alle nostre lettere ufficiali» racconta il segretario radicale Riccardo Magi che svela la missiva datata 28 luglio 2016, nelle quali poneva la questione della mancanza di autenticatori, e le chiedeva «di attivarsi per permettere ai cittadini di firmare il referendum».
Ma da Raggi, contraria alla consultazione, silenzio assoluto.
Ilario Lombardo
(da “La Stampa”)
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Agosto 30th, 2016 Riccardo Fucile
APERTO UN FASCICOLO ANAC SUL VICESINDACO CHE CURO’ DECINE DI INTERVENTI COME RESPONSABILE DEI LAVORI
La scuola Capranica di Amatrice, ristrutturata sì, ma non per il rafforzamento anti-sismico.
E, anzi, indicata come punto di accoglienza del piano di protezione civile, così come l’hotel Roma, venuto giù.
E poi il campanile di Accumoli, ma anche la Torre Civica e la caserma dei carabinieri. Il lavoro dei magistrati sui crolli del terremoto si annuncia lungo, complicato e più ampio di quanto si possa immaginare.
Ci sono le storie note (la scuola e il campanile) e quelle meno note.
Il Corriere della Sera e il Messaggero pubblicano, per esempio, il contenuto di un documento che presenta le irregolarità compiute nella ristrutturazione degli edifici pubblici nei due paesi della Provincia di Rieti dopo il sisma che nel 1997 colpì in particolare l’Umbria, ma ebbe effetti anche nel Lazio e nelle Marche.
La relazione mette in fila 21 appalti assegnati per la messa a norma, indicando interventi, ditte, progettisti. Investimento totale 2 milioni e 300mila euro totali.
Ma la Procura di Rieti è pronta ad acquisire documentazione su circa cento edifici, tra pubblici e privati.
E l’attenzione comincia a concentrarsi su alcune figure, in particolare.
Intanto sul vicesindaco di Amatrice, Gianluca Carloni: il braccio destro del sindaco Sergio Pirozzi, geometra, ha curato decine di interventi soprattutto ad Accumoli.
Su Carloni, scrive il Corriere, c’è già un fascicolo aperto dall’Autorità anticorruzione guidata da Raffaele Cantone.
Nonostante gli interventi del post-sisma 1997, però, alcuni edifici sono stati demoliti dal terremoto.
Il sospetto dei pm, già ora, è che i certificati di collaudo fossero falsificati.
Una questione che sconfina dal Lazio fino alle Marche: ad Arquata del Tronto sono stati dichiarati inagibili l’ufficio delle poste, la scuola, il Comune, la caserma dei carabinieri. Dovranno essere demoliti, nonostante fossero stati certificati come a norma.
Tre casi simbolici riportati da Repubblica, Corriere e Messaggero.
Il primo, la Torre Civica medievale di Accumoli. Spesa per i lavori: 90mila euro. Ditta: Giuseppe Franceschini. Il responsabile del procedimento è lo stesso che ha seguito anche i lavori sul campanile della chiesa di San Francesco, che poi è crollato su una casa, dove sono morti padre, madre e due figli.
La Torre Civica, invece, è fortemente lesionata, mentre il resto della struttura è franato.
Secondo caso, la caserma dei carabinieri, sempre ad Accumoli. Dopo il sisma del 1997 si decidono lavori da 150mila euro. Ditta: Impretekna. Le carte dicono che i lavori sono andati a buon fine. Invece il comandante della caserma si è salvato solo per un caso.
Terzo caso, il campanile di Accumoli quello che ha ucciso la famiglia Tuccio: Andrea, 35 anni, Graziella, 32 anni, Stefano, 7 anni, Riccardo, 8 mesi.
Spiega ancora il Corriere che i lavori erano inseriti in un piano di riqualificazione che coinvolgeva molte altre chiese e parrocchie della zona.
Ma i soldi per il campanile furono usati per la chiesa. E non per la messa in sicurezza sotto il profilo antisismico. Furono eseguiti anche due collaudi, dove non erano emerse criticità , almeno ufficialmente.
Per questi e altri casi, quindi, dopo l’acquisizione di una quantità notevole di documentazione, ci sarà la fila dei tecnici in direzione della Procura: verranno interrogati architetti, geometri, ingegneri, responsabili dei lavori.
La questione non si limita alle strutture pubbliche: il Corriere della Sera e il Messaggero raccontano di “numerose segnalazioni” arrivate ai vigili del fuoco e ai carabinieri di cittadini che avevano ricevuto — al momento dell’acquisto — anche la certificazione sulla messa in sicurezza rispetto al rischio sismico.
La procura di Rieti lavorerà a tutto campo, assicura il capo Giuseppe Saieva, con “accertamenti sulle aziende che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione dopo i terremoti passati per capire chi e come ha lavorato”, ma con fari accesi anche sui privati.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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